Due giornalisti occidentali e un siriano sono stati uccisi da bombe cadute sul centro stampa allestito nel quartiere Bab Amro di Homs, la città roccaforte dei disertori anti-Assad tenuta sotto pressione dalle truppe governative.
REDAZIONE
Roma, 22 febbraio 2012, Nena News – Dopo Jilles Jacquier, inviato della televisione francese, qualche ora fa altri due giornalisti occidentali, Marie Colvin e Remi Ochlik, sono rimasti uccisi a Homs, la città roccaforte dei disertori anti-Assad, tenuta sotto pressione dalle truppe siriane. Assieme a loro è stato ucciso un reporter siriano. Secondo i ribelli, i colpi sarebbero stati sparati dall’artiglieria dell’esercito regolare che da giorni circonda Homs. Da parte delle autorità di Damasco però non giungono conferme o smentite.
Gli occidentali uccisi erano due giornalisti noti. L’americana Marie Colvin aveva 55 anni e da diversi anni risiedeva in Gran Bretagna dove lavorava per il Sunday Times, per il quale ha coperto come inviata molte guerre e rivolte, compresi i conflitti in Iraq, in Cecenia, l’Intifada palestinese e le violenze in Sri Lanka. In quest’ultimo paese, nel 2001, rimase ferita gravemente da una scheggia di granata e perse un occhio. Quell’anno fu insignita del premio come miglior inviato estero dell’anno dalla stampa britannica. Remi Ochlik, fotografo francese, 28 enne, ha lavorato per diverse testate tra cui Le Monde, Paris Match, Time Magazine e The Wall Street Journal. L’anno scorso aveva vinto il “Gran Prix Photo Jean-Louis Calderon” per tre fotoreportage intitolati «La caduta di Tripoli», «Egitto piazza Tahrir» e «La rivoluzione dei gelsomini».
Non è ancora noto invece il nome del reporter siriano ucciso, si sa soltanto che era originario della zona di Homs.
L’annuncio della morte dei tre giornalisti si è aggiunto al bilancio dei morti di oggi. Secondo le opposizioni sarebbero almeno 19 , tutti a Homs. Ma questo numero non ha ricevuto conferme da fonti indipendenti. Ieri sarebbero morte 98 persone, a Homs e e Idlib. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha esortato le autorità di Damasco ma anche i ribelli a una «decisione rapida» su una tregua umanitaria di due ore al giorno per consentire ai soccorsi di raggiungere le popolazioni colpite. «A Homs e in altre zone colpite, intere famiglie sono bloccate da giorni nelle loro case. Non possono uscire per ottenere pane, altro cibo o acqua, o cure mediche», ha detto il presidente del Cicr, Jacob Kellenberger.
A Damasco intanto continuano i preparativi per il referendum sulla nuova Costituzione. Ieri, di fronte al Parlamento, si è svolta una manifestazione non lealista ma autorizzata dal ministero degli interni. Un centinaio di persone, appartenenti per lo più al Partito social-nazionale siriano (Pssn), hanno chiesto la modifica dell’articolo 3 della nuova Costituzione, già presente in quella in vigore da 39 anni, che stabilisce la legge islamica base per la giurisprudenza e impone che il presidente della Repubblica debba essere musulmano. Nena News
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