Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


venerdì 25 gennaio 2013

VIETNAM: A 40 ANNI DALLA GUERRA L'AGENTE ORANGE UCCIDE ANCORA


Venerdì 25 Gennaio 2013 16:33 

 

 A 40 anni dalla fine della guerra gli agenti chimici utilizzati dagli Stati Uniti nei bombardamenti di vaste regione del Vietnam hanno ancora effetto sulla vita di decine di migliaia di persone.

Domenica saranno passati ben 40 anni dalla firma degli Accordi di pace di Parigi, che posero fine all'intervento militare statunitense, ma i danni del conflitto si ripercuotono ancora sui figli e sui nipoti dei reduci vietnamiti vittime dell'agente 'orange', il micidiale erbicida contenente diossine altamente tossiche e con effetti cancerogeni, largamente utilizzato dagli Stati Uniti nel Sud del Paese per stanare i guerriglieri.
Impiegato nei bombardamenti come defoliante sulle foreste dove si nascondevano i soldati vietcong, secondo gli esperti l'agente orange ha influito a livello genetico sullo generazioni successive. Dal 1965 al 1970, nel Sud del Vietnam gli Stati Uniti hanno scaricato oltre 43 milioni di litri di agente orange e, per Hanoi, circa 150mila bambini sono nati con problemi provocati da questa sostanza. Per la Croce rossa vietnamita la cifra si aggira addirittura intorno alle 500mila persone. Molti i bambini nati morti, o con tremende malformazioni. "Il governo degli Stati Uniti - ha commentato dal ministero della Salute Nguyen Thi Thanh Phuong - dovrebbe fare di più per aiutare le vittime dell'agente orange perché le loro vite sono ancora molto difficili, specialmente nel contesto della crisi economica, visto che sono diminuite le donazioni".
Washington, del resto, non ha mai voluto riconoscere i danni alla salute provocati dall'agente orange nemmeno nei confronti dei propri reduci. Un tentativo da parte delle associazioni dei veterani usa negli anni '80 di chiedere un risarcimento per i danni subito a causa della permanenza nelle aree contaminate si é concluso con una transazione extra giudiziale. Nel 2009, la Corte suprema di Washington si rifiutò di esaminare un caso simile sollevato dalla Vava, l'assoziazione dei reduci vietnamiti vittime dell'agente orange. Anche se le relazioni diplomatiche tra il governo di Washington e quello di Hanoi si sono normalizzate a partire dal 1993, il caso dell'agente orange é ancora una nota dolente nei rapporti tra i due Paesi. Dopo decenni di negoziati, ad agosto i due paesi hanno celebrato l'avvio di un progetto da 43 milioni di dollari per bonificare una ex base Usa altamente contaminata. Una goccia nel mare...


Fonte:


 

Napoli: "Casapound? sono fascisti, ma lo sapevamo già!"

Venerdì 25 Gennaio 2013 11:43 

 


"Non corriamo dietro la "verità" delle inchieste giudiziarie, ci basta quella dei fatti. A Napoli migliaia di persone sanno che Casapound è un'organizzazione nazifascista, come gli oltre 5000 che manifestarono contro la sua apertura già nel 2009!"
Una lunga sequenza di aggressioni fasciste, agguati come quello che portò all'accoltellamento degli studenti universitari fuori la facoltà di Lettere, attentati incendiari come quelli al laboratorio Insurgencia, l'incitazione all'odio razziale o i discorsi sullo stupro di una ragazza perchè "ebrea"... 
Conosciamo molti degli avvenimenti citati nelle cronache di oggi, abbiamo fatto a lungo informazione pubblica, mobilitazione e sensibilizzazione politica su questo. Non abbiamo elementi per valutare le accuse sul piano giudiziario e neanche ci interessa. E per coerenza non prendiamo certo per oro colato i teoremi che si rifanno a quell'armamentario dei reati "associativi" partorito dalle leggi emergenziali e che tante volte vengono usati invece contro i movimenti sociali come quelli per la difesa ambientale o contro la precarietà e l'austerity, insieme alle centinaia di denunce e processi cui assistiamo in questo paese contro studenti, disoccupati, lavoratori, militanti, ambientalisti, antirazzisti, antifascisti. Gli stessi magistrati che oggi tengono quest'operazione hanno già tempestato di denunce e processi i movimenti sociali napoletani. Magari per rifugiarsi nella comoda lettura degli "opposti estremismi", come se fossero la stessa cosa una lotta anche dura alla precarietà, al neofascismo o al razzismo e dall'altra parte il pestaggio di un migrante o un pogrom contro i rom (come è successo recentemente a Giugliano)...

