Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


lunedì 28 gennaio 2013

SIRIA: SCONTRI A DAMASCO, ALMENO 46 MORTI

 


(ANSA) - BEIRUT, 28 GEN - Si combatte attorno all'aeroporto internazionale di Damasco, a sud-est della capitale: lo riferiscono i Comitati di coordinamento locale degli attivisti anti-regime che hanno diffuso anche il bollettino provvisorio degli uccisi nelle violenze odierne: almeno 46 morti, tra cui sei minori e una donna. La tv di Stato siriana afferma che i ''valorosi soldati dell'esercito hanno ucciso numerosi terroristi'' nella regione di Hama e in quella di Idlib.


Dal blog http://ninofezzacinereporter.blogspot.it/ di Sebastiano Nino Fezza:


PALESTINA, ARMI "NON LETALI" CHE UCCIDONO

Il centro per i diritti umani Betselem denuncia che negli ultimi otto anni almeno 10 palestinesi sono stati uccisi e decine feriti da armi israeliane definite "non letali".


 lunedì 28 gennaio 2013 09:56




della redazione
  Gerusalemme, 28 gennaio 2013, Nena News - Nei passati otto anni almeno dieci palestinesi sono stati uccisi e molte decine feriti da armi dell'esercito israeliano" definite "non letali". Lo denuncia un rapporto di 31 pagine presentato oggi dal centro israeliano per i diritti umani Betselem.

«Le armi per il controllo delle folle (durante le proteste, ndr) non dovrebbero uccidere ma consentire alle autorità di applicare la legge senza mettere in pericolo le vite umane. Invece sono armi che possono uccidere e provocare gravi ferite se usate in modo improprio», ha scritto Betselem.

Nel rapporto si fa riferimento all'uso di fucili calibro 22, di proiettili di metalli ricoperti di gomma o plastica, gas lacromogeno, spray al peperoncino.

Dal 2005 a oggi sei palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania da proiettili ricoperti di gomma o plastica, due da candelotti di gas lacrimogeno sparati ad altezza d'uomo e a distanza ravvicinata e due da colpi di fucile calibro 22.

Betselem chiede all'esercito israeliano di proibire l'uso di armi da fuoco contro i dimostranti e di limitare quello dei candelotti di gas e dei proiettilli rivestiti di gomma.

Il portavoce militare israeliano ha definito parziali e non corrette le informazioni riferite dal centro per i diritti umani. Nena News


Fonte:

GLI STUPRI DI PIAZZA TAHRIR

  • 28 gennaio 2013
  • 16.08
Durante le proteste contro il presidente Morsi al Cairo, il 27 gennaio. (Mohamed Abd El Ghany, Reuters/Contrasto)

I violenti scontri in Egitto degli ultimi cinque giorni hanno portato a un aumento degli abusi sulle donne. Dopo i “test di verginità” sulle attiviste da parte dell’esercito nel 2011, almeno venticinque donne hanno subìto violenze sessuali nel corso delle proteste a piazza Tahrir, denunciano le organizzazioni per i diritti umani.
La dinamica è sempre la stessa: un gruppo di uomini circonda una donna e comincia a spogliarla e a palpeggiarla. La donna aggredita è poi abbandonata nuda per strada. Nei casi più gravi ha subìto uno stupro o è stata ferita con armi da taglio.
Per combattere questa pratica gli attivisti si sono organizzati in gruppi per fornire alle vittime assistenza medica, legale e psicologica. Uno di questi è l’Operation anti-sexual harassment, che il 25 gennaio ha registrato diciannove casi di violenze in cui le donne erano state spogliate e violentate in pubblico. “È stata una delle peggiori giornate di cui siamo testimoni”, ha detto al Guardian Leil-Zahra Mortada, portavoce dell’organizzazione.
“Tra gli attivisti ci sono donne che in passato hanno subìto violenze. Pur conoscendo il pericolo a cui vanno incontro, si mettono lo stesso a disposizione”, scrive Tom Dale del sito Egypt Independent, che ha assisto personalmente a un attacco durante le manifestazioni di venerdì.
“Stavo camminando in un’area della piazza dove di solito viene posizionato il palcoscenico e, trenta metri più avanti, ho visto formarsi un crocicchio di persone con al centro una donna che urlava. Ho cercato di avvicinarmi. Quando l’ho vista era completamente nuda e terrorizzata. Era difficile avvicinarsi perché molti di quelli che dicevano di volerla aiutare erano in realtà i suoi aggressori”, racconta il giornalista.
Il racconto di Dale è simile a quello che una vittima ha scritto per il sito del gruppo femminista Nazra ed esperienze simili sono state raccolte su Twitter da @TahrirBodyguard, un’altra organizzazione in difesa delle donne.
“Mi vergogno per l’Egitto, il paese in cui vivo da ormai dieci anni”, scrive Ursula Lindsey sul blog The Arabist. “Questi atti dobbiamo chiamarli per quello che sono: stupri di gruppo. Non corrispondono alla mia esperienza dell’Egitto, dove le continue molestie e la misoginia sono sempre state bilanciate da una sensazione generale di sicurezza”.
Non è chiaro chi siano i responsabili delle violenze sessuali, ma secondo Operation anti-sexual harassment, sono commesse da chi si oppone alle proteste. “Si tratta di attacchi organizzati perché capitano sempre negli stessi angoli di piazza Tahrir e seguono lo stesso schema”, sostiene Mortada.
Secondo un rapporto del 2008 redatto dall’Egyptian centre for women’s rights, l’83 per cento delle egiziane ha subìto molestie sessuali. Il problema è reso più grave dal fatto che i colpevoli raramente sono puniti.
“Non possiamo più accettare che succeda”, dichiara un esponente di Tahrir Bodyguard, secondo cui gli attacchi derivano da una cultura maschilista dominante: “Dobbiamo affrontare il problema non solo al Cairo, ma in tutto l’Egitto”.


