Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


venerdì 16 agosto 2013

VENERDI' DELLA RABBIA IN EGITTO

venerdì 16 agosto 2013 10:24

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 20 
80 MORTI IN PIAZZA RAMSES, EDIFICI IN FIAMME
Sarebbero 80 i morti solo in Piazza Ramses al Cairo. Lo riferiscono fonti locali. In gran parte sono attivisti e simpatizzanti dei Fratelli Musulmani. La polizia avrebbe sparato anche dagli elicotteri. Nella piazza sono stati dati alle fiamme alcuni edifici. Notizie di numerosi morti arrivano anche da altre citta', a conferma che quella di oggi e' stata un'altra giornata di sangue in tutto il Paese.
AGGIORNAMENTO ore 18.30
FRATELLANZA: AL CAIRO ALMENO 45 VITTIME

Secondo il braccio politico dei Fratelli Musulmani, il partito Giustizia e Libertà, al Cairo le forze di sicurezza avrebbero ucciso almeno 45 persone, oltre 250 i feriti. Per il Ministero della Salute, in tutto il Paese, le vittime sarebbero 27.
AGGIORNAMENTO ore 16.30
TRE MORTI A FAYOUM. SI DIMETTE PORTAVOCE DEL FRONTE DI SALVEZZA

Tre vittime a Fayoum fanno salire ancora il bilancio delle vittime che tocca ormai quota 40. A livello politico, dopo le dimissioni del vicepresidente ad interim El Baradei, giungono anche quelle di Khaled Dawd, portavoce del Fronte di Salvezza Nazionale, ombrello delle opposizioni al regime di Morsi e oggi sostenitori dell'esecutivo provvisorio. Secondo alcuni osservatori, un'ammissione di colpa per aver avallato e sostenuto un golpe che si sta rivelando incapace di gestire la crisi egiziana.
AGGIORNAMENTO ORE 16.00 25 MORTI IN PIAZZA RAMSES, FRATELLI MUSULMANI
I Fratelli Musulmani denunciano che ci sarebbero stati 25 morti a Piazza Ramses, al Cairo, dove si fronteggiano i sostenitori del deposto presidente, Mohammed Morsi e la polizia. La televisione di Stato egiziana riferisce che 12 persone hanno perso la vita negli scontri scoppiati dopo la preghiera di mezzogiorno a nord ed est del Cairo.
AGGIORNAMENO ore 15.30
OTTO MORTI A DAMIETTA, SCONTRI AD ALESSANDRIA

Secondo fonti mediche, sarebbero stati uccisi almeno otto manifestanti a Damietta, facendo salire il bilancio di oggi a dodici morti. Scontri in corso ad Alessandria e Tanta.
AGGIORNAMENTO ore 14.30
QUATTRO MORTI A ISMAILIYA, UN POLIZIOTTO UCCISO AL CAIRO

Sono in corso le manifestazioni indette dai sostenitori del presidente Morsi. Secondo quanto riportato da Al Jazeera, ad Ismailiya le forze di sicurezza avrebbero ucciso quattro persone, undici i feriti.
Al Cairo un poliziotto è stato ucciso ad un checkpoint. A Tanta, la polizia lancia gas lacrimogeni per disperdere la folla, che sta lanciando pietre in risposta. I manifestanti stanno marciando verso la sede del governatorato.
AGGIORNAMENTO ore 11.35
L'ESERCITO CIRCONDA TAHRIR SQUARE, TAMAROD A DIFESA DEI COPTI

Le forze armate egiziane hanno chiuso con filo spinato tutte le entrate e le uscite per Tahrir Square. La piazza simbolo della rivoluzione del 25 gennaio 2011 è circondata da veicoli blindati. Chiusa anche la fermata della metropolitana in attesa delle manifestazioni di oggi.
Intanto, dopo gli attacchi alle chiese copte, il gruppo Tamarod - la campagna di raccolta firme che ha avviato le proteste anti-Morsi di luglio e il successivo intervento dell'esercito - ha detto che difenderà le chiese e le moschee, in particolare i luoghi di culto cristiani presi di mira da gruppi islamisti nei giorni scorsi.
dalla redazione