Colpisce invece l'ipocrisia diffusa sui media e nella politica. Qualcuno aveva forse bisogno di questa inchiesta per prendere atto della natura squadrista delle formazioni neofasciste come Casapound e della lunghissima sequenza di atti che ne sono conseguiti a Napoli come in tutta Italia, qualcuno aveva davvero dubbi sulla "pedagogia" razzista e xenofoba che queste formazioni portano avanti (ben incoraggiate in un paese dove è stata al governo persino la Lega Nord...), sulla loro cultura sessista, sul loro ispirarsi apertamente al nazifascismo (il leader nazionale Iannone in pubblica intervista defini Hitler "un rivoluzionario")...?

Qualcuno pensava forse che Gianluca Casseri, "scrittore d'area" cancellato in fretta e furia dal sito di Casapound dopo che aveva assassinato a freddo dei lavoratori immigrati, fosse un "pazzo isolato" e non già un neofascista cresciuto in questo ambiente?

Di certo noi lo sapevamo già! E lo sapevamo in tantissimi, a partire dalle oltre 5000 persone, studenti, donne, migranti, che contestarono duramente in piazza l'apertura di un centro di Casapound nel quartiere Materdei già nel 2009 e che hanno continuato a farlo fino a impedirlo.
Basta osservare i fatti, gli infiniti episodi di razzismo e di squadrismo che quotidianamente si riproducono in Italia da parte di questi gruppi, basta avere memoria delle trame nere che con la regia dei servizi segreti hanno insanguinato il paese in una storia non certo lontana.
E chissà cosa hanno da dire su questi temi quei personaggi di potere che allevano e proteggono queste formazioni e la loro ideologia, che li sostengono economicamente e politicamente. Per stare in Campania il parlamentare del PDL ed ex missino Laboccetta, l'ex presidente del consiglio provinciale Rispoli e tanti altri. 

Abbiamo sempre respinto al mittente, e continueremo a farlo, la costruzione secondo la quale Casa Pound sia un'organizzazione formata da “bravi ragazzi” impegnati nel sociale, così come quella che legge le loro pratiche paragonandole ai movimenti realmente antagonisti, come uno scontro tra "opposti estremismi". Li abbiamo sempre considerati pedine di un potere più grande e nemico di donne, immigrati, studenti, lavoratori e disoccupati sui cui vengono puntualmente scaricati i costi della crisi e che ogni giorno si mobilitano per cambiare le condizioni di tutti quelli che come loro sono sfruttati e oppressi. 
Restiamo convinti che contro il diffondersi di pratiche squadriste e neofasciste, contro le pulsioni xenofobe e sessiste, rimane fondamentale il piano della mobilitazione sociale diretta, del presidio territoriale, l'informazione politica e l'autorganizzazione dal basso prodotte dalle lotte sociali e dai movimenti. Ed è su questi punti che la rete e tutte le realtà che si oppongono al neofascismo, all'autoritarismo, al sessismo e al razzismo devono sentirsi costantemente impegnati e responsabilizzati.


* Rete napoletana contro il razzismo, il neofascismo e il sessismo
Ultima modifica Venerdì 25 Gennaio 2013 13:19

POSTI DI BLOCCO RAFFORZATI A HEBRON. COLPITO UN PALESTINESE DI 14 ANNI

25/1/2013 
 
Al-Khalil (Hebron) – InfoPal. Mentre l’esercito israeliano ha rafforzato i posti di blocco sugli ingressi dei villaggi di Hebron, sud della Cisgiordania, un ragazzo palestinese è stato colpito dal lancio di gas lacrimogeno, avvenuto durante gli scontri scoppiati all’ingresso del campo profughi di al-’Aroub, a nord della città.
Fonti della sicurezza palestinese hanno riferito che nella notte tra mercoledì e giovedì 24 gennaio, l’esercito israeliano ha preso d’assalto la cittadina di al-Zahyria, e ha istituito decine di posti di blocco sugli ingressi di Hebron, le sue periferie, nelle strade che conducono ai villaggi di Karza, Beit Kahil, Yatta e al-Samu’, e all’ingresso del campo profughi di al-’Aroub.
Nella serata di mercoledì 23 gennaio, durante gli scontri scoppiati all’ingresso del campo profughi di al-’Aroub, in seguito al decesso della giovane Lubna Hanash, un ragazzo palestinese di 14 anni, ‘Annan Sweilem, è stato colpito dal lancio di gas lacrimogeno, ed è stato ricoverato nell’ospedale al-Ahli di Hebron, mentre altri giovani sono rimasti intossicati nello stesso episodio, per aver inalato il gas.

 © Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it


Fonte:


EGITTO: DUE ANNI DOPO, LA RIVOLUZIONE CONTINUA

 


gennaio 25, 2013 - 8:13


A due anni dalla rivoluzione del 25 gennaio 2011 che ha portato alla caduta del regime di Hosni Mubarak, l’Egitto scende in piazza per celebrare il cambiamento, in un clima caratterizzato dalle divisioni politiche e dalla crisi economica incombente. A distanza di 24 mesi dai cortei e dalle manifestazioni seguite dalle televisioni di tutto il mondo, che hanno fatto di Piazza Tahrir un’icona della cosiddetta ‘Primavera araba’, il più popoloso dei paesi arabi lotta ancora per ritrovare la sua stabilità. Le lacerazioni tra un’autorità politica legittimata dalla vittoria alle urne, e i movimenti di opposizione che accusano gli islamici al potere di aver ‘tradito’ gli ideali della rivoluzione, ha raggiunto il suo apice.
Gli scontri di piazza e l’assedio del presidente Mohammed Morsi al palazzo presidenziale, agli inizi di dicembre, subito dopo l’approvazione di una nuova Costituzione e un’estensione dei poteri del presidente, hanno fatto temere per una svolta autoritaria delle istituzioni, con esiti imprevedibili sulla pace e la stabilità sociale del paese.
È in questo clima che per oggi l’opposizione ha indetto manifestazioni di piazza e cortei nelle principali città del paese, allo scopo di celebrare una rivoluzione “che continua” (Al thawra mustamirra è appunto uno degli slogan, ndr) e i cui obiettivi, è opinione di molti, non sono stati ancora raggiunti.
“Per le strade risuona il motto ‘pane, libertà e giustizia sociale’ che era uno degli slogan della rivoluzione contro Mubarak” dice alla MISNA Namira Negm, professore di Scienze politiche all’Università Americana del Cairo, “a dimostrare il fatto che poco è cambiato dal 2011”.
“Dal punto di vista politico la situazione è confusa. È vero gli egiziani sono andati alle urne cinque volte in due anni, più di quanto non avessero fatto negli ultimi 30, ma si ritrovano con una Costituzione che non li rappresenta e senza un parlamento. Inoltre il presidente, allo stato attuale, ha più poteri di quanti non ne avesse mai avuti Mubarak” osserva la docente, secondo cui però a pesare di più sulla vita degli egiziani medi “non è la crisi politica, ma quella economica”.
Nei due anni di caos e sconvolgimenti politici, gli investimenti esteri nel paese sono crollati, il turismo è in crisi e il valore della sterlina ha raggiunto minimi storici. In questo scenario, le misure di austerity che il governo ha promesso di adottare, in cambio di un prestito dal Fondo monetario internazionale (Fmi) di 4,8 miliardi di dollari sono state sospese per timore di una rivolta popolare.
“I diritti politici, delle donne e delle fasce più deboli sono a rischio – prosegue l’esperta – e come se non bastasse, c’è il sentimento diffuso di promesse non mantenute”. Per rispondere alle accuse di immobilismo, il governo ha appena lanciato la campagna “Costruiamo insieme l’Egitto”, prevedendo pianificazioni nazionali e locali in vista del voto che si terrà a marzo o aprile.
Il clima, infine, è reso ancor più incandescente dall’atteso verdetto, in programma per sabato, nel processo a carico di imputati coinvolti nella strage del febbraio scorso a Port Said. Lo stadio della città, che affaccia sul canale di Suez, fu teatro di gravi disordini durante una partita tra la squadra locale Al Masry e i sostenitori del club cairota dell’Ahly, conclusisi con oltre una settantina di morti. I tifosi dell’Ahli – che accusano le forze dell’ordine di mancato intervento e di aver provocato l’incidente – hanno partecipato attivamente alle manifestazioni e agli scontri con le forze di polizia nei primi mesi della rivoluzione. Oggi, hanno promesso che scenderanno in piazza anche loro.

