Dal blog di Daniele Barbieri:
6 aprile 2010
Con l’autorizzazione dell’autore, pubblico questa inchiesta di Marco Cinque uscita sul quotidiano «il manifesto» del 4 aprile 2010.
Sono ormai diversi anni che Kevin Annet denuncia gli abusi e le
stragi dei nativi canadesi nelle cosiddette “scuole residenziali”
cattoliche. Prima col libro The Canadian Holocaust, poi col film documentario Unrepentant, diretto
da Louie Lawless, Annet sta cercando di scuotere l’opinione pubblica
internazionale sulle sistematiche violenze fisiche, gli abusi sessuali,
gli elettroshock, le sterilizzazioni di massa e gli omicidi perpetrati
ai danni delle popolazioni native nella seconda metà del XX secolo. «È
necessario che il mondo sappia quello che è successo», recitava una
donna nativa in lacrime all’inizio di Unrepentant, ma bisogna vedere se il mondo a cui viene rivolto questo drammatico appello abbia davvero voglia di sapere.
Sia il governo canadese che il capo della Chiesa cattolica hanno
ammesso i crimini commessi nelle scuole residenziali. Infatti, l’11
giugno 2008 il presidente del Consiglio dei ministri, Stephen Harper, ha
chiesto ufficialmente scusa per il genocidio e per gli abusi inflitti
agli aborigeni. Dal canto suo papa Ratzinger, durante un’udienza con
Phil Fontaine, leader discusso e non riconosciuto dalle First Nation,
ha espresso «il proprio dolore per l’angoscia causata dalla deplorevole
condotta di alcuni membri della Chiesa», che ha causato sofferenza «ad
alcuni bimbi indigeni, nell’ambito del sistema scolastico residenziale
canadese». Queste scuse però, oltre a sminuire il senso delle
proporzioni, somigliano a una sorta di confessione che in un sol colpo
pretenderebbe di cancellare le responsabilità dei peccatori e di
redimerne automaticamente i peccati. Se crimini sono stati commessi e
ammessi, si presume che debbano esistere anche i criminali che li hanno
compiuti e risulta strano che gli stessi non vengano né identificati né
perseguiti a norma di legge.
Ammontano almeno a 50mila i bambini morti nelle scuole residenziali
cattoliche, senza contare tutti coloro che resteranno segnati per
sempre, fisicamente e psicologicamente, dalle torture e dalle violenze
subite. Ma la situazione attuale nelle riserve indiane canadesi continua
a essere tragica e i nativi sono ancora vittime di deprivazioni,
violenze razziste, discriminazioni e misteriose sparizioni. Negli
ultimi 20 anni, circa 500 donne native americane sono svanite nel nulla
in tutto il Canada. Annet ha denunciato la scomparsa di molte ospiti
aborigene del centro di Vancouver Eastside e il coinvolgimento di agenti
della Royal Canadian Mounted Police (RCMP), della Chiesa e dello stesso
governo. Tale coinvolgimento, supportato da prove documentali e da
dichiarazioni di testimoni oculari, farebbe capo a una rete di pedofili e
a un traffico di film porno e pedopornografia. Più volte Annet,
attraverso il suo programma radiofonico Hidden from History, trasmesso
dalla Vancouver Co-op Radio, ha rivelato l’esistenza di luoghi di
sepoltura di massa per occultare i resti delle donne assassinate
nell’area intorno a Vancouver. Un esame necroscopico sui resti di ossa
riesumate, rinvenute nella riserva degli Indiani Musqueam, vicino
all’Università della British Columbia nel 2004, ha rivelato infatti che
queste appartengono a giovani donne mischiate a ossa di maiale.
L’11 ottobre 2009, Annet si è recato a Roma per consegnare le
richieste dei parenti delle vittime native ai vertici vaticani. A
tutt’oggi, nessuna risposta è arrivata dalla Santa Sede. Annet ha
ufficialmente richiesto che il 15 aprile venga celebrato come giorno
della memoria per l’olocausto dei nativi in Canada. L’autore di Unrepentant
sarà di nuovo a Roma per presentare il suo documentario presso la
Camera dei deputati, martedì 7 aprile, alle ore 14,30. Lo
accompagneranno anche due anziani che hanno frequentato le Boarding
School, in rappresentanza delle vittime native.
