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Sardegna
No Radar: né qui né altrove
di Laura Gargiulo
Nel 2010 la mobilitazione popolare aveva bloccato la costruzione di numerosi radar sulle coste sarde.
Oggi lo stato ritorna con il suo progetto di distruzione del territorio... e non solo.
Oggi lo stato ritorna con il suo progetto di distruzione del territorio... e non solo.
Prima hanno invocato la lotta contro l'immigrazione clandestina, poi la pirateria, infine il controllo delle coste per evitare gli incidenti in mare, domani chissà. La fantasia non sembra mancare allo stato che, dopo il tentativo del 2010, fallito grazie ai comitati nati spontaneamente sul territorio, dimostra di non aver abbandonato i vecchi sogni di gloria e presenta un progetto di costruzione di tre nuovi radar Uts presso l'Isola della Bocca (Olbia), Capo Sandalo (Carloforte) e l'isola dell'Asinara (Porto Torres).
Porto Torres. Nell'orto del centro sociale Pangea
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Ma cos'è un radar Uts e quali danni provoca?
La pericolosità delle emissioni di microonde è oggetto di studio di numerose ricerche epidemiologiche che hanno dimostrato come siano causa sia di un aumento di patologie tumorali nell'uomo (leucemie e linfomi in particolare) sia nocive per l'ambiente, in particolare per gli uccelli migratori, gli insetti impollinatori e i grande cetacei che risultano fortemente disturbati dalle emissioni. È facile immaginare, quindi, quale impatto un sistema del genere possa avere ad esempio sull'Isola dell'Asinara, classificata sia come zona Sic (sito di interesse comunitario) sia come zona di protezioni speciale per i volatili.
Il fisico Massimo Coraddu, intervenuto
durante
l'assemblea pubblica No Radar Asinara, per spiegare gli effetti delle microonde |
Ucci ucci sento odor di soldatucci
Il carattere militare di queste strutture, inoltre, è definito dalla stessa legislazione (articolo 33 della legge 1 agosto 2002 n.166), con la quale si stabilisce che “le opere di edilizia relative a fabbricati da destinarsi a comandi e reparti delle capitanerie di porto e guardia costiera, comprese quelle dei sistemi di controllo dei traffici marittimi, sono equiparati alle opere destinate alla difesa militare”. In poche parole, qui non si tratta di strutture civili ma a tutti gli effetti di strutture militari.
Se tutto ciò non bastasse per nutrire qualche dubbio sulla natura di questi radar, basta riflettere sull'effettiva capacità dei radar Uts di prevenire gli incidenti navali. In Sardegna, ad esempio, dove è operativo uno di questi radar, in cima al faro di Guardia Vecchia nell'isola de La Maddalena, il traghetto che svolge servizio Palau-La Maddalena è finito fuori rotta andando in secca per ben tre volte negli ultimi due anni. Nello stretto di Messina, dove sono operative tre di queste installazioni, un mercantile è andato fuori rotta sfiorando la tragedia. Le motivazioni degli incidenti in mare, quindi, sembrano avere altra natura, come denunciano gli stessi sindacati dei portuali, tra cui il cattivo stato delle navi, gli equipaggiamenti ridotti all'osso, mal pagati e poco professionali, oltre ai controlli di sicurezza insufficienti. In risposta, dunque, alle motivazioni portate avanti dalla guardia costiera, il sistema Uts mostra di non rappresentare una valida alternativa al sistema Ais, già in uso, basato su trasmissioni radio in banda Vhf con una potenza assai minore rispetto a quella dei radar Uts.
30 giugno 2013, assemblea pubblica del
Comitato No Radar Asinara presso il Csoa Pangea |
Ci mobilitiamo perché...
- investire in progetti di ricerca sul patrimonio archeologico, paesaggistico e faunistico dell'isola;
- costruire un modello di turismo a impatto zero dal punto di vista ambientale che valorizzi la cultura fuori dai cliché folkloristici;
- organizzare percorsi di agricoltura sociale tesi al rilancio del comparto agricolo e alla realizzazione di percorsi di inclusione sociale;
- creare occupazione per il personale del comparto industriale in dismissione nell'ambito del recupero e della tutela del territorio attraverso la formazione professionale;
- includere il comparto della piccola marineria di Porto Torres nel potenziamento del sistema di collegamento tra l'isola e la terra ferma.
La lotta contro il radar, quindi, diventa lotta per la riappropriazione del proprio territorio e rilancio dell'Asinara come esempio di sviluppo alternativo per tutto il territorio circostante che oggi più che mai vede i frutti della politica industriale: macerie, inquinamento e disoccupazione.
Lottare contro i piani dello stato per iniziare a ridisegnare una nuova idea di
territorio.
Laura Gargiulo
L'esperienza del comitato No Radar di Olbia
raccontata da chi combatte contro l'installazione
né qui né altrove
raccontata da chi combatte contro l'installazione
né qui né altrove
Qui la nostra prima risposta ferma e chiara, che ha fatto in modo di tenerci uniti nel combattere fino ad oggi: l'indipendenza del comitato da qualsiasi gruppo già presente e un'identità apolitica e apartitica (come gli altri comitati No Radar sardi), lontano dalla delega istituzionale come speranza della risoluzione dei problemi. La nostra convinzione, infatti, è che solo la mobilitazione popolare possa veramente fermare queste installazioni.
Con questo spirito muoviamo i primi passi organizzando una passeggiata informativa, informative scolastiche, volantini, sit in e altro. Nel 2012 riusciamo a scuotere anche Siniscola, che si organizza con un comitato proprio ottenendo un buon interesse cittadino e il no del consiglio comunale tutto all'installazione del radar, e in contemporanea il quasi no (quasi perché tranne a parole non c'è niente di ufficiale) della commissione ambiente di Olbia all'installazione del radar all'Isola della Bocca. L'ennesima svolta ad aprile, quando ci avvertono che la guardia costiera ha convocato comitati ambientalisti e non solo, comunicando loro che causa crisi economica i siti per le installazioni da undici passano a tre: Asinara, Olbia, Carloforte.
Ripartiamo all'attacco, facciamo nuovi volantini, organizziamo presidi sulla spiaggia di fronte all'Isola della Bocca (zona scelta per l'installazione), volantinaggio porta a porta nella zona residenziale più vicina al sito di installazione e assemblee cittadine. Intanto il comune viene chiamato dalla capitaneria per discutere sul radar (qui la certezza di un'imminente volontà di installazione); ci chiedono aiuto per il confronto e, anche se non riusciamo a farci invitare, accettiamo. Quello che sappiamo di questa riunione è che le nostre domande mettono in difficoltà la guardia costiera convincendo i presenti a dire no all'installazione. Questo non basta: la priorità è informare e creare un blocco popolare che vigili e sia pronto a contrastare questa installazione. Cresciamo di numero. A metà agosto facciamo un'altra assemblea informativa con l'ingegnere aeronautico Luigi Fenu; da qui decidiamo di puntare di più sulle scuole proponendo informative negli istituti e naturalmente condividendo azioni con il comitato No Radar dell'Asinara. Da poco, c'è stata una proposta della capitaneria (pubblicata sul giornale locale La Nuova Sardegna) che tende una mano al comune proponendo (se proprio insistiamo), di abbandonare la proposta di sito all'Isola della Bocca cercandone insieme (con il comune) un altro.
La nostra risposta è: No Radar né qui né altrove.
Fonte:
http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/?nr=385&pag=21.htm
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