Roma, 16 agosto 2013, Nena News - Il Venerdì della Rabbia attende oggi l'Egitto, ormai ad un passo dalla guerra civile. Dopo i durissimi scontri dei giorni scorsi (con un bilancio che oscilla tra le 500 e le 700 vittime), i sostenitori del deposto presidente Morsi hanno indetto per oggi manifestazioni contro il golpe militare in tutto il Paese. "Manifestazioni contro il colpo di Stato partiranno dalle moschee del Cairo e si dirigeranno verso piazza Ramsis - ha annunciato il portavoce dei Fratelli Musulmani, Gehad Al-Haddad - Dopo gli arresti e le uccisioni che stiamo subendo, le emozioni sono troppo forti per essere guidate da qualcuno". Ovvero, difficile prevedere cosa accadrà nelle piazze, soprattutto dopo l'ordine dato dal Ministero degli Interni a polizia ed esercito: aprite il fuoco contro chiunque attacchi le forze di sicurezza o gli edifici governativi.

L'Alleanza per il Sostegno della Legittimità fa altrettanto e chiama milioni di egiziani a scendere in strada dopo la preghiera del venerdì, da 28 diverse moschee della capitale: "La nostra rivoluzione è pacifica. La violenza non è la nostra dottrina e il vandalismo è usato dai leader del golpe militare per mantenere il controllo del Paese".

A livello internazionale, si muove l'Unione Europea. Oggi l'inviato speciale di Bruxelles in Medio Oriente, Bernardino Leon, ha fatto sapere che le forze armate egiziane hanno rifiutato un accordo di pace con la Fratellanza, qualche ora prima dei sanguinari sgomberi di mercoledì. L'accordo era stato raggiunto con l'aiuto della UE e degli Stati Uniti: "Avevamo un piano politico sul tavolo, accettato dalla Fratellanza. L'esercito avrebbe potuto accettare tale opzione".

I ministri degli Esteri della UE si vedranno nei prossimi giorni, al massimo martedì come richiesto dall'italiana Emma Bonino, per affrontare la questione della crisi egiziana. Intanto la Danimarca chiede la sospensione dei progetti bilaterali con l'Egitto e la Svezia lo stop ai finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale.

Richieste che seguono alla decisione dell'amministrazione statunitense di interrompere le esercitazioni militari congiunte con l'Egitto, previste per il prossimo mese, seppur Obama continui ad affermare di non voler prendere le parti né dell'esercito né degli islamisti. Gli errori della comunità internazionale stanno venendo a galla, insieme alle loro atroci conseguenze. L'appoggio incondizionato alla Fratellanza - previa accettazione di determinati parametri economici e misure liberiste, così da ottenere i prestiti dell'FMI - hanno trascinato l'Egitto in una crisi economica peggiore dell'era Mubarak. Una crisi che si è aggiunta alle politiche antidemocratiche e non inclusive dei Fratelli Musulmani, provocando la rabbia popolare e il conseguente intervento militare.

Il risultato è una guerra civile. Nena News



 Fonte:

Sgomberi estivi a Roma

Venerdì 16 Agosto 2013 10:19 

sgomberocommSgomberato questa mattina lo spazio Communia, occupato dallo scorso aprile nello storico quartiere di San Lorenzo a Roma.
L'operazione di sgombero è stata eseguita all'indomani di ferragosto nella speranza di trovare una resistenza attenuata dalle ferie estive; i blindati hanno circondato l'edificio, militarizzando il quartiere e bloccando via dei Sabelli, e la celere ha fatto irruzione nello spazio.
Alcuni compagni hanno cercato di opporre resistenza allo sgombero, diversi sono stati identificati sul posto e sette trasferiti al commissariato di San Lorenzo. Immediatamente un presidio di solidali si è concentrato lì di fronte, chiedendo il rilascio immediato dei fermati.
Lo spazio Communia aveva trovato sede lo scorso 24 aprile in una ex fonderia abbandonata; numerosi i progetti in cantiere, dopo scuola popolare, aule studio e biblioteca, sportelli informativi per il diritto alla casa, laboratori, attività sociali e aggregazione.
La Roma di Marino mantiene quindi le aspettative di speculatori e palazzinari; le esperienze di occupazione e riappropriazione vanno ostacolate, e quale mese migliore di agosto per procedere con sfratti e sgomberi.

