Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


martedì 29 ottobre 2013

SUDAFRICA: LIBERATE MARWAN BARGHOUTI




Formata in Sudafrica una commissione internazionale, con Desmond Tutu e Ahmed Kathrada, per promuovere iniziative per la liberazione del piu' noto dei prigionieri palestinesi.

immagine dal sito Maannews
 immagine dal sito Maannews 

 martedì 29 ottobre 2013 09:50

 della redazione
 
Roma, 29 ottobre 2013, Nena News - Israele libera questa sera un altro gruppo di prigionieri politici palestinesi nel quadro delle intese volte, almeno in apparenza, a favorire il successo del negoziato con i palestinesi. Il premier Netanyahu continua però ad opporsi alla scarcerazione di Marwan Barghouti, il più famoso e popolare, tra la sua gente, dei palestinesi rinchiusi nelle sue carceri. A sostegno della liberazione del detenuto palestinese si è tenuta ieri una conferenza a Città del Capo, in Sudafrica.

L'incontro, al quale ha partecipato anche Luisa Morgantini, già vicepresidente dell'Europarlamento, si è chiuso con la formazione di una commissione internazionale incaricata di promuovere iniziative per la scarcercazione immediata di Barghouti.
Della commissione fanno parte anche i premi Nobel Desmond Tutu e Ahmed Kathrada, compagno di cella del leader sudafricano anti-apartheid Nelson Mandela.

«Marwan Barghouti è il prigioniero politico palestinese più importante e famoso, un simbolo della missione del popolo palestinese per la libertà, una figura che unisce e un sostenitore della pace basata sul diritto internazionale», si legge nella dichiarazione finale della conferenza.

La cerimonia ha avuto luogo all'interno della cella in Robben Island, sulla costa orientale del Sud Africa, dove Nelson Mandela ha scontato la sua lunghissima pena detentiva inflittagli dal regime di apartheid che esisteva nel suo paese. Il carcere è poi diventato un museo attirando visitatori da tutto il mondo. Nena News 



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venerdì 25 ottobre 2013

Otto anni fa moriva Rosa Parks







Rosa Parks, una delle figure simbolo del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti, morì a Detroit il 24 ottobre 2005 per cause naturali, all’età di 92 anni. Arrestata nel 1955 per essersi rifiutata di cedere il suo posto sull’autobus a un passeggero bianco, come previsto dalle leggi segregazioniste che all’epoca discriminavano la popolazione nera statunitense, il suo rifiuto originò un ampio movimento che portò alla dichiarazione di incostituzionalità della segregazione sui mezzi pubblici dell’Alabama.



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mercoledì 23 ottobre 2013

LIBERATI TUTTI GLI ARRESTATI DEL 19 OTTOBRE

Mercoledì, 23 Ottobre 2013 16:03

Di Luca Fiore

Liberati tutti gli arrestati del 19 ottobre

La notizia è arrivata intorno alle 16 di oggi: il Gip, dopo ore di interrogatori e di camera di consiglio, ha deciso la scarcerazione immediata di tutti e sei i manifestanti arrestati sabato pomeriggio a Roma nel corso della manifestazione nazionale dei movimenti sociali.
La decisione è stata adottata dal Gip Riccardo Amoroso sulla base del fatto che nei confronti dei quattro dimostranti e delle due studentesse non esisteva alcuna prova della loro partecipazione agli scontri davanti al Ministero dell'Economia e delle Finanze, nonostante che nei loro confronti il Pm Luca Palamara avesse ipotizzato l'accusa di resistenza aggravata. Era evidente fin da subito l'estraneità dei fermati rispetto agli scontri, tra l'altro di lievissima entità, che avevano caratterizzato soltanto un episodio all'interno della grande e determinata manifestazione che ha poi portato all'assedio del Ministero delle Infrastrutture a Porta Pia. Eppure sei persone hanno dovuto trascorrere in carcere quasi quattro giorni, private della loro libertà personale e additate da tv e giornali come violenti. Che ora farebbero bene a chiedere scusa. Così come dovrebbero chiedere scusa coloro che decidendo il capo d'imputazione nei loro confronti avevano abusato in colpevole fantasia sostenendo che il fatto che i manifestanti in tasca o scritto a penna su un braccio avessero i numeri degli avvocati del Legal Team costituisse una 'aggravante' al reato già pesante di resistenza a pubblico ufficiale. E' bene che tutti, la prossima volta, portino con sé ai cortei il numero di un legale al quale affidarsi in caso di arresto perché come abbiamo visto sabato la repressione è cieca e colpisce nel mucchio.
Finché non è arrivata la notizia della liberazione, accolta da un'ovazione, da questa mattina alle 10 era in corso un presidio di massa davanti all'ingresso del carcere romano di Regina Coeli dove si stavano svolgendo gli interrogatori di garanzia dei sei compagni e compagne. "Tutti liberi tutte libere" è stato lo slogan più volte scandito dai circa 200 manifestanti che hanno anche esposto uno striscione con la scritta: "Chi devasta e saccheggia le nostre vite è lo Stato, liberi tutti" ed altri che facevano riferimento alla repressione contro le lotte sociali e il movimento No Tav. "Non accetteremo mai alcuna divisione tra buoni e cattivi, crediamo che l'intelligenza collettiva di una piazza sia responsabilità di tutti, sia quando va 'bene' che quando va 'male', e che nessuno debba mai sottrarsi a questo" affermano gli attivisti che stanno presidiando l'entrata del carcere sul Lungotevere.
Gli interrogatori, iniziati con forte ritardo, sono terminati poco dopo le 13 e poi i giudici si sono riuniti in camera di consiglio. Durante gli interrogatori gli avvocati della difesa hanno prodotto foto e filmati che attestano l'arbitrarietà degli arresti e della carcerazione per i loro assistiti e assistite, fermati dopo una carica in via XX Settembre davanti alla Sede del Ministero dell'Economia e delle Finanze che ha travolto alcuni spezzoni del corteo che stavano semplicemente passando nel momento in cui alcuni gruppi di dimostranti incappucciati hanno bersagliato l'ingresso e i celerini di petardi. In attesa per tutto il giorno davanti all'ingresso del carcere romano stamattina anche i genitori di alcuni degli arrestati, in particolare quelli di Sara e Celeste, le due universitarie di Napoli rinchiuse a Rebibbia da sabato scorso e stamattina trasferite a Regina Coeli per gli interrogatori.''Mia figlia - ha detto il padre di Celeste alle agenzie di stampa - si è fermata per aiutare una sua amica ad alzarsi da terra e poi è stata travolta dalla calca e gli agenti l'hanno fermata. Dalle immagini dei video si vede chiaramente che lei stava solo aiutando la sua amica ad alzarsi e io sono orgoglioso di questo gesto di solidarietà che ha avuto. Era a Roma solo per dimostrare democraticamente. L'avvocato mi ha detto che è serena in carcere. Abbiamo fiducia nella giustizia. Ieri sono andato al carcere a portarle un cambio, avrei voluto darle un libro di Sciascia ma non mi è stato permesso''.

2013-10-23 10.47.10


Stanotte anche Napoli si era riempita di cartelli e striscioni che chiedevano la liberazione degli arrestati alla manifestazione di sabato. Numerose statue e monumenti "hanno preso la parola" per amplificare questa rivendicazione.
Proprio a Napoli i movimenti e i collettivi studenteschi danno appuntamento per venerdì 25 ottobre per una nuova mobilitazione a sostegno delle parole d'ordine delle due giornate di lotta del 18 e 19 ottobre e per chiedere la liberazione immediata di tutti gli attivisti e i dimostranti arrestati. Scrivono i promotori nell'appello di convocazione del corteo che partirà alle 9,30 da Piazza del Gesù: "Per chiedere la libertà per tutti i manifestanti arrestati il 19 ottobre, e per tutti i ragazzi che sono in carcere solo per essersi ribellati a questo stato di cose, come già era successo il 14 dicembre del 2010 e il 15 ottobre del 2011. Per dimostrare a chi ci ha arrestato e criminalizzato che non ci hanno per nulla intimorito, anzi: che la nostra lotta continua e si allarga. Perché tutte quelle idee, quella rabbia, quei contenuti che erano in piazza a Roma trovino espressione anche nella nostra città, e magari cominci finalmente quella sollevazione di cui abbiamo tutti bisogno". 
A Napoli già per domani, giovedì 24 Ottobre, all'aula Matteo Ripa di Palazzo Giusso, è prevista una nuova assemblea pubblica a partire dalle 16.30 dopo quella già realizzata lunedì pomeriggio sfociata poi in un corteo improvvisato nelle vie del centro della città.


Ultima modifica il Mercoledì, 23 Ottobre 2013 16:36



Fonte:


Qatar, sentenza definitiva: 15 anni per il poeta del Gelsomino

Muhammed al Ajami e' stato condannato a 15 anni di carcere duro per la sua poesia sulla rivoluzione tunisina che punta l'indice anche contro emiri e re del Golfo
 




martedì 22 ottobre 2013 14:04



di Michele Giorgio

Roma, 22 ottobre 2013, Nena News - Nessuna clemenza per Ibn al-Dheeb colpevole di avere scritto in una poesia "siamo tutti Tunisia di fronte all'elite repressiva". Il poeta qatarino Muhammad al-Ajami, piu' noto come Ibn al-Dheeb, e' stato condannato dalla Corte di Cassazione di Doha a 15 anni di reclusione per quel verso ritenuto ostile all'emirato del Qatar. Il suo avvocato, Néjib al-Naimi, ha parlato di "sentenza politica" - sulla quale non ci sono dubbi - e ha auspicato un atto di grazia da parte del nuovo emiro, Tamim bin Hamad al-Thani. Grazia alla quale pochi credono. I regnanti assoluti del Qatar, impegnati con armi e soldi a "portare la democrazia" a casa del nemico Bashar Assad, non hanno alcuna intenzione di allentare la morsa della repressione a casa loro.



Poeta 36enne, al Ajami era stato arrestato per la sua poesia intitolata 'Gelsomino Tunisino' in cui si legge la "frase incriminata". La Cassazione lo ha riconosciuto colpevole di avere "incitato alla rivolta" contro l'emirato, stretto alleato degli Stati Uniti.

Organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno espresso parole di condanna fin dall'arresto del poeta. Amnesty International defini' la sentenza all'ergastolo pronunciata nel 2012, poi ridotta a 15 anni, come "un'oltraggiosa violazione della liberta' di espressione".

Al Ajami ha commesso un altro "reato", avere spiegato che l'ex emiro Hamad bin Khalifa al-Thani e gli altri sceicchi del Qatar "passano il tempo a giocare alla playstation".

La vicenda di al Ajami risale a un anno fa. Lo scorso 16 novembre fu arrestato e il 29 novembre condannato all'ergastolo per la poesia che, secondo le autorita', esortava la popolazione al colpo di Stato. "Il processo a cui è stato sottoposto non è stato equo", commento' Cecile Pouilly, portavoce dell'Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani, riportando alla stampa l'irregolarità della procedura processuale e il fatto che il processo stesso si fosse tenuto a porte chiuse.

Gli avvocati del poeta e osservatori esterni infatti non furono ammessi in tribunale e lo stesso Al Ajami era assente al momento della lettura della sentenza.

Il successivo 27 gennaio, probabilmente per le pressioni internazionali, ad al Ajami la pena e' stata ridotta a 15 anni. Sentenza ora confermata dalla Cassazione.

La poesia "Tunisian Jasmine" era stata scritta da Al Ajami in sostegno alle rivolte della Primavera Araba. Ne riportiamo la traduzione, a cura di Marta Ghezzi per Osservatorio Iraq.

"Oh signor primo ministro, oh Mohammad al-Ghannoushi

se guardiamo al tuo potere, esso non deriva dalla Costituzione.

Non piangiamo Ben Ali, né piangiamo la sua epoca, che rappresenta solo un piccolo punto nella linea della storia.

La dittatura è un sistema repressivo e tirannico, la Tunisia ha annunciato la sua rivolta popolare.

Se critichiamo, critichiamo solo ciò che è meschino e infimo se cantiamo lodi, lo facciamo in prima persona.

La rivolta è iniziata con il sangue del popolo, ribelle, e ha dipinto la liberazione sui volti di ogni essere vivo.

Sappiamo che faranno ciò che vogliono e sappiamo che tutte le vittorie portano con sé eventi tragici, ma povero quel Paese che fa dell'ignoranza il suo governante e crede nella forza delle forze americane, e povero quel Paese che affama il suo popolo mentre il governo gioisce dei successi economici, e povero quel Paese i cui cittadini si addormentano con la cittadinanza e si svegliano senza, e povero quel sistema che eredita repressione.

Fino a quando sarete schiavi di tanto egoismo?

Quando il popolo prenderà coscienza del suo vero valore?

Quel valore che gli viene nascosto e che presto dimentica?

Perché i governi non scelgono mai il modo per porre fine al sistema del potere tirannico che sa della sua malattia e insieme avvelena il suo popolo, che sa che domani sulla sua sedia si siederà il suo successore.

Non tiene in conto che la patria porta il nome suo e della sua famiglia, quella stessa patria che conserva la sua gloria nelle glorie del popolo, quel popolo che risponde con una voce sola ad un solo destino: siamo tutti tunisini davanti all'oppressore!

I governi arabi, e chi li guida, tutti ugualmente ladri.

Quella domanda che toglie il sonno a chi se la pone, non troverà risposta in chi incarna l'ufficiale.

