Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


venerdì 1 febbraio 2013

Ankara: attacco all'ambasciata USA, Erdogan accusa estrema sinistra

Venerdì 01 Febbraio 2013 19:44 

 



Questa mattina un attentatore kamikaze si sarebbe fatto esplodere all'ingresso secondario dell'ambasciata USA in Turchia, uccidendo una guardia. Il governo turco ha subito puntato il dito contro l'organizzazione marxista Dhkp-C.

Nella tarda mattinata di oggi, un kamikaze si é fatto esplodere davanti all'ambasciata degli Stati Uniti ad Ankara, capitale della Turchia, uccidendo oltre a se stesso una guardia turca e ferendo gravemente una giovane donna.

Il kamikaze è stato rapidamente identificato da alcuni media turchi come Ecevit Sanli, 30 anni. Si sarebbe fatto esplodere alle 13.10 ora locale davanti ad un ingresso secondario dell'ambasciata Usa. La deflagrazione, molto forte, é stata chiaramente udita a chilometri di distanza ed ha fatto tremare i vetri dell'ambasciata italiana, situata a meno di 400 metri sull' Ataturk Boulevard. La porta blindata dell'ingresso secondario, da dove passano fra l'altro le persone che chiedono un visto per gli Stati Uniti, é stata completamente divelta a dimostrazione del fatto che l’esplosivo era ad alto potenziale. L'esplosione ha ucciso sul colpo l'attentatore e una guardia turca, e ha ferito gravemente una giornalista turca, Didem Tuncay. La sede diplomatica statunitense invece, situata come quella italiana al centro di una grande proprietà, non ha subito danni.
Secondo le autorità turche, responsabile dell'attentato sarebbe il gruppo di estrema sinistra Dhkp-C, il Partito-Fronte Rivoluzionario Popolare di Liberazione, già accusato di altri attentati e duramente perseguitato sia in patria che all'estero. Il Dhkp-C è una formazione marxista rivoluzionaria e anti-imperialista, da decenni in guerra con il regime filo-USA e filo-Nato da alcuni anni controllato dagli islamici dell'Akp di Erdogan. Con la scusa di reprimere le attività del Dhkp-C i servizi di sicurezza turchi negli ultimi anni hanno arrestati centinaia di attivisti, studenti, insegnanti, giornalisti e artisti, accusati di reati gravissimi in nome del fatto che agirebbero per conto dell’organizzazione clandestina, alla quale Ankara ha in questi anni addossato attentati mai rivendicati o addirittura respinti dal Fronte.

Il premier Erdogan non ha esitato un attimo prima di accusare l’estrema sinistra dell’attentato, chiedendo la collaborazione di tutti nella “lotta al terrorismo”. Ma la Turchia è sede e generatrice in questi tempi di numerosi conflitti. Con il Pkk, dopo aver scatenato una nuova guerra con il popolo curdo all’interno e all’esterno dei propri confini, e in particolare dopo l’omicidio a freddo di tre dirigenti kurde a Parigi poche settimane fa. Con Damasco, dopo aver iniziato una attiva opera di destabilizzazione della Siria, armando e addestrando i ribelli sunniti e a volte contigui ad Al Qaeda e installando sul proprio territorio i missili Patriot prontamente ottenuti dai partner europei della Nato.

Dopo anni di scontro violento tra la versione liberista e moderata dell’Islam turco e i gruppi jihadisti, innegabilmente Ankara ha legato i suoi interessi a quelli di questi ultimi accettandone la preminenza sul fronte della destabilizzazione della Siria. Ma l'analista del quotidiano turco Hurriyet Nihal Ali Ozcan ha messo in guardia negli ultimi giorni contro il rischio crescente di attacchi jihadisti contro interessi occidentali in Turchia. L'arresto nei giorni scorsi ad Ankara del genero di Osama Bin Laden, Suleiman T. - di cui ha riferito oggi Milliyet - ha fatto scattare altri campanelli d'allarme. Dovrebbe essere consegnato, secondo Milliyet, alle autorità iraniane. 

