<<Il
28 ottobre, mezz’ora dopo la preghiera del mezzogiorno, ricorda il muhktar,
venti autoblindo entrarono nel villaggio da Qubayba mentre i soldati attaccavano simultaneamente dal fianco
opposto. I venti uomini che difendevano il villaggio restarono paralizzati dal
terrore. I soldati sulle autoblindo aprirono il fuoco con mitragliatori e mortai,
facendosi strada nel villaggio su tra fianchi lasciando aperto il lato est per
far uscire da lì 6000 persone in un’ora. Poiché non ci riuscirono, le truppe
saltarono già dai veicoli e cominciarono a sparare alla cieca. Molti abitanti
corsero a rifugiarsi nella moschea o fuggirono lì vicino in una caverna sacra
chiamata Iraq al-Zagh. Arrischiatosi a tornare al villaggio il giorno
successivo, il mukhtar scorse con orrore le pile di morti nella moschea – e
molti di più sparsi per le strade -, uomini, donne e bambini, tra cui riconobbe
il proprio padre. Quando andò alla caverna trovò l’entrata bloccata da dozzine
di cadaveri. Il mukhtar contò che mancavano all’appello 455 persone, di cui
circa 170 tra donne e bambini.
Anche
i soldati ebrei che presero parte al massacro riferirono scene raccapriccianti:
neonati col cranio spaccato, donne violentate o bruciate vive dentro casa,
uomini uccisi a coltellate.>>
I.
Pappe, La pulizia etnica della Palestina,
Fazi Editore, Roma 2008, pp. 237-238.
Nota:
questo massacro è avvenuto il 28 ottobre 1948. Quanto qui narrato da Pappe si
basa sulla testimonianza, ampiamente confermata, del mukhtar Hassan Mahmoud
Ihdeib.