LEAVE THE KIDS ALONE#2_WeAreAllGaza::: DALLE ORE
19.00
ANGELO
MAI ALTROVE OCCUPATO
Via delle Terme di Caracalla, 55a
Via delle Terme di Caracalla, 55a
Serata
a sostegno di Freedom Flotilla Italia per la realizzazione di un asilo per
bambini e bambine a Gaza e del progetto Gaza’s Ark.
Foto, video, street art,
graphic journalism, reading, musica, cena e…
Proiezione
del film “SHOOT” di Samantha Comizzoli e incontro con Hakima Hasan Motlaq (fondatrice
e direttrice della Fondazione Retai delle donne palestinesi di Asira) e
Odai Qaddomi (fotoreporter)
Presentazione
del progetto per l’asilo “Vittorio Arrigoni” a Khan Younis
A
seguire:
*Fotografi Senza Frontiere_Windows From Gaza [video-promo di presentazione
del progetto]
*Windows from Gaza for Contemporary Art_Shareef Sarhan_Majed Shala_Basel El
Maqousi [arte in resistenza]
*Simona Ghizzoni_Afterdark [foto_proiezione]
*William Parry_AGAINST THE WALL.The art of resistence in Palestina [street
art_proiezione]
*Joe Sacco_Palestina [graphic journalism_expo]
*Guy Delisle_Cronache di Gerusalemme [graphic journalism_expo]
*Maximilien Le Roy_Saltare il muro [graphic journalism_expo]
*Bluemotion [reading]
*Music For Gaza_LIVE con ospiti molto a sorpresa
*L’Osteria di Pina_We are all Gaza! [cena]
Link
consigliati:
////DOCUMENTARI////
SHOOT di Samantha Comizzoli
Questo
documentario nasce da immagini catturate con videocamera e telefonino durante i
tre mesi di attivismo per i diritti umani che l’autrice ha svolto in Palestina
con l’International Solidarity Movement.
E’ una testimonianza sulla resistenza palestinese non violenta e sui crimini
perpetrati da Israele.
Il documentario dura all’incirca novanta minuti ed è arricchito da alcuni
filmati del reporter palestinese Odai Qaddomi, fotografo e videoreporter nelle
manifestazioni di Kuffr Qaddum.
Due protagonisti della Resistenza palestinese saranno presenti per il tour del
documentario: Murad per Kuffr Qaddum e Hakima per Asira.Hakima Hasan Motlaq, 35
anni, sposata, fondatrice e direttrice della Fondazione Retai delle donne
palestinesi di Asira. Murad è coordinatore del Comitato di Resistenza Popolare
a Kuffr Qaddum, come lavoro è responsabile delle pubbliche relazioni e dei
media al Ministero dell’istruzione nel distretto di Qalqilya.
Il titolo “Shoot” (sparo) si riferisce a ciò che ha colpito l’autrice.
Hakima
Motlaq Hassan di Asira, Nablus. Co- protagonista del documentario SHOOT.
Hakima è la fondatrice e presidente del Retaj Women Center di Asira. Il centro
per Donne è nel centro di Asira, un bellissimo villaggio con molte rovine
storiche (romane ed ottomane). Questo luogo viene attaccato quotidianamente dai
coloni e dall’esercito israeliano, ma Asira Resiste. Un ulteriore invito ad
andarsene da parte di israele è arrivato anche quando hanno tolto l’acqua al
villaggio. Asira dal 1992 è senz’acqua. Ma gli abitanti, Hakima e le Donne
Resistono.
Al Retaj Centre si svolgono workshop, seminari, corsi e le Donne producono
artigianato palestinese che Hakima porterà per il tour in Italia. Sempre presso
il Retaj si svolgono corsi e workshop anche per i bambini.
Hakima è una Donna palestinese molto forte che con il suo operato Resiste
all’occupazione israeliana e nel contempo affronta i problemi sociali della
Palestina, è un eroe della Resistenza Palestinese, di grande onestà
itellettuale ed un esempio per tutte le Donne.
Odai
Qaddomi, fotoreporter di Kuffr Qaddum. Ha gentilmente fornito alcuni video per
il documentario SHOOT.
Odai è un fotoreporter che svolge il suo operato a titolo di volontariato
presso Kuffr Qaddum. Il villaggio di Kuffr Qaddum è sotto occupazione
israeliana da 10 anni, da quando israele ha chiuso la strada principale per
costruirci un insediamento illegale. Da quasi tre anni tutti i venerdì il
villaggio manifesta contro a tutto questo, ma la Resistenza di Kuffr Qaddum non
è solo il venerdì così come non lo è solo l’occupazione israeliana che si
manifesta ogni giorno. Kuffr Qaddum è al momento il luogo dove avvengono più
episodi di violenza israeliana in tutta la West Bank.
