12 gennaio 2014 – Erbin Damasco
Foto di famiglia oggi in Siria: non una madre con in braccio il
figlio, ma una madre e un figlio avvolti in quelle che erano le loro
coperte. Per loro non è stato possibile trovare neppure un sudario
bianco, come richiede la tradizione. Dalle dimensioni è evidente che non
si tratta di una tomba scavata per due persone; è una fossa comune, che
conterrà i corpi di altre vittime innocenti. Le fosse comuni sono
sempre più usate purtroppo in Siria, per far fronte all’urgenza di
seppellire i corpi delle numerose vittime che cadono durante i
bombardamenti.
La donna si chiamava Kholod Tabane, mentre suo figlio si chiamava
Emad Zaghloul. Un quadro realizzato dai bombardamenti incessanti del
regime siriano che sta sterminando quello che dovrebbe essere il suo
stesso popolo. La firma è quella di bashar al assad e dei suoi
sostenitori, di ogni nazionalità.
Indignarsi guardando questa immagine, pensando che quella madre col
bambino erano come noi, come i nostri figli, deve essere almeno un
inizio. L’inizio di un movimento forte di condanna alle violenze, di una
mobilitazione mondiale per dire basta al genocidio in Siria, che oltre
alla società civile e alle associazioni di volontariato coinvolga il
mondo della politica e della diplomazia.
Foto:
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