Dopo
una notte di scontri, fuoco e fiamme in tutto il paese, la Tunisia vive
ancora una giornata di altissima tensione a seguito dell'omicidio
politico di Brahmi. La rabbia di gran parte della popolazione tunisina
ha fatto sì che lo sciopero generale lanciato dall'UGTT, a seguito
dell'omicidio del militante e deputato dell'estrema sinistra facente
riferimento al Fronte Popolare, sia riuscito a pieno. Numerose città del
bacino minerario (Gafsa, Sidi Bouzid, Kesserine, etc) sono praticamente
irraggiungibili da ieri notte quando diversi manifestanti hanno
posizionato massi di roccia sull'autostrada e nelle altre strade che
portano alle grandi e piccole località della regione. A Sfax si sono
susseguiti scontri con la polizia in tenuta antisommossa che con
difficoltà ha allontanato i manifestanti determinati ad assaltare i
palazzi delle istituzioni. A Tunisi questa mattina un primo corteo
è partito dalla piazza su cui si affaccia il palazzo della centrale del
sindacato più grande del paese UGTT. Il corteo aperto dai cordoni degli
avvocati ha sfilato nell'Avenue Bourguiba e poi si è diretto verso la
sede dell'Assemblea Nazionale Costituente. L'idea lanciata dal Fronte
Popolare è quella di organizzare un presidio stabile proprio davanti al
palazzo dell'istituzione simbolo della transizione, anche se non sono
pochi a far notare che il potere politico da contestare fino al suo
crollo, risiede come da decenni, nel tetro stabilimento blindato che
stride con i colori della grande avenue del centro città: il ministero
degli interni. L'accampata davanti all'ANC è stata lanciata da Hamma
Hammami e proseguirà, secondo le intenzioni, fino alla caduta del
regime. Il costituendo Fronte di Salute Nazionale in cui stanno
confluendo diversi partiti e associazioni ha promosso un manifesto che
incita a prolungare di altre 24h lo sciopero generale e le
manifestazioni contro Ennahdha e le istituzioni della transizione.
Durante la giornata si susseguono i comunicati dei singoli deputati dei
differenti partiti non “nadhaoui” che annunciano le dimissioni dall'ANC.
Va notato il completo spappolamento del Partito Repubblicano, oggi
guidato da Chebbi (decine di anni fa oppositore, ma poi giullare del
sistema Ben Ali e oggi di Ennadha), la cui maggioranza di eletti
rifiutandosi di restare in “colazione” con la fazione islamista,
abbandonano partito e istituzione.
Nella mattinata il ministro
degli interni, durante una conferenza stampa, ha accusato il gruppo
facente capo a Boubaker El Hakim, di essere l'autore materiale di
entrambi gli omicidi Belaid e Brahmi. Stessa pistola, stessi proiettili,
stessa dinamica di agguato. Secondo gli investigatori non c'è dubbio
sulla mano che ha sparato contro i due militanti della sinistra
rivoluzionaria tunisina. Boubaker El Hakim sembra essere di origini
tunisine ma nato in Francia nel 1983 e poi dedicatosi all'islamismo
radicale dopo alcuni viaggi in Irak e in Siria. Non viene dato sapere
altro se non una generica appartenenza ad alcune fazioni islamiste
salafite. La ricostruzione tecnica degli omicidi sortita dal ministero
degli interni non convince e non calma la piazza dell'opposizione che
rilancia le accuse all'elites di Ennahdha di essere la promotrice
politica degli assassini mirati. Il punto di vista dell'opposizione
sembra essere riconosciuto e condiviso dalla maggioranza della
popolazione che sta rispondendo agli appelli alla resistenza contro il
regime. E la valutazione politica conclusiva della giornata non potrà
che darsi al termine del digiuni di ramadan, scandenza in questo mese
giornaliera, che varia di non poco la vita politica, soprattutto nei
suoi aspetti di partecipazione di massa.
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