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Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.
Donatella Quattrone
venerdì 14 febbraio 2014
ARRESTATI DIVERSI COMPAGNI A ROMA PER LA PARTECIPAZIONE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 31 OTTOBRE PER IL DIRITTO ALL'ABITARE. ARRESTI ANCHE A NAPOLI PER I PRECARI BROS.
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LA CORTE COSTITUZIONALE DICHIARA ILLEGALE LA FINI-GIOVANARDI
- di DINAMOpress
- Ultima modifica il Giovedì, 13 Febbraio 2014 11:27
La Corte Costituzionale dichiara la Fini-Giovanardi sulle droghe del 2006 incostituzionale. Ora svuotiamo le carceri e apriamo una battaglia per una nuova legge antiproibizionista.
La Corte Costituzionale si è finalmente espressa: la legge
Fini-Giovanardi è incostituzionale. La dichiarazione di illegittimità
della legge si fonda sul fatto che la legge Fini-Giovanardi venne
infatti inserita, nel 2006, nella legge di conversione del decreto sulle
Olimpiadi di Torino, assieme a numerosi altri emendamenti, per
garantirne una rapida approvazione. A sollevare la questione di
costituzionalità era stata, com’è noto, la Corte di Cassazione.
Cosa cambia però in concreto per i consumatori? In primo luogo la
sentenza della Corte Costituzionale abolendo la Fini-Giovanardi riporta
in vigore la precedente legge Jervolino-Vassalli, ristabilendo la
differenza tra droghe “leggere” e “pesanti” Ciò comporta una riduzione
delle pene per il possesso di hashish e marijuana: nella Fini-Giovanardi
la pena prevista andava dai 6 ai 20 anni per il possesso di qualunque
sostanza, con la Iervolino-Vassalli la pena per il possesso di droghe
leggere va dai 2 a 6 anni. In secondo luogo cambia il regime dell’“uso
personale” – depenalizzato dal referendum del ’93 – che non è più
esclusivo ma può essere, in linea teorica, anche di gruppo.
Elia De Caro, avvocato e membro dell’associazione Antigone, in una bella intervista
di ieri fa però notare come la sentenza della Corte porti con sé novità
positive ma anche numerosi problemi, che riguardano, ad esempio,
l’inasprimento delle pene per il possesso di droghe pesanti e la
possibilità di venire condannati due volte per il possesso di due
sostanze diverse – una “leggera” ed una “pesante”.
Altro elemento da prendere in forte considerazione sarà la revisione
delle pene per i reati legati all’ormai defunta Fini - Giovanardi.
L’ammontare delle pene sarà dunque rivalutato a partire dalla normativa
vigente. Se questo da un lato ci solleva, dall’altro ci porta a pensare a
tutte quelle persone che, in questi otto anni, hanno pagato con un
prezzo troppo alto, mesi o addirittura anni di carcere, a causa di una
legge ora definita incostituzionale. Loro non potranno chiedere indietro
il tempo trascorso in qualche disumano penitenziario del paese ed è
anche per loro che, attraverso la campagna “legge illegale”, abbiamo
voluto riportare al centro del dibattito pubblico le tematiche
antiproibizioniste.
Il grande risultato che oggi ci troviamo di fronte, al quale le
mobilitazioni di questi mesi ed anni hanno senza dubbio contribuito,
porta quindi con sé anche forti ambivalenze. Da questo punto di vista la
palla passa di nuovo ai movimenti e alle lotte antiproibizioniste, alla
loro capacità di attivare, a partire da questa sentenza, un processo in
grado di aprire nuovi spazi di libertà. Sappiamo che la sfida che ci si
pone davanti è ambiziosa ma crediamo che, nel corso del cammino che ci
ha portato fin qui, siamo stati in grado di costruire strumenti
collettivi capaci di sostituire la parola “repressione” con tanti altri
vocaboli: uso terapeutico, prevenzione, riduzione del danno, lotta alle
narcomafie, amnistia e indulto ma, sopra a tutte, LIBERTA’.
Una sola importante nota a margine che è bene rilevare: per questo
risultato non dobbiamo certo ringraziare le forze politiche del
sedicente centro-sinistra che hanno provato, in tanti e diversi modi, ad
occultare questa data. I movimenti antiproibizionisti hanno lunga
memoria (a dimostrazione che il consumo di cannabis non determina il
deterioramento delle funzioni cognitive) e sanno che, tra quelle
poltrone, non si sono seduti personaggi “amici” in questi anni. Per
questo motivo, da oggi, ognuno si assuma le proprie responsabilità,
senza finti autocompiacimenti.
La nostra responsabilità ora è quella di rimetterci in moto per
ripensare e riscrivere in maniera complessiva, e dal basso, le politiche
sull’uso e sulla detenzione delle sostanze psicotrope.
CHI SEMINA ANTIPROIBIZIONISMO RACCOGLIE BUONI FRUTTI
Oggi raccogliamo con gioia questo risultato e portiamo avanti la
grande festa iniziata sabato 8 Febbraio per le strade di Roma.
Ricarichiamo energie, pronti a seminare nuovi frutti di libertà.
Fonte:
domenica 9 febbraio 2014
GLI ATTIVISTI NO MUOS, CONTINUAMENTE DENUNCIATI, PREPARANO DUE MANIFESTAZIONI: IL 22 FEBBRAIO CON IL COMITATO NO MUOS DI CATANIA, IL 1 MARZO MANIFESTAZIONE NAZIONALE ALLA SUGHERETA
Di Leandro Perrotta | 8 febbraio 2014
Ingresso non autorizzato in una struttura militare,
interruzione di pubblico servizio, resistenza e violenza a pubblico
ufficiale. Sono i reati contestati in questi mesi agli attivisti
contrari alla costruzione dell’impianto di antenne satellitari
dell’esercito Usa a Niscemi. Ieri, a Catania, hanno parlato dei propri
problemi legali alla presenza di alcuni avvocati. E pianificato una
prima manifestazione per giorno 22 febbraio, «per denunciare il
paradosso di una attività repressiva, mentre sono state
commesse violazioni nel cantiere».
Dall’ingresso non autorizzato in una struttura militare, reato punibile con sanzione amministrativa, passando per l’interruzione di pubblico servizio, fino ad accuse ben più gravi, quali resistenza e violenza a pubblico ufficiale. «Reati per i quali molti di voi sono indagati, ma è difficile al momento fare ipotesi sull’iter», chiarisce l’avvocato Goffredo D’Antona ai militanti No Muos, ieri
sera a Catania per fare il punto su una situazione giudiziaria dagli
esiti ancora incerti. E non solo per quanto riguarda gli attivisti, ma
anche per l’oggetto delle loro manifestazioni: l’impianto di antenne
satellitari della marina militare Usa da poco concluso a Niscemi.
D’Antona fa parte del pool di legali che assiste i manifestanti,
provenienti da tutta la Sicilia, raggiunti in questi giorni da decine di
notifiche dalle procure di Caltanissetta e Gela per i reati che avrebbero commesso nel corso delle varie manifestazioni dell’ultimo anno contro la base Usa niscemse. «C’è un paradosso tra questa attività, repressiva, e le violazioni commesse nel cantiere», afferma l’avvocato Paola Ottaviano. «Un impianto costruito in area protetta, con illegittimità nell’iter autorizzatorio, mancanza del certificato antimafia per alcune ditte che vi lavorano. E anche profili di incostituzionalità», afferma il legale, che sta portando avanti un ricorso al tribunale amministrativo regionale, «sull’abusività della costruzione, il cui esito è atteso per il 27 marzo e che, se accolto, potrebbe cambiare realmente il quadro della situazione», afferma.
Nell’attesa, i militanti sono concentrati nell’organizzazione di due manifestazioni: la più grande sarà giorno 1 marzo e si svolgerà in contrada Ulmo, arrivando alla base militare che si trova dentro l’area protetta della Sughereta. «Giorno 22 febbraio ci sarà invece una mobilitazione a Caltanissetta, che arriverà fino in prefettura», ricorda Alfonso Di Stefano,
del comitato No Muos di Catania. Sarà «un momento di denuncia della
situazione, a Caltanissetta, dove non si agisce sui rilievi anche penali
della costruzione», continua Ottaviano.