[AdL]


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Fonte:

http://www.misna.org/economia-e-politica/due-anni-dopo-la-rivoluzione-continua-25-01-2013-813.html 

Istanbul: processo farsa alla sociologa Pinar Selek, ergastolo per terrorismo

Giovedì 24 Gennaio 2013 18:56 





Dopo la retata contro gli avvocati della scorsa settimana e la richiesta di 21 anni di carcere per un'Erasmus francese, la magistratura turca processa per la quarta volta una sociologa accusata di collaborare con il PKK. E la condanna all'ergastolo. Ma secondo le perizie l'attentato di cui è accusata fu un'esplosione accidentale.

Sono quasi cento gli osservatori internazionali che hanno assistendo oggi a Istanbul al quarto processo - sempre per gli stessi fatti - contro la nota sociologa di sinistra Pinar Selek, che ora vive in esilio in Francia, a Strasburgo. La donna è stata accusata dalla magistratura turca di complicità in un'esplosione che causò sette morti nel 1988 al Bazar delle Spezie della città sul Bosforo.
Selek era già stata assolta tre volte - nel 2006, nel 2008 e nel 2011 - e la matrice terroristica dell'esplosione, a suo tempo attribuita al Pkk, è stata di fatto smentita. Già nel 2000 una perizia ne aveva attribuito l'origine a una fuga di gas accidentale.
E nel pomeriggio, a dimostrazione del carattere pilotato del procedimento penale, la donna è stata condannata all'ergastolo. La sentenza ha provocato reazioni di sgomento e di indignazione fra i suoi numerosi sostenitori presenti nell'aula del processo. Ci sono state grida ''fascisti! fascisti!'' da parte di alcune attiviste straniere rivolte ai giudici. 
La decisione di sottoporla a un nuovo processo e di annullare i tre procedimenti precedenti presa alla fine dell'anno scorso dalla Corte di Cassazione turca aveva già provocato forti polemiche sia in Turchia sia nel resto del mondo. 
Numerosi artisti e intellettuali laici e di sinistra si sono mobilitati nel paese in difesa della nota sociologa. L'attrice Deniz Turkali ha ad esempio denunciato pubblicamente quello che ha definito un 'processo farsa'.
Anche il sindaco di Strasburgo, il socialista Roland Ries, si é schierato a fianco della sociologa turca, denunciando ''l'accanimento giudiziario di alcuni magistrati, per motivi politici''. Numerosi comitati di solidarietà con l’intellettuale turca si sono costituiti negli ultimi anni in tutta Europa. 
Pinar Selek, allora giovane sociologa nota per le ricerche sulle minoranze, in particolare sui curdi, fu arrestata nel 1998 per collaborazione con il Pkk, dopo aver pubblicato alcune interviste agli esponenti della formazione curda. Nonostante le torture subite ed il carcere duro non confessò i nomi dei dirigenti della guerriglia che aveva incontrato e dopo un mese fu accusata di avere aiutato il Pkk ad organizzare il presunto attentato. Nel 2000, dopo la pubblicazione della perizia che definiva di origine accidentale l'esplosione, era stata scarcerata.
La Selek giudicando iniquo e pilotato il processo nei suoi confronti ed avendo già scontato ingiustamente ben due anni e mezzo di carcere nel 2009 è espatriata in Francia ed ha deciso di non tornare in Turchia per assistere al procedimento.
La sentenza di condanna all'ergastolo arriva oggi dopo l’ondata di arresti che la scorsa settimana ha portato all’arresto di parecchie decine di avvocati aderenti a un’associazione di legali progressisti, di artisti della band Grup Yorum, di giornalisti, insegnanti e studenti universitari. Nei giorni scorsi un altro tribunale turco aveva chiesto 21 anni di carcere per una giovanissima studentessa francese di origini turche, accusata di collaborare con una organizzazione di estrema sinistra fuorilegge.


Leggi anche:

Turchia: arresti di massa contro avvocati e musicisti di sinistra

 

Fonte:

http://www.contropiano.org/it/esteri/item/14062-istanbul-processo-farsa-alla-sociologa-pinar-selek-ergastolo-per-terrorismo

 

 

 

Da Radio Onda Rossa:

 

http://www.ondarossa.info/newsredazione/condannata-pinar-selek 

 

http://www.ondarossa.info/newsredazione/considerazione-sulla-condanna-pinar-selek