Di seguito il comunicato di Communia:
16 Agosto 2013
In una Roma deserta, stamattina verso le 9 i blindati della celere sono arrivati in Via dei Sabelli 102. La polizia ha sgomberato le Ex Fonderie Bastianelli dietro le pressioni del magistrato che ha voluto anche l’identificazione degli occupanti che erano all’interno di Communia. Occupanti che sono stati portati nel commissariato di San Lorenzo.
In seguito alla segnalazione fatta all’amministrazione municipale dagli occupanti di Communia, sono stati messi in sicurezza pochi giorni fa i marciapiedi corrispondenti alle ex-Fonderie Bastianelli. L’argomentazione della presunta inagibilitá delle ex-Fonderie, agitata strumentalmente dalla proprietá per ottenerne lo sgombero, perde quindi ogni consistenza. Eppure stamattina la polizia è arrivata a Communia.
Hanno pensato che con uno sgombero estivo potessero fermarci, ma il progetto di Communia che abbiamo costruito in questi mesi con tutto il quartiere di San Lorenzo non si arresta. La scuola popolare, lo sport, gli sportelli di assistenza gratuita, le mostre e le iniziative ritorneranno a San Lorenzo.
Non è uno sgombero che fermerà il nostro progetto
Oggi assemblea e conferenza stampa alle 16 in Piazza dei Sanniti.
#CommuniaResiste


Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/metropoli/item/8711-sgomberi-estivi-a-roma 

Sante Caserio

Sante Geronimo Caserio (Motta Visconti, 8 settembre 1873 - Lione, 16 agosto 1894) è stato un anarchico italiano che, nel 1894, pugnalò a morte il presidente della repubblica francese Marie-François Sadi Carnot.

Biografia

Sante Geronimo Caserio nacque da una famiglia contadina l'8 settembre 1873. Ebbe numerosi fratelli e il padre morì in un manicomio. Non volendo pesare sulla madre, a cui era molto affezionato, all'età di dieci anni scappò di casa per trasferirsi a Milano. Qui trovò lavoro come garzone di un fornaio. Venne in contatto con gli ambienti anarchici della fine del XIX secolo, fondò anche un piccolo circolo anarchico denominato "A Pè" ("A Piedi"), nel senso di senza soldi). Pietro Gori lo ricordava come un compagno molto generoso; raccontava di averlo visto, davanti alla Camera del Lavoro, dispensare ai disoccupati pane e opuscoli anarchici stampati con il suo misero stipendio. Venne identificato e schedato durante una manifestazione di piazza, e fu costretto a fuggire prima in Svizzera e poi in Francia

Copertina de Le Petit Journal del 2 luglio 1894, con un'illustrazione dell'assassinio di Sadi Carnot
 