Se possiamo importare ogni cosa dall'Occidente, perché non importiamo anche i diritti e la libertà?



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martedì 22 ottobre 2013

22 ottobre 1972: i treni per Reggio Calabria

Martedì 22 Ottobre 2013 10:10 


Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta diversi movimenti di rivendicazione sociali esplosero nel sud Italia e i22 ottobremmediato fu il tentativo di annegarli nel sangue.
A Reggio Calabria, tra il luglio ed il settembre del 1970 si susseguirono numerose proteste contro il trasferimento del capoluogo regionale a Catanzaro. Vennero occupati la stazione, l'areoporto, le Poste e vi fu un grande sciopero generale.
Le organizzazioni di estrema destra risposero a questa ondata di protesta sociale da un lato con una serie di attentati dinamitardi, come quello del 22 luglio 1970 che fece deragliare il treno "Freccia del Sud" a Gioia Tauro (6 perosne morirono nell'attentato) e quello del 4 febbraio 1970, quando venne lanciato una bomba contro un corteo antifascista a Catanzaro; dall'altro tentando di scatenare disordini in città.
Alla strategia del terrore si affiancava il tentativo, sempre da parte delle forze neo-fasciste, di cavalcare l'ondata di rivolta e di accreditarsi come rappresentanti degli interessi della popolazione in lotta.
Per rispondere a questi attacchi i sindacati metalmeccanici decisero di organizzare una grande manifestazione di solidarietà a fianco dei lavoratori calabresi. Fu tra le prime volte che gli operai del nord e del centro scesero a manifestare al Sud.
La manifestazione fu indetta per il 22 ottobre. I neofascisti tentarono di impedire l'arrivo dei manifestanti con una serie di attentati, 8 in totale, nella notte tra il 21 e il 22 ottobre 1972.
Il tentativo però fallì, infatti più di 50'000 manifestanti riuscirono a raggiungere Reggio Calabria con i treni e i treni speciali, cui si aggiunse anche una nave con 1000 operai noleggiata dagli operai dell'Ansaldo di Genova.
Il viaggio e la giornata sono descriti da una canzone di Giovanna Marini.

I treni per Reggio Calabria
Andavano col treno giù nel meridione
per fare una grande manifestazione
il ventidue d'ottobre del settantadue
in curva il treno che pareva un balcone
quei balconi con la coperta per la processione
il treno era coperto di bandiere rosse
slogans, cartelli e scritte a mano
da Roma Ostiense mille e duecento operai
vecchi, giovani e donne
con i bastoni e le bandiere arrotolati
portati tutti a mazzo sulle spalle
Il treno parte e pare un incrociatore
tutti cantano bandiera rossa
dopo venti minuti che siamo in cammino
si ferma e non vuole più partire
si parla di una bomba sulla ferrovia
il treno torna alla stazione
tutti corrono coi megafoni in mano
richiamano "andiamo via Cassino
compagni da qui a Reggio è tutto un campo minato,
chi vuole si rimetta in cammino"
dopo un'ora quel treno che pareva un balcone
ha ripreso la sua processione
anche a Cassino la linea è saltata
siamo tutti attaccati al finestrino
Roma ostiense Cisterna Roma termini Cassino
adesso siamo a Roma tiburtino
Il treno di Bologna è saltato a Priverno
è una notte una notte d'inferno
i feriti tutti sono ripartiti
caricati sopra un altro treno
funzionari responsabili sindacalisti
sdraiati sulle reti dei bagagli
per scrutare meglio la massicciata
si sono tutti addormentati
dormono dormono profondamente
sopra le bombe non sentono più niente
l'importante adesso è di essere partiti
ma i giovani hanno gli occhi spalancati
vanno in giro tutti eccitati
mentre i vecchi sono stremati
dormono dormono profondamente
sopra le bombe non sentono più niente
famiglie intere a tre generazioni
son venute tutte insieme da Torino
vanno dai parenti fanno una dimostrazione
dal treno non è sceso nessuno
la vecchia e la figlia alle rifiniture
il marito alla verniciatura
la figlia della figlia alle tappezzerie
stanno in viaggio ormai da più di venti ore
aspettano seduti sereni e contenti
sopra le bombe non gliene importa niente
aspettano che è tutta una vita
che stanno ad aspettare
per un certificato mattinate intere
anni e anni per due soldi di pensione
erano venti treni più forti del tritolo
guardare quelle facce bastava solo
con la notte le stelle e con la luna
i binari stanno luccicanti
mai guardati con tanta attenzione
e camminato sulle traversine
mai individuata una regione
dai sassi della massicciata
dalle chine di erba sulla vallata
dai buchi che fanno entrare il mare
piano piano a passo d'uomo
pareva che il treno si facesse portare
tirato per le briglie come un cavallo
tirato dal suo padrone
a Napoli la galleria illuminata
bassa e sfasciata con la fermata
il treno che pareva un balcone
qualcuno vuol salire attenzione
non fate salire nessuno
può essere una provocazione
si sporgono coi megafoni in mano
e un piede sullo scalino
e gridano gridano quello che hanno in mente
solo comizi la gente sente
ora passa la notte e con la luce
la ferrovia è tutta popolata
contadini e pastori che l'hanno sorvegliata
col gregge sparpagliato
la Calabria ci passa sotto i piedi ci passa
dal tetto di una casa una signora grassa
fa le corna e alza una mano
e un gruppo di bambini
ci guardano passare
e fanno il saluto romano
Ormai siamo a Reggio e la stazione
è tutta nera di gente
domani chiuso tutto in segno di lutto
ha detto Ciccio Franco "a sbarre"
e alla mattina c'era la paura
e il corteo non riusciva a partire
ma gli operai di Reggio sono andati in testa
e il corteo si è mosso improvvisamente
è partito a punta come un grosso serpente
con la testa corazzata
i cartelli schierati lateralmente
l'avevano tutto fasciato
volavano sassi e provocazioni
ma nessuno s'è neppure voltato
gli operai dell'Emilia-Romagna
guardavano con occhi stupiti
i metalmeccanici di Torino e Milano
puntavano in avanti tenendosi per mano
le voci rompevano il silenzio
e nelle pause si sentiva il mare
il silenzio di qulli fermi
che stavano a guardare
e ogni tanto dalle vie laerali
si vedevano sassi volare
e alla sera Reggio era trasformata
pareva una giornata di mercato
quanti abbracci e quanta commozione
il nord è arrivato nel meridione
e alla sera Reggio era trasformata
pareva una giornata di mercato
quanti abbracci e quanta commozione
gli operai hanno dato una dimostrazione

