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Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


giovedì 12 settembre 2013

Lamezia Terme: esplode silos, due operi morti e uno gravemente ferito. Un morto sul lavoro anche a Pordenone

Giovedì, 12 Settembre 2013 18:54     Scritto da  Redazione Contropiano


Lamezia Terme: esplode silos, due operi morti


Nuova tragedia sul lavoro, questa volta in Calabria. Nella zona industriale di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, oggi pomeriggio un silos è esploso provocando la morte di due lavoratori. Oltre ai due operai che erano impegnati nella manutenzione dell’impianto e che non ce l’hanno fatta, un terzo lavoratore è rimasto gravemente ferito a causa dello scoppio, ed ha riportato ustioni su tutto il corpo.
L'esplosione è avvenuta all'interno dello stabilimento di San Pietro Lametino della Ilsap Biopro, un'azienda che produce oli raffinati, biomasse, glicerina e biodiesel. I vigili del fuoco stanno perciò accertando la natura dei gas che si sono liberati nell’aria, per evitare la diffusione di sostanze pericolose. La magistratura sta già indagando sulla dinamica dell’incidente.

Di seguito il comunicato della Federazione della Calabria dell'Usb

Ancora caduti sul lavoro!

 USB Calabria lista a lutto le sue bandiere e saluta i lavoratori colpiti.

La USB Calabria esprime tutta  la solidarietà e vicinanza alle famiglie dei lavoratori rimasti uccisi e di quello gravemente ferito, nell’esplosione alla fabbrica per la trasformazione di oli combustibili a Lamezia Terme.
Ancora una volta, purtroppo, ci viene chiesto di convivere con l’idea che delle persone escano da casa per andare a lavorare, senza farvi più ritorno.
Ma noi non ci riusciamo.
Anche in momenti come questi, infatti, non si può fare a meno di pensare come la crisi in atto sia stata l’occasione per far abbassare gli standard di sicurezza dei luoghi di lavoro e fatto passare in secondo piano problemi basilari come l’incolumità fisica e psichica di chi vi lavora.
Siamo sicuri che si dirà che gli impianti erano a norma e che è stato solo un terribile ed imprevedibile incidente, ma la triste realtà è che oggi tre famiglie del lametino sono state colpite da una terribile sciagura che sconvolgerà le loro vite e, almeno per rispetto loro, questa volta non tiriamo in ballo la fatalità.

Lamezia Terme, 12 settembre 2013
Federazione regionale

USB Calabria


Un morto sul lavoro anche a Pordenone 

Antonio di Bernardo, un operaio di 54 anni è morto, schiacciato da un mezzo cingolato, all'interno di un cantiere edile di Roveredo in Piano (Pordenone). L'incidente à avvenuto intorno alle ore 16 di oggi mentre l'uomo stava lavorando all'ampliamento di una cava. Secondo una prima ricostruzione l'uomo, originario di Frisanco (Pordenone) sarebbe salito sul cingolato per accendere il mezzo restando però imprigionato dalla macchina operatrice che sembrava avere la marcia innestata, ed è rimasto dilaniato  morendo all'istante.




Fonte:


 

12 settembre 1977: muore Steve Biko

Giovedì 12 Settembre 2013 05:24 


Steve Biko nacque il 18 dicembre 1946 e fu un noto militante nella lotta contro l'apartheid e lo sfruttamento della popolazione nera 12 settembresudafricana e appartenete al Black Consciousness Movement (BCM).
Nel 1972 fu espulso dall'università di Natal a causa della sua militanza. Fu costretto quindi a rimanere nel distretto di King William's Town, gli fu vietato di parlare in pubblico, scrivere o parlare con i giornalisti e frequentare più di una persona alla volta. In più fu vietato a chiunque di citare qualsiasi suo scritto.
Durante il suo soggiorno coatto nel distretto di King William's Town iniziò a coinvolgere la popolazione nera e le altre minoranze etniche in collettivi autorganizzati.

Nonostante la repressione Biko e il BCM ebbero un ruolo fondamentale nell'organizzazione della rivolta di Soweto del giugno 1976, durante la quale studenti neri erano scesi in piazza contro la politica segregazionista del National Party, per essere poi duramente repressi dalla polizia, che uccise diverse centinaia di persone durante i dieci giorni di scontri. Dopo la rivolta, per i funzionari razzisti sudafricani, divvenne fondamentale l'eliminazione fisica di Biko.
L'occasione venne quando Biko fu fermato in un posto di blocco della polizia e arrestato con l'accusa di terrorismo il 18 agosto 1977. In caserma fu interrogato per ventidue ore di fila, picchiato e torturato dagli ufficiali di polizia Harold Snyman e Gideon Nieuwoudt nella stanza interrogatori 619. A causa del vile pestaggio Biko entrò in coma.
A questo punto i due sbirri lo ammanettarono e caricarono nudo nel bagagliaio della loro Land Rover per portarlo al carcere di Pretoria distante 1100 Km. Morì il 12 settembre 1977 a causa di una vasta emorragia cerebrale appena arrivato a Pretoria.
La polizia subito spiegò la morte come la conseguenza di un ipotetico sciopero della fame, ma l'autopsia rivelò le ferite del pestaggio tra cui quella mortale alla testa. Nonostante le prove evidenti del brutale omicidio la polizia riuscì ad insabbiare la storia.

Solo i giornalisti Helen Zille e Donald Woods, molto amici di Biko, qualche tempo dopo, riuscirono con un costante lavoro di controinchiesta a far emergere la verità sull'assassinio del loro amico.
Data la popolarità di Biko la notizia della sua morte si diffuse rapidamente aprendo molti occhi sulla brutalità del regime Sud Africano.
Al suo funerale parteciparono decine di migliaia di persone.
I giornalisti che indagarono su questa storia furono costretti a scappare dal Sud Africa a causa delle persecuzioni della polizia e nessuno dei due poliziotti omicidi fu mai processato dal governo razzista bianco nè dal successivo governo "democratico".




Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/2561-12-settembre-1977-muore-steve-biko