Dopo Daniele Stefanini un altro fotoreporter
italiano è finito in cella ad Istanbul. Si tratta del 24enne Mattia
Cacciatori, arrestato sabato sera durante la repressione di una
manifestazione nel centro della metropoli turca.
Sabato pomeriggio e poi per molte ore durante la notte la polizia turca si è scatenata contro alcune migliaia di dimostranti tornati in piazza nel centro di Istanbul per riprendersi Gezi Park dopo l’annuncio da parte delle autorità della sua riapertura al pubblico. Mentre alcuni uomini in abiti civili scorazzavano nelle vie laterali alla Istiklal Caddesi machete alla mano, aggredendo alcuni dimostranti, gli agenti antisommossa si sono accaniti soprattutto contro giornalisti e fotoreporter ‘colpevoli’ di documentare la loro efferatezza. Alla fine della nottata di cariche e rastrellamenti gli arrestati sarebbero stati 59, decine di feriti, tra i quali ben 12 giornalisti. Alcuni dei quali sono finiti in manette. Tra questi il fotoreporter italiano Mattia Cacciatori, portato via dalla polizia mentre stava filmando le violenze degli agenti contro i manifestanti.
''Mi hanno arrestato, sono sul furgone insieme ad altre persone, arrestate anche loro, e mi stanno portando nella stazione centrale di Aksaray'' ha scritto lui stesso in un messaggio invitato ai familiari appena dopo il fermo.
Immediatamente è scattato l’allarme, e l’associazione Articolo 21 e i familiari del 24enne di San Giovanni Lupatoto (Verona) hanno allertato le autorità italiane, chiedendo e ottenendo il loro immediato interessamento. Il giovane fotoreporter, ex consigliere comunale poi dimessosi per dedicarsi a tempo pieno ai fotoreportage ‘di guerra’, ha contattato di nuovo ieri la famiglia, affermando di essere in buone condizioni ma di essere ancora in stato di detenzione e sotto interrogatorio.
Il 22 giugno Cacciatori era partito per Istanbul, per raccontare per immagini la protesta contro la distruzione del parco e contro il governo Erdogan. Cacciatori é il secondo fotografo italiano finito in cella a Istanbul durante la repressione del governo dell’Akp contro le manifestazioni popolari che ormai da un mese riempiono le piazze della Turchia: Daniele Stefanini, 28 anni, livornese, il 17 giugno era stato arrestato e malmenato dalla polizia, perdendo la macchina fotografica. Era era stato liberato il giorno dopo solo grazie all’intervento delle autorità italiane.
Secondo le autorità italiane anche Cacciatori sarebbe dovuto tornare presto in Italia, ieri si era detto probabilmente entro la giornata di oggi, "appena esaurite le procedure previste dalle autorità turche".
E la notizia della sua liberazione è arrivata nel tardo pomeriggio di oggi, diffusa prima dalla Giunta Regionale Veneta e poi confermata dalla Farnesina. Poche ore prima Cacciatori avveva ricevuto il permesso da parte delle autorità turche di chiamare la madre, Anita Zerman. ''Matteo - ha detto la donna - é stato informato che ero preoccupata e così ha potuto fare questa telefonata per tranquillizzarmi. E' ancora in stato di fermo, la data della liberazione non si conosce''. La signora Zarman ha riferito alle agenzie di stampa che ''Matteo mi ha detto che é stanco, stufo e sporco, ma sereno. Perché sa che le cose stanno andando bene''.
Per lui le cose, per fortuna, sono andate relativamente bene, anche se è stato due giorni in cella in un paese straniero solo perché documentava le violenze della polizia turca contro manifestanti inermi e colleghi giornalisti. Ma nelle carceri turche sono rinchiusi, nel completo disinteresse e silenzio del 'mondo libero', parecchie decine di giornalisti e mediattivisti turchi e kurdi. Per loro le cose, in genere, non vanno affatto bene.
Sabato pomeriggio e poi per molte ore durante la notte la polizia turca si è scatenata contro alcune migliaia di dimostranti tornati in piazza nel centro di Istanbul per riprendersi Gezi Park dopo l’annuncio da parte delle autorità della sua riapertura al pubblico. Mentre alcuni uomini in abiti civili scorazzavano nelle vie laterali alla Istiklal Caddesi machete alla mano, aggredendo alcuni dimostranti, gli agenti antisommossa si sono accaniti soprattutto contro giornalisti e fotoreporter ‘colpevoli’ di documentare la loro efferatezza. Alla fine della nottata di cariche e rastrellamenti gli arrestati sarebbero stati 59, decine di feriti, tra i quali ben 12 giornalisti. Alcuni dei quali sono finiti in manette. Tra questi il fotoreporter italiano Mattia Cacciatori, portato via dalla polizia mentre stava filmando le violenze degli agenti contro i manifestanti.
''Mi hanno arrestato, sono sul furgone insieme ad altre persone, arrestate anche loro, e mi stanno portando nella stazione centrale di Aksaray'' ha scritto lui stesso in un messaggio invitato ai familiari appena dopo il fermo.
Immediatamente è scattato l’allarme, e l’associazione Articolo 21 e i familiari del 24enne di San Giovanni Lupatoto (Verona) hanno allertato le autorità italiane, chiedendo e ottenendo il loro immediato interessamento. Il giovane fotoreporter, ex consigliere comunale poi dimessosi per dedicarsi a tempo pieno ai fotoreportage ‘di guerra’, ha contattato di nuovo ieri la famiglia, affermando di essere in buone condizioni ma di essere ancora in stato di detenzione e sotto interrogatorio.
Il 22 giugno Cacciatori era partito per Istanbul, per raccontare per immagini la protesta contro la distruzione del parco e contro il governo Erdogan. Cacciatori é il secondo fotografo italiano finito in cella a Istanbul durante la repressione del governo dell’Akp contro le manifestazioni popolari che ormai da un mese riempiono le piazze della Turchia: Daniele Stefanini, 28 anni, livornese, il 17 giugno era stato arrestato e malmenato dalla polizia, perdendo la macchina fotografica. Era era stato liberato il giorno dopo solo grazie all’intervento delle autorità italiane.
Secondo le autorità italiane anche Cacciatori sarebbe dovuto tornare presto in Italia, ieri si era detto probabilmente entro la giornata di oggi, "appena esaurite le procedure previste dalle autorità turche".
E la notizia della sua liberazione è arrivata nel tardo pomeriggio di oggi, diffusa prima dalla Giunta Regionale Veneta e poi confermata dalla Farnesina. Poche ore prima Cacciatori avveva ricevuto il permesso da parte delle autorità turche di chiamare la madre, Anita Zerman. ''Matteo - ha detto la donna - é stato informato che ero preoccupata e così ha potuto fare questa telefonata per tranquillizzarmi. E' ancora in stato di fermo, la data della liberazione non si conosce''. La signora Zarman ha riferito alle agenzie di stampa che ''Matteo mi ha detto che é stanco, stufo e sporco, ma sereno. Perché sa che le cose stanno andando bene''.
Per lui le cose, per fortuna, sono andate relativamente bene, anche se è stato due giorni in cella in un paese straniero solo perché documentava le violenze della polizia turca contro manifestanti inermi e colleghi giornalisti. Ma nelle carceri turche sono rinchiusi, nel completo disinteresse e silenzio del 'mondo libero', parecchie decine di giornalisti e mediattivisti turchi e kurdi. Per loro le cose, in genere, non vanno affatto bene.
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Ultima modifica Lunedì 08 Luglio 2013 18:56