domenica 20 ottobre 2013

ROMA, 19 OTTOBRE 2013


Sabato 19 Ottobre 2013

intestazione19o

Un primo commento: è stata una grande giornata di mobilitazione. Almeno 100,000 persone hanno manifestato contro l'Austerity e le politiche del governo Letta, nonostante il clima di paura creato ad arte dai media per scoraggiare la partecipazione al corteo. Ma come da copione, adesso inizia a circolare la trita e ritrita boiata sugli “infiltrati”. Dobbiamo dirlo con chiarezza: nessun infiltrato, nessun provocatore, nessun black bloc dall'estero (gli unici “neri” erano davanti a Casa Pound); solo una composizione sociale e militante, compagne e compagni che hanno praticato gli obiettivi che si erano posti. Assedio doveva esserci al ministero dell'economia, e assedio è stato. Far sentire la propria rabbia davanti al ministero del lavoro, all'ambasciata tedesca e ad altri obiettivi riconoscibili, e così è andata. Nessun servizio d'ordine ha impedito nulla, perchè la maturità del movimento non aveva bisogno. Dalla testa alla coda un corteo unito, che non si è fatto spezzare neanche dalle provocazioni della guardia di finanza e dei carabinieri. Non è stata una passeggiata - undici compagni sono attualmente ancora in stato di fermo – ma pompieri e politicanti per una volta sono stati alla finestra, limitandosi ad osservare, senza tirare fuori la solita favoletta della “trappola”, che come un disco rotto ci siamo dovuti sorbire da Genova 2001 in poi.
La settimana che ha preceduto il corteo già forniva indicazioni importanti per la mobilitazione di oggi; unità, maturità, per costruire una soggettività sociale in grado di fare dello scontro e del conflitto senza mediazioni il proprio dna: radicalità e pratica dell'obiettivo. Sono dunque segnali importanti quelli che vengono da questa manifestazione, che auspichiamo vengano riprodotti, in altri territori, in altre metropoli. Infine, un ringraziamento ad Anonymous per la precisione e puntualità degli attacchi.



20:45 si confermano 15 fermati tra compagni e compagne 5 romani, 2 napoletani, uno da pesarese, un albanese, un casertano, uno proveniente da Arezzo, un genovese, un ciociaro e uno di Barletta.
20:20 Prefetto e questore "salvano" la giornata in zona cesarini: disinnescato dagli artificieri ordigno "più forte e pericoloso di una bomba a mano". Sfidano il senso del ridicolo pur di rimanere attaccati alla poltrona in bilico.
19:50 Dal camion giunge la notizia che ci si sta organizzando per la cena
19:35 Le voci dalla piazza parlano di un clima sereno che le intimidazioni delle forze dell'ordine non hanno saputo scalfire.
19:27 La polizia continua a circondare la piazza.
19:48 Dal camion del corteo dicono che si sta organizzando la cena in piazza!
19:17 La piazza conquistata resiste e non cede di un passo. Continuano musica e interventi dal camion.
19:15 Carica a freddo sull'acampada a Porta Pia. La polizia provoca ulteriormente i manifestanti che stanno organizzandosi per la notte.
19:05 Continua l'acampada ci si prepara per la notte bianca del dissenso
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18:58 Confermato il fermo di 11 persone.
18:43 Le tende continuano a moltiplicarsi. L'assedio si prepara per la notte.
18:30 Il servizio d'ordine del corteo si schiera davanti alla celere per difendere la piazza
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18:25 Porta Pia è conquistata le tende iniziano a spuntare a decine, l'assedio continua!
18:20 Il corteo sta convergendo su Porta Pia da due tragitti differenti
18:15 Sanzionata anche la sede di Trenitalia con molti petardi mentre un carabiniere lancia un lacrimogeno sulla folla dall'interno di una camionetta
18:13 Sanzionata l'ambasciata tedesca contro #merkel e #austerity
18:12 La testa del corteo è ormai giunta a Porta Pia di fronte al ministero delle Infrastrutture.
18:10 La coda del corteo si è ricomposta con la testa, si procede oltre il ministero dell'economia
18:05 Barricate in via quintino sella per proteggere il corteo
18:00 La testa del corteo è ormai quasi arrivata a Porta Pia mentre si susseguono gli scontri di chi è rimasto indietro
17:58 Il corteo riesce comunque a compattarsi e proseguire nonostante le cariche e provocazioni della guardia di finanza. Un cassonetto brucia di fronte al ministero dell'economia
17:57 Claudio in diretta su RadioBlackout:
 
17:55 Vengono effettuati i primi fermi, mentre l'assedio continua: si innalzano le prime barricate oer difendersi dalle cariche della Guardia di Finanza.
primi_fermicarrozinacariche
17:53 sviluppoeconomico.gov.it TangoDown! #19o #Assedio #Roma #SollevazioneGenerale
17:52 Caroselli di camionette contro i manifestanti
17:50 Lacrimogeni e cariche hanno diviso il corteo che risponde determinato cercando di ricompattarsi
17:45 Carica della polizia davanti al ministero dell'economia,
17:40 Sotto attacco sembrerebbero anche il sito del corriere e di repubblica
17:40 Anche la cassa depositi e prestiti è stata sanzionata con fumogeni e petardi
17:35 In tango down anche il sito del messaggero
ministero_fumogeno17:35 Fumogeni e petardi contro il ministero dell'Economia ribatezzato dal corteo ministero della #precarietà
17:30 Il comunicato di anonymous sul suo assedio ai ministeri 
17:30 Il Ministero è adesso completamente circondato da migliaia di manifestanti
17:25 Dal corteo volano uova verso il Ministero dell'Economia che sta per essere circondato, sanzionate anche una sede dei Monte dei paschi di Siena
17:20 Il corteo è a pochi metri dal ministero dell'economia. L' #assedio sta per cominciare!
17:00 Il corteo continua a crescere ormai più di centomila persone invadono Roma per assediare i ministeri
16:43 Adesso è il turno del sito della Cassa depositi e prestiti (Cassaddpp.it) in tango down
16:43 Anche Corteconti.it in tango down
16:40 Provocazione dei fascisti di CasaPound su via Farini il corteo prosegue, qualche lancio verso i fascisti protetti dalla polizia. Su twitter la gente si chiede perché casapound può scorrazzare con caschi e mazzi senza che vi siano sequestri?
fascifasci_mazze
16:40 Il sito del ministero delle infrastrutture e dei trastporti è giù : Tangodown http://mit.gov.it/anon_mit
16:35 Il corteo è ormai nei pressi del Ministero dell'Economia e delle Finanzea_merde
16:30 il corteo sta arrivando in piazza Esquilino, manca poco all'assedio
16:10 Dal corteo si dicono 70.000 partecipanti, mentre la testa giunge a Santa Maria Maggiore piazza San giovanni è ancora piena
16:00 Gian Luca su RadioOndarossa:
15:50 8 compagni di Modena fermati in macchina  mentre  raggiungevano il corteo
15:40 da Spinoza: "In Piazza San Giovanni centinaia di tende. Sembrava Decathlon a inizio giugno."
15:32 Da RadiOndarossa: dallo spezzone per il diritto all'abitare moltissime le mamme con carrozine in apertura del corteo: #19O qui la paura non è di casa
15:30 Dai migranti slogan contro la Bossi Fini e rabbia espressa per i morti di Lampedusa
15:20 Anche i cittadini dell'Aquila presenti alla manifestazioneaquila
15:10 Una studentessa di RadioBlackout  presente alla manifestazione:
15:05 La testa del corteo inizia ad imboccare via merulana, l'assedio ai ministeri si avvicinacasa
15:00 Fermato al  casello e ripartito pullman da Bologna

