Roma, 5 settembre 1974. La lotta per il diritto alla casa era molto
forte a Roma quando, il 5 settembre, nella borgata di San Basilio, all'estrema
periferia est della capitale, la polizia interviene con un ingente schieramento,
iniziando a sgomberare le quasi 150 famiglie che da circa un anno occupavano
altrettanti appartamenti IACP in via Montecarotto e via Fabriano.
L'incontro fra la decisa opposizione popolare agli sfratti e la volontà
dei militanti della sinistra rivoluzionaria di difendere una delle più
estese occupazioni in atto nella città, portò a organizzare una
dura resistenza, che sfociò in vere e proprie battaglie di strada.
Fin dalle prime ore del mattino di venerdì vengono erette barricate
agli ingressi del quartiere con pneumatici, vecchi mobili e oggetti di tutti
i tipi. La polizia, accolta da sassi, bottiglie incendiarie, bulloni lanciati
con le fionde, spara centinaia di lacrimogeni, ma nel pomeriggio è costretta
a sospendere gli sfratti.
Sabato, mentre gli occupanti hanno ripreso tutti gli appartamenti, e una loro
delegazione si è recata in pretura e allo IACP, vengono di nuovo tentati
gli sgomberi.
Questa volta a resistere ci sono centinaia di manifestanti affluiti da tutta
la città, tra i quali numerosi membri di consigli di fabbrica.
La giornata trascorre in un susseguirsi di "tregue", accordate dalla
polizia a Lotta Continua, che gestisce l'occupazione, per dare spazio a quella
che si dimostrerà una trattativa-truffa, con l'unico scopo di prendere
tempo e fiaccare il forte schieramento proletario. La delegazione rientra a
San Basilio con un accordo di sospensione degli sfratti fino al lunedì
mattina.
Nonostante ciò, domenica 8 i poliziotti irrompono di nuovo nelle case
occupate intimidendo le famiglie e abbandonandosi ad atti di vandalismo. Riprendono
gli scontri.
L'assemblea popolare nella piazza centrale della borgata, organizzata per le
18 dal Comitato di Lotta per la casa di San Basilio, viene caricata con lacrimogeni
sparati ad altezza d'uomo. Nella battaglia che segue, mentre un plotone di polizia
è costretto a ritirarsi, da un altro vengono sparati numerosi colpi di
arma da fuoco.
Fabrizio Ceruso, 19 anni, militante del Comitato Proletario di Tivoli,
organismo dell'Autonomia Operaia, è colpito in pieno petto da una pallottola.
Caricato su un taxi, giungerà senza vita in ospedale.
Alla notizia della morte del giovane comunista tutto il quartiere scende in
piazza. La rabbia esplode in modo violento. I pali dei lampioni vengono divelti
e le strade rimangono al buio.
Questa volta è la polizia ad essere presa di mira da colpi di arma da
fuoco sparati in strada e dalle case. Otto poliziotti, tra i quali un capitano,
rimangono feriti, alcuni in modo grave. Brevi scontri isolati si accendono fino
a tarda notte. l giorno seguente avranno inizio le trattative per le assegnazioni
di alloggi alle famiglie d San Basilio e agli occupanti di Casalbruciato e Bagni
di Tivoli.
Alfredo Simone
tratto da http://ww2.carta.org/fabrizioceruso/
Fonte:
Nessun commento:
Posta un commento