Venerdì 20 Aprile 2012 09:11
Bahrein. Diritti fermi ai box, va in pista la rivolta
di Michele Giorgio *
Il circo della Formula Uno sbarca
nell'emirato e la monarchia assoluta protetta da Arabia saudita e Usa
intensifica la repressione. Ma la domanda di libertà e riforme non si
placa.
Il Gran premio
fortemente voluto da re Hamada diventa una vetrina per la protesta
Uccisioni, arresti e censura, l'opposizione annuncia «tre giorni di
rabbia»
Il Bahrain è una polveriera. La repressione
scatenata nelle ultime settimane dagli apparati di sicurezza, con la
partecipazione attiva di vigilantes sunniti alleati della monarchia
assoluta, non è servita a placare la rabbia di chi chiede riforme e
diritti. La decisione di re Hamad bin Isa al Khalifa di confermare il
Gran Premio di Formula Uno, previsto domenica sul circuito di Sakhir, si
è rivelata un tremendo boomerang.
Il Gp che nei desideri del re avrebbe dovuto dare
al mondo l'idea di un Bahrain normalizzato, invece sta dando risultati
opposti. I leader della protesta - spinti anche dalla battaglia
dell'attivista dei diritti umani Abdelhadi al Khawaja che da due mesi fa
lo sciopero della fame in carcere - hanno deciso di usare la vetrina
della Formula Uno per dimostrare che la rivolta contro la monarchia
prosegue con rinnovata determinazione. Approfittando anche dell'arrivo
di tanti giornalisti stranieri.
«È stata una scelta ben precisa quella fatta dal
popolo del Bahrain - spiega la giornalista Reem Khalifa -, un modo per
attirare l'attenzione su quanto accade nel paese. La comunità
internazionale per un anno intero ha chiuso gli occhi di fronte
all'ansia di libertà e democrazia dei bahraniti». Non pochi reporter
però si sono visti rispedire indietro all'arrivo all'aeroporto di
Manama, tra i quali i due corrispondenti dell'Ap a Dubai - che
nell'ultimo anno hanno dato ampia copertura a quanto accade in Bahrain -
e anche un giornalista italiano.
L'organizzazione Reporter Senza Frontiere ha
attaccato con forza la monarchia bahranita per il trattamento che
riserva ai giornalisti, a cominciare da quelli locali. «Il Bahrain è uno
dei posti più pericolosi al mondo per i giornalisti. Reporter Senza
Frontiere considera il re di Bahrain come uno dei nemici della libertà
di stampa», ha scritto in un comunicato Rsf. Nelle manifestazioni, i
giornalisti e innanzitutto i fotografi sono minacciati sistematicamente e
aggrediti. «Molti - prosegue il comunicato - sono stati fermati e
condannati al carcere dai tribunali militari. Nelle prigioni la tortura è
all'ordine del giorno».
Persino peggiore è la sorte che attende gli
attivisti della rivolta. La repressione è stata durissima nelle ultime
settimane. «Dal 14 aprile sono almeno 80 le persone residenti nei
villaggi intorno a Manama arrestate e sbattute in prigione. Si tratta
degli organizzatori delle manifestazioni tenute nei giorni scorsi e il
regime li ha bloccati come misura preventiva. Ma non è servito a nulla,
perché il popolo scende in strada comunque, senza timore», riferisce
Mohammed Maskati, presidente del Bahrain Youth Society for Human Rights.
E se la monarchia ha fatto alzare nella capitale
giganteschi cartelloni pubblicitari che esaltano il Gp di Sakhir,
l'opposizione ha issato nelle strade di Sanabis e altri villaggi sciiti
teatro di continui scontri con la polizia, striscioni con la scritta «Il
popolo vuole la caduta del regime». Martedì migliaia di bahraniti
avevamo accolto al grido di «Libertà non Formula Uno», piloti, meccanici
e direttori di corsa diretti al circuito di Sakhir. Le prossime ore
potrebbero dare un'ulteriore spinta alle proteste. Il Movimento dei
Giovani del 14 aprile ha annunciato «tre giorni di rabbia» in occasione
delle due sessioni di prove e del Gp di domenica. Da parte sua il
partito Wefaq, la più importante delle forze politiche di opposizione,
ha annunciato una settimana di manifestazioni e sit-in. Iniziative volte
a spostare i riflettori su di una rivolta nata sull'onda di quelle
avvenute in Egitto e Tunisia ma che molti fingono di non vedere.
Hamad bin Isa al Khalifa è un monarca assoluto ben
protetto. Innanzitutto dall'Arabia saudita che un anno fa lo aiutò con
truppe e mezzi blindati a spazzare via la tendopoli di Piazza della
Perla, il cuore della protesta popolare. Ma anche dagli Stati Uniti che a
Juffair, alla periferia di Manama, hanno la base della V Flotta che
pattuglia e controlla il Golfo e, più di tutto, tiene costantemente
sotto tiro l'Iran. Riyadh e Washington tacciono su ciò che accade in
Bahrain, chiudono gli occhi sulle violazioni dei diritti umani e
politici a Manama e invece denunciano con forza quelle in Siria. Le
vittime ufficiali della repressione in Bahrain rimangono sempre 35
mentre in realtà sarebbero quasi 90, non poche della quali morte a causa
di gas lacrimogeni sparati nelle case e in spazi chiusi. Di fronte a
ciò i piloti della Formula Uno non sanno far altro che ripetere che «lo
sport è un'altra cosa» e che non può rimanere coinvolto in questioni
politiche. «Non è giusto, siamo qui solo per correre e certe cose non
dovrebbero accadere», protesta Nico Hulkenberg, driver della Force
India, dopo che mercoledì sera quattro membri della sua scuderia erano
rimasti coinvolti, senza danni, in scontri tra dimostranti e polizia
(una bottiglia molotov è caduta vicino alla loro automobile). «La F1 è
divertimento e queste cose non dovrebbero coinvolgerci» aggiunge
Hulkenberg, che invece dovrebbe indirizzare le sue critiche nei
confronti del patron della Formula Uno Bernie Ecclestone. Il quale,
pensando agli introiti pubblicitari e agli incassi derivanti dal Gp, ha
confermato una corsa che invece andava annullata.
Ecclestone si è fidato delle garanzie degli al
Khalifa, decisi a non rinunciare per il secondo anno consecutivo alla
Formula Uno. A nulla sono serviti gli avvertimenti lanciati ad inizio
aprile dall'ex campione del mondo Damon Hill e la decisione presa
qualcher giorno fa del team MRS di rinunciare alla gara della Porsche
SuperCup in Bahrain. Gli affari prima di tutto, i diritti dei popoli
oppressi vengono dopo.
http://www.contropiano.org/it/esteri/item/8278-diritti-fermi-ai-box-va-in-pista-la-rivolta
Segnalazione dal blog di Valentina Perniciaro:
http://baruda.net/2012/04/20/anonymous-attacca-la-formula1-in-solidarieta-con-la-lotta-del-popolo-del-bahrain/
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http://baruda.net/2012/04/20/anonymous-attacca-la-formula1-in-solidarieta-con-la-lotta-del-popolo-del-bahrain/