Dal libro “In
Ordine Pubblico” di autori vari – 2003 – curato da Paola Staccioli -
Editore Associazione Walter Ross:
“Il clima di
quello scorcio di settembre del 1977 era a Roma molto teso. Le azioni fasciste
contro i militanti della sinistra si susseguono a ritmo serrato. Il 27 due
studenti sono feriti a colpi di arma da fuoco all’EUR e la sera del 29 Elena
Pacinelli, 19 anni, è colpita da tre proiettili in piazza Igea, luogo di
ritrovo dei giovani del movimento. Per venerdì 30 viene organizzato un
volantinaggio di protesta nel quartiere della Balduina. In viale medaglie d’oro
i compagni di Elena, dopo aver subito un’aggressione con sassi e bottiglie
partita dalla vicina sede del MSI, vedono un blindato della polizia avanzare
lentamente verso di loro, seguito da un gruppo di fascisti che lo utilizza come
scudo. Tra costoro c’è anche Andrea Insabato, autore nel 2000 di un attentato
contro “Il Manifesto”. Dopo aver fatto fuoco contro i giovani di sinistra i
missini arretrano, mentre gli agenti si scagliano su chi tenta di soccorrere
Walter Rossi, 20 anni, militante di Lotta Continua colpito alla nuca.
Proseguendo la corsa, il proiettile ferirà lievemente un benzinaio. Walter
arriverà privo di vita in ospedale. Cortei e manifestazioni percorrono l’Italia
nei giorni successivi, mentre sedi e ritrovi dei fascisti vengono devastati e
dati alle fiamme. Durante i funerali 100 mila persone salutano Walter con le
note dell’Internazionale.
Nessun
provvedimento sarà preso nei confronti dei poliziotti presenti: 10 nel furgone
blindato, 3 in una volante vicina e due o tre in borghese che si muovevano a
piedi, secondo quanto dichiarato dal dirigente, dott. Falvella. Il fermo dei
missini avverrà solo 1 ora e un quarto dopo gli spari. I 15 arrestati, tra i
quali Riccardo Bragaglia, risultato positivo al guanto di paraffina, saranno
ben presto scarcerati e prosciolti dall’accusa di omicidio volontario e tentato
omicidio, e in seguito da quella di rissa aggravata, contestata anche a quattro
compagni di Walter. Il missino Enrico Lenaz, arrestato il 4 ottobre, tornerà
libero dopo pochi giorni. Nel 1981 alcuni pentiti indicarono nei fratelli Fioravanti
e in Alibrandi i possibili assassini. Cristiano Fioravanti, arrestato per
appartenenza ai Nar, ammise di essere stato presente ai fatti armato di una
pistola, a suo dire difettosa, fornitagli da Massimo Sparti. Attribuì ad
Alessandro Alibrandi il colpo mortale e a Fernando Bardi la detenzione
dell’arma omicida. In seguito alla morte di Alibrandi in uno scontro a fuoco
con la polizia il procedimento penale fu archiviato. Fioravanti venne
condannato a nove mesi e 200 mila lire di multa solo per i reati concernenti le
armi.
La vicenda
giudiziaria si è definitivamente chiusa nel 2001 con l’incriminazione di tre
compagni di Walter per falsa testimonianza e il non luogo a procedere, per non
aver commesso il fatto, nei confronti di Cristiano Fioravanti, che ora vive
libero, sotto altro nome, protetto dallo stato.”
L’ASSOCIAZIONE
L’Associazione
si è costituita nel 1997, a vent'anni di distanza dall’assassinio di Walter.
Il suo obiettivo è quello di individuare i responsabili dell’omicidio, ma anche di raggiungere la verità sulle uccisioni di altri militanti della sinistra e sulle stragi e gli attentati che hanno insanguinato il nostro paese nell’ambito di quel processo di stabilizzazione violenta del potere che si è espresso attraverso la strategia della tensione.
Il suo obiettivo è quello di individuare i responsabili dell’omicidio, ma anche di raggiungere la verità sulle uccisioni di altri militanti della sinistra e sulle stragi e gli attentati che hanno insanguinato il nostro paese nell’ambito di quel processo di stabilizzazione violenta del potere che si è espresso attraverso la strategia della tensione.
Una verità
che deve essere innanzi tutto giudiziaria – per questo abbiamo chiesto e
ottenuto la riapertura dell’inchiesta, archiviata pure se un noto pentito
fascista aveva confessato di essere stato presente, armato, al momento
dell’omicidio – ma anche e soprattutto storica, per rendere giustizia alla
memoria di quegli anni, sconfiggere la criminalizzazione delle lotte, opporre
un rifiuto al revisionismo storico che intende relegare l'antifascismo e il
comunismo fra i fatti ormai superati, che ci vorrebbe uniformati e integrati in
una società basata sull’ingiustizia e l’oppressione.
Per questo
l’Associazione è attualmente impegnata nella proposta di un collegamento fra le
varie realtà che si occupano di giustizia, verità e antifascismo, con
l’obiettivo di costruire una rete di informazione e discutere la possibilità di
realizzare annualmente una Giornata della verità e della memoria.
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