14:55 Anche i vigili del fuoco sono NoTav
vigili_urbanivvff2

14:55 Nella piazza anche Erri De Luca de_luca
14:50 Anche i pulman milanesi e bergamaschi sono nuovamente in marcia, mentre gli studenti dei diversi collettivi cittadini sono giunti nella piazza.
14:50 La Polizia dichiara tra i 50 ed i 60 mila manifestanti, la piazza stracolma obbliga il corteo a partire, movimento per la casa e  migranti in testa
14:40 Una prima diretta dalla piazza con i Blocchi Precari Metropolitani realizzata da RadioBlackout:
14:35 Pullman da Milano fermato a Roma Nord, Napoletani rilasciati dopo  le perquisizioni grazie allla minacciata occupazione dell'autostrada se non li avessero lasciati proseguire verso verso Piazza San Giovanni
14:30 Da tweet 99 Posse: Buona manifestazione ai tantissimi che ci sono, ai tantissimi che avrebbero voluto esserci ma non hanno potuto, e buone polemiche virtuali ai tastieristi.
14:30 Nonostante i tentativi di creare panico e paura i bar lungo il tragitto del corteo sono tutti aperti
14:25 Fermato pullmano proveniente da Firenze a Fiano, al momento è incorso la terza perquisizione successiva.
14:20 Nella piazza giungono anche le bandiere blu dei comitati per l'acqua pubblica
14:16 il pullman con i compagni di Brescia fermati alle porte di Roma è ripartito senza problemi e sta raggiungendo la città
14:15 Un manifestante  'armato' di megafono scandisce uno dietro l'altro i posti di Roma dove ci sono edifici occupati, e la risposta dei manifestanti ogni volta è "occupato!"
14:14 Gli studenti partiti dalla Sapienza anche loro giunti in piazza
migranti.jpg14:10 Lo spezzone dei migranti è giunto in Piazza San Giovanni.
14:00 Si confermano 14 fermi preventivi mentre su tutto il grande raccordo anulare si registrano numerosi posti di blocco
13:50 Pullman da #palermo appena arrivato a #Roma direzione piazza San Giovanni splende il sole . Tutti in piazza # sollevazione #19o #assedio
13:40 Bus da Napoli: La fermezza dei manifestanti presenti sui bus ha evitato un lungo e inutile fermo. Si riparte, non vediamo l'ora di raggiungere la piazza!
Si parte e si torna tutti insieme, cantando LAVORARE TUTTI! LAVORARE MENO! #19O

degage13:30 Partito il corteo degli universitari dalla Sapienza. Centinaia di studenti contro l'austerity. Le prime foto da Piazza San Giovanni parlano di una folla che cresce di minuto in minuto
13:09 I bus partiti da Napoli sono stati fermati a Roma Sud e stanno per essere perquisiti. Altri bus sempre da Napoli fermati alla prartenza, tutti identificati e sequestrate pericolosissime bandiere...
Nella notte, il viaggio dei #NoTav verso roma.



Piazza San Giovanni già affollata da ieri sera inizia a riempirsi di manifestanti in arrivo da Roma e da tutta Italia, molti i pullman che arrivano da fuori. Intanto i media continuano con il delirio securitario imbastito da ieri.
All'ingresso di Roma fermati i pullman in arrivo da Piacenza e da Pisa. Quelli partiti da Torino hanno trovato i caselli sgombri e la polizia con una volante sul carro attrezzi.
Molti i bus fermati e perquisiti all'entrata in Roma. Ma la determinazione è molta e non basta l'intimidazione a fermare il #19o.

wifiDa diverse ore sta circolando la voce (alimentata anche da alcuni giornali come Il Corriere della Sera di Roma, Il tempo ed il Giornale) che FFOO e questura di Roma si stiano prodigando per isolare le celle telefoniche dislocate lungo il tragitto del corteo del #19o. Anonymous Italia lancia l'appello agli abitanti di Roma sul percorso: tenete i wirless aperti!






Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/9352-diretta-dal-#19o 

sabato 19 ottobre 2013

DA RETE EVASIONI: INDICAZIONI IN CASO DI FERMO E ARRESTO

 INDICAZIONI IN CASO DI FERMO E ARRESTO

Ci siamo organizzati per dare sostegno legale ad eventuali
denunce, fermi ed arresti in vista delle mobilitazioni di
Ottobre 2013

I\le seguenti avvocati/e del Foro di Roma si sono residisponibili ad essere nominati:

Caterina Calia / Flavio Rossi Albertini
Francesco Romeo / Maria Luisa D'Addabbo
Simonetta Crisci / Carmela Lavorato
Tatiana Montella / Ivonne Panfilo

Non vogliamo che nessuno/a resti solo nelle mani
della repressione e rifiutiamo la distinzione che
viene creata ad arte tra manifestanti buoni e
manifestanti cattivi!

Il telefono di Rete Evasioni ti metterà in contatto con gli
avvocati disponibili.

Chiama anche per qualunque episodio degno di nota...

Rete Evasioni
331 7267262/ 3420033248

N.B. è consigliato segnare questi numeri sul braccio

venerdì 18 ottobre 2013

ROMA: CARICA "A FREDDO" NEL QUARTIERE PIGNETO





 




Dal blog di Bob Fabiani http://bob-fabiani.blogspot.it/:


Oggi a Roma è una giornata di passione, la prima di "una due giorni" che da settimane e forse mesi, sta tenendo impegnati i Palazzi del Potere e dell'ordine sul fronte , sempre sensibile, dell'ordine pubblico. Mentre lo Sciopero Generale indetto dai Sindacati di Base prendeva il via, a metà mattinata, poco prima delle 12, in un quartiere di Roma, il Pigneto si registravano attimi di terrore. Che cosa è accaduto? -LA CRONACA Nel Quartiere popolare del Pigneto , non molto distante da Piazza S. Giovanni, meta ultima della manifestazione sindacale dell'Usb e di tutti gli altri sindacati di base e dei movimenti  che hanno aderito alla giornata di lotta contro il governo Letta e i programmi di austerità; un gruppo di studenti si trovava per le vie del quartiere per  distribuire un volantino in cui si spiegava tra l'altro il senso della manifestazione del 19 ottobre  che vedrà tra gli altri anche il movimento No Tav ma insieme ad altre realtà che sono in lotta per la rivendicazione dei diritti al welfare, all'abitare, all'istruzione e, che ha uno slogan eloquente "Una sola grande opera: casa e reddito per tutt*!"; un plotone di Carabinieri schieratosi in assetto antisommossa decideva, appunto, intorno alle ore 12, di effettuare una carica "a freddo". Si sono succeduti lunghi attimi di spavento e terrore per il quartiere. La carica repentina e muscolare dei carabinieri si è spinta fin tra i banchi del mercato. E' accaduto all'altezza dell'Isola Pedonale. In mazzo al parapiglia tra chi scappava - o tentava di farlo - (gli studenti,n.d.r.) ci si son trovate anche alcune donne che, in quel momento, si trovavano lì per fare la spesa: sono state letteralmente travolte al pari degli studenti. I carabinieri poi hanno provveduto ad effettuare diversi fermi. Ora ,in questi minuti, la polizia e i carabinieri, sempre in assetto antisommossa, si trovano vicino all'occupazione di via Fortebraccio. Questi i fatti. Nudi e crudi. -LA "STRATEGIA DELLA TENSIONE" FUNZIONALE AL POTERE. I fatti del Pigneto meritano un'analisi nell'immediata vigilia della manifestazione di domani, sabato 19 ottobre. Lo meritano per il semplice fatto che non si è trattato di una normale "azione di prevenzione" da parte delle forze dell'ordine e, se attentamente vagliate, dimostrano che in questo paese è in atto - ormai da molto tempo - uno "stato di polizia". Alzare il tiro come dimostrano i fatti del quartiere romano del Pigneto, a poche ore da una manifestazione che - si badi bene - non è una manifestazione indetta per "fare solo casino e terrorismo" - come qualche benpensante, solone, buontempone si è affrettato a dichiarare ad uso e costume di televisioni e media compiacenti con il "Pensiero unico imperante" ma, invece, una vera è propria manifestazione politica. Non di parte. E' una manifestazione che pone l'accento - come oggi lo Sciopero Generale del Sindacato di Base  - su aspetti fondamentali: mettere un freno alle spese folli (e in odore di mafia...) delle grandi opere anzi, sospenderle di netto e destinare quelle ingenti somme per risolvere un problema esplosivo (questo sì se non risolto può davvero degenerare...) quale quello dell'emergenza dell'abitare a Roma come altrove. Una manifestazione che evidentemente è mal digerita dal Potere, dalle lobby, dalle istituzioni repubblicane di questo paese. Non potendola vietare - siamo pur sempre in una pseudo-democrazia - allora ecco che, ad arte, e con tempismo davvero scientifico si torna "ai soliti sistemi".  Se ci si riflette gli ultimi mesi è stato tutto un crescendo (grottesco, menzogniero, ipocrita) rossiniano: fare in modo di crimanalizzare un movimento (in questo momento in Italia quello che più disturba il Palazzo è quello No Tav) e, allo stesso tempo creare intorno "un'aria ostile", infondere nella cittadinanza quella "dittatura del terrore" tipica dei regimi. Quando mancavano alcune settimane alla data della mobilitazione poi, si è provveduto a resuscitare il sempre funzionale "fantasma del brigatismo rosso". Ricorderete le lettere, le presunte lettere che alcuni mebri delle BR avrebbero indirizzato al Movimento No Tav. L'altro ieri, a Bologna si è provveduto a mettere sul tavolo  un altro piccolo tassello: far rinvenire dei volantini BR. Poi i fatti di questa mattina al Pigneto. Il quadro dunque è sempre lo stesso: mettere in circuito lo spauracchio dell'ordine pubblico per non parlare realmente dei contenuti che ci sono dietro una manifestazione come quella del 19 ottobre. E' la solita vecchia storia italiana. Tuttavia però ci sono sempre le "variabili impreviste e imprevedibili": una carica lanciata "a freddo" - come quella al Pigneto di questa mattina" poteva finire in tragedia. Capita un pò troppo spesso che, in questo paese, le forze dell'ordine si ritrovino a pestare inermi cittadini e, spesse volte sono donne (chiedere alle Donne No Muos; tra l'altro uno dei movimenti che parteciperanno alla manifestazione di domani;n.d.r.) stavolta addirittura in mercato. Come se Roma fosse improvvisamente piombata in un "teatro di guerra" di Damasco, Il Cairo o Tunisi. Un fatto di inaudita gravità: fermare in modo così violento un semplice volantinaggio la dice lunga sulla situazione che cova sotto la cenere di questo paese, ha un significato politico preciso e, allora, tornano alla mente, le parole della (re)investitura di Napolitano quando alla Camera disse che, non sarebbero stati tollerati dissensi di piazza e, chi si azzardasse a schierarsi contro il "pensiero unico" verrà severamente punito. Come accaduto al Pigneto. 

Bob Fabiani

  Link

-www.dinamopress.it;

-www.usb.it;

-www.notav.info
     





giovedì 17 ottobre 2013

Scampati dalla guerra e dal naufragio in mare ma non dalla legge

Fuga in massa dei migranti sbarcati a Reggio Calabria
Molti bloccati alla stazione e sui treni per il Nord

 

Hanno cercato di dileguarsi dal palazzetto dello sport di Pellaro dove erano stati radunati dopo lo sbarco di domenica notte, quando sono arrivati anche numerosi bambini. Sono stati rintracciati quasi tutti, mentre cercavano di partire per risalire l'italia