«La manifestazione sarà in contemporanea a quella nazionale contro la costruzione della Tav, andremo a informare la cittadinanza su quanto accade», afferma Elvira Cusa,
uno dei membri più attivi del comitato No Muos di Niscemi. E’ venuta a
Catania anche lei per esporre ai legali il suo caso, con varie denunce
accumulate e una perquisizione e il sequestro di una macchina fotografia
e del computer, nei giorni scorsi, in casa. «Anche un altro compagno ha
subito una perquisizione», ricorda ai presenti. «Nuove denunce
continuano a arrivare agli attivisti, soprattutto per l’ingresso in massa nella base del 9 agosto. Al momento siamo sette i legali a fare supporto ai denunciati, divisi tra Niscemi, Catania e Messina», conclude Ottaviano.
[Foto di Fabio D'Alessandro]
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Attilio Manca: se questo è un suicidio
di Lorenzo Baldo - 6 febbraio 2014
Un pugno nello stomaco. Eccole le prime immagini del cadavere di Attilio Manca pubblicate sul sito della trasmissione “Chi l’ha visto?”. La domanda è immediata: e questo sarebbe un suicidio?
Le fotografie restituiscono una prospettiva totalmente diversa. Che per altro era saltata subito agli occhi dei familiari e dello stesso avvocato Fabio Repici, recentemente affiancato da Antonio Ingroia. Così come è riportato nel sito dedicato al giovane urologo barcellonese Attilio Manca veniva ritrovato cadavere verso le ore 11 del 12 febbraio 2004. Il suo corpo si trovava riverso trasversalmente sul piumone del letto (che era intatto ed in ordine, come se non fosse andato a dormire), seminudo. Come si vede dalla prima immagine dal naso e dalla bocca era fuoriuscita un’ingente quantità di sangue (che aveva finito per provocare una pozzanghera sul pavimento). Si può notare altresì che il volto di Attilio presentava una vistosa deviazione del setto nasale, mentre sui suoi arti erano visibili macchie ematiche.
L’appartamento
era in perfetto ordine, nella stanza da letto si trovava ripiegato su
una sedia il suo pantalone, mentre incomprensibilmente non furono
rinvenuti i boxer né la camicia; altrettanto inspiegabilmente sullo
scrittoio erano poggiati suoi attrezzi chirurgici (ago con filo
inserito; pinze, forbici), che egli mai aveva tenuto a casa; sul
pavimento, all’ingresso del bagno, si trovava una siringa da insulina,
evidentemente usata, cui era stato riposizionato il tappo salva-ago.
Dalle prime indagini era risultato che in cucina non v’era traccia di
cibo, consumato o residuato; sempre in cucina, nella pattumiera si
trovavano, tra l’altro, un’altra siringa da insulina, indubbiamente
usata, cui erano stati riapposti il tappo salva-ago ed anche quello
proteggi-stantuffo, e due flaconi del sedativo “Tranquirit”, uno dei
quali era completamente vuoto mentre l’altro solo a metà. Il medico del
118, alle ore 11,45 del 12 febbraio (dopo aver effettuato l’accertamento
del decesso), attestava che Attilio Manca era morto circa dodici ore
prima, quindi a cavallo della mezzanotte fra l’11 ed il 12 febbraio.
Dalle prime ricostruzioni veniva accertato che, a partire dalle ore 20
circa del 10 febbraio, Attilio non aveva più avuto contatti, telefonici o
di presenza, con amici e colleghi. Inspiegabilmente la sera del 10
febbraio aveva infatti deciso di non partecipare, contrariamente al
solito, ad una cena fra colleghi. Nei giorni precedenti aveva chiesto e
ottenuto un appuntamento per la sera dell’11 febbraio a Roma con il
prof. Ronzoni, primario di urologia al policlinico Gemelli, reparto nel
quale Attilio si era specializzato e aveva lavorato per anni.
