Ieri, dopo essere riusciti a uscire con i loro carichi da Alessandria d’Egitto,
sono stati di nuovo bloccati al confine di Rafah, tra Egitto e Striscia
di Gaza: «La dogana mette in dubbio che alcuni materiali siano per
ospedali, tra questi l’ambulanza, i letti e i giochi per i bambini -
aveva raccontato al secoloxix.it un’esausta Valentina Gallo - Sono 32
giorni che cerchiamo di portare avanti la nostra missione umanitaria,
abbiamo cinque container pieni di materiale sanitario, ma per i doganieri non è valido».
Dopo essere partiti nella notte di domenica da Alessandria alla volta di El Arish, una delle città egiziane considerate tra le più pericolose, i cinque volontari erano rimasti bloccati in un albergo
per i disordini nella città: «L’usciere dell’hotel è stato ucciso poco
prima che arrivassimo, la situazione qui è pericolosa, non possono
bloccarci in questo posto».
Sulle difficoltà incontrate dai volontari genovesi era intervenuto fra gli altri anche Mario Tullo,
deputato del Partito Democratico, che si era unito agli appelli
lanciati nelle scorse ore dai sindaci di Genova e Milano, Marco Doria e
Giuliano Pisapia, e dalla sezione genovese del Movimento 5 Stelle:
«Con il collega Arturo Scotto stiamo seguendo la vicenda e siamo in
costante contatto con i volontari. Abbiamo sollecitato il ministero
degli Esteri e la nostra ambasciata al Cairo, che ha consentito ai
volontari di ottenere i permessi per lasciare dopo molti giorni
Alessandria d’ Egitto per portare aiuti a Gaza».
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