Il 24 giugno uccise il presidente Carnot durante un'apparizione pubblica a Lione colpendolo al cuore con un coltello dal manico rosso e nero (i colori che simboleggiano l'anarchismo). Dopo l'atto non tentò la fuga, ma corse attorno alla carrozza del moribondo gridando «Viva l'anarchia». Fu processato il 2 e 3 agosto e fu giustiziato il 16 dello stesso mese tramite ghigliottina.
Di fronte al tribunale che lo condannò alla ghigliottina tra le altre cose disse:
«Dunque, se i governi impiegano contro di noi i fucili, le catene, le prigioni, dobbiamo noi anarchici, che difendiamo la nostra vita, restare rinchiusi in casa nostra? No. Al contrario noi rispondiamo ai governi con la dinamite, la bomba, lo stile, il pugnale. In una parola, dobbiamo fare il nostro possibile per distruggere la borghesia e i governi. Voi che siete i rappresentanti della società borghese, se volete la mia testa, prendetela». A proposito della patria disse al giudice:
«La patria non esiste per noi poveri operai. La patria per noi è il mondo intero... voi siete i rappresentanti della società borghese, Signori giurati; se voi volete la mia testa, prendetevela; ma non crediate con questo di arrestare la propaganda anarchica.»[1]
Al processo, infatti, non tentò mai di negare il proprio gesto, nè di chiedere la pietà del giudice. Gli fu offerta la possibilità di ottenere l'infermità mentale e in cambio avrebbe dovuto fare i nomi di alcuni compagni, ma Caserio rifiutò sprezzatamente: «Caserio fa il fornaio, non la spia». In cella, mentre attendeva la condanna a morte, gli fu anche mandato il parroco di Motta Visconti per l'estrema unzione, ma egli rifiutò di confessarsi e cacciò il prete. Sul patibolo, infine, un attimo prima di morire gridò rivolto alla folla: «Forza, compagni! Viva l'anarchia!».
Dopo la condanna di Sante Caserio vi furono diversi atti di violenza e intolleranza da parte dei francesi contro i lavoratori italiani, compatrioti dell'assassino del loro presidente. Un anarchico fu arrestato per aver gridato la propria simpatia verso Caserio in un locale pubblico e un carcerato venne percosso violentemente per lo stesso motivo. Il gesto dell'anarchico italiano aveva risvegliato qualcosa nel cuore dei ribelli oppressi di Francia.
Sulla figura di Caserio si è in seguito sviluppata una tradizione popolare di canti e di memoria collettiva che dura ai giorni nostri. Numerose sono le canzoni a lui dedicate, in parte tramandate oralmente. Esempi sono Le ultime ore e la decapitazione di Caserio di Pietro Cini (nota anche come Aria di Caserio), Partito da Milano senza un soldo di autore anonimo, La ballata di Sante Caserio di Pietro Gori e Il processo di Sante Caserio. [2]
 

 Il processo

 Il racconto di Sante

«Avevano appena detto che erano le 9 e 5, tutti cominciavano ad agitarsi. Non era passata che una sola carrozza chiusa, in procinto di giungere dall’Opéra alla Borsa per ripartire al più presto in senso opposto. Poi abbiamo ascoltato la Marsigliese. All’improvviso son passati veloci, per assicurare la libertà del passaggio su via della Repubblica, quattro cavalieri della guardia repubblicana. Poi sono arrivati a piccoli passi dei militari a cavallo in plotoni di cinque fila o poco meno. Dopo la prima truppa un cavaliere da solo aveva la sua trombetta senza suonarla. Poi un secondo plotone come il primo. Infine il calesse scoperto del presidente della Repubblica, di cui i cavalli avevano la testa a circa tre passi dalla parte posteriore dell’ultimo plotone.
 
Pugnale utilizzato da Caserio per compiere la sua azione.
 
Nel momento in cui gli ultimi cavalieri della scorta mi sono passati di fronte, ho aperto la mia giacca. Il pugnale era, con la punta in alto, in un’unica tasca, dal lato destro, all’interno sul petto. L’ho afferrato con la mano sinistra e in un solo movimento, spingendo i due giovani fermi davanti a me, riprendendo il manico con la mano destra e facendo scivolare con la sinistra la guaina che era caduta per terra, mi sono diretto vivamente ma senza scattare , dritto verso il presidente, seguendo una traiettoria un poco obliqua, in senso contrario all’andamento della vettura. Sono saltato sul marciapiede ed ho appoggiato la mano sinistra sul bordo dell’auto, e in un solo colpo ho portato leggermente dall’alto verso il basso, col palmo della mano indietro, le dita serrate al pugnale fino alla guardia, nel petto del presidente. Ho lasciato il pugnale nella ferita ed era rimasto attaccato al manico un pezzo di carta di giornale. Sferrando il colpo, ho gridato, forte o meno, non lo saprei dire: “Viva la Rivoluzione!”. A colpo assestato, mi sono inizialmente rigettato all’indietro; poi vedendo che non mi si fermava subito e che nessuno sembrava aver compreso cosa avessi fatto, mi sono messo a correre avanti alla carrozza e passando accanto ai cavalli del presidente, ho gridato “Viva l’anarchia!”, grido che i guardiani della pace hanno ben udito. Poi sono passato davanti ai cavalli del presidente, e dietro la scorta, dirigendomi sulla sinistra di traverso per cercare di passare attraverso la folla e sparire. Delle donne e degli uomini hanno rifiutato di lasciarmi passare, poi hanno gridato dietro: “Fermatelo!”. Un gendarme, di nome Nicolas Pietri, mi ha messo la mano al colletto e sono stato subito fermato da una ventina d’altri.»[3]