Stranamente - e senza alcuna comunicazione preventiva - il giovane
urologo non si era però presentato a quell’appuntamento. Un vicino di
casa, sentito lo stesso 12 febbraio, aveva dichiarato agli investigatori
che la sera prima, verso le 22,15, aveva sentito il rumore della porta
di casa di Attilio che veniva chiusa. Un dato preciso che attestava che
in quel momento il dott. Manca tornava a casa o, viceversa, che
qualcuno, a tutt’oggi non individuato, usciva da casa sua, in un’ora
molto vicina alla morte di Attilio. Tutte queste “anomalie” avrebbero
dovuto portare immediatamente ad indagini approfondite. Che invece non
sono state fatte. Ecco allora che a distanza di 10 anni si riparte da
zero. Chi è stato l’ultimo a incontrare il giovane urologo nel suo
appartamento? Il setto nasale deviato è evidentemente frutto di una
colluttazione, ad opera di chi? E inoltre: chi avrebbe avuto interesse a
mettere a tacere per sempre Attilio Manca e per quali ragioni? Una mera
questione di droga? O un “favore” richiesto da Cosa Nostra? Queste ed
altre ancora sono le domande che pretendono risposte esaustive e
soprattutto definitive. Il processo che inizierà il prossimo 12 giugno
segna la prima tappa di un viaggio tortuoso. Che in molti hanno cercato
di impedire. Ma la verità, prima o poi, è destinata ad emergere in
superficie. Anche per Attilio Manca. Nel frattempo resta il dolore di
due anziani genitori e di un fratello che, dopo aver visto per la prima
volta queste foto terribili del proprio congiunto, chiedono
espressamente che siano proprio queste stesse immagini a riaccendere
l’attenzione su quello che non è - e non sarà mai - un suicidio.
FOTOGALLERY (visione sconsigliata ad un pubblico sensibile)
FOTOGALLERY (visione sconsigliata ad un pubblico sensibile)
Fonte:
http://www.antimafiaduemila.com/2014020647692/primo-piano/attilio-manca-se-questo-e-un-suicidio.html
sabato 8 febbraio 2014
GIORNATA DEL RICORDO PER LE FOIBE: REVISIONISMO DELLO STATO E DEI PARTITI
Dal blog http://contromaelstrom.com/ di Salvatore Ricciardi:
Posted on febbraio 8, 2014 di contromaelstrom
Con la Legge 30 marzo 2004 n.92 il Parlamento ha dichiarato il 10 febbraio “Giornata del Ricordo”.
In realtà un tentativo di squallido revisionismo sulla storia
dell’occupazione dell’esercito italiano della Jugoslavia e delle
attività militari nei territori dei confini orientali; una riscrittura
falsificata utile agli inciuci nazionalisti unitari della politica
dell’oggi .
Col
passare degli anni la storiografia “progressista”, invece di fare
chiarezza sulle menzogne di marca fascista e neoirredentista, si è
invece appiattita su di esse, e troviamo oggidì sindaci “progressisti”,
storici “democratici” ed esponenti del centrosinistra sostenere le
stesse tesi che fino a dieci – quindici anni fa erano patrimonio
esclusivo degli ambienti della destra più retriva, con l’unica
differenza che dalla “causa etnica” (“infoibati sol perché italiani”) si
è passati a quella “politica” (“infoibati perché contrari al comunismo
titoista”). Tutto ciò ovviamente è strumentale alla demonizzazione del
comunismo.
«La storia viene usata per l’oggi, per le esigenze politiche attuali. Si tratta di una campagna di intossicazione delle coscienze con ri-scritture, reinterpretazioni e falsità belle e buone, funzionali, da una parte, alla mobilitazione nazionalista, alla diffusione di stereotipi sciovinisti e razzisti, assunti ormai anche da buona parte del ceto politico di sinistra;dall’altra, alla criminalizzazione di chi oggi non si piega alle compatibilità del sistema capitalista. Tale campagna si concretizza anche nella legittimazione dei fascisti odierni, che diventano portatori di una ideologia come le altre. Una ideologia dell’ordine, della sicurezza, autoritaria, fatta propria da buona parte del ceto politico autodefinitosi democratico. In questi anni molti si sono resi conto del significato della giornata del Ricordo e molte sono state le iniziative per combattere questa campagna di intossicazione. È, però, necessario combattere con maggior efficacia, unendo le forze e le conoscenze». [Dalla quarta di copertina del libro: Foibe, revisionismo di stato e amnesie della repubblica. Ed Kappa Vu 2008]
«Per
troppi decenni, sulle foibe, si sono scritte le menzogne più infami,
dimenticando che nei Balcani il lavoro sporco lo hanno compiuto
interamente gli italiani, seguendo precise direttive dei più bei nomi
del gotha dell’esercito di Mussolini». [ Angelo Del Boca pag 21 Foibe, revisionismo di stato e amnesie della repubblica. Ed Kappa Vu 2008]
«Durante l’occupazione dall’11 aprile 1941 all’8 settembre 1943 gli invasori italiani, nella sola provincia di Lubiana
hanno fucilato 1.000 ostaggio, ammazzato proditoriamente oltre 8.000
persone, fra le quali alcune erano state prosciolte dal famigerato
tribunale militare di guerra di Lubiana; incendiarono
3.000 case, deportarono nei vari campi di concentramento in Italia oltre
35.000 persone, uomini, donne e bambini, e devastarono completamente
800. Attraverso la questura di Lubiana passarono decine
di migliaia di sloveni. Là furono sottoposti alle più orrendi torture,
donne vennero violentate e maltrattate a morte. Il tribunale militare di
Lubiana pronunciò molte condanne all’ergastolo e alla reclusione, cosicché nel solo campo di Arbe perirono di fame più di 4.500 persone. [Di Sante, Italiani senza onore, citato in Angelo del Boca, Italiani brava gente?]