Odai Qaddomi ha un ruolo fondamentale: documenta con la videocamera cosa
accade. E’ grazie ai suoi video che si sono avute le prove per vincere processi
e dimostrare la violenza israeliana. I giornalisti palestinesi non vengono
riconosciuti da israele, pertanto ogni volta che si presentano rischiano
l’arresto e gli spari che avvengono sovente.
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FOTOGRAFI
SENZA FRONTIERE_WINDOWS FROM GAZA [video-promo di presentazione del progetto]
«Nelle situazioni più disperate, che sembrano le più estreme e senza via
d’uscita, sempre l’uomo più cosciente è che dietro l’angolo può esserci la
sconfitta, lo scacco, eppure ci prova lo stesso, con tenacia, con la fede
assoluta nell’uomo e nell’arte che l’uomo è capace di esprimere.» (Andrea
Camilleri).
Basel, Majed, Shareef e Samah sono quattro artisti. Sono pittori, fotografi,
performers e organizzatori di eventi e di corsi di formazione artistica che
vivono a Gaza, una striscia di terra assediata e tagliata fuori dal mondo:
tutt’in torno, lungo i confini territoriali e marittimi, c’è l’assedio
dell’esercito israeliano che, nel segno della lotta al terrorismo, costituisce
una costante minaccia militare per la popolazione civile e ne impedisce i
rifornimenti; all’interno, c’è il governo di Hamas, integralista, totalitario,
oltranzista e autoritario, che esercita un rigido controllo sulla vita pubblica
e sul pensiero; sulle teste e negli animi dei cittadini di Gaza, regna perenne
lo stato di guerra e la costante minaccia di distruzione e morte.
In questa difficile e complicata situazione, che date le contingenze assurge a
simbolo assoluto dell’oppressione e della mancanza di libertà, Basel e gli
altri membri del collettivo di artisti “Finestre da Gaza” cercano di portare
avanti la propria esistenza d’insegnanti d’arte e di artisti, dedicandosi ogni
giorno a farsi portatori di un messaggio e di una propria visione del mondo in
una dimensione in cui i problemi quotidiani legati alla vita in famiglia, alle
relazioni sociali e al proprio lavoro – soprattutto, al proprio lavoro di
artisti — si presentano come ostacoli insormontabili.
La quotidianità di questi uomini e di queste donne è costantemente condizionata
dalle privazioni e dal controllo: assenza della libertà di movimento,
incostanza delle forniture energetiche, difficile reperibilità di beni di prima
necessità e di materie prime per lavorare, complessità nel trovare spazi per
riunirsi e lavorare, mancanza di libertà di espressione.
Basel, Majhed, Shareef e Samah sono artisti, ma sono anche gazaui, abitanti di
una città che nell’immaginario di chi la osserva solo dall’esterno e attraverso
la lente dei mezzi di comunicazione di massa rappresenta il posto peggiore del
mondo, un vero inferno in Terra.
È nel cuore sofferente di questo inferno che, attraverso il loro affaccendarsi,
Basel, Majhed, Shareef e Samah con la loro attività ci aprono una finestra su
un universo vitale e prolifico fatto di artisti, sportivi, intellettuali e
cittadini appassionati alla cultura e dediti al libero pensiero. Per le strade
di Gaza si aggira un vero e proprio cosmo umano fatto di dedizione e impegno
creativo, passione e disciplina lavorativa, ricerca e libertà di espressione.
Si tratta di donne e uomini pittori, grafici, fotografi, videomakers,
media-attivisti, musicisti, cantanti, rappers, teatranti, parkouristi, pugili,
giocatori di basket, skaters, filosofi, scrittori, promotori di eventi, poeti.
Si tratta di un’ignota parte della società civile di Gaza che, nonostante la
guerra e la repressione, ha scelto di sopravvivere nella disperazione e di
reagire alla tragedia con le armi pacifiche della propria forza espressiva e
del proprio talento.
Per Basel, Majhed, Shareef e Samah l’arte è innanzitutto uno strumento per
esprimersi e comunicare: per porsi, da un lato, in costante relazione con il
prolifico mondo culturale che anima la striscia di Gaza e alimentarlo con le
proprie idee e le proprie opere; dall’altro, per entrare in rapporto col mondo
esterno attraverso le pagine internet dei social networks parlando con una voce
propria e mostrando una propria visione del mondo. Per Basel, Majhed, Shareef e
Samah l’arte è uno strumento per rompere i pregiudizi e recuperare la propria
dignità di esseri umani, uno strumento per salvare il proprio equilibrio
psicologico e per raccontare la vita di Gaza oltre gli stereotipi.
Laddove ciò che è umano sembra non avere più cittadinanza ed è represso e
annichilito, con Basel, Majhed, Shareef e Samah l’arte diventa un formidabile
strumento di sopravvivenza e allo stesso tempo di reazione, che permette,
nonostante tutto, di recuperare e dare vita concretamente a ciò che è umano,
«con la fede assoluta nell’uomo e nell’arte che l’uomo è capace di esprimere».
////ARTE IN RESISTENZA////
WINDOWS FROM GAZA
The space around us is limited, the ideas in us are unlimited. We came together
to think about how we could break out from here and reach the outside; and how
we could open small windows and breathe fresh air. In this restricted/cramped
space -Gaza – we express ourselves in a cultural-bound artistic language, when
we talk to others. A language, that is part of us. Gaza is rich in details,
that we try to illustrate using new, descriptive colours. A group of young
artists, bound to a specific, geographic area, in which ideas converge. Deeply
believing in collective co-operation, they try to develop together the creative
aspects in the art movement. They are looking at the most recent contemporary
art, that serves them to fully express their artistic abilities and put them
into form. The ideas and reflections of the group come to a synthesis, that is
brought to public attention by regularly holding meetings, exhibitions and
workshops, in which both local and international artists participate. Each of
them has taken part in numerous international events in support of their
culture, their art concept, and their effort to interplay.
Shareef Sarhan
Born in Gaza in 1976, Sharif Sarhan works as an artist, professional
photographer and free-lance designer. He is a founding member of the Windows
from Gaza for Contemporary Art group and an active member of the Association of
Palestinian Artists . Sarhan has a diploma in arts from the University of ICS
in the United States. He had participated in several art training courses and workshops.
He was involved in the activities of the September Dara Academy of Jordanian
Arts from 2000 to 2003 under the supervision of the German from a Syrian origin
artist; Marwan Kassab Bashi. Sarhan had introduced his works in many individual
and group exhibitions in Gaza in the Arts and Crafts village, the Port Gallery,
and exhibited some of his works in Ramallah, Bethlehem, Jerusalem, Amman,
Britain, the United States, Sharjah and Cairo.
Majed Shala
Born in 1960 in Gaza, Shala graduated with a Master of Arts from Scranton
University, USA in 2001. Shala’s work has been shown in a number of solo
exhibitions, including Suwar min Gaza, in Beirut, Lebanon (2004) and Gaza Hanin
il Makan, at the Arts and Crafts village in Gaza (2003). Between 2000 and 2001,
he attended Jordan’s Daaret Al Funun academy. His international exhibitions
have included in the Middle East ,USA, South Africa, Hungary, Brazil, Amman
Jordan, and Qatar. Most recently he has participated in exhibitions in Italy
and Norway and also with the United Nations.
Basel El Maqousi
Born in Gaza City in 1971, Plastic artist and free lance photographer Basel is
a painter, photographer and video artist. He attended in 2000, 2001 and 2003
the summer Academy of Arts of Darat al Funun-Khalid Shoman Foundation in
Jordan, run by Syrian-German artist Marwan Qassab-Bashi; and completed an arts
course at the Gaza City YMCA in 1995. In 2003 he was awarded the Charles Asprey
Award for Palestinian artists, was short listed for the A.M. Qattan
Foundation’s Artist of the Year Award, and spent one month art residency in
Bangalore – India. Magoussi participated in a number of local and international
solo and group exhibitions, and teaches art at the Jabalya Rehabilitation
Center for deaf and dome children. General observer for the games program of
the UNRWA summer camps 2007. Winner of the bronze price for the best photo from
the Union of Arab photographers – Europ, Germany 2008 After and before the war
against Gaza, Basel did participate in several Arab and International
exhibitions. He also won the Oscar of bianli Nile culture TV in Cairo on 2009
Because of the closure imposed over the Gaza Strip, Basel could not participate
in 7 international art workshops in EUROE and some Arab countries during the
years 2008 – 2009. Maqousi is a founder of (Windows from Gaza For Contemporary
Art)
////FOTOGRAFIA////
SIMONA GHIZZONI_AFTERDARK [proiezione]
I reached the Occupied Palestinian Territories for the first time in 2010, on
assignement to document the condition of Palestinian women in the Gaza Strip.
At that time, I had the access to the Gaza Strip denied by the Israeli
Government.
So, I decided to spend a couple of months in Jerusalem and the West Bank in
order to research and study the Israeli-Palestinian conflict.
That was the beginning of my long-term project about the consequences of war on
women’s life, Afterdark.
A few months later I got the permission to enter the Gaza Strip, where I stayed
as a whole around three months., documenting the aftermath of Cast Lead
Operation (ended in 2009), especially focusing on the everyday life of women in
the extremely complex context of the Strip.
Women in Gaza suffer of a double pressure: the isolation from the outside world
imposed by the Israeli blockade, with all the economical, physical and
psychological consequences, and, on the other hand, the worsening of women’s
human rights condition under Hamas government, which is pushing the society
towards an effective gender separation.
The latest trip was in December and January 2012-13 right after the Operation
Pillar of Defense on the Gaza Strip (14 to 21 November 2012). During the course
of the operation, the IDF struck more than 1.500 sites in the Gaza Strip,
including rocket launchpads and cache sites, Hamas command posts, the Hamas run
interior ministry and other government buildings, as well as dozens of houses
and apartment blocks. More than 180 Palestinians died in the operation, a half
of them being civilians. An additional 1.200-1.300 Palestinians were heavily
injured.
Civilians paid the highest toll during this 8 days operation, mainly women and
children who didn’t recover yet from the traumas of Cast Lead Operation .
Through the stories of the women I met, I’m trying to understand what really
happens when a military operation is declared “a success”: how the return to a
normal everyday life can be possible, and which sort of “normality” can
actually be restored, during a long-term conflict, such as the
Israeli-Palestinian one.
////STREET
ART////
WILLIAM PARRY_AGAINST THE WALL. The art of resistence in Palestina
[proiezione]
This stunning book of photographs captures the graffiti and art that have
transformed Israel’s wall into a living canvas of resistance and solidarity.
Featuring the work of artists Banksy, Ron English, Blu, and others, as well as
Palestinian artists and activists, these photographs express outrage,
compassion, and touching humor. They illustrate the wall’s toll on lives and
livelihoods, showing the hardship it has brought to tens of thousands of
people, preventing their access to work, education, and vital medical care.
Mixed with the images are portraits and vignettes, offering a heartfelt and
inspiring account of a people determined to uphold their dignity in the face of
profound injustice.
Artists Arofish | Banksy | Blu | ericailcane | Sam3 | Filippo Minelli |
How&Nosm | Irish | Peter Kennard | Ron English | Vin Seven | Wisam Salsaa |
and others
/////GRAPHIC
JOURNALISM/////
CRONACHE DA
GERUSALEMME [expo]
Agosto 2008: un volo notturno porta Guy Delisle a Gerusalemme, dove il
fumettista e la sua famiglia trascorreranno un anno della propria vita per dare
modo a Nadège, la compagna di Guy, di partecipare a una missione di Medici
Senza Frontiere. Vivranno a Beit Hanina, un quartiere nella zona est della
città che sin dalla prima passeggiata si mostrerà, in tutta la sua desolazione,
decisamente diverso dalla Gerusalemme propagandata dalle guide turistiche; e si
destreggeranno più o meno goffamente in una quotidianità fatta di checkpoint e
frontiere – teatro di perquisizioni e infiniti quanto surreali interrogatori –,
delle mille sfumature di laicità e ultraortodossia, di tensioni feroci e
contrasti millenari, e della disperata speranza, della rabbia e della
frustrazione del popolo palestinese, in lotta ogni giorno contro l’occupazione,
devastato dall’atrocità di un attacco (la tristemente nota Operazione Piombo
Fuso) di cui l’autore si trova a essere basito spettatore. Una quotidianità
condizionata dunque da grandi questioni, eppure fatta, come ogni altra, di
piccoli momenti, narrati con stile impeccabile e travolgente potenza espressiva
dall’autore di Pyongyang, Cronache birmane e Shenzen.
GUY DELISLE
(Quebec City, 1966), è un fumettista canadese e un professionista
dell’animazione. Ha seguito per diverso tempo la lavorazione di prodotti
animati in Francia, Germania, Canada e in Asia: la sua esperienza in Cina e in
Corea del Nord è ampiamente documentata in Pyongyang e Shenzen. Per seguire
invece sua moglie, amministratrice presso Medici Senza Frontiere, Delisle ha
vissuto a Myanmar, descritta in Cronache Birmane, e ha vissuto un anno a
Gerusalemme, esperienza da cui nasce questo libro. È comunemente ritenuto,
insieme con Joe Sacco, tra i migliori rappresentanti del graphic journalism.
Vive nel sud della Francia con sua moglie e i suoi figli.
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PALESTINA [expo]
Tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992 Joe Sacco ha trascorso due mesi in
Israele e nei Territori Occupati, viaggiando e prendendo appunti. Ha vissuto
nei campi palestinesi, condividendone la vita (o meglio, la loro sopravvivenza)
in mezzo al fango, in baracche di lamiera arrugginita, tra coprifuoco e retate
dell’esercito israeliano. Risultato del suo meticoloso lavoro d’inchiesta è
questo volume che, combinando la tecnica del reportage di prima mano con quella
della narrazione a fumetti, riesce a dare espressione a una realtà tanto
complessa e coinvolgente come quella del Medio Oriente.
Ogni pagina racconta in modo approfondito chiaro i molti aspetti dell’
occupazione: le uccisioni, i ferimenti, le torture le detenzioni
amministrative, le confische delle terre, la distruzione delle case. Senza la
pretesa di dare giudizi, Palestina offre così al lettore una testimonianza
ricca, articolata e diretta delle condizioni del popolo palestinese.
JOE SACCO
(1960) è un fumettista e giornalista maltese, che vive e lavora negli Stati
Uniti.
Dopo un primo periodo da fumettista satirico e da narratore di viaggi, Sacco
trova la sua vera dimensione con Palestine (Palestina), una raccolta di
racconti a fumetti più o meno brevi che fotografano i viaggi, gli incontri e le
storie ascoltati dall’autore durante il suo soggiorno nei territori palestinesi
e in Israele. Il volume gli è valso l’American Book Award nel 1996.
Negli anni successivi Sacco produce diverse altre opere di graphic journalism
tra cui Safe Area Goražde (Goražde Area Protetta) con cui vince un Eisner Award
e The Fixer (Neven, una storia da Sarajevo), entrambe sul conflitto serbo
bosniaco. Nel 2009 pubblica Footnotes in Gaza (Gaza 1956).
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SALTARE IL
MURO [expo]
Saltare il Muro racconta la vita di Mahmoud, un giovane palestinese che vive la
situazione di ogni prigioniero, quella di non poter uscire fuori dalle mura che
lo tengono rinchiuso all’interno della Palestina occupata. L’unico luogo in cui
si sente veramente libero è la sua mente e attraverso questo artificio
ripercorre la sua storia: quella di rifugiato palestinese, recluso dietro un
muro di cemento e filo spinato, all’ombra delle torrette di vigilanza
dell’occupazione.
I prigionieri, talvolta, ricevono delle visite. Mahmoud è sensibile al fascino
delle belle straniere, ma decide di aprire la sua porta anche a Maximilien, un
ragazzo venuto dalla Francia che disegna, sa vedere e ascoltare. Saltare il
Muro è il risultato dell’incontro di questi due giovani ventiduenni, che
insieme disegnano le immagini di una libertà per ora inaccessibile.
Maximilien e Mahmoud, distruggono simbolicamente non solo il muro in Palestina,
ma tutti i muri che imprigionano gli uomini e li separano gli uni dagli altri.
Uno dei migliori reportage a fumetti usciti nel 2010 in Francia
MAXIMILIEN
LE ROY (1985) giovane disegnatore francese, si dedica interamente al fumetto e ai
viaggi. Intrecciando le due passioni, viaggia attraverso Rwanda, India,
Palestina, Europa e Vietnam utilizzando i viaggi come approfondimento e
ispirazione per i suoi lavori.
Durante la guerra di Gaza coordina l’opera collettiva Gaza, un pavé dans la mer.
Nel 2008 è in Palestina dove conosce Mahmoud Abu Srournel abitante del campo
profughi di Aida. Da questo incontro nasce, nel 2010, Faire le Mur (Saltare il
muro), un racconto, una testimonianza della vita quotidiana di un ragazzo che
vive in un territorio occupato; con la partecipazione grafica di Maya Mihindou.
Lo stesso anno realizza, con l’illustratore e scrittore Soulman, Les chemins de
traverse l’incontro di due storie vere, quella di un israeliano e quella di un
palestinese.
Fonte:
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