Ultima modifica Venerdì 01 Febbraio 2013 21:21 
 
 
 
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Processo 14 dicembre 2010: un condannato a 2 anni e 6 mesi


 Si e' svolta oggi l'ultima udienza del processo ai compagni e alle compagne accusati dopo le manifestazioni del 14 dicembre 2010. Sono stati tutti assolti tranne uno, accusato di resistenza  e lesioni, e condannato a 2 anni e 6 mesi, esattamente la pensa chiesta dalla PM. Commentiamo brevemente la sentenza insieme ad uno degli avvocati. LIBERE/I TUTTI/E! TUTTE/I A TERAMO

L'Aquila: quarta e ultima udienza del processo contro il militare Francesco Tuccia

 31 gennaio, 2013 - 20:30

 
Si è svolta oggi a L'Aquila la quarta e ultima udienza del processo che vedeva imputato di stupro, lesioni aggravate e tentato omicidio il militare Francesco Tuccia.
Questo processo si è svolto a porte chiuse e femministe, lesbiche, compagne hanno presidiato quel tribunale ogni volta per dire che la violenza riguarda tutte.
Durante l'udenza di oggi hanno parlato i periti di parte dello stupratore e lui stesso, poi sono state tenute le requisitorie, infine il PM ha chiesto una condanna a 14 anni. La sentenza invece ha condannato Francesco Tuccia, militare in servizio a L'aquila per l'operazione strade sicure a 8 anni e 50.000 euro. Il processo oggi è stato molto pesante, le requisitorie della difesa basate su l'imcredibile tesi della insussistenza della pena, dal momento che la ragazza massacrata dal Tuccia e abbandonata sulla neve, che riporta lesioni permanenti, sarebbe stata consenziente. Inoltre questi avvocati hanno anche puntato il dito contro una campagna mediatica che hanno definito violenta cioè la presenza di compagne, femministe, lesbiche che hanno portato solidarietà alla ragazza. All'emissione della sentenza slogan contro lo stupratore assassino e i suoi avvocati.



Fonte:


 



BAHRAIN, PRINCIPESSA E TORTURATRICE

Sheikha Noura bint Ibrahim al-Khalifa è sotto processo per aver torturato due medici che erano in stato di detenzione durante le proteste del 2011.

giovedì 31 gennaio 2013 09:38




Roma, 31 gennaio 2013, Nena News - Principessa e torturatrice, un doppio ruolo per Sheikha Noura bint Ibrahim al-Khalifa, 29 anni, appartenente alla casa reale sunnita che domina con il pugno di ferro il il Bahrain.

La principessa, che è anche un alto ufficiale delle forze di polizia, dovrà affrontare un processo per aver aggredito e torturato due medici, allo scopo di costringerli a confessare, durante le proteste contro la monarchia del 2011 e per aver anche per aggredito Aayat al-Qormozi, una giovane poetessa attivista dell'opposizione sciita.

Secondo l'accusa la principessa-poliziotta usò le scosse elettrice contro al Qormozi mentre quest'ultima si trovava in prigione per aver preso parte a manifestazioni non autorizzate. Sheikha Noura bint Ibrahim al-Khalifa nega di aver praticato la tortura.

Il Bahrain è in continuo fermento, con la maggioranza sciita della popolazione che chiede riforme politiche ed uguaglianza piena con la minoranza sunnita che controlla il paese grazie alla dinastia degli al Khalifa.

Nonostante gli oltre 80 morti fatti dalla repressione (secondo i dati dell'opposizione) e le numerose condanne a pesanti pene detentive nei confronti dei dissidenti, la monarchia bahranita continua a godere di una sorta di immunità internazionale grazie all'alleanza militare che mantiene con gli Stati Uniti e l'Occidente. A Juffair, adiacente alla capitale Manama, è presente una base della V Flotta statunitense che pattuglia il Golfo.

Re Hamad bin Isa al Khalifa è anche un accanito nemico dell'Iran che accusa di fomentare la rivolta nel suo paese e mantiene una stretta alleanza con l'Arabia saudita. Nena News