Intervista con lo storico Sandi Volk sul Revisionismo di stato, sulle falsificazione delle Foibe e sulla giornata del ricordo.
[Storico si occupa di storia contemporanea del confine orientale
italiano con particolare riguardo alla questione dei profughi istriani e
dalmati. Ha pubblicato numerosi saggi tra cui: Esuli a Trieste. Bonifica nazionale e rafforzamento dell'italianità sul confine orientale- Ed. Kappa Vu, 2004]
ascolta qui
Intervento di Alessandra Kersevan. [Ricercatrice di storia dello studio della storia del Novecento delle terre del confine orientale. Nel 2003 ha pubblicato una dettagliata ricerca su: Un campo di concentramento fascista. Gonars 1942-1943. Nel 2008 ha pubblicato: Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi, 1941-1943. Nel 1995 ha pubblicato il dettagliato studio su una delle più controverse vicende della Resistenza italiana: Porzus. Dialoghi sopra un processo da rifare].
ascolta qui
Sulla giornata del ricordo e sui lager italiani in Jugoslavia vedi anche qui, qui qui, qui
Fonte:
http://contromaelstrom.com/2014/02/08/giornata-del-ricordo-foibe-festival-del-revisionismo-dello-stato-e-dei-partiti/
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ANTIPROIBIZIONISMO: A ROMA PER GRIDARE “ILLEGALE E’ LA LEGGE. AUTOPRODUZIONE!”
Notizia scritta il 08/02/14 alle 15:47. Ultimo aggiornamento: 08/02/14 alle: 18:31
“Illegale
è la legge, il suo costo è reale”. Dietro questo slogan oggi, sabato 8
febbraio, a Roma, una vasta galassia di realtà antiproibizioniste (sotto
le adesioni) ha organizzato un corteo contro la legge Fini Giovanardi,
per la legalizzazione delle sostanze e per l’autoproduzione dal
basso, attraverso la rivendicazione del diritto a coltivare
autonomamente la cannabis, al di fuori da monopoli e circuiti
commerciali.
30mila per
gli organizzatori le persone in corteo, partite da Bocca della Verità.
Respinta al mittente la provocazione dei Radicali, dichiarati “non
benvenuti” per le posizioni ultraliberiste e guerrafondaie del partito
di Pannella & Co. Momenti di tensione, con i Radicali che per un’ora
sono rimasti in piazza, circondati dalla polizia, impedendo di fatto la
partenza della manifestazione antiproibizionista.
Il primo resoconto dal corteo #antipro di Roma con Enrico Fletzer, giornalista, esperto della materia e nostro collaboratore, che ha raccolto diversi voci dalla manifestazione.
Di seguito, le realtà che hanno aderito all’appello diffuso dal sito http://www.leggeillegale.org/ di sabato 8 febbraio 2014 Manifestazione a Roma , in vista del pronunciamento della Corte
Costituzionale sulla Fini/Giovanardi, previsto il prossimo 11 febbraio.
L’evento bocciatura della legge liberticida potrebbe dare il “la”, si
augurano le realtà elencate qui sotto, di un generale ripensamento delle
norme italiane sulle sostanze.
C.S.O.A.
Forte Prenestino (Roma), C.S.O.A. Sans Papier (Roma), Laboratorio
Puzzle (Roma), Infoshock C.S.O.A. Gabrio (Torino), Lab57 (Laboratorio
Antiproibizionista Bologna), Osservatorio Antiproibizionista Canapisa
Crew (Pisa), Laboratorio Occupato SKA (Napoli), Comitato Verità per Aldo
Bianzino (Perugia), Studenti Scuole Superiori, European Coalition for
Just and Effective Drug Policies (ENCOD Italia), Million Marijuana March
(Italia), Ass.ne Ecorevolution, Ass.ne Attivamente, Ass.ne Tilt, Ass.ne
Giovani per Turania, Ass.ne Ascia, Ass.ne Freeweed, Quadraro Massive
Sound System, SEL, Overgrow Comunity, Sicilcanapa, P.I.C. – Pazienti
Impazienti Cannabis, alcuni pazienti, Forum Droghe, Ass.ne Antigone,
Teatro Valle Occupato (Roma), C.S.O.A. Le Macerie Baracche Ribelli
(Molfetta- BA), Ass.ne Campagnano-r@p Rete Autorganizzazione Popolare,
Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa (Milano), S.P.A. Leoncavallo
(Milano), Ass.ne Cannabica La Kalada (Barcellona,Spain), Nuovo Cinema
Palazzo (Roma), Comunità S. Benedetto al Porto (Genova), Radio Torre
Sound System, ESC – Atelier Autogestito (Roma), Parsec Cooperativa
Sociale (Roma), A.D.E.C. Assonabis, M.D.A. – Movimento Disoccupati
Autorganizzati (Acerra – NA), C.S.O.A. Ex Macello (Acerra – NA), Strike
spazio pubblico autogestito (Roma), Parasite Conspiracy, Folletto 25603
(Abbiategrasso – MI), P33racy – pirateria permanente in rete, TPO –
Teatro Polivalente Occupato (Bologna), SMK Videofactory (Bologna),
Centri Sociali del nord-est, Studenti medi Autorganizzati (Bologna),
Centro sociale Làbas occupato (Bologna), CAT cooperativa Sociale
(Firenze), La Terra Trema, Ass.ne LaTenda onlus (Roma), coordinamento
FreeTAZ, Ass.ne Tivoli Liberatutti, Rete della Conoscenza, Unione degli
Studenti, LINK – Coordinamento Universitario, Mestiza S.P.A. (Taranto),
Ass.ne Culturale CanaPuglia, Movimento di Strada Liberi Tutti (artisti
di strada – Roma), C.S.O.A. Corto Circuito (Roma), C.S.O.A. Terra di
Nessuno (Genova), ArtLab Occupato (Parma), gruppo artistico/letterario
dei Cardiopatici (Roma), C.S.A. La Torre (Roma), Movimento Canapa
Catania, C.S.A. Lazzaretto (Bologna), Comunità in Resistenza di Empoli,
S.P.A. Filorosso ’95 (Cosenza), Collettivo Universitario UniOn Parma,
C.S.O.A. Zona 22 (San Vito Chietino), Ass.ne Ida – Iniziativa Donne Aids
(Bologna), Gruppo Autonomo Viareggio Ultras, C.S.O.A. Sars (Viareggio),
Collettivo Alternativa Ribelle (Varese e Gallarate), ARCI Nazionale,
collettivo “L’otto per la legalizzazione”, C.S.A. La Talpa e l’Orologio
(Imperia), Rototom Sunsplash, ITARDD – Rete Italiana della Riduzione del
Danno, COBS – Coordinamento Operatori Servizi a Bassa Soglia del
Piemonte, Fabrizio Dentini (autore del libro “Canapa Medica”), Luca
Gibillini (Consigliere Comunale Milano – Sel)
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VALLE DEL GIORDANO: DOPO LO SGOMBERO DI EIN HAJLA NASCE UN NUOVO VILLAGGIO DI PROTESTA
Pubblicato il 7 febbraio 2014 da AbuSara
7 Febbraio 2014 / Fonte: Ma’an News Agency
Venerdì pomeriggio un gruppo di attivisti palestinesi ed internazionali ha
allestito un nuovo villaggio di protesta nella Valle del Giordano, poche
ore dopo che le forze israeliane avevano fatto irruzione nel campo di Ein
Hajla distruggendo l’accampamento.
allestito un nuovo villaggio di protesta nella Valle del Giordano, poche
ore dopo che le forze israeliane avevano fatto irruzione nel campo di Ein
Hajla distruggendo l’accampamento.
