Nel giorno del suo 56esimo compleanno il padre palermitano veniva ammazzato con dei colpi di pistola alla nuca praticamente sotto casa sua. Da quel giorno la giustizia ordinaria ha fatto il suo dovere e Don Puglisi è stato beatificato: bisogna capire se gli uomini abbiano saputo comprendere il suo messaggio e attuarlo.
Bastano poche parole per ricordare Don Puglisi, è sufficiente la
calma serafica con la quale, secondo le testimonianze del pentito
Salvatore Grigolo, esecutore del suo omicidio insieme a Gaspare
Spatuzza, il prete siciliano affermò prima di essere ucciso “Me lo
aspettavo”. Ci immaginiamo anche un sorriso beffardo sulle sue labbra,
come a voler schernire chi stava tentando di fermare le sue parole
mettendo fine alla sua vita. Ma le parole di Don Puglisi hanno
continuato a camminare, questo è indubbio. Lo sa per primo lo stesso
Grigolo, che dopo le sue confessioni sembra essersi indirizzato ad un
processo di redenzione. Era il 15 settembre del 1993 quando, sulla porta
di casa sua, al parroco venivano sparati colpi di pistola alla nuca.
Quella di Don Puglisi è una storia che ha commosso l'Italia e continua a
farlo oggi, dimostrazione concreta di una terra che può cambiare, che
potrebbe cambiare, ma che non può farlo se si appella agli atti eroici
di pochi, che in fondo eroi non sono. La sua beatificazione, confermata il 25 maggio di quest'anno,
riconosce al primo martire della chiesa per mani della mafia un valore
sociale e culturale che non bisogna correre il rischio di dimenticare.
Perché se da una parte la giustizia ordinaria si è prodigata nel cercare i colpevoli,
al suo fianco dovrebbe persistere nel camminare quella straordinaria di
giustizia, la memoria. E' vero, che queste parole vengano spese solo in
occasione di una ricorrenza pare pretestuoso, opportunistico, di
maniera. Don Puglisi non va incensato perché probabilmente non avrebbe
voluto. A far parlare di lui non dovrebbe essere la ricorrenza
ventennale della sua morte in sé, quanto la ricorrenza quotidiana di ciò
che ha fatto e detto per la proprio terra, per il rispetto della
propria dignità di uomo di chiesa. Ma anche di uomo e basta.
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