di GIOVANNI VERDUCI

Fuga in massa dei migranti sbarcati a Reggio Calabria
Molti bloccati alla stazione e sui treni per il  Nord
ORMAI è diventata una prassi, legata al fatto che la Calabria è solo un punto geografico di passaggio per i migranti. Scappare dei centri di prima accoglienza, per chi ha rischiato di morire in mare inseguendo la speranza di lasciare il proprio Paese in fiamme e trovare una nuovo vita in nord Europa, rischia di non essere più una notizia, così a Crotone come a Reggio Calabria. 
Ieri sera, infatti, alcuni gruppi di profughi che sono stati accolti presso la palestra di Pellaro, dopo il loro sbarco sulla banchina del porto di Reggio Calabria, hanno provato ad abbandonare il centro e tentato una fuga disperata approfittando della vicinanza della stazione ferroviaria al palazzetto dello sport di Pellaro che, dopo lo sbarco, era stato trasformato in un centro di accoglienza temporaneo. 
Alcuni gruppi di immigrati, dopo il riconoscimento e la foto segnalazione, avevano già lasciato il palazzetto dello sport di Pellaro per essere destinati ai centri di espulsione.
Ieri pomeriggio, però, le forze dell’ordine si sono dovute attivare per rintracciare diversi nuclei familiari che hanno provato a lasciare Reggio Calabria per risalire lo stivale e ricongiungersi con i parenti disseminati in diversi Paesi del nord Europa.
Dopo i primi controlli e le verifiche delle assenze dalla struttura di accoglienza provvisoria di Pellaro, è scattato il piano di ricerca da parte delle forze dell’ordine. Numerosi migranti, che stavano cercando di abbandonare Reggio Calabria a bordo di alcuni treni diretti a nord, sono stati rintracciati e fermati presso la stazione “Centrale” delle Ferrovie dello Stato dagli uomini dell’Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico della polizia di Stato. Donne, uomini e bambini con borsoni e giocattoli in bella vista sono stati fatti scendere dai convogli ferroviari e trasferiti nell’androne dello scalo. Qui sono stati raggruppati, rifocillati e tenuti sotto controllo dagli uomini delle forze dell’ordine.
Il traffico ferroviario ha subito qualche ritardo per i controlli effettuati a bordo dei treni in partenza da Reggio Calabria dagli uomini delle forze dell’ordine.
Un episodio simile si era registrato ad agosto, quando gruppi di immigrati - dopo il loro sbarco a Reggio Calabria ed il trasferimento presso lo “Scatolone” - avevano provato a scappare dalla palestra e far perdere le tracce per le vie della città dello Stretto. Approfittando della debolezza della cintura di recinzione della struttura sportiva, diversi migranti avevano provato a rifugiarsi fra le case del viale Messina, altri erano riusciti ad arrivare sino in centro città. La maggior parte di loro, però, anche in quell’occasione venne rintracciata e fermata dagli agenti delle Volanti della Polizia di Stato.

REGGIO CALABRIA - Ormai è diventata una prassi, legata al fatto che la Calabria è solo un punto geografico di passaggio per i migranti. Scappare dai centri di prima accoglienza, per chi ha rischiato di morire in mare inseguendo la speranza di lasciare il proprio Paese in fiamme e trovare una nuova vita in nord Europa, rischia di non essere più una notizia, così a Crotone come a Reggio Calabria.  Ieri sera, infatti, alcuni gruppi di profughi che sono stati accolti presso la palestra di Pellaro hanno provato ad abbandonare il centro e tentato una fuga disperata approfittando della vicinanza della stazione ferroviaria al palazzetto dello sport di Pellaro che era stato trasformato in un centro di accoglienza temporaneo. Si tratta dei migranti approdati domenica nel porto di Reggio Calabria in quello che è stato definito l'esodo dei bambini, per il quale è stata poi intercettata la nave madre.
Alcuni gruppi di immigrati, dopo il riconoscimento e la foto segnalazione, avevano già lasciato il palazzetto dello sport di Pellaro per essere destinati ai centri di espulsione.
Ieri pomeriggio, però, le forze dell’ordine si sono dovute attivare per rintracciare diversi nuclei familiari che hanno provato a lasciare Reggio Calabria per risalire lo stivale e ricongiungersi con i parenti disseminati in diversi Paesi del nord Europa. Dopo i primi controlli e le verifiche delle assenze dalla struttura di accoglienza provvisoria di Pellaro, è scattato il piano di ricerca da parte delle forze dell’ordine. Numerosi migranti, che stavano cercando di abbandonare Reggio Calabria a bordo di alcuni treni diretti a nord, sono stati rintracciati e fermati presso la stazione “Centrale” delle Ferrovie dello Stato dagli uomini dell’Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico della polizia di Stato. Donne, uomini e bambini con borsoni e giocattoli in bella vista sono stati fatti scendere dai convogli ferroviari e trasferiti nell’androne dello scalo. Qui sono stati raggruppati, rifocillati e tenuti sotto controllo dagli uomini delle forze dell’ordine.
Il traffico ferroviario ha subito qualche ritardo per i controlli effettuati a bordo dei treni in partenza da Reggio Calabria dagli uomini delle forze dell’ordine.Un episodio simile si era registrato ad agosto, quando gruppi di immigrati - dopo il loro sbarco a Reggio Calabria ed il trasferimento presso lo “Scatolone” - avevano provato a scappare dalla palestra e far perdere le tracce per le vie della città dello Stretto. Approfittando della debolezza della cintura di recinzione della struttura sportiva, diversi migranti avevano provato a rifugiarsi fra le case del viale Messina, altri erano riusciti ad arrivare sino in centro città. La maggior parte di loro, però, anche in quell’occasione venne rintracciata e fermata dagli agenti delle Volanti della Polizia di Stato.

giovedì 17 ottobre 2013 11:29



Fonte:



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Il sogno di libertà dei migranti sbarcati domenica sera sulle coste reggine finisce qui, su questa stessa città che li ha aiutati a scampare dal naufragio e aveva subito cominciato una gara di solidarietà perchè ricevessero tutti gli aiuti necessari. Quello che è successo non se lo aspettava nessuno perchè si diceva che sarebbero stati qui una ventina di giorni e poi sarebbero scappati all'estero in cerca dei parenti sparsi per il nord Europa. Invece ieri pomeriggio c'è stato il trasferimento di alcuni gruppi di migranti nei centri di espulsione, al quale è seguita la fuga in massa di tutti gli altri, in molti bloccati alla stazione centrale. Sicuramente saranno trasferiti anche loro nei centri di espulsione. Evidentemente sono senza documenti e quindi le forze dell'ordine hanno dovuto eseguire quanto previsto per legge. Il nodo è sempre lo stesso: finchè esisteranno leggi, come la Bossi-Fini, che (per l'ossessione verso una sicurezza che pone confini inviolabili verso ciò che è il 'nostro' o 'nostrum' - che dir si voglia - mare, stato, continente) trasformano le vittime di guerra e/o povertà in criminali colpevoli di vivere, questo è quel che accade. E in casi come questo salvarsi dalla guerra e dalla morte in mare non cambia la vita di persone che speravano in un futuro migliore.