L'interrogatorio
Brani estratti da Per quel sogno di un mondo nuovo di Rino Gualtieri [4].
Sante scrolla le spalle.
«Vostro padre fu malato?».
«No signore.».
«Voi appartenete ad un'onesta famiglia. Vostra madre, giudicando dalle sue lettere, è una donna di sentimenti elevati. Frequentavate la scuola, ma spesso mancavate.».
Sante sorride: «Se avessi avuto maggiore istruzione sarebbe stato meglio.».
«A dieci anni eravate garzone di calzolaio, facevate da angelo nelle processioni.».
«I ragazzi non sanno quello che fanno.».
«Voi avete atteso il Presidente per assassinarlo?».
«Sissignore.».
«Vediamo come siete arrivato a questo punto. Fu dopo il processo agli anarchici a Roma nel 1891 che siete diventato anarchico?»”.
«No.». 

Sante Caserio uccide Sadi Carnot, illustrazione di Flavio Costantini
 
Foglio volante di un cantastorie che narra la storia di Sante Caserio (fine Ottocento).
 
«Avete frequentato le conferenze dell'avvocato Gori?».
«Quando Gori venne a Milano io ero già anarchico.».
«Ma le seguiste, le conferenze?».
«Ci andavano tutti ed andai anch'io.».
«La vostra famiglia fece il possibile per togliervi dall'anarchia?».
«Voglio bene alla mia famiglia ma non può sottomettermi al suo volere. La mia famiglia è l'umanità.».
«A Milano facevate parte del gruppo cui apparteneva Ambrogio Mammoli?».
«Anche se lo conoscessi non lo direi, non sono un agente di polizia.».
«Nel 1892 foste arrestato mentre facevate propaganda anarchica fra i soldati in un quartiere detto di Porta Vittoria?».
«Sissignore.».
«Nel 1893 foste disertore?».
«La mia patria è il mondo intero.».
«Voi sapevate che il giorno in cui avete ucciso il Presidente era l'anniversario della battaglia di Solferino, nella quale i francesi sparsero il loro sangue in aiuto degli italiani?».
«Il 24 giugno so che è la festa di S. Giovanni, patrono del mio paese. E poi tutte le guerre sono guerre civili.».
«L'accusa sostiene che voi abbiate compiuto il delitto premeditatamente.».
«È vero.».
«Voi avete ucciso il Presidente perché siete anarchico?».
«Sì.».
«E come tale odiate tutti i capi di Stato?».
«Sì.».
«Una volta diceste pure che sareste andato in Italia ad uccidere il Re e il Papa.».
Sante sorride: «Il Re e il Papa non si possono ammazzare insieme, perché non sono mai insieme.».
«Un soldato vi intese dire in febbraio che sareste andato a Lione ad uccidere Carnot».
«Faccio rilevare che nel mese di febbraio non potevo dire che sarei andato a Lione per suicidare (testuale) Carnot, perché allora non si poteva sapere che il Presidente vi sarebbe andato.».
«Se la verità intera non si può sapere è pero certo che dopo il rifiuto della grazia a Vaillant, Carnot ricevette lettere di minaccia dagli anarchici; che ne dite? Voi dovete avere dei capi.».
«Nessuno mi comandò, eseguii tutto da me solo.».
«Con quale diritto avete ucciso il Presidente, il diritto naturale lo proibisce, questo lo sapete?».
«Ho ucciso quell'uomo perché era un simbolo, il responsabile di quanto era accaduto giusto l'anno prima, il 24 giugno 1893 ad Aigues Mortes alle saline vicino a Nimes.».[5]
«E l'ha ritenuto responsabile anche di non aver concesso la grazia a Vaillant»?.
«Assolvere tutti senza nemmeno una condanna è stata un'infamia, è come se i miei connazionali fossero stati uccisi una seconda volta. Vaillant è un'altra questione.».
«Quando i capi di uno Stato condannano non è per capriccio ma vi fu prima un giudizio, voi invece vi siete fatto accusatore, giudice e carnefice nello stesso tempo.».
A questo punto Caserio stenta a capire e l'interprete gli fa capire ancora meno. Fra il pubblico si sente qualche moto d'ilarità.
Quando alla fine comprende: «Ora stiamo parlando del fatto e non voglio dire perché mi sono vendicato. E i governi che fanno uccidere milioni di individui?».
«Avete vent'anni, siete ben giovane per giudicare la società.».
«Se sono giovane per giudicare la società, lo sono anche i militari che vanno a farsi ammazzare. Sono dunque degli imbecilli?».
«Ma i militari difendono la loro patria.».
«Difendono invece gli interessi degli industriali e dei banchieri, quindi sono degli imbecilli.». 