Fonte:

USTICA. LO STATO DOVRA' RISARCIRE LE VITTIME





Lo ha deciso la Corte di Cassazione in sede civile nella prima sentenza definitiva di condanna al risarcimento. E' la prima verità su Ustica dopo il niente di fatto dei processi penali.

E' l'ammissione di colpa da parte dello Stato per via alquanto indiretta. Le cause penali - dovendo proteggere i vertici militari e politici di allora non hanno portato ad alcun risultato chiaro.
La causa civile, al contrario, ha riconosciuto che la tragedia è stata provocata da un missil e non da un "cedimento strutturale" né da un'esplosione interna al Dc9 Itavia con 81 persone a bordo.
In questi altri due casi infatti, la responsabilità del risarcimento sarebbe ricaduta sulla compagnia (ormai scomparsa) o sul costruttore dell'aereo. In caso di una bomba, invece, il carico economico del risarcimento sarebbe andato a chi gestiva i sistemi di sicurezza dell'aeroporto di Fiumicino, da cui l'aereo era partito.
Lo Stato, insomma, poteva venir chiamato in causa solo in caso di un missile sparato da aerei "nemici" o comunque non autorizzati a stare - armati - nello spazio aereo dell'incidente. Lo Stato italiano deve dunque risarcire i familiari delle vittime per non aver garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli.
Un compromesso politico costruito nel corso di 33 anni, dunque, ma che almeno non si conclude - come per la strage di piazza Fontana . con l'insulto ai parenti delle vittime (lì condannate al pagamento delle spese processuali).
E' appena il caso di sottolineare che questo "Stato della vergogna" è anche quello che pretende di "cercare la verità". Con risultati veramente ignobili... 






EGITTO: RIPRESI GLI SCONTRI

Lo stato d'emergenza proclamato dal presidente islamista Mohammed Morsi non placa le proteste nel Sinai. Opposizione riunita per decidere su dialogo.

lunedì 28 gennaio 2013 11:15



Roma, 28 gennaio 2013, Nena News - Lo stato d'emergenza proclamato ieri sera dal presidente islamista Mohammed Morsi non placa le proteste nel Sinai.

Scontri violenti sono ripresi oggi a Ismailiya e Suez, disordini si registrano ad Assiut, finora meno toccata dalle proteste, e continuano i tafferugli anche al Cairo.

In queste ore sono in tanti che puntano l'indice contro Morsi accusato di non avere il polso per mettere fine a proteste che spesso sono atti di teppismo, come nel caso dei tifosi di calcio di Port Said che si lanciano all'assalto di prigioni e uffici pubblici per protestare contro la condanna a morte di 21 ultras trovati responsabili della strage di un anno fa allo stadio cittadino di 72 sostenitori della squadra avversaria dell'Ahly.

In questo clima che da giovedì scorso ha visto la morte di una sessantina di egiziani, il Fronte di salvezza nazionale di opposizione, si è riunito per decidere la risposta all'invito al dialogo lanciato di Morsi.

La corrente di sinistra guidata da Hamdin Sabbahi ha già rifiutato i colloqui, mentre un altro noto oppositore, Mohamed el Baradei, chiede che il presidente si impegni a formare un governo di unità nazionale e un comitato per la modifica della Costituzione. Nena News 



Fonte: