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Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


martedì 3 dicembre 2013

ROBOT KILLER IN FABBRICAZIONE

Una coalizione internazionale chiede il divieto preventivo delle armi totalmente autonome. Ma USA, Israele, Russia e Cina le stanno già sviluppando. Pronte per il 2030.

martedì 3 dicembre 2013 08:43

 
 

 di Eleonora Pochi

Londra, 3 dicembre 2013, Nena News - Lo scorso aprile a Londra, una coalizione internazionale ha lanciato la campagna "Stop killer robots", con l'obiettivo di porre un divieto preventivo all'uso di armi totalmente autonome. I robot killer sono macchine in grado di selezionare l'obiettivo ed attaccare senza alcun intervento umano. Stati Uniti, Israele, Cina, Russia, Corea del Sud e Regno Unito stanno già sviluppando queste armi autonome. Nel recente incontro di Ginevra, tenutosi lo scorso 15 novembre e a cui hanno partecipato gli Stati parte della Convenzione sulle armi convenzionali, si è deciso per la prossima primavera un incontro che potrebbe portare alla formulazione di un nuovo protocollo che sancisca il divieto all'uso di armi totalmente autonome, vincolante per gli Stati che rientrano nella Convenzione.

Anche Human Rights Watch, con la pubblicazione del rapporto Losing Humanity, ha spiegato cosa implicherebbe l'uso di queste armi, che definisce "strong artificial intelligence, progettate per sostituire ed imitare il pensiero umano. Mancano però le qualità umane necessarie per soddisfare le norme del diritto internazionale umanitario". Anche l'Onu, durante una recente sessione del Consiglio dei Diritti Umani, ha affermato che "l'uso di macchine totalmente autonome, non potrà mai incontrare gli standard del diritto umanitario". L'Onu, nella persona di Christof Heyns, chiede, in sinergia con la coalizione internazionale, di bandire preventivamente questo genere di armi.

Secondo la nota dell'organizzazione internazionale "eliminando il coinvolgimento umano nella decisione di usare forza letale nei conflitti armati, i robot killer non garantirebbero un'adeguata protezione dei civili". L'organizzazione per i diritti umani spiega che i robot non sono controllati dalle emozioni umane e dalla capacità di compassione, che può essere un elemento importante, nel momento in cui ci si trovi ad uccidere persone. Il rapporto spiega in quale modo queste armi possano essere usate come strumenti repressivi da dittatori che cercano di soffocare la voce del proprio popolo, senza neanche scomodare truppe di esseri umani, che potrebbero ad un certo punto voler cambiare schieramento.

E se è vero che un robot "non può stuprare", di certo non può neanche "provare empatia verso un essere umano, capacità che talvolta rende riluttante il pensiero di danneggiare un individuo". Inoltre fabbricare armi totalmente autonome aumenta considerevolmente le spese, già esorbitanti, in armamenti a discapito degli stanziamenti per la protezione dei civili e il mantenimento della pace.

Per promuovere l'iniziativa contro i robot killer ha fatto tappa in Italia Jody Williams, Premio Nobel per la pace nel 1997 e portavoce della Campagna: "Secondo l'articolo 26 della Carta delle Nazioni Unite - ha dichiarato in merito - c'è la possibilità di destinare parte del budget per le spese militari alla costruzione della Sicurezza attraverso azioni pacifiche, per soddisfare i bisogni che sono alla base dei conflitti armati. Il Consiglio di Sicurezza, ma non solo, ignora questo articolo".

Jody Williams ha avuto numerosi incontri con le istituzioni del nostro Paese, appuntamenti che sono serviti a rendere chiara l'urgenza d'azione in merito all'uso di queste nuove armi che cambierebbero totalmente l'aspetto della guerra. "Per me è inconcepibile - ha dichiarato la storica attivista - che un essere umano abbia dato ad una macchina il pieno potere di uccidere".
La campagna chiede anche l'adozione, da parte degli esperti di robotica, di un codice etico che preveda la possibilità di non fabbricare armi totalmente autonome. Anche l'ONU, attraverso l'appello del relatore speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, si è espressa contraria all'uso di robot killer, chiedendo una moratoria nazionale sulle armi totalmente autonome. L'uso delle macchine assassine è previsto, secondo l'aeronautica militare americana, per il 2030. Nena News




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ITALIA-ISRAELE: NESSUN VERTICE SULLE NOSTRE TESTE

3 dicembre, 2013 - 00:00

2 DICEMBRE 2013 - NESSUN VERTICE SULLE NOSTRE TESTE!

Oggi si tiene a Roma un vertice tra il "nostro" capo di governo Letta e Nethanyau, primo ministro israeliano.

L'Italia è il quarto partner commerciale nel mondo di Israele, il secondo in Europa, col quale ha stretto numerosi accordi di cooperazione, commercio e ricerca in vari campi tra cui esportazioni di gas israeliano, produzione di energie rinnovabili, comparto aereospaziale, sicurezza informatica, Expo 2015 di Milano, agricoltura innovativa, ricerca biomedica e compravendita di sistemi di sorveglianza di produzione israeliana (usati nella costruzione del muro dell'Apartheid e destinati ad essere installati sulle coste delle grandi isole e del meridione italiano contro i migranti).

A trarre maggiore profitto dalla situazione palestinese sono le industrie che speculano sulla morte delle persone, prima su tutte il "fiore all'occhiello" dell'industria italiana Finmeccanica (primo produttore di armi in Italia) di cui fa parte Telespazio che oggi abbiamo contestato, senza dimenticarci di tutte le altre "degne compari" concentrate nel quadrante nord-est (Vitrociset, Alenia, Selex, solo per citarne alcune).

La Palestina infatti è un "laboratorio" a cielo aperto in cui si sperimentano tecniche e tecnologie di oppressione, in cui le aziende belliche studiano l'efficacia delle loro nuove creazioni: aerei drone senza pilota usati per bombardare e controllare i palestinesi e telecamere di ultima generazione per controllarli; il tutto con l'aperto consenso della comunità internazionale che legittima e appoggia l'operato di Israele.

Un esempio che ben dimostra la stretta connessione tra i 2 governi, le industrie belliche e non per ultima l'università è stata la conferenza tenutasi a La Sapienza sul tema della guerra cibernetica (cyber-war), organizzata dai centri di ricerca de La Sapienza e dell'università di Firenze in collaborazione con partner privati come Vitrociset, Finmeccanica e Maglan (quest'ultima società israeliana di difesa ed informazione leader nel settore della cyber-guerra), a cui erano invitate le più alte cariche dell'esercito italiano e vari ministri.

Nel periodo in cui chiede sacrifici da fame alle classi sociali più disagiate, il governo delle larghe intese, come i precedenti, continua nella politica di cooperazione con Israele, soprattutto in campo militare: ne sono dimostrazione le recenti esercitazioni militari congiunte tra Italia, Israele, U.S.A. e Grecia e l'acquisto dei tristemente noti F-35.

COMPLICI E SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE



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Federico Perna, ancora una vittima delle carceri italiane

Domenica 01 Dicembre 2013 18:33

altIl caso di una nuova vittima del sistema carcerario italiano è stato reso pubblico da alcune testate negli ultimi giorni: si tratta di Federico Perna, detenuto di 34 anni morto nel carcere di Poggioreale, a Napoli, lo scorso 9 novembre.
Perna era in carcere da tre anni a scontare una pena cumulativa per reati diversi; fin dall'inizio della sua detenzione è stato sottoposto a continui trasferimenti (Velletri, Cassino, Viterbo, Secondigliano, Benevento e infine Napoli), nonostante fosse affetto da due patologie gravi e diversi medici avessero stabilito che la sua condizione di salute era incompatibile con la detenzione in carcere e che si dovessero quindi trovate delle soluzioni alternative. Nonostante questo, Perna è rimasto prigioniero del carcere di Poggioreale dove veniva sovente imbottito di psicofarmaci e subiva maltrattamenti e vessazioni continui.
Questa condizione viene confermata anche dalla madre di Perna, tramite le lettere che il figlio le inviava chiedendo disperatamente di poter essere sottratto all'inferno carcerario ma soprattutto dallo stato in cui lo trovava quando si recava ai colloqui, riferendo di averlo visto sempre coperto da segni di percosse e poco lucido per i farmaci somministratigli.
Una settimana prima della sua morte Federico Perna aveva denunciato di perdere sangue dalla bocca ormai da diversi giorni ma anche in questo caso la sua richiesta di aiuto è rimasta inascoltata fino a quando il 9 novembre la famiglia è stata informata del suo decesso. Secondo i referti la morte sarebbe avvenuta per un ictus ma la madre ha deciso di portare alla luce il caso di suo figlio, rendendo pubbliche le lettere ricevute negli ultimi tre anni ma soprattutto le foto del cadavere che raccontano una storia ben diversa da quella 'ufficiale' e che mostrano sul corpo di Perna i segni evidenti di pestaggi brutali.
'L'hanno ammazzato di botte' è la denuncia carica di rabbia fatta dalla madre, che dopo anni di richieste inascoltate ora pretende chiarezza e giustizia sul caso del figlio. Sulla vicenda alcuni deputati hanno chiesto un'interrogazione parlamentare, scontrandosi con la secca risposta del sottosegretario Giuseppe Berretta che, senza sapere nulla del caso, ha ritenuto di dover difendere a spada tratta l'operato del personale penitenziario di Poggioreale, affermando che Perna fosse sempre adeguatamente seguito ma rifiutasse le cure. Ancora una volta la sua famiglia dovrà probabilmente scontrarsi con un muro di menzogne e inchieste farsa ma la madre afferma di essere determinata ad andare avanti non solo per suo figlio ma anche perché quanto accaduto non si ripeta su altri detenuti nella sua stessa condizione.
Il caso di Perna riporta infatti alla mente per molti versi quello di Stefano Cucchi ma ci parla più in generale della situazione disumana cui sono sottoposti tantissimi altri detenuti in tutta Italia e degli abusi e delle violenze che tra quelle mura quotidianamente avvengono in totale impunità per mano della divisa di turno.
Di seguito l'intervista rilasciata dalla madre di Federico Perna che racconta la vicenda del figlio:




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