Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


lunedì 11 febbraio 2013

ISRAELE: 202 GIORNI DI SCIOPERO DELLA FAME, SAMER STA PER MORIRE IN CARCERE





Nel carcere di Gerusalemme è in fin di vita Samer al-Issawi, un ragazzo palestinese arrestato senza un’accusa formale nei suoi confronti né tantomeno una condanna.
Samer è nato il 16 dicembre 1979 a Issawiya (da lì il suo cognome), un villaggio palestinese vicino Gerusalemme est. Partecipare alla prima Intifada gli costò una condanna, da parte di un tribunale militare, a 30 anni di prigionia. Rilasciato nel 2011 nello scambio di prigionieri in cui il carrista israeliano Gilad Shalit è stato liberato, Samer ha ottenuto l’amnistia.


UN NUOVO ARRESTO. Nel luglio del 2012 un nuovo arresto. Perché ha oltrepassato il confine del territorio da lui “calpestabile”, abusando della libertà di movimento limitata dalle autorità israeliane. Confine che, secondo quanto dichiarato dal padre di Samer, veniva spostato quasi ogni settimana. Il suo arresto è avvenuto senza un’accusa formale né tantomeno una condanna a suo carico; è stato semplicemente l’ennesimo caso di detenzione amministrativa.

LO SCIOPERO DELLA FAME. Nel 2011 Khader Adnan e Hana Shalabi rifiutarono il cibo dei carcerieri; sul loro esempio circa 2mila altri prigionieri palestinesi digiunarono per 66 giorni, al termine dei quali riuscirono a raggiungere un accordo (poi disatteso più volte dal servizio carcerario) per ottenere migliori condizioni. Con lo stesso spirito che ha guidato queste azioni di protesta pacifica, anche Samer, in seguito al suo arresto, ha iniziato uno sciopero della fame.

LA SALUTE COMPROMESSA. Dopo oltre 180 giorni senza cibo (a parte una lieve somministrazione di vitamine e liquidi per via endovenosa avvenuta, come ricorda NenaNews, dietro minaccia israeliana di iniettargli a forza del glucosio che, visto il suo stato di salute, probabilmente l’avrebbe ucciso) e dopo numerosi ricoveri in ospedale, lui fu ridotto alla sedie a rotelle, i suoi reni smisero di lavorare come avrebbero dovuto e il suo peso raggiunse i 48 chili. Come riportato dal blogger Abed Enen, la sera dell’11 febbraio la Croce Rossa ha comunicato quello che molti temevano: nel 202esimo giorno di sciopero della fame Samer “sta per morire”. Ai famigliari ha dichiarato: “O vinco la battaglia per la libertà e per la dignità, oppure muoio combattendo. Vi voglio bene”.

“NON STRINGERE QUELLA MANO”. Senza aver mai ricevuto un’accusa formale, Samer ha più volte chiesto udienze ai giudici. Alcune volte questi rifiutarono all’ultimo momento di concederla, rinviandola – dopo un’attesa di almeno 20 giorni – a corti militari. Altre volte veniva accettata, come quella volta in cui, di fronte al giudice e alla famiglia, venne picchiato dai soldati perché voleva stringere la mano alla madre. A proposito di quell’udienza, la sorella Shereen ha raccontato: “Ogni qual volta Samer ha cercato di stringere la mano a mia madre o anche solo di toccarla, i soldati israeliani glielo hanno impedito. E dato che Samer ci ha provato più volte, i soldati hanno assalito lui e la mia famiglia. È stato veramente brutale e disumano”.

UNA FAMIGLIA MARTORIATA, IN UNA TERRA MARTORIATA. La famiglia al-Issawi non è nuova ad arresti e uccisioni. La nonna di Samer è stata uccisa durante la prima Intifada, i suoi genitori sono stati arrestati nei primi anni ’70, suo fratello maggiore è stato ucciso negli scontri che hanno seguito l’eccidio nella Moschea di Abramo e anche i suoi sei fratelli e sorelle hanno affrontato arresti.

In questo momento anche i detenuti Ayman Sharawna, Jafar Azzidine, Tarek Qa’adan, e Yousef Yassin sono in sciopero della fame.


