giugno 20, 2011
Salvador Allende fu tra i fondatori del Partito Socialista
Cileno nel 1933. Nel 1970 alle elezioni presidenziali risultò primo col
36,3% dei voti, alla testa di Unidad Popular una coalizione di
socialisti, comunisti, radicali, e cattolici di sinistra. Il
ballottaggio col candidato di destra Jorge Alessandri si svolse al
Congresso cileno, come prevede la Costituzione cilena, che confermò
Allende Presidente.
Washington
fu molto contrariata e la Cia (Central Intelligence Agency), i servizi
segreti statunitensi, si adoprarono contro un Presidente che ritenevano
“marxista” e quindi nemico assoluto, e misero in atto una serie di
iniziative sia di propaganda, demonizzando Allende e presentandolo come
una specie di terrorista, sia finanziando e sollecitando i settori più
reazionari e fascisti a rovesciare il presidente. Tuttavia non va
sottovalutato lo scontro di classe interno al Cile. Questo si acutizzò
quando il governo di Unidad Popular iniziò il programma di riforme che
aveva promesso in campagna elettorale: la nazionalizzazione delle
banche, la riforma agraria con espropri dei latifondi incolti,
l’esproprio del capitale straniero nell’industria mineraria al grido di
“riprendiamoci le nostre miniere”, il rame in particolare, largamente
presente nel sottosuolo cileno, ma sempre rapinato da imprese
nordamericane, Anaconda e Kennecott.
Gli Usa operarono sul piano economico facendo crollare il prezzo del
rame, finanziano i sindacati dei camionisti che impedirono l’arrivo di
cibo in alcune zone del paese, fecero schizzare l’inflazione alle stelle
che falcidiò i salari e gli stipendi, ridussero il paese alla fame
sollecitando allo stesso tempo le classi alte a manifestare e sabotare;
infine sollecitarono i militari alla ribellione armata. Famosa la frase
di Henry Kissinger; il quale sostenne senza vergogna: “Non vedo perché
dobbiamo stare a guardare mentre un paese va verso il comunismo a causa
dell’irresponsabilità del suo popolo”.
Tra il 1972 e il ’73 si succedono diversi tentativi di golpe.
Nell’agosto del ’73 Augusto Pinochet Ugarte viene nominato Capo di Stato
Maggiore da Allende che lo ritiene adatto a frenare gli spiriti
golpisti dell’apparato militare, che aveva già sfiduciato il leale
generale Prats. Nominò anche Leigh Guzman capo dell’aviazione, un altro
abbietto golpista.
L’11 settembre 1973 le forze armate assediarono il palazzo
presidenziale della Moneda, bombardandolo con aerei e circondandolo con i
carri armati. Nell’assedio morì Salvador Allende (alcuni sostengono si
sia suicidato prevedendo la tremenda fine che gli avrebbero riservato)
dopo aver gridato attraverso Radio Magallanes le sue ultime parole: “Viva il Cile!, Viva il popolo!,Viva i lavoratori!”.
La giunta militare instaurò un regime dittatoriale tra i più feroci
della storia che resterà al potere per 17 anni . Il Cile di Pinochet
sarà uno dei principale alleati degli Stati Uniti al pari degli altri
regimi dittatoriali e fascisti di quel periodo. Gli Usa la tomba della
democrazia!
Il Cile del “macellaio” Pinochet fu uno dei primi paesi al mondo a
sperimentare la ricetta della “privatizzazione integrale” di tutti i
servizi civili, peggiorando pesantemente la condizione di vita delle
classi proletarie.
Ma
anche alcuni leader europei elogeranno il fascista Pinochet come la
britannica Tatcher che lo salutò come “eroe della libertà”, dopo le
oltre 130.000 persone incarcerate e torturate, in prevalenza ragazze e
ragazzi, gran parte dei quali assassinati sotto tortura, non meno di
50mila militanti del movimento operaio massacrati e centinaia di
migliaia di esuli. 130.000 individui vennero arrestati nei successivi
tre anni. Verranno azzerate e devastate tutte le costruzioni
democratiche realizzate a fatica dalla società cilena in decenni e
decenni.
La resistenza armata, che avrebbe potuto fermare il golpe o almeno
avrebbe ridotto di molto il bagno di sangue, non fu in grado di
esprimersi. Nonostante una settimana prima di quel terribile 11
settembre oltre mezzo milione di lavoratori (si parla di 800mila)
avessero sfilato per Santiago chiedendo armi e direttive per fermare il
golpe che ormai era nell’aria. Gridavano “mano dura , mano dura, non
viviamo di aria pura!”; “Creare, creare, potere popolare!”; “Allende,
Allende, il popolo ti difende”. I dirigenti cileni del movimento
operaio assegnarono fiducia nelle istituzioni che tradirono e non ebbero
fiducia nelle masse armate.