 Lettera alla madre

«Cara madre, vi scrivo queste poche righe per farvi sapere che la mia condanna è la pena di morte. Non pensate [male] o mia cara madre di me? Ma pensate che se io commessi questo fatto non è che sono divenuto [un delinquente] e pure molto vi dirano che sono un assassino un malfattore. No, perché voi conosciete il mio buon cuore, la mia dolcezza, che avevo quando mi trovavo presso di voi? Ebbene anche oggi è il medesimo cuore: se ho commesso questo mio fatto è precisamente perché ero stanco di vedere un mondo così infame.
Ringrazio il signor Alessandro che è venuto a trovarmi ma io non voglio confessarmi. Addio cara mamma e abbiate un buon ricordo del vostro Sante che vi ha sempre amato.» (Lione, 3 agosto 1894) 

 Canzoni per Caserio

 

 Bibliografia

  • Maurizio Antonioli. Voce Sante Caserio, in Autori Vari "Dizionario biografico degli anarchici italiani, vol. I", ed. BFS, Pisa 2003
  • Rino Gualtieri, Per quel sogno di un mondo nuovo, Euzelia editrice, Milano 2005
  • Errico Malatesta, Dialoghi sull'anarchia, Gwynplaine edizioni, Camerano (AN) 2009
  • Giovanni Ansaldo, Gli anarchici della Belle Époque, Le Lettere, Milano 2010
 
Note
  1. Roberto Gremmo, Sante Caserio, ELF, 1994, p.52
  2. Parte di questo testo è stato estrapolato da Al caffé (1922) di Errico Malatesta, ora di pubblico dominio.
  3. Il racconto di Sante
  4. Milano, Euzelìa, 2005
  5. Quest'affermazione non corrisponde a quanto riportato dal libro L'anarchiste et son juge di Pierre Truche -giudice del processo- ed. Librairie Arthéme Fayard, 1994. Secondo il testo durante l'interrogatorio Sante Caserio non avrebbe mai fatto riferimento all'assassinio degli italiani ad Aigues Mortes nel 1893. 
























Fonte:

INIZIA IL CAMPO DI SOLIDARIETA' NEL CAMPO PROFUGHI DI AIDA (BETLEMME): NESSUNA PACE CON GLI OPPRESSORI

Riceviamo e pubblichiamo il report della prima giornata del campo di solidarietà organizzato dal centro Amal Al Mustakbal, nel campo profughi di Aida (Betlemme).
Quest’esperienza di lotta inizia proprio mentre Israele rilascia 26 tra i 104 prigionieri palestinesi che dovrebbe liberare nell’arco di un anno.
Mentre gli Stati Uniti garantiscono lo strapotere del colonialismo sionista, celebrando l’inizio dell’ennesima “fine” chiamata “accordi di pace” e bacchettando pateticamente Israele per i nuovi piani espansionistici, la repressione dell’occupazione continua perpetua con arresti nei confronti di chi difende la propria terra, come nel caso di tre ragazzi arrestati ieri a Kufr Qaddum.
Il rilascio dei 26 prigionieri palestinesi vorrebbe umanizzare l’ennesimo piano internazionale in appoggio al colonialismo israeliano. Tutto il mondo rivolge la propria attenzione ad un’ingiustizia chiamata “pace”, accordi che solo il potere crede appetibili.
Content*, in ogni caso, che 26 persone internate nelle carceri sono tornate nelle proprie comunità in festa, riabbracciando le persone care, vi proponiamo la prima di alcune interviste che 4 nostre compagne hanno documentato durante i loro incontri in Palestina.
Voci di donne palestinesi, testimonianze di tenacia, dignità e resistenza, alle quali daremo il massimo della visibilità.
Per accompagnare il report che leggerete, abbiamo quindi scelto la voce di Renan, prigioniera per 7 anni nelle carceri israeliane, recentemente rilasciata nello scambio per la liberazione del soldato israeliano Shalit. Renan fa parte di una famiglia di Nablus i cui membri sono stati tutti in carcere.

Voci di donne dalla Palestina: Renan prigioniera nelle carceri israeliane




14.08.2013

aida 

Oggi, primo giorno ufficiale del campo, è stata una giornata molto interessante.
Abbiamo iniziato questa mattina con le attività ludiche e di animazione presso il centro con i/le bambin* di Aida, una prima occasione per conoscerl* e stabilire un primo contatto.
Basandoci sulla favola araba “Il ritorno di Giubeina e la perla blu”, i/le bambin* faranno una serie di attività di riflessione sulla tematica del “ritorno” strutturate in quattro laboratori (teatro, fotografia, disegno, sport) che culmineranno con una rappresentazione teatrale durante la festa finale del campo di solidarietà.
Nel pomeriggio abbiamo avuto l’opportunità di incontrare un giovane ex prigioniero del campo profughi, detenuto per 5 mesi nella prigione di Ofer, nei pressi di Ramallah.
Rilasciato meno di un mese fa, Rashid (nome di fantasia) è un giovane compagno il cui unico capo di imputazione è quello di appartenere al Fronte Popolare, aver avuto fratelli già detenuti nelle infami carceri, e che ogni giorno lotta per resistere all’occupazione e per rivendicare il proprio diritto al ritorno.

aida2 

Il suo arresto, come quello di molti altri, si inserisce in un’ondata repressiva che ha colpito i giovani del campo di Aida 6 mesi fa, a seguito di proteste per l’uccisione di Mohammad Zaid Awwad Salayam di Hebron. Il racconto di Rashid è la testimonianza diretta delle condizioni dei detenuti palestinesi all’interno delle carceri israeliane e del vissuto delle loro famiglie.
Solitamente, i giovani vengono prelevati nel cuore della notte nelle loro abitazioni con incursioni mirate e portati via sotto gli occhi impotenti delle famiglie a cui non è concesso neanche un saluto.
La prigione israeliana di Ofer detiene circa 6000 palestinesi rinchiusi in celle  sovraffollate con una piccola finestra che non permette di guardare fuori; i detenuti sono privati della possibilità di incontrarsi, di potersi lavare e sono soggetti a continue pressioni psicologiche e violenze fisiche.
Esiste all’interno del carcere un’unica cucina gestita dai prigionieri i cui costi dei pasti ricadono direttamente sulle famiglie dei detenuti, poichè la direzione carceraria non fornisce alcun alimento.
Alcuni detenuti che hanno la cittadinanza anche indiretta gazawi, al momento della scarcerazione non vengono fatti tornare nei loro villaggi di origine, ma deportati in quella prigione a cielo aperto, che è la Striscia di Gaza.

Il prossimo incontro sarà con la popolazione del villaggio di Al Masaara…
Yallah
Shebab del summer camp


 Fonte: