08 gennaio 2013
Lettera aperta di Davide Rosci, condannato per i fatti del 15 ottobre 2011
Quando sono stato arrestato il 20 aprile scorso,
dissi che ero sereno; ciò che mi portava ad esserlo era la fiducia che
riponevo nella giustizia, la consapevolezza che gli inquirenti non
avessero in mano niente di compromettente e la percezione che,
nonostante il grande clamore creato ad hoc dai mass-media, il processo
fosse equo ed imparziale, così come previsto dalla legge.
Mi sbagliavo!
Ieri ho visto la vera faccia della giustizia italiana, quella manipolata
dai poteri forti dello stato, quella che si potrebbe tranquillamente
definire sommaria. Una giustizia che mi condanna a pene pesantissime,
leggete bene, solo per esser stato fotografato nei pressi dei luoghi
dove avvenivano gli scontri. Avete capito bene, ieri sono stato punito
non perché immortalato nel compiere atti di violenza o per aver fatto
qualcosa vietato dalla legge, ma per il semplice fatto che io fossi
presente vicino al blindato che prende fuoco.
Non tiro una
pietra, non rompo nulla, non mi scaglio contro niente di niente. Mi
limito a guardare il mezzo in fiamme in alcune scene, e in un’altre
ridere di spalle al suddetto.
Tali
“pericolosi” atteggiamenti, mi hanno dapprima fatto guadagnare gli
arresti domiciliari (8 mesi) ed ora anche una condanna (6 anni) che
definirla sproporzionata sarebbe un eufemismo.
Permettetemi
allora di dire che la giustizia fa schifo, così come fa schifo questo
“sistema” che, a distanza di anni e anni, dopo una lotta di liberazione,
concede ancora la possibilità ai giudici di condannare gente
utilizzando leggi fasciste. Si, devastazione e saccheggio è una legge di
matrice fascista introdotta dal codice Rocco nel 1930, che viene sempre
più spesso riesumata per punire dissidenti e oppositori politici solo
perché ritenuti scomodi e quindi da annientare.
Basta! Non
chiedetemi di starmi zitto e accettare in silenzio tutto ciò,
consentitemi di sfogarmi contro questo sistema marcio, che adotta la
mano pesante contro noi poveri cristi e che invece chiude gli occhi
dinanzi a fatti ben più gravi come il massacro della Diaz a Genova e i
vari omicidi compiuti dalle forze dell’ordine nei confronti di persone
inermi come Cucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri ancora.
Non posso
accettarlo! Grido con tutta la voce che ho in corpo la mia rabbia a
questo nuovo regime fascista che mi condanna ora a Roma per aver
osservato un blindato andare in fiamme e che ora mi accusa di
associazione a delinquere a Teramo, solo per non aver mai piegato la
testa.
Non mi resta
altro che percorrere la via più estrema per far sì che nessun’altro
subisca quello che ho dovuto subire io e pertanto così come fece Antonio
Gramsci, durante la prigionia fascista, anche io resisterò fino allo
stremo per chiedere l’abolizione della legge di devastazione e
saccheggio, la revisione del codice Rocco e che questo sistema
repressivo venga arginato.
Comunico
pertanto che da oggi intraprenderò lo sciopero della fame e della sete
ad oltranza fino a quando non si scorgerà un po’ di luce in fondo a
questo tunnel eretto e protetto dai soliti noti.
Concludo nel
ringraziare i mie fratelli Antifascisti, i splendidi ragazzi della Est, i
firmatari del Comitato Civile, i tantissimi che mi hanno dimostrato
solidarietà in questi mesi e soprattutto quanti appoggeranno questa
battaglia.
Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere!
Rosci Davide
A Davide e a
tutte/i le/i compagne/i condannati la nostra sincera solidarietà e un
abbraccio fraterno e affettuoso. LIBERI TUTTE/I
07 gennaio 2013
#15ottobre: Continua la vendetta di Stato... altre dure condanne a carico di sei compagni
Continua la
vendetta di Stato. Sei anni di reclusione è stata la pena inflitta a
sei compagni accusati di aver preso parte all'assalto del furgone dei
carabinieri dato alle fiamme nel corso della manifestazione del 15
ottobre del 2011.
Il gup, Massimo
Battistini, del tribunale di Roma ha condannato al termine del rito
abbreviato Davide Rosci, di 30 anni, militante di Azione Antifascista
Teramo, Marco Moscardelli, 33 anni di Giulianova, Mauro Gentile, 37 anni
di Teramo, Mirko Tomasetti, 30enne svizzero di Baden, Massimiliano
Zossolo, romano di 28 anni, e Cristian Quatraccioni, 33 anni di Teramo. A
tutti e sei, già agli arresti domiciliari, è stato contestato il reato
di devastazione e saccheggio, resistenza e lesioni pluriaggravate a
pubblico ufficiale.
I compagni
erano finiti in manette lo scorso aprile al termine di una indagine
condotta dagli agenti della Digos di Roma e dai carabinieri del Ros.
Il pubblico
ministero, Simona Marazza, aveva chiesto una condanna più pesante a otto
anni di reclusione. Il gup di Roma ha disposto una provvisionale per il
risarcimento del danno di trentamila euro ciascuno per il carabiniere
aggredito e il ministero della difesa. Dovrà invece essere valutato in
sede civile il danno subito dall'Atac l'azienda di trasporto pubblico
della capitale.
''L'attribuzione
agli imputati del delitto di devastazione e saccheggio - ha commentato
l'avvocato Maria Cristina Gariup, che difende alcuni degli imputati -
non è condivisibile. Si tratta di una responsabilità oggettiva della
quale manca la prova materiale. Non c'è la prova di quanto contestato
agli atti''. ''Le sentenze vanno rispettate - ha detto l'avvocato
Filippo Torretta, altro difensore - attendiamo le motivazioni per fare
ricorso ma al momento riteniamo che giustizia non sia stata fatta''.
«Le condanne a 6 anni ai manifestanti del 15 ottobre dimostrano con ogni evidenza come in Italia abbiamo un sistema che prevede pene severissime per il reato di "devastazione e saccheggio", un reato politico in quanto eredità del codice penale fascista, il così detto Codice Rocco, e pene molto più lievi per corruttori ed evasori, che danneggiano certamente più di una manifestazione la democrazia e la collettività» dichiarano Paolo Ferrero segretario nazionale del Prc ed il responsabile Giustizia Giovanni Russo Spena.
Ai compagni condannati la solidarietà dell'Osservatorio sulla Repressione.
LIBERI TUTTI !!!!
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