E' il 16 Giugno 1976 quando a Soweto in Sudafrica iniziano violenti
scontri tra gli studenti neri e la polizia segregazionista del National Party, partito nazionalista al governo del paese.
Il motivo specifico della protesta studentesca di Soweto fu un decreto governativo che imponeva a tutte le scuole in cui erano segregati i neri, di utilizzare l'afrikaans come lingua paritetica all'inglese.
Quest' ultimo episodio, preceduto da una lunga serie di imposizioni da parte degli afrikaner, fu percepito come direttamente associato alla logica generale dell'apartheid.
L'inglese era la lingua più diffusa presso la popolazione nera ed era stata scelta come lingua ufficiale da molti bantustan al contrario dell'afrikaans, la lingua degli oppressori.
Il Ministro per l'Istruzione Bantu, Punt Janson, incurante del volere della popolazione arrivò ad affermare « Non ho consultato gli africani sulla questione della lingua e non intendo farlo. Un africano potrebbe trovarsi di fronte a un "capo" che parla afrikaans o che parla inglese. È nel suo interesse conoscere entrambe le lingue. »
Queste ultime dichiarazioni suscitarono numerose proteste da parte del corpo docenti e degli studenti neri delle scuole dov'erano segregati.
Il 30 aprile 1976, i bambini della "Orlando West Junior School" diedero inizio a uno sciopero, rifiutandosi di andare a scuola.
Gli studenti di Soweto intanto formarono un comitato d'azione, il "Soweto Students' Representative Council" per organizzare la protesta, indicendo una manifestazione di massa per il 16 giugno.
Migliaia di studenti e docenti neri si riversarono nelle piazze e si diressero verso lo stadio di Orlando.
Si decise per la linea pacifica, pianificando in modo accurato il tutto, in modo tale che fosse chiaro: nelle prime file del corteo erano esposti cartelli con scritte come "Non sparateci - non siamo armati".
Il corteo incontrò la polizia, che aveva preparato delle vere e proprie barricate.
Si optò per una deviazione del corteo su di un percorso alternativo: anziché andare allo stadio, giunsero presso la Orlando High School.
Qui, nuovamente trovarono la polizia ad attenderli che cercò subito di disperdere la folla con i gas lacrimogeni.
Dal corteo cominciarono a levarsi slogan di protesta ed i bambini esasperati dalla condizione di segregazione in cui si trovavano costretti a vivere sin dalla nascita e dal crescendo di angherie che erano costretti a subire, cominciarono a tirare pietre verso la polizia.
La polizia prontamente e senza alcuno scrupolo, aprì il fuoco uccidendo quattro bambini, fra cui il tredicenne Hector Pieterson di cui la fotografia del suo corpo martoriato divenne un simbolo della violenza della polizia sudafricana.
Negli scontri che seguirono durante la giornata morirono altre 23 persone.
Dopo il massacro del 16 giugno, la tensione fra gli studenti neri di Soweto e la polizia continuò a crescere.
Il giorno successivo, le forze dell'ordine sudafricane giunsero a Soweto armate di fucili automatici, inoltre furono dispiegate anche forze dell'esercito.
Soweto era pattugliata da elicotteri e automobili della polizia e diverse fonti riportarono di agenti in borghese che giravano in automobili civili e sparavano a vista sui dimostranti neri.
Le contestazioni durarono circa 10 giorni e si dovette arrivare alla morte di più di 500 manifestanti e il ferimento di oltre 1000, perchè il regime dell'apartheid crollasse.
La rivolta contribuì a consolidare il sentimento anti-afrikaner nelle masse nere e la posizione predominante dell'ANC come principale interprete di questo sentimento.
Molti dei cittadini bianchi sudafricani presero parte in modo deciso a favore dei dimostranti.
Alle manifestazioni di studenti neri si andarono ad aggiungere quelle degli studenti bianchi.
Dal mondo studentesco, inoltre, la protesta si allargò a diversi settori produttivi con una catena di scioperi da parte degli operai di molte fabbriche.
La rivoltà che si estese in tutto il Sudafrica pagò ed ebbe un ruolo fondamentale nella caduta del National Party e nella fine dell'apartheid, sancita definitivamente nel 1994.
Il motivo specifico della protesta studentesca di Soweto fu un decreto governativo che imponeva a tutte le scuole in cui erano segregati i neri, di utilizzare l'afrikaans come lingua paritetica all'inglese.
Quest' ultimo episodio, preceduto da una lunga serie di imposizioni da parte degli afrikaner, fu percepito come direttamente associato alla logica generale dell'apartheid.
L'inglese era la lingua più diffusa presso la popolazione nera ed era stata scelta come lingua ufficiale da molti bantustan al contrario dell'afrikaans, la lingua degli oppressori.
Il Ministro per l'Istruzione Bantu, Punt Janson, incurante del volere della popolazione arrivò ad affermare « Non ho consultato gli africani sulla questione della lingua e non intendo farlo. Un africano potrebbe trovarsi di fronte a un "capo" che parla afrikaans o che parla inglese. È nel suo interesse conoscere entrambe le lingue. »
Queste ultime dichiarazioni suscitarono numerose proteste da parte del corpo docenti e degli studenti neri delle scuole dov'erano segregati.
Il 30 aprile 1976, i bambini della "Orlando West Junior School" diedero inizio a uno sciopero, rifiutandosi di andare a scuola.
Gli studenti di Soweto intanto formarono un comitato d'azione, il "Soweto Students' Representative Council" per organizzare la protesta, indicendo una manifestazione di massa per il 16 giugno.
Migliaia di studenti e docenti neri si riversarono nelle piazze e si diressero verso lo stadio di Orlando.
Si decise per la linea pacifica, pianificando in modo accurato il tutto, in modo tale che fosse chiaro: nelle prime file del corteo erano esposti cartelli con scritte come "Non sparateci - non siamo armati".
Il corteo incontrò la polizia, che aveva preparato delle vere e proprie barricate.
Si optò per una deviazione del corteo su di un percorso alternativo: anziché andare allo stadio, giunsero presso la Orlando High School.
Qui, nuovamente trovarono la polizia ad attenderli che cercò subito di disperdere la folla con i gas lacrimogeni.
Dal corteo cominciarono a levarsi slogan di protesta ed i bambini esasperati dalla condizione di segregazione in cui si trovavano costretti a vivere sin dalla nascita e dal crescendo di angherie che erano costretti a subire, cominciarono a tirare pietre verso la polizia.
La polizia prontamente e senza alcuno scrupolo, aprì il fuoco uccidendo quattro bambini, fra cui il tredicenne Hector Pieterson di cui la fotografia del suo corpo martoriato divenne un simbolo della violenza della polizia sudafricana.
Negli scontri che seguirono durante la giornata morirono altre 23 persone.
Dopo il massacro del 16 giugno, la tensione fra gli studenti neri di Soweto e la polizia continuò a crescere.
Il giorno successivo, le forze dell'ordine sudafricane giunsero a Soweto armate di fucili automatici, inoltre furono dispiegate anche forze dell'esercito.
Soweto era pattugliata da elicotteri e automobili della polizia e diverse fonti riportarono di agenti in borghese che giravano in automobili civili e sparavano a vista sui dimostranti neri.
Le contestazioni durarono circa 10 giorni e si dovette arrivare alla morte di più di 500 manifestanti e il ferimento di oltre 1000, perchè il regime dell'apartheid crollasse.
La rivolta contribuì a consolidare il sentimento anti-afrikaner nelle masse nere e la posizione predominante dell'ANC come principale interprete di questo sentimento.
Molti dei cittadini bianchi sudafricani presero parte in modo deciso a favore dei dimostranti.
Alle manifestazioni di studenti neri si andarono ad aggiungere quelle degli studenti bianchi.
Dal mondo studentesco, inoltre, la protesta si allargò a diversi settori produttivi con una catena di scioperi da parte degli operai di molte fabbriche.
La rivoltà che si estese in tutto il Sudafrica pagò ed ebbe un ruolo fondamentale nella caduta del National Party e nella fine dell'apartheid, sancita definitivamente nel 1994.
Fonte:
Nessun commento:
Posta un commento