Nasce un nuovo villaggio, subito distrutto dall'esercito di Tel Aviv.
Con la nuova creativa forma di protesta giunge la rinnovata
partecipazione del popolo palestinese.
martedì 29 gennaio 2013 10:05
di Emma Mancini
Betlemme, 29 gennaio 2013, Nena News - Un terzo villaggio palestinese è nato, stavolta a Jenin, Nord della Cisgiordania. E anche questo è diventato immediato target delle forze militari israeliane. Dopo Bab al-Shams, in area E1, e Al-Karamah, a Gerusalemme, la resistenza popolare palestinese prosegue con convinzione e senza timori di sorta nel cammino intrapreso poche settimane fa e che sta trasformando il volto del movimento di base.
Sabato la polizia di frontiera israeliane ha compiuto un violento raid nel neonato villaggio di Al-Asra ("prigionieri", in arabo), sorto per protestare contro la confisca di terre palestinesi e la detenzione illegale dei prigionieri politici palestinesi. Negli scontri, i soldati hanno lanciato proiettili di gomma e gas lacrimogeni contro gli attivisti palestinesi, per lo più residenti nel vicino villaggio di Anin. Numerosi i feriti, dieci gli arrestati: tra loro il fratello di Yousef Yassin, uno dei detenuti attualmente in sciopero della fame contro la misura cautelare preventiva della detenzione amministrativa.
Secondo un portavoce dell'esercito israeliano, "circa 200 palestinesi hanno lanciato pietre ai soldati che hanno disperso la folla. Nessun ferito, nessun arresto".
"Anin è stato il primo villaggio seriamente danneggiato dalla costruzione del Muro. La maggior parte delle terre di Anin sono rimaste isolate, irraggiungibili, al di là della barriera. Una situazione che va avanti da dieci anni", spiega Jamal Juma, coordinatore della campagna palestinese Stop the Wall.
Ad annunciare la nascita del villaggio di Al-Asra era stato sabato il ministro per i Prigionieri, Issa Qaraqe. Immediato il sostegno dell'Autorità Palestinese e del governatore di Jenin, che ha tentato di entrare nel neonato villaggio ma è stato bloccato dalle forze militari israeliane.
Al-Asra è l'ultimo esempio del nuovo corso della resistenza popolare nonviolenta palestinese. Non più solo manifestazioni, ma creazione di atti concreti: villaggi, tende e la rinnovata partecipazione della popolazione palestinese, negli ultimi anni sostituita da attivisti israeliani ed internazionali nelle tradizionali proteste del venerdì.
La nuova creativa forma di protesta contro le politiche di annessione perpetrate dalle autorità israeliane sta riscuotendo il successo meritato, sia tra i media internazionali che all'interno della stessa società palestinese. E se da una parte i vertici israeliani ordinano ai propri soldati di aprire il fuoco contro giovani disarmati (sei le vittime negli ultimi dieci giorni, tra Cisgiordania e Gaza), forse nel tentativo di scatenare una reazione violenta, il movimento di base palestinese si riorganizza e mostra al mondo intero un volto diverso: azioni nuove, originali, brillanti, in grado di togliere la maschera alla colonizzazione israeliana e mostrarla in tutta la sua violenza.
E a chi plaude alla nuova forma di protesta, congratulandosi con la popolazione palestinese perché finalmente utilizza gli stessi mezzi dell'occupante (facts on the ground e insediamenti illegali), ricordiamo la differenza che corre tra i villaggi di Bab al-Shams, Al-Karamah e Al-Asra e gli outpost illegali israeliani, come Migron. I primi sono villaggi palestinesi costruite su terra palestinese, i secondi sono insediamenti israeliani nati dalla confisca di terre di proprietà del popolo palestinese. Nena News
Fonte:
http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=49352&typeb=0&Al-Asra-e-Bab-al-Shams-la-sfida-della-nuova-resistenza
Nessun commento:
Posta un commento