martedì 20 agosto 2013
Dal blog di Samantha Comizzoli: http://samanthacomizzoli.blogspot.it/
Il 19 giugno ero stata con l'ISM al villaggio beduino di Beit Hanina,
Gerusalemme. Avevano trovato per terra un ordine di demolizione. Nel
villaggio c'erano 53 persone, delle quali 30 circa bambini. Il più
piccolo ha un anno, la più grande ha 17 anni.
Ieri, 19 agosto, alle ore sei del mattino Israele è arrivato. Sono arrivati con 38 jeeps, 200 soldati armati, due cani e due bulldozer. Hanno dapprima circondato il villaggio, poi hanno mollato i due cani per far scappare il bestiame. Poi sono entrati nelle tende e hanno fatto uscire gli abitanti. Sotto la minaccia delle armi li hanno chiusi in tre cerchi: uno per i bambini, uno per le donne e uno per gli uomini. E hanno fatto partire i bulldozer. I bulldozer hanno raso al suolo tutto, tutte le case, tutto quello che contenevano. Fino alle nove del mattino le persone sono state tenute in quei tre cerchi con le armi puntate.
Una volta finita la distruzione, hanno comunicato al capovillaggio che entro mercoledì prossimo devono sgomberare tutte le macerie e se non lo faranno dovranno pagare una multa di 70,000 shekel più le spese dei bulldozer più le spese per l'intervento dei soldati. Se non pagheranno, lui verrà arrestato.
53 persone che non hanno più nulla, che non hanno un posto dove andare. 53 persone che rappresentano, per me, la parola "pace".
Non hanno più nè acqua, nè elettricità, nè le loro cose. Nulla. Oggi c'hanno offerto del tè... mentre eravamo seduti per terra fra le macerie, c'è caduta addosso una lamiera che ha rovesciato il tè.... Le loro facce... erano dispiaciute, umiliate. Quei visi pieni di dignità che oggi mi hanno detto "noi resisteremo, ci dovremo dividere... i bambini li abbiamo mandati lontani e non possono nemmeno andare a scuola, saremo tutti divisi, ma resisteremo, abbiamo sempre vissuto qui..."
Quei visi, oggi, avevano le lacrime...
Ho chiesto al capovillaggio che messaggio volesse mandare al mondo, mi ha detto : "non dimenticatevi di noi".
Ora, lacrime a parte, prego voi tutti che state leggendo di trovare la forza per fare un atto di coraggio: riconoscere che questo fatto, come altri, ma più degli altri è testimonianza che Israele sta perpetrando un genocidio, una pulizia etnica, che Israele è il nazismo.
Ieri, 19 agosto, alle ore sei del mattino Israele è arrivato. Sono arrivati con 38 jeeps, 200 soldati armati, due cani e due bulldozer. Hanno dapprima circondato il villaggio, poi hanno mollato i due cani per far scappare il bestiame. Poi sono entrati nelle tende e hanno fatto uscire gli abitanti. Sotto la minaccia delle armi li hanno chiusi in tre cerchi: uno per i bambini, uno per le donne e uno per gli uomini. E hanno fatto partire i bulldozer. I bulldozer hanno raso al suolo tutto, tutte le case, tutto quello che contenevano. Fino alle nove del mattino le persone sono state tenute in quei tre cerchi con le armi puntate.
Una volta finita la distruzione, hanno comunicato al capovillaggio che entro mercoledì prossimo devono sgomberare tutte le macerie e se non lo faranno dovranno pagare una multa di 70,000 shekel più le spese dei bulldozer più le spese per l'intervento dei soldati. Se non pagheranno, lui verrà arrestato.
53 persone che non hanno più nulla, che non hanno un posto dove andare. 53 persone che rappresentano, per me, la parola "pace".
Non hanno più nè acqua, nè elettricità, nè le loro cose. Nulla. Oggi c'hanno offerto del tè... mentre eravamo seduti per terra fra le macerie, c'è caduta addosso una lamiera che ha rovesciato il tè.... Le loro facce... erano dispiaciute, umiliate. Quei visi pieni di dignità che oggi mi hanno detto "noi resisteremo, ci dovremo dividere... i bambini li abbiamo mandati lontani e non possono nemmeno andare a scuola, saremo tutti divisi, ma resisteremo, abbiamo sempre vissuto qui..."
Quei visi, oggi, avevano le lacrime...
Ho chiesto al capovillaggio che messaggio volesse mandare al mondo, mi ha detto : "non dimenticatevi di noi".
Ora, lacrime a parte, prego voi tutti che state leggendo di trovare la forza per fare un atto di coraggio: riconoscere che questo fatto, come altri, ma più degli altri è testimonianza che Israele sta perpetrando un genocidio, una pulizia etnica, che Israele è il nazismo.
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