Stamattina i bulldozer israeliani hanno distrutto la comunità di Khirbet
Makhool, 120 palestinesi rimasti senzatetto. Dal 2009 trasferiti quasi
4mila palestinesi.
lunedì 16 settembre 2013 11:16
dalla redazione
Betlemme, 16 settembre 2013, Nena News - Un intero villaggio raso al suolo. È successo questa mattina, all'alba: i bulldozer militari israeliani hanno demolito Khirbet Makhool, comunità palestinese beduina nella Valle del Giordano, nel distretto di Tubas.
Centoventi i residenti rimasti senza un tetto sopra le testa, dopo la
distruzione delle loro abitazioni e delle strutture agricole del
villaggio. Aref Daraghmed, sindaco delle comunità di al-Malih e
al-Madarib, ha raccontato all'agenzia palestinese Ma'an News, che le
autorità israeliane sono giunte sul posto senza prima inviare alcun
ordine di demolizione:"Israele sta tentando di giudaizzare la Valle
del Giordano - ha detto Daraghmed - e lo fa attraverso il trasferimento
forzato della popolazione palestinese".
La distruzione del villaggio di Khirbet Makhool è solo l'ultima di una lunga serie di demolizioni nella Valle del Giordano, area sotto il controllo civile e militare israeliano, quasi completamente dichiarata "zona militare chiusa". Una politica implementata da tempo, che si accompagna al divieto per i residenti palestinesi di costruire qualsiasi tipo di struttura permanente: obiettivo finale è l'espansione delle colonie agricole israeliane e l'assunzione del totale controllo delle risorse naturali.
Secondo dati dell'agenzia delle Nazioni Unite OCHA, nella Valle del Giordano vivono oggi 60mila palestinesi, per lo più concentrati nella città di Gerico, l'unica in Area A (sotto il controllo civile e militare palestinese). A causa della politica israeliana di trasferimento forzato, oggi solo un quarto della popolazione palestinese vive in Area C, che copre l'87% dell'intera Valle del Giordano. Oltre 9.500 i coloni israeliani residenti in 37 insediamenti illegali.
Una simile politica è finita ad agosto nel mirino di Human Rights Watch, che ha fatto appello al governo di Tel Aviv perché interrompa subito le demolizioni illegali di abitazioni e strutture di proprietà palestinese. "Quando le forze militari israeliane demoliscono ripetutamente case nei Territori Occupati senza dimostrare che si tratta di un'azione necessaria a operazioni militari, si comprende che la sola ragione è costringere le famiglie a lasciare le proprie terre, un crimine di guerra - ha commentato Joe Stork, direttore di HRW Medio Oriente - La politica del processo di pace non rende meno illegali le demolizioni israeliane di case palestinesi".
Secondo il rapporto dell'organizzazione, nei primi otto mesi del 2013 sono già state distrutte 420 strutture e 716 persone sono state cacciate dalle loro terre e dalle loro comunità in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Dal 2009, data di insediamento del governo Netanyahu, secondo dati OCHA, le forze israeliane hanno costretto 3.799 palestinesi a lasciare le proprie case; nello stesso periodo, quasi 4.600 unità abitative per coloni sono state costruite negli insediamenti di Gerusalemme Est e Cisgiordania.
La giustificazione che Tel Aviv dà a tale politica è la mancanza di permessi di costruzione. Permessi quasi impossibili da ottenere: in oltre il 90% dei casi le autorità israeliane non concedono alle famiglie palestinesi il permesso di costruire in Area C, costringendole ad agire senza copertura legale e a restare in attesa di una prossima demolizione. Nena News.
La distruzione del villaggio di Khirbet Makhool è solo l'ultima di una lunga serie di demolizioni nella Valle del Giordano, area sotto il controllo civile e militare israeliano, quasi completamente dichiarata "zona militare chiusa". Una politica implementata da tempo, che si accompagna al divieto per i residenti palestinesi di costruire qualsiasi tipo di struttura permanente: obiettivo finale è l'espansione delle colonie agricole israeliane e l'assunzione del totale controllo delle risorse naturali.
Secondo dati dell'agenzia delle Nazioni Unite OCHA, nella Valle del Giordano vivono oggi 60mila palestinesi, per lo più concentrati nella città di Gerico, l'unica in Area A (sotto il controllo civile e militare palestinese). A causa della politica israeliana di trasferimento forzato, oggi solo un quarto della popolazione palestinese vive in Area C, che copre l'87% dell'intera Valle del Giordano. Oltre 9.500 i coloni israeliani residenti in 37 insediamenti illegali.
Una simile politica è finita ad agosto nel mirino di Human Rights Watch, che ha fatto appello al governo di Tel Aviv perché interrompa subito le demolizioni illegali di abitazioni e strutture di proprietà palestinese. "Quando le forze militari israeliane demoliscono ripetutamente case nei Territori Occupati senza dimostrare che si tratta di un'azione necessaria a operazioni militari, si comprende che la sola ragione è costringere le famiglie a lasciare le proprie terre, un crimine di guerra - ha commentato Joe Stork, direttore di HRW Medio Oriente - La politica del processo di pace non rende meno illegali le demolizioni israeliane di case palestinesi".
Secondo il rapporto dell'organizzazione, nei primi otto mesi del 2013 sono già state distrutte 420 strutture e 716 persone sono state cacciate dalle loro terre e dalle loro comunità in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Dal 2009, data di insediamento del governo Netanyahu, secondo dati OCHA, le forze israeliane hanno costretto 3.799 palestinesi a lasciare le proprie case; nello stesso periodo, quasi 4.600 unità abitative per coloni sono state costruite negli insediamenti di Gerusalemme Est e Cisgiordania.
La giustificazione che Tel Aviv dà a tale politica è la mancanza di permessi di costruzione. Permessi quasi impossibili da ottenere: in oltre il 90% dei casi le autorità israeliane non concedono alle famiglie palestinesi il permesso di costruire in Area C, costringendole ad agire senza copertura legale e a restare in attesa di una prossima demolizione. Nena News.
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