martedì 29 gennaio 2013 09:15
dalla redazione
Betlemme, 29 gennaio 2013, Nena News - La battaglia degli stomaci vuoti non si è mai fermata. Prosegue lo sciopero della fame dei prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. E mentre Samer Issawi digiuna da oltre 180 giorni, e Jazzer Ezzidine, Yousef Yassin e Tarek Qa'adan da quasi 60 giorni, c'è chi muore per le condizioni di vita dietro le sbarre.
Pochi giorni fa, Ashraf Abu Dhra è morto dopo cinque mesi dal rilascio. Aveva 29 anni, di cui gli ultimi sei e mezzo passati nel carcere israeliano di Ramle, in isolamento. Ad ucciderlo potrebbe essere stata la mancanza di cure mediche: malato di distrofia muscolare, Ashraf non è stato mai autorizzato dall'amministrazione carceraria ad accedere ad adeguati trattamenti. Una mancanza che lo ha costretto su una sedia a rotelle e, poco tempo dopo la sua liberazione, lo ha portato alla morte.
Nel 2008, l'associazione israeliana Physicians for Human Rights aveva presentato una petizione ad un tribunale israeliano nella quale si chiedeva di imporre alla prigione di Ramle il ricovero di Ashrag: la corte ha approvato la richiesta, ma la clinica del carcere ha sempre ignorato la sentenza giudicando le cure "non necessarie".
Secondo i dati forniti dalle associazioni per la tutela dei prigionieri, dal 1967 - anno di inizio dell'occupazione militare dei Territori Palestinesi - oltre 200 detenuti sono morti nelle carceri israeliane. Oltre 800mila palestinesi sono stati arrestati negli ultimi 46 anni, il 40% della popolazione maschile palestinese e il 20% di quella totale. Non c'è famiglia che non abbia avuto o abbia tuttora un suo membro dietro le sbarre di una prigione israeliana.
Ad oggi, gennaio 2013, Israele tiene dietro le sbarre 4.656 prigionieri politici palestinesi: 310 di loro sono incarcerati in detenzione amministrativa - senza processo né accuse ufficiali - e 193 sono minorenni (di cui 23 hanno meno di 16 anni). Tredici detenuti sono membri del Consiglio Legislativo Palestinese, il parlamento dell'Autorità Palestinese.
Le condizioni di detenzione sono pessime. Come riportato da Addameer, la più importante associazione palestinese per la difesa dei prigionieri politici, i detenuti sono soggetti a diverse forme di tortura, tra cui l'isolamento prolungato, interrogatori di 12 ore, deprivazione del sonno e minacce di morte contro familiari.
A tutela dei prigionieri politici palestinesi è intervenuta anche l'ANP: ieri il ministro per i Prigionieri, Missa Qaraqe, ha annunciato l'invio di una lettera al Consiglio di Sicurezza dell'Onu contenente una denuncia ufficiale contro le autorità israeliane per le disumane condizioni di vita nelle carceri e le misure detentive illegali a cui sono sottoposti i detenuti palestinesi.
"La lettera sottolinea la situazione critica dei prigionieri in sciopero della fame che potrebbero morire in qualsiasi momento - ha spiegato il ministro - Se si permetterà che questo accada, si tratterà di un nuovo crimine per mano israeliana. Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe discutere di tutte le questioni: le condizioni di salute, l'assenza di processi equi e in alcuni casi la totale mancanza di processi, il divieto di ricevere le visite dei familiari; le aggressioni all'interno delle carceri, l'isolamento, la detenzione amministrativa e la detenzione di minori". Nena News
Betlemme, 29 gennaio 2013, Nena News - La battaglia degli stomaci vuoti non si è mai fermata. Prosegue lo sciopero della fame dei prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. E mentre Samer Issawi digiuna da oltre 180 giorni, e Jazzer Ezzidine, Yousef Yassin e Tarek Qa'adan da quasi 60 giorni, c'è chi muore per le condizioni di vita dietro le sbarre.
Pochi giorni fa, Ashraf Abu Dhra è morto dopo cinque mesi dal rilascio. Aveva 29 anni, di cui gli ultimi sei e mezzo passati nel carcere israeliano di Ramle, in isolamento. Ad ucciderlo potrebbe essere stata la mancanza di cure mediche: malato di distrofia muscolare, Ashraf non è stato mai autorizzato dall'amministrazione carceraria ad accedere ad adeguati trattamenti. Una mancanza che lo ha costretto su una sedia a rotelle e, poco tempo dopo la sua liberazione, lo ha portato alla morte.
Nel 2008, l'associazione israeliana Physicians for Human Rights aveva presentato una petizione ad un tribunale israeliano nella quale si chiedeva di imporre alla prigione di Ramle il ricovero di Ashrag: la corte ha approvato la richiesta, ma la clinica del carcere ha sempre ignorato la sentenza giudicando le cure "non necessarie".
Secondo i dati forniti dalle associazioni per la tutela dei prigionieri, dal 1967 - anno di inizio dell'occupazione militare dei Territori Palestinesi - oltre 200 detenuti sono morti nelle carceri israeliane. Oltre 800mila palestinesi sono stati arrestati negli ultimi 46 anni, il 40% della popolazione maschile palestinese e il 20% di quella totale. Non c'è famiglia che non abbia avuto o abbia tuttora un suo membro dietro le sbarre di una prigione israeliana.
Ad oggi, gennaio 2013, Israele tiene dietro le sbarre 4.656 prigionieri politici palestinesi: 310 di loro sono incarcerati in detenzione amministrativa - senza processo né accuse ufficiali - e 193 sono minorenni (di cui 23 hanno meno di 16 anni). Tredici detenuti sono membri del Consiglio Legislativo Palestinese, il parlamento dell'Autorità Palestinese.
Le condizioni di detenzione sono pessime. Come riportato da Addameer, la più importante associazione palestinese per la difesa dei prigionieri politici, i detenuti sono soggetti a diverse forme di tortura, tra cui l'isolamento prolungato, interrogatori di 12 ore, deprivazione del sonno e minacce di morte contro familiari.
A tutela dei prigionieri politici palestinesi è intervenuta anche l'ANP: ieri il ministro per i Prigionieri, Missa Qaraqe, ha annunciato l'invio di una lettera al Consiglio di Sicurezza dell'Onu contenente una denuncia ufficiale contro le autorità israeliane per le disumane condizioni di vita nelle carceri e le misure detentive illegali a cui sono sottoposti i detenuti palestinesi.
"La lettera sottolinea la situazione critica dei prigionieri in sciopero della fame che potrebbero morire in qualsiasi momento - ha spiegato il ministro - Se si permetterà che questo accada, si tratterà di un nuovo crimine per mano israeliana. Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe discutere di tutte le questioni: le condizioni di salute, l'assenza di processi equi e in alcuni casi la totale mancanza di processi, il divieto di ricevere le visite dei familiari; le aggressioni all'interno delle carceri, l'isolamento, la detenzione amministrativa e la detenzione di minori". Nena News
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