Il nuovo villaggio di protesta si trova nella stessa zona di Ein Hajla, ad
al-Joula nell’area di Jiftlik, nel nord della Valle del Giordano.
al-Joula nell’area di Jiftlik, nel nord della Valle del Giordano.
Il membro del comitato centrale del DFPL (Fronte Democratico per la
Liberazione della Palestina) Bassam Maslamani ha detto a Ma’an che dozzine
di attivisti hanno stabilito il villaggio di protesta ad al-Jiftlik per
ribadire che la regione è un territorio palestinese, riferendosi ai piani
israeliani di annessione della Valle del Giordano come parte dei negoziati
di pace.
Liberazione della Palestina) Bassam Maslamani ha detto a Ma’an che dozzine
di attivisti hanno stabilito il villaggio di protesta ad al-Jiftlik per
ribadire che la regione è un territorio palestinese, riferendosi ai piani
israeliani di annessione della Valle del Giordano come parte dei negoziati
di pace.
Maslamani ha aggiunto che il campo si trova vicino ad un sito israeliano
di “numbers grave yard” (tombe numerate), dove le autorità israeliane
conservano le spoglie di diversi palestinesi uccisi dalle forze
israeliane, molti dei quali durante la Seconda Intifada.
di “numbers grave yard” (tombe numerate), dove le autorità israeliane
conservano le spoglie di diversi palestinesi uccisi dalle forze
israeliane, molti dei quali durante la Seconda Intifada.
La creazione di questo nuovo villaggio di protesta sopraggiunge a seguito
dell’invasione delle forze israeliane del villaggio di protesta di Ein
Hajla, avvenuta la notte scorsa.
dell’invasione delle forze israeliane del villaggio di protesta di Ein
Hajla, avvenuta la notte scorsa.
Le forze israeliane hanno attaccato e distrutto il villaggio prima
dell’alba, ferendo almeno 35 manifestanti durante l’assalto.
dell’alba, ferendo almeno 35 manifestanti durante l’assalto.
Il campo di protesta di Ein Hajla era stato messo in piedi venerdì 31
gennaio per opporsi alle politiche israeliane di confisca delle terre
nella regione, alla continua costruzione di insediamenti ebraici sulle
terre occupate, e alle recenti proposte di annessione della Valle del
Giordano.
gennaio per opporsi alle politiche israeliane di confisca delle terre
nella regione, alla continua costruzione di insediamenti ebraici sulle
terre occupate, e alle recenti proposte di annessione della Valle del
Giordano.
Durante tutta la settimana le forze israeliane hanno accerchiato
l’accampamento impedendo la fornitura di beni e l’accesso ad altri
attivisti nel villaggio.
l’accampamento impedendo la fornitura di beni e l’accesso ad altri
attivisti nel villaggio.
Mustafa al-Barghouti ha riferito che venerdì mattina centinaia di soldati
israeliani hanno fatto irruzione nel villaggio sparando granate
assordanti, e picchiando le persone presenti nel campo, tra cui anche dei
bambini.
israeliani hanno fatto irruzione nel villaggio sparando granate
assordanti, e picchiando le persone presenti nel campo, tra cui anche dei
bambini.
Diverse persone hanno sofferto di fratture dopo essere state colpite con
manganelli e con i calci dei fucili, ha aggiunto.
manganelli e con i calci dei fucili, ha aggiunto.
Barghouti, che si trovava a Ein Hajla durante l’attacco, ha raccontato
che dozzine di veicoli militari e per il trasporto dei prigionieri sono
entrati nel villaggio, e che i soldati hanno tratto in stato di fermo un
numero ingente di persone.
che dozzine di veicoli militari e per il trasporto dei prigionieri sono
entrati nel villaggio, e che i soldati hanno tratto in stato di fermo un
numero ingente di persone.
Diana Alzeer del comitato per i media di Ein Hajla ha riferito a Ma’an che
un totale di 35 attivisti sono stati feriti, molti dei quali sono stati
portati in ospedale.
un totale di 35 attivisti sono stati feriti, molti dei quali sono stati
portati in ospedale.
Diversi attivisti sono stati tratti in stato di fermo ma in seguito
rilasciati.
rilasciati.
Barghouti ha raccontato che un soldato israeliano ha buttato giù da un
tetto un giornalista che si trovava su una delle case, impedendo alle
telecamere delle TV di riprendere la scena.
tetto un giornalista che si trovava su una delle case, impedendo alle
telecamere delle TV di riprendere la scena.
Ha aggiunto che i manifestanti nonostante l’attacco torneranno a Ein
Hajla, e a Bab Shams, e che “la loro determinazione non può essere
distrutta”.
Hajla, e a Bab Shams, e che “la loro determinazione non può essere
distrutta”.
Barghouti ha elogiato i manifestanti per essere rimasti nel villaggio
durante l’attacco e per non essersi fatti intimidire dalla brutalit�
dell’occupazione, e ha aggiunto che Ein Hajla è stata vittoriosa.
durante l’attacco e per non essersi fatti intimidire dalla brutalit�
dell’occupazione, e ha aggiunto che Ein Hajla è stata vittoriosa.
In un comunicato dell’esercito israeliano ricevuto da Ma’an, le forze di
occupazione scrivono che “esse hanno invitato i provocatori a liberare
l’area” ma dopo che questi non hanno risposto ai loro avvertimenti i
soldati “hanno dato il via all’evacuazione”.
occupazione scrivono che “esse hanno invitato i provocatori a liberare
l’area” ma dopo che questi non hanno risposto ai loro avvertimenti i
soldati “hanno dato il via all’evacuazione”.
Secondo il comunicato dell’esercito “gli agitatori sono stati evacuati a
causa dei lanci di pietre avvenuti durante la settimana sulla strada
principale della Valle del Giordano, e per altre considerazioni di natura
legale.”
causa dei lanci di pietre avvenuti durante la settimana sulla strada
principale della Valle del Giordano, e per altre considerazioni di natura
legale.”
L’accampamento di Ein Hajla segue altre iniziative simili di attivisti
palestinesi negli accampamenti di Bab al-Shams e Ahfad Younis all’inizio
del 2013.
palestinesi negli accampamenti di Bab al-Shams e Ahfad Younis all’inizio
del 2013.
I due villaggi erano stati allestiti vicino a Eizariya, ad est di
Gerusalemme, in un’area strategica che Israele ha denominato E1 e in cui
prevede di costruire altri insediamenti.
Gerusalemme, in un’area strategica che Israele ha denominato E1 e in cui
prevede di costruire altri insediamenti.
Le forze israeliane in entrambi i luoghi avevano attaccato gli
accampamenti e sgomberato i manifestanti.
accampamenti e sgomberato i manifestanti.
Spesso i coloni ebrei fanno irruzione sulle terre palestinesi e
allestiscono degli avamposti illegali in tutta la West Bank, e di solito
le autorità israeliane non fanno nulla e l’esercito li supporta.
allestiscono degli avamposti illegali in tutta la West Bank, e di solito
le autorità israeliane non fanno nulla e l’esercito li supporta.
Questi avamposti sono spesso situati in posizioni strategiche tra dei
villaggi palestinesi e in cima a delle colline o vicino a strade
principali.
villaggi palestinesi e in cima a delle colline o vicino a strade
principali.
Le forze israeliane sovente fungono da servizio di sicurezza per i coloni,
confiscando le terre palestinesi vicine ed incrementando la presenza
militare.
confiscando le terre palestinesi vicine ed incrementando la presenza
militare.
Molti di questi avamposti in un secondo momento si trasformano in
insediamenti, e oggi giorno circa 500.000 ebrei israeliani vivono in
insediamenti costruiti in tutta la West Bank e a Gerusalemme Est.
insediamenti, e oggi giorno circa 500.000 ebrei israeliani vivono in
insediamenti costruiti in tutta la West Bank e a Gerusalemme Est.
I territori palestinesi, riconosciuti a livello internazionale, e di cui
la West Bank e Gerusalemme formano una parte, sono sotto occupazione
militare israeliana dal 1967.
la West Bank e Gerusalemme formano una parte, sono sotto occupazione
militare israeliana dal 1967.
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