Valerio Evangelista



Fonte:

Oman, 21 prigionieri politici in sciopero della fame

Condannati a 18 mesi per partecipazione a manifestazioni di protesta e critiche al regime. Parlamento approva aumento del salario minimo per evitare nuove proteste.


lunedì 11 febbraio 2013 11:23






dalla redazione

  Roma, 11 febbraio 2013, Nena News - Ventuno attivisti detenuti in Oman hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro i continui rinvii dei processi in cui sono imputati. Il crimine che avrebbero commesso è quello di espressione: i ventuno attivisti sono accusati di aver utilizzato internet per criticare il governo o di aver preso parte a manifestazioni di protesta contro il regime.

Lo sciopero della fame è partito sabato nel carcere di Samayl, ha annunciato uno degli avvocati, Yaqoob al-Harthy. Uno dei prigionieri, Said al-Hashemi, è stato già punito con l'isolamento, accusato dalle autorità carcerarie di aver dato il via allo sciopero. "Said è stato messo in isolamento perché pensano che abbia istigato lo sciopero della fame - ha spiegato Harthy - Ma è solo uno dei prigionieri in protesta".

I ventuno attivisti sono stati condannati a 18 mesi di carcere per aver violato la cosiddetta "legge cyber" o per aver partecipato a manifestazioni non autorizzate. Una sentenza contro la quale hanno presentato appello alla Corte Suprema. Ma l'udienza è stata continuamente posposta.

In una lettera scritta sabato, i prigionieri scrivono:
"Come affermazione della nostra liberà volontà e in protesta contro le pratiche giudiziarie e il ritardo della decisione finale del tribunale, i prigionieri di opinione ed espressione annunciano l'avvio di uno sciopero della fame a tempo indeterminato a partire dal 9 febbraio 2013 , fino a quando la nostra oppressione non finirà, fino a quando la giustizia e l'imparzialità dell'Alta Corte non ci sarà riconosciuta e fino a quando la palese interferenza nel potere giudiziario in Oman non sarà fermata".

L'Oman è da tempo target dei gruppi di difesa dei diritti umani per le continue violazioni e la dura repressione di ogni forma di critica interna. Nel rapporto del 2012 di Amnesty International, l'associazione accusa il governo di eccessivo utilizzo della forza contro i manifestanti e della promulgazione di legge che autorizzano i vertici dello Stato a punire chiunque critichi il regime quarantennale del sultano Qaboos.

Da gennaio ad aprile 2011, a seguito delle rivoluzioni esplose in Tunisia ed Egitto, anche l'Oman era sceso in piazza - nel silenzio dei media internazionali - per chiedere riforme che migliorassero le condizioni di vita della popolazione: aumento dei salari, abbassamento del costo della vita, riforme politiche democratiche, rispetto della libertà di espressione e di critica.

Richieste mai soddisfatte dal regime dell'Oman che aveva risposto con la repressione delle proteste di piazza e con un rimpasto di governo che ben pochi cambiamenti ha realizzato nei successivi due anni.
Sabato scorso, il parlamento dell'Oman ha approvato un aumento del salario minimo per evitare nuove sollevazioni da parte della popolazione. L'obiettivo è spostare i lavoratori verso il settore privato e diminuire così il tasso di disoccupazione: dal primo luglio il salario minimo nel settore privato salirà a 325 rial al mese (844 dollari), un aumento di oltre il 60% rispetto al passato e che interesserà circa 122mila lavoratori. Nena News



Fonte:


DUE ATTIVISTI DELL'ISM, TRA CUI MARCO, 54ENNE DI ROMA, SONO STATI ARRESTATI E RISCHIANO L'ESPULSIONE DOPO UNA NUOVA PROTESTA NEL VILLAGGIO CANAAN

Posted on by claudiot


Marco ha deciso di resistere alla deportazione ed urgono DONAZIONI per far fronte alle spese legali.

fonte: palsolidarity.org

Aggiornamento del 10 febbraio: attivista ISM in sciopero della fame!


Dave e Marco sono detenuti nel carcere di Givone rischiano la deportazione.
Uno di loro, Marco Di Renzo (54 anni), ha deciso di iniziare uno sciopero della fame da stasera (ieri sera per chi legge) in solidarietà con i prigionieri politici palestinesi e per protestare contro la sua espulsione illegittima. Ha deciso anche di smettere di prendere i suoi farmaci per la pressione sanguigna, esponendo la sua vita a seri rischi date le sue condizioni di salute dovute ad una precedente tiroidectomia.
Le accuse contro di lui sono la presenza in una zona militare chiusa e l’aver aggredito un soldato con la sua macchina fotografica, accusa questa completamente falsa.

 canaan2 




Fonte: