Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


mercoledì 21 dicembre 2011

Babbo Natale libera la Savina Caylyn dopo 317 giorni di sequestro

 

Mesi e mesi di angoscia e finalmente è arrivata la notizia che tutti ci auguravamo: i marittimi della Savina Caylyn tornano in libertà dopo oltre 10 mesi di lunghissima prigionia. Condizioni di salute non certamente ottimali, ma ora i marinai saranno  presi in custodia dagli uomini della Marina Militare Italiana: cibo, acqua, vestiti nuovi e controlli medici… E poi finalmente torneranno  a casa.
Oggi è un giorno memorabile, ma soprattutto toccante perché è finito un incubo. Li hanno liberati! I pirati somali che trattenevano in ostaggio i 22 marinai della  petroliera ‘Savina Caylyn’, catturata l’8 febbraio scorso si sono decisi a rilasciarli.
Finalmente poco fa è giunta la conferma definitiva del rilascio che dopo un lunghissimo “tira e molla” sapevamo essere  imminente. I marittimi italiani sono stati rilasciati da poco, dopo che ovviamente ai pirati somali è stato dato il quantum richiesto. Come sempre accade in casi del genere, i predoni del mare si sono prima assicurati di aver campo libero per la fuga e poi hanno rilasciato gli ostaggi. Ora gli uomini della Marina Militare italiana stanno sicuramente facendo le verifiche necessarie per constatare lo stato di salute dei marittimi; poi ci saranno i controlli, per verificare che l’imbarcazione, che ricordiamo è ferma alla fonda davanti le coste del Puntland da oltre 10 mesi, sia in grado di affrontare un viaggio che li condurrà nel più breve tempo possibile al porto sicuro più vicino, probabilmente nelle vicinanze di Dubai (Emirati arabi). Poi finalmente il tanto atteso viaggio in aereo che li riporterà in Patria. A Ciampino, quando toccheranno terra, dopo tanti mesi di prigionia, saranno tutti ad attenderli. La festa è solo all’inizio. Un incubo durato quasi 11 mesi è  finito.
Abbiamo seguito la vicenda da vicino sin dai primi momenti di questi lunghissimi 317 giorni, in un alternarsi di ansie e trepidanti attese, con appelli drammatici lanciati attraverso il  portale LiberoReporter.it e in collaborazione con molti media italiani che hanno avuto il coraggio di affrontare una situazione così particolare. Le telefonate che avvenivano direttamente dalla nostra redazione verso i telefoni di bordo della nave italiana, o viceversa,  ci hanno permesso di vivere quasi in diretta buona parte delle fasi più salienti del sequestro.  Per questa causa nulla ha potuto farci la colomba pasquale, San Lorenzo, tutti i santi e nemmeno l’Immacolata  ma ora ci ha pensato Babbo Natale: finalmente possiamo davvero scrivere la parola fine a  questa vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso parenti e amici dei marittimi ma non solo, ricordiamo anche le moltissime persone coinvolte sui gruppi che si sono costituiti in FaceBook per dare solidarietà alle vittime e che puntualmente, ogni giorno, la loro indignazione si tramutava in un grido di speranza “Liberi Subito”. Rimane comunque il rammarico per aver battuto un triste traguardo, si tratta del sequestro più lungo mai avvenuto prima nella storia della pirateria ad una nave occidentale, il gradino più alto del podio va alla Savina Caylyn battente bandiera Italiana.  Una profonda amarezza per come si sono svolte le trattative: tempi lunghissimi e di conseguenza atroci sofferenze sono stati inflitte agli uomini della Savina Caylyn, quando le nostre autorità e l’armatore dell’imbarcazione italiana, la Fratelli D’Amato di Napoli,  avrebbero potuto accorciare di molto la loro prigionia. Un gioco al massacro, effettuato dal mediatore incaricato dalla compagnia, per cercare di trattare al “minor costo”, infischiandosene totalmente dei pericoli che correvano gli ostaggi a bordo. La vicenda è stata trattata, come fosse stata una compravendita su una delle tante spiagge italiane, con un extracomunitario che vende collanine.  Dopo questa vicenda e le altre analoghe, con certezza possiamo affermare che la vita degli uomini di mare, vale quasi zero. Sacrifici immensi, periodi