Donatella Quattrone


Mare monstrum

Scritto da Giulio Marcon, il manifesto | 16 Ottobre 2013  


SBARCHI
L'iniziativa militare-umanitaria Mare Nostrum ha finalità ambigue e tutte da verificare. Lo spiegamento di navi da guerra e velivoli di vario genere nel Mediterraneo sembra avere un duplice e contraddittorio scopo: soccorrere - come dice Letta - i profughi e gli immigrati delle carrette del mare e - come dice Alfano - il controllo delle frontiere. Tanto è vero che il vicepremier ha dichiarato: non è detto che se interviene una nave italiana porti i migranti in un porto italiano.
Il messaggio è chiaro. Il soccorso italiano potrebbe essere finalizzato solamente a riportare a "casa loro" i migranti. E quali saranno le "regole di ingaggio" delle navi, delle fregate e dei pattugliatori nell'esercitare, come dice Alfano, un «effetto deterrente con la possibilità di intercettare i mercanti di morte»? Ancora non è dato di sapere. E la questione delle regole di ingaggio non è di poco conto, visto come andarono le cose nel marzo 1997 quando la corvetta Sibilia (impegnata in analoga opera di pattugliamento nel Canale di Otranto) speronò la Kater I Rades, provocando oltre 100 vittime tra i migranti albanesi. Cosa significa avere un «effetto deterrente» e «intercettare i mercanti di morte»? Il rischio di nuovi incidenti è all'ordine del giorno. Che poi il governo pensi di portare avanti questa iniziativa raccordandosi con le autorità dei paesi di provenienza delle navi ci mostra tutto il carattere velleitario dell'operazione: si pensi a cosa voglia dire raccordarsi con il governo libico colluso con i trafficanti di migranti.
La miscela di comportamenti militari e afflato umanitario (a loro copertura) produce sempre effetti nefasti e ambigui e l'esperienza del passato, tra guerre umanitarie e imperialismo democratico, ci dimostra tutta l'ipocrisia di politiche belliciste e in questo caso securitarie che camuffano da buoni sentimenti interventi ispirati a pure logiche di potenza, di chiusura e egoismo nazionale. Colpisce poi come l'impostazione di un'iniziativa come questa riproponga il solito approccio: la riduzione di un dramma sociale e umano a problema di sicurezza. Lo stesso meccanismo che porta alla criminalizzazione del disagio sociale e al sovraffollamento delle nostre carceri di immigrati e di tossicodipendenti per piccoli reati che dovrebbero essere depenalizzati o affrontati in altro modo.
Invece di questa esibizione militar-umanitaria, il governo avrebbe fatto meglio ad affrontare i nodi veri del dramma dei migranti del mediterraneo: creare un corridoio umanitario per le navi, cancellare il reato di clandestinità e quello di favoreggiamento per chi - come i pescherecci siciliani - si è trovato spesso nel dilemma se aiutare o meno le barche dei migranti in difficoltà. Ma quello che, al fondo, sarebbe necessario è un cambio di rotta nelle politiche sulle migrazioni: accanto all'abrogazione della Bossi Fini, una politica positiva fondata sull'accoglienza, l'integrazione, la cooperazione internazionale.
Questa iniziativa, se prevarrà l'impostazione umanitaria, potrebbe portare aiuto e sollievo a tanti migranti. Se invece sarà l'approccio securitario e militarista a avere la meglio, allora il Mediterraneo rischia di trasformarsi in un Mare Monstrum per chi lo deve attraversare, con il terrore di essere speronato dalla corvetta di turno o di essere riportato indietro, magari negli stessi paesi in cui si rischia di tornare nelle mani dei "signori della guerra" o dei dittatori di turno. È una prospettiva da evitare: bisogna riportare nei porti le navi da guerra e le corvette e mettere in campo politiche di accoglienza e di rispetto dei diritti umani.



Processo Triaca: sancita una verità sulla Tortura di Stato

Dal blog http://baruda.net di Valentina Perniciaro:

15 ottobre 2013

Il Tribunale Penale di Perugia ha revocato la sentenza che vedeva Enrico Triaca, tipografo delle Br torturato per giorni da alcuni fedeli servitori di Stato, condannato per calunnia per aver denunciato i suoi aguzzini.
È la seconda volta nella storia repubblicana che la verità giudiziaria delle torture di Stato viene dimostrata in un’aula di tribunale, come era già successo nel caso di Cesare Di Lenardo, torturato nel 1982 durante il sequestro Dozier e ancora detenuto dopo 30 anni senza aver mai avuto accesso a misure alternative.
Questo il dispositivo della sentenza di oggi, 15 ottobre 2013, che in molti aspettavamo. La trasmissione degli atti alla Procura di Roma relativa alla posizione di Nicola Ciocia, per anni conosciuto solo con il nomignolo De Tormentis, non avrà alcun seguito poiché i possibili reati a lui contestabili sono prescritti: questo non priva la sentenza di un’importanza storica.
"Revoca la sentenza di condanna limitatamente al reato di calunnia e assolve Triaca Enrico dal reato di calunnia perché il fatto non sussiste. Ordina la trasmissione degli atti alla Procura di Roma per quanto di competenza per la posizione di Nicola Ciocia. Ordina l’affissione della sentenza per estratto presso la Casa comunale di Roma. Ordina la pubblicazione della sentenza per estratto sul quotidiano Repubblica."


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Fonte:

martedì 15 ottobre 2013

Sorrisi di chi è scappato dalla guerra

Stamattina mia madre ha portato al centro accoglienza per i  migranti a Pellaro delle buste di biancheria intima e di asciugamani e teli che aveva preparato insieme a spazzolini da denti e bagnoschiuma.
Pomeriggio avevo da fare in centro e dopo ho deciso di comprare dei colori e qualche piccolo giocattolo per i bambini. In un negozio ho acquistato una scatola di colori a cera. Ho pensato che siano più pratici da usare rispetto a quelli a matita perchè così non c'è bisogno del temperamatite in caso mancasse. Poi in altri negozi ho scelto un libricino per bimbi sagomato con la forma di una pecorella e un orsetto di peluche. Mentre ero sul treno per tornare a Pellaro ho sistemato tutto in un sacchetto.
Arrivata al Palazzetto, un volontario della protezione civile mi chiede chi fossi: rispondo che ho portato colori e giocattoli per i bambini e gli porgo il sacchetto. Alcuni scout stavano giocando a pallavolo con dei ragazzi mentre qualcuno degli altri giovani migranti chiacchierava con un volontario. Due ragazze e un ragazzo stavano invece appoggiati alle transenne e guardavano la strada.
Mi sono avvicinata a quest'ultimi e ho detto loro: "Hello! How are you?". Tutti e tre sorridevano mentre il ragazzo mi guardava con espressione meravigliata: dapprima ha ripetuto la domanda che gli avevo appena fatto come se non capisse poi ha cominciato a dire qualcosa nella sua lingua. Una delle due ragazze mi ha fatto cenno di avvicinarmi a lei e mi ha detto qualcosa ridendo e  indicando il ragazzo. Questi ha riso e detto qualcos'altro indicando a sua volta le due ragazze. Poi insisteva nel parlarmi come se credesse o forse sperasse che qualcosa avrei capito. Aveva uno sguardo curioso e insieme divertito. Non sapevo cosa dirgli perchè non so una parola di arabo e così ho risposto: "I don't understand". Ho cominciato a salutare porgendo la mano ai tre ragazzi e dicendo loro "Bye bye". Il ragazzo, divertito, ha detto qualcos'altro nella sua lingua prima di rispondere a sua volta "Bye bye".
Per tutto il tempo i tre ragazzi non hanno smesso di sorridere. Ed io mentre tornavo a casa pensavo ai loro sorrisi, a quegli occhi luccicanti, alla voglia di ridere e scherzare, alla gioia di vivere di chi ha affrontato un difficile viaggio in mare per scappare dalla guerra civile nel suo paese.


Donatella Quattrone