In attesa della sua visita gli abbiamo rivolto alcune domande:
Signor Annet, dall’inizio della sua denuncia pubblica, che
sviluppi ci sono stati e quali le reazioni del governo canadese e del
Vaticano?
La mia campagna è cominciata nel 1996, ma solo dal 2008 la Chiesa e
il Governo canadese hanno cominciato a rispondere all’evidenza delle
morti avvenute nelle scuole residenziali. I cattolici e le altre Chiese
ancora si rifiutano di restituire i resti dei bambini che morirono sotto
la loro responsabilità o di indicare i nomi dei responsabili. Le Chiese
si nascondono dietro i loro avvocati e alle cosiddette “scuse” fatte
dal Governo a nome di tutti. Nessuno è stato ancora processato o
arrestato per quelle morti, anche se noi abbiamo dimostrato che più di
50.000 bambini indiani morirono lì.
Che risalto è stato dato a questa tragedia dai media canadesi, internazionali e anche italiani?
I media hanno generalmente ignorato questa storia, specialmente in
Canada, dove questi crimini e le prove di questo genocidio sono
deliberatamente censurati. In altri Paesi, i media ancora non si stanno
occupando di questa storia, forse perchè il Canada dal punto di vista
dei diritti umani ha la reputazione di Paese attento ed evoluto, cosa
che non è. Ho inviato prove documentate e testimonianze dei crimini
accaduti ai media per più di 10 anni, ma raramente le hanno pubblicate e
tantomeno trasmesse su radio o televisioni.
Ha mai ricevuto intimidazioni o minacce?
Ricevo regolarmente minacce di morte e di attentati. Ho perso il mio
lavoro come pastore, la mia famiglia, il sostentamento. Sono stato
aggredito fisicamente, picchiato, minacciato di azioni legali,
sottoposto a campagne diffamatorie, censurato e molestato ad ogni
livello.
In Europa e in Italia c’è una visione edulcorata, turistica e
un po’ new-age dei nativi canadesi. Qual è la situazione reale nelle
riserve e fra le comunità native?
Lavoro con diversi aborigeni a Vancouver e altre città canadesi, e
nelle riserve indiane di tutto l’ovest canadese. La situazione è da
terzo mondo: continue morti per malattia, malnutrizione, violenza,
suicidi, e gli effetti delle scuole residenziali. C’è gente che muore e
scompare tutti i mesi. È un piano per sterminare più indiani possibile e
costringerli fuori dalle loro terre per arricchire le multinazionali.
In un documento, dodici anziani del Consiglio, in
rappresentanza delle nazioni Cree, Haida, Metis, Squamish e Anishinabe
hanno fatto una serie di richieste a papa Ratzinger e ai vertici
vaticani, fra cui quella di presentarsi davanti al Tribunale
internazionale sui crimini di guerra e sul genocidio in Canada. Che ne
pensa?
Io sostengo le richieste di questi capi tribali al papa e credo che
Joseph Ratzinger debba presentarsi davanti al Tribunale per i crimini di
guerra per rispondere alle accuse di genocidio rivolte alla sua Chiesa.
Il papa è direttamente implicato nella copertura dei crimini contro
quei bambini, sin da quando scrisse la lettera al vescovo del
Nordamerica ordinando di celare le aggressioni sessuali da parte di
preti sui fedeli delle loro diocesi. Questo insabbiamento è lo stesso
motivo per cui il mondo ancora conosce poco gli omicidi, le torture e le
sterilizzazioni perpetrate per decenni nelle scuole residenziali
indiane cattoliche in Canada.
IL CASO CANADESE
Dal Consiglio delle tribù sette domande al Vaticano
Le richieste rivolte a papa Ratzingher e ai vertici vaticani da
dodici anziani del Consiglio che rappresentano le nazioni Cree,
Squamish, Haida e Metis.
1. Identificare il posto dove sono sepolti i bambini morti in queste
scuole cattoliche e ordinare che i loro resti vengano restituiti ai
familiari per una degna sepoltura.
2. Identificare e consegnare le persone responsabili per queste morti.
3. Divulgare tutte le prove riguardanti questi decessi e i crimini
commessi nelle scuole residenziali, consentendo il pubblico accesso agli
archivi del Vaticano e altri registri delle altre Chiese coinvolte.
4. Revocare le bolle pontificie “Romanus Pontifex” (1455) e “Inter
Catera” (1493), e tutte le altre leggi che sanzionarono la conquista e
la distruzione dei popoli indigeni non-cristiani nel Nuovo Mondo.
5. Revocare la politica del Vaticano, in parte formulata dall’attuale
papa, che richiede che vescovi e preti tengano segrete le prove degli
abusi subiti da bambini indigeni nelle loro chiese invitando le vittime
al silenzio.
6. Venire in Canada di persona per visitare i quartieri più poveri,
dove abitano i sopravvissuti delle scuole residenziali e chiedere
perdono a queste persone per il genocidio e per la politica messa in
atto dalla sua Chiesa nei loro confronti, e giurare pubblicamente che
tali azioni e politiche non si ripeteranno mai più.
7. Presentarsi davanti al Tribunale internazionale sui crimini di
guerra e sul genocidio in Canada per rispondere alle accuse che lui e la
sua Chiesa siano responsabili per la distruzione e la morte di milioni
di Nativi Americani.
Il menù delle torture
Dai capelli strappati alle bastonate, dall’isolamento all’acqua ghiacciata
Decine e decine di sopravvissuti provenienti da dieci diverse
scuole residenziali della British Columbia e dell’Ontario hanno
descritto sotto giuramento le seguenti torture, inflitte fra il 1922 e
il 1984, a loro stessi e ad altri bambini, alcuni di soli cinque anni
di età:
Stringere fili e lenze da pesca attorno al pene dei bambini;
Inserire aghi nelle loro mani, guance, lingue, orecchie e pene;
Tenerli sospesi sopra tombe aperte minacciando di seppellirli vivi;
Costringerli a mangiare cibo pieno di vermi o rigurgitato;
Dire loro che i genitori erano morti o che stavano per essere uccisi;
Denudarli di fronte alla scolaresca riunita e umiliarli verbalmente e sessualmente;
Costringerli a stare eretti per oltre 12 ore di seguito sino a quando non crollavano;
Immergerli nell’acqua ghiacciata;
Costringerli a dormire all’aperto durante l’inverno;
Strappare loro i capelli dalla testa;
Sbattere ripetutamente le loro teste contro superfici in muratura o in legno;
Colpirli quotidianamente senza preavviso tramite fruste, bastoni,
finimenti da cavallo, cinghie metalliche, stecche da biliardo e tubi di
ferro;
Estrarre loro i denti senza analgesici;
Rinchiuderli per giorni in stanzini non ventilati senza acqua né cibo;
Somministrare loro regolarmente scosse elettriche alla testa, ai genitali e agli arti.
LE TESTIMONIANZE
«Quando avevo sei anni, proprio davanti ai miei occhi vidi una
suora ammazzare una bambina. Era suor Pierre, ma il suo vero nome era
Ethel Lynn. La bambina che uccise si chiamava Elaine Dik e aveva cinque
anni. La suora la colpì con violenza dietro il collo e io udii
quell’orribile schiocco. Morì proprio dinanzi a noi. Poi la suora ci
disse di scavalcarne il corpo e andare in classe. Era il 1966». Steven H., St Paul’s Catholic day School, North Vancouver
«Nè io né nessuno dei miei fratelli potè avere figli dopo che
fummo sottoposti ai raggi x nella scuola residenziale Carcross Angelican
School, nello Yukon. Presero ognuno di noi e ci misero sotto la
macchina a raggi x per 10-20 minuti. Proprio sulla zona pelvica. Avevo
10 anni. Io e i miei fratelli non avemmo mai figli». Steve John, Denè Nation, 7 giugno 2005
«Il primo a subire l’operazione fu il maggiore dei miei figli,
quando aveva quattro anni. Era il 1975. Lo portarono via mentre io non
ero in casa. Nel luglio del 1981 sterilizzarono il mio figlio più
giovane, aveva nove anni. Lo portarono al Victoria General Hospital e lo
tennero là per giorni. Nessuno dei due ragazzi può avere figli. Ci
fecero questo perchè siamo discendenti dei capi originali, eredi di
questi territori. Il governo sta ancora cercando di farci fuori». (Nomi non mostrati su richiesta) Vancouver Island, 18 maggio 2005
«Il dott. James Goodbrand sterilizzò molte delle nostre donne. Ho
sentito personalmente Goodbrand dire che il governo lo pagava 300
dollari per ogni donna che sterilizzava». Sarah Modeste, Cowichan Nation, Vancouver Island, 12 agosto 2000
«Mia sorella Maggie fu scaraventata da una suora dalla finestra
del terzo piano della scuola di Kuper Island, e morì. Tutto venne
insabbiato, né venne svolta alcuna indagine. All’epoca, essendo indiani,
non potevamo assumere un avvocato e così non venne mai fatto alcunché». Bill Steward, Duncan, BC, 13 agosto 1998
«Mio fratello morì a causa di una scossa elettrica data da un ago
da bestiame. Aveva quattro anni, i pastori lo trascinarono e lo
ferirono, gli tagliarono la pelle sotto la fronte con una frusta. Come
la frusta dei cavalli. Era tagliente e aveva sopra delle lame. Io ero
lì, lo sentivo gridare aiuto. Subito dopo c’era un mare di sangue sul
pavimento, ma non lo portarono all’ospedale, in infermeria o altrove, e
quello accadde allora, quando ero lì. Lo sento ancora che grida aiuto:
“Rick, aiuto, mi stanno torturando! Sto morendo!”. E poi morì. Era il
mio unico.. Il mio unico… Il mio miglior amico e il mio unico fratello
che ho sempre amato». Rick La Vallee, Portage La Praire Residential School (Catholic Curch).
«Avevo soltanto otto anni, e ci avevano mandato dalla scuola
residenziale anglicana di Alert Bay al Nanaimo Indian Hospital, quello
gestito dalla Chiesa Unitaria. Lì mi hanno tenuto in isolamento in una
piccola stanza per più di tre anni, come se fossi un topo da
laboratorio, somministrandomi pillole e facendomi iniezioni che mi
facevano star male. Due miei cugini fecero un gran chiasso, urlando e
ribellandosi ogni volta. Così le infermiere fecero loro delle iniezioni,
ed entrambi morirono subito. Lo fecero per farli stare zitti». Jasper Jospeh Port Hardy, British Columbia 10 novembre 2000
«Una sorta di accordo sulla parola fu in vigore per molti anni:
le chiese ci fornivano i bambini dalle scuole residenziali e noi
incaricavamo l’RCMP di consegnarli a chiunque avesse bisogno di
un’infornata di soggetti da esperimento: in genere medici, a volte
elementi del Dipartimento della Difesa. I cattolici lo fecero ad alto
livello nel Quebec, quando trasferirono in larga scala ragazzi dagli
orfanotrofi ai manicomi. Lo scopo era il medesimo: sperimentazione. A
quei tempi i settori militari e dell’Intelligence davano molte
sovvenzioni: tutto quello che si doveva fare era fornire i soggetti. I
funzionari ecclesiastici erano più che contenti di soddisfare quelle
richieste. Non erano solo i presidi delle scuole residenziali a prendere
tangenti da questo traffico: tutti ne approfittavano, e questo è il
motivo per cui la cosa è andata avanti così a lungo; essa coinvolge
proprio un sacco di alti papaveri». (Dai fascicoli riservati del tribunale dell’IHRAAM, contenenti le dichiarazioni di fonti confidenziali, 12-14 giugno 1998)
Fonte:
http://danielebarbieri.wordpress.com/2010/04/06/marco-cinque-genocidio-canadese/
è possibile vedere il documentario Unrepentant con i sottotitoli in italiano:
http://www.nativiamericani.it/?p=561
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