Nicola Sacco (Torremaggiore, Foggia,
22 aprile 1891 - Charlestown,
23 agosto 1927) e
Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto,
11 giugno 1888- Charlestown,
23 agosto 1927) furono due
anarchici italiani che vennero arrestati, processati e giustiziati negli
Stati Uniti
negli "anni '20", con l'accusa di omicidio di un contabile e di una
guardia di una fabbrica di scarpe. Sulla loro colpevolezza vi furono
molti dubbi già all'epoca del loro processo; non vennero nemmeno assolti
dopo che un altro uomo ammise, nel
1925, la responsabilità di quei crimini.
Sacco, di origine pugliese, di professione faceva il ciabattino mentre Vanzetti - che gli amici chiamavano
Tumlin,
ed era originario di Villafalletto, Cuneo - gestiva una rivendita di
pesci. Furono giustiziati sulla sedia elettrica a Dedham, Massachusetts,
il
23 agosto 1927.
Brevi note biografiche
- Nicola Sacco nasce a Torremaggiore (attualmente in provincia di Foggia) il 22 aprile 1891
in una numerosissima famiglia, padre, madre e 17 figli. Vissuto nella
miseria, a quattordici anni lascia la scuola per iniziare a lavorare nei
campi. Emigrato a 17 anni(12 aprile 1909) negli USA,
lavora inizialmente come manovale e operaio di fonderia, prima di
riuscire a farsi assumere in un calzaturificio come operaio
specializzato. Sposatosi nel 1912 con Rosina Zambelli, figlia di un immigrato piemontese, ha due figli: Dante e Ines. Scoppiata la guerra mondiale si rifugia in Messico per sfuggire all'arruolamento obbligatorio, ma una volta ritornato negli USA inizia la militanza negli ambienti anarco-sindacalisti, organizzando e partecipando a molti scioperi che gli costano la schedatura come agitatore e anarchico.
- Bartolomeo Vanzetti nasce a Villafalletto (attualmente in Piemonte) l'11 giugno 1888.
All'età di 13 anni inizia a lavorare come apprendista in una
pasticceria, in seguito, divenuto orfano, decide di emigrare verso gli USA: è il 9 giugno 1908.[1].
Svolge moltissimi lavori in diverse città: bracciante, lavapiatti,
manovale, operaio, ecc. Quando è riuscito a racimolare un pò di soldi
acquista un carretto da pescivendolo, mestiere con cui si guadagna da
vivere a Plymouth. Anarchico convinto, è sicuramente più preparato
culturalmente del suo amico Sacco. Conosciuto per la sua abilità
oratoria, viene arrestato mentre stava raccogliendo materiale controinformativo sulla morte dell'anarchico Andrea Salsedo.
-
L'immigrazione negli USA
Arrivarono negli
USA - Sacco nel
1909 e Vanzetti nel
1908
- senza conoscersi tra loro. Sacco aveva quasi diciotto anni e Vanzetti
venti. Quest'ultimo, al processo, descriverà così l'esperienza
dell'immigrazione: «Al centro immigrazione, ebbi la prima sorpresa. Gli
emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di
gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori
che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America».
Sacco (a destra) e Vanzetti ( a sinistra) in manette
E in seguito scrisse: «Dove potevo andare? Cosa potevo fare? Quella
era la Terra promessa. Il treno della sopraelevata passava sferragliando
e non rispondeva niente. Le automobili e i tram passavano oltre senza
badare a me».
Sacco, che in
Italia
era stato calzolaio di professione, trovò lavoro in una fabbrica di
calzature a Milford, nel Massachusetts. Si sposò e andò ad abitare in
una casa con giardino. Ebbe un figlio, Dante, e una figlia, Ines.
Lavorava sei giorni la settimana, dieci ore al giorno. Nonostante ciò,
partecipava attivamente alle manifestazioni operaie dell'epoca,
attraverso le quali i lavoratori chiedevano salari più alti e migliori
condizioni di lavoro. In tali occasioni teneva spesso dei discorsi. A
causa di queste attività venne arrestato nel
1916.
Vanzetti fece molti lavori, prendeva tutto ciò che gli capitava.
Lavorò in varie trattorie, in una cava, in un'acciaieria e in una
fabbrica di cordami, la Plymouth Cordage Company. Leggeva molto:
Marx,
Charles Darwin,
Victor Hugo,
Gorkij,
Lev Tolstoj,
Emile Zola e Dante furono tra i suoi autori preferiti. Nel
1916 guidò uno
sciopero contro la Plymouth e per questo motivo nessuno volle più dargli un lavoro. Si mise quindi in proprio, facendo il pescivendolo.
Fu in quell'anno che "Nick" e "Bart" si conobbero ed entrarono entrambi a far parte del gruppo anarchico italoamericano di
Luigi Galleani. Tutto il collettivo fuggì in
Messico
per evitare la chiamata alle armi, non per vigliaccheria ma perché per
un anarchico non c'è niente di peggiore che morire per uno
Stato.
L'arresto
Nicola e Bartolomeo tornarono nel Massachussets dopo la guerra, ma
non sapevano di essere inclusi in una lista di sovversivi compilata dal
Ministero di Giustizia, nè di essere pedinate dagli agenti segreti USA.
Nella stessa lista era incluso anche un amico di Vanzetti, il tipografo
Andrea Salsedo. Questi, il
3 maggio 1920, venne assassinato dalla polizia in un modo che non può non ricordare la storia di
Giuseppe Pinelli:
venne buttato dal quattordicesimo piano di un edificio appartenente al
Ministero di Giustizia. Sacco e Vanzetti organizzarono un comizio per
far luce su questa vicenda, comizio che avrebbe dovuto avere luogo a
Brockton il
9 maggio. Purtroppo gli eventi seguenti impedirono la realizzazione della manifestazione.
Il
5 maggio 1920,
probabilmente grazie ad una "soffiata", Nick e Bart vennero arrestati
perché nei loro cappotti nascondevano volantini anarchici e alcune armi.
Tre giorni d'interrogatori ed i due vennero accusati dal procuratore
Gunn Katzamnn anche di una rapina avvenuta a South Baintree, un sobborgo
di Boston, circa un mese prima del loro arresto (
15 aprile 1920),
in cui erano stati assassinati due uomini, il cassiere della ditta - il
calzaturificio «Slater and Morrill» - e una guardia giurata. Vanzetti
fu accusato anche della rapina ai danni di un furgone che trasportava le
paghe degli operai di un calzaturificio, compiuta il
24 dicembre 1919 a Bridgewater.
Il processo e la condanna
I tre processi (nel primo processo Vanzetti fu condannato a 12 anni di
carcere
per la prima rapina; nel secondo - 14 luglio 1921 - i due vennero
invece condannati a morte) che seguirono e le successive condanne a
morte furono utilizzate in chiave politica, ovvero per dare un esempio a
tutti i militanti della sinistra. Non c'era nessuna prova a loro
carico, addirittura alcune testimonianze li scagionavano. Addirittura
non si tenne conto della confessione del detenuto portoricano Celestino
Madeiros, che ammise di aver preso parte alla rapina e di non aver mai
visto Sacco e Vanzetti.
Alla base del verdetto di condanna - a parere di molti - vi
furono da parte di polizia, procuratori distrettuali, giudice e giuria
pregiudizi e una forte volontà di perseguire una "politica del terrore"
suggerita dal ministro della giustizia Palmer e culminata nella vicenda
delle deportazioni. Sotto questo aspetto, Sacco e Vanzetti venivano
considerati due "agnelli sacrificali" utili per testare la nuova linea
di condotta contro gli avversari del
governo.
Erano infatti immigrati italiani con una comprensione imperfetta della
lingua inglese (migliore in Vanzetti, che terrà un famoso discorso, in
occasione della lettura del verdetto di condanna a morte); erano inoltre
note le loro idee politiche radicali. Il giudice Webster Thayer li
definì senza mezze parole due
anarchici bastardi.
Si trattava di un periodo della storia americana caratterizzato da una intensa paura degli anarchici (vedi
Anarchist Exclusion Act) e soprattutto dei
comunisti, la
paura rossa del
1917 -
1920. Né Sacco né Vanzetti avevano avuto precedenti con la
giustizia, né si consideravano comunisti, ma erano conosciuti dalle
autorità locali come militanti radicali che erano stati coinvolti in
scioperi, agitazioni politiche e
propaganda contro la guerra.
Da un discorso di Vanzetti
Sacco e Vanzetti si ritenevano vittime del pregiudizio sociale e
politico. Vanzetti, in particolare, ebbe a dire rivolgendosi per
l'ultima volta al giudice Thayer:
- «Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e
disgraziata creatura della Terra; io non augurerei a nessuna di queste
ciò che io ho dovuto soffrire per cose di cui io non sono colpevole. Ma
la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui io sono colpevole.
Io sto soffrendo perché io sono un radicale, e davvero io sono un
radicale; io ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un
Italiano» [...] (dal discorso di Vanzetti del 19 aprile 1927, a Dedham, Massachusetts)
Ed è proprio in questo senso che oggi molti anarchici sostengono che i
loro compagni ingiustamente incarcerati o uccisi non sono affatto
innocenti; sono invece perseguitati perché sono ciò che sono, e dal
punto di vista del potere, sostengono, non vi è alcun errore di
giudizio.
Lettera di Sacco al figlio Dante
Manifestazioni in favore di Sacco e Vanzetti (Londra, 1921)
«Mio carissimo figlio e compagno,
sin dal giorno che ti vidi per l'ultima volta ho sempre avuto idea di
scriverti questa lettera: ma la durata del mio digiuno e il pensiero di
non potermi esprimere come era mio desiderio, mi hanno fatto attendere
fino ad oggi. Non avrei mai pensato che il nostro inseparabile amore
potesse così tragicamente finire!
Ma questi sette anni di dolore mi dicono che ciò è stato reso possibile.
Però questa nostra separazione forzata non ha cambiato di un atomo il
nostro affetto che rimane più saldo e più vivo che mai. Anzi, se ciò è
possibile, si è ingigantito ancor più. Molto abbiamo sofferto durante il
nostro lungo calvario.
Noi protestiamo oggi, come protestammo ieri e protesteremo sempre per la
nostra libertà. Se cessai il mio sciopero della fame, lo feci perchè in
me non era rimasta ormai alcuna ombra di vita ed io scelsi quella forma
di protesta per reclamare la vita e non la morte, il mio sacrificio era
animato dal desiderio vivissimo che vi era in me, per ritornare a
stringere tra le mie braccia la tua piccola cara sorellina Ines, tua
madre, te e tutti i miei cari amici e compagni di vita, non di morte.
Perciò, figlio, la vita di oggi torna calma e tranquilla a rianimare il
mio povero corpo, se pure lo spirito rimane senza orizzonte e sempre
sperduto tra tetre, nere visioni di morte. Ricordati anche di ciò figlio
mio. Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai
felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più
infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso
coloro che domandano soccorso. Aiuta i perseguitati e le vittime perchè
essi saranno i tuoi migliori amici, essi sono i compagni che lottano e
cadono, come tuo padre e Bartolomeo lottarono e oggi cadono per aver
reclamati felicità e libertà per tutte le povere cenciose folle del
lavoro. In questa lotta per la vita tu troverai gioia e soddisfazione e
sarai amato dai tuoi simili. Continuamente pensavo a te, Dante mio, nei
tristi giorni trascorsi nella cella di morte, il canto, le tenere voci
dei bimbi che giungevano fino a me dal vicino giardino di giuoco ove vi
era la vita e la gioia spensierata - a soli pochi passi di distanza
dalle mura che serrano in una atroce agonia tre anime in pena! Tutto ciò
mi faceva pensare a te e ad Ines insistentemente, e vi desideravo
tanto, oh, tanto, figli miei! Ma poi pensai che fu meglio che tu non
fossi venuto a vedermi in quei giorni, perché nella cella di morte ti
saresti trovato al cospetto del quadro spaventoso di tre uomini in
agonia, in attesa di essere uccisi, e tale tragica visione non so quale
effetto avrebbe potuto produrre nella tua mente, e quale influenza
avrebbe potuto avere nel futuro. D'altra parte, se tu non fossi un
ragazzo troppo sensibile una tale visione avrebbe potuto esserti utile
in un futuro domani, quando tu avresti potuto ricordarla per dire al
mondo tutta la vergogna di questo secolo che è racchiusa in questa
crudele forma di persecuzione e di morte infame. Si, Dante mio, essi
potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni:
ma essi non potranno mai distruggere le nostre Idee che rimarranno
ancora più belle per le future generazioni a venire. Dante, per una
volta ancora ti esorto ad essere buono ed amare con tutto il tuo affetto
tua madre in questi tristi giorni: ed io sono sicuro che con tutte le
tue cure e tutto il tuo affetto ella si sentirà meno infelice. E non
dimenticare di conservare un poco del tuo amore per me, figlio, perchè
io ti amo tanto, tanto... I migliori miei fraterni saluti per tutti i
buoni amici e compagni, baci affettuosi per la piccola Ines e per la
mamma, e a te un abbraccio di cuore dal tuo padre e compagno.
- Nicola Sacco»
La protesta e l'esecuzione
- «Quando le sue ossa, signor Thayer, non saranno che polvere, e i
vostri nomi, le vostre istituzioni, non saranno che il ricordo di un
passato maledetto, il suo nome - il nome di Nicola Sacco - sarà ancora
vivo nel cuore della gente. Noi dobbiamo ringraziarvi. Senza di voi
saremmo morti come due poveri sfruttati: un buon calzolaio, un bravo
pescivendolo......E mai, in tutta la nostra vita, avremmo potuto
sperare di fare tanto in favore della tolleranza, della giustizia, della
comprensione fra gli uomini.» (La Tragedia di Sacco e Vanzetti, Francis Russell.)
Commemorazione di Sacco e Vanzetti (Carrara, 1° maggio 2010)
I
comunisti americani fecero sentire la propria voce di protesta solo nel
1927 con l'intenzione di trarne un vantaggio politico
[3].
In molti paesi del mondo sorsero comitati in difesa di Sacco e Vanzetti e
ovunque ci furono manifestazioni. A molte ambasciate americane furono
inviati pacchi bomba come segno estremo di protesta, ma fu tutto
inutile. Secondo recenti "scoperte", parrebbe che anche Mussolini si sia
mosso in difesa dei due anarchici italiani.
[4]
Quando il verdetto di morte fu reso noto, si tenne una
manifestazione davanti al palazzo del governo, a Boston. La
manifestazione durò ben dieci giorni, fino alla data dell'esecuzione
(Charlestown,
23 agosto 1927).
Il corteo attraversò il fiume e le strade sterrate fino alla prigione
di Charlestown. La polizia e la guardia nazionale li attendevano dinanzi
al
carcere e sopra le sue mura vi erano mitragliatrici puntate verso i manifestanti.
Dopo la morte dei due anarchici, due catafalchi furono eretti
nella camera ardente. Kenneth Whistler vi si recò e spiegò sui
catafalchi un enorme striscione, sul quale era scritta una frase
pronunciata dal giudice Thayer, rivolta a un amico, pochi giorni dopo
aver pronunciato la sentenza: «Hai visto che cosa ho fatto a quei due
bastardi anarchici, l’altro giorno?».
Intellettuali pro Nick e Bart
Molti scrittori e artisti in genere contribuirono a svelare il crimine che si stava compiendo ai danni dei due
anarchici italiani: si può citare l'opera di
Upton Sinclair intitolata
Boston e
U.S.A. di
John Dos Passos;
sul piano artistico si possono menzionare i quadri di Ben Shahn o le
caricature di Robert Minor. Non meno importante fu la critica alle
procedure processuali irregolari, denunciate da
Henry L. Mencken (uomo non di sinistra, ma uno dei primi ad intervenire in sostegno a Sacco e Vanzetti) e
Felix Frankfurter (professore di diritto ad Harvard)
[3].
Molti altri famosi intellettuali, compresi
Dorothy Parker,
Edna St. Vincent Millay,
Bertrand Russell,
John Dos Passos,
Upton Sinclair,
George Bernard Shaw e
H. G. Wells, sostennero a favore di
Nick e Bart una campagna per giungere ad un nuovo processo; l'iniziativa, tuttavia, non approdò ad alcun risultato. Il
23 agosto 1927,
dopo sette anni di udienze, i due uomini vennero giustiziati sulla
sedia elettrica e la loro esecuzione innescò rivolte popolari a Londra,
Parigi e in diverse città della
Germania.
Il
23 agosto 1977, esattamente 50 anni dopo, il governatore del Massachusetts
Michael Dukakis emanò un proclama che assolveva i due uomini dal crimine, dicendo:
- «Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.»
- Fonte:
- http://ita.anarchopedia.org/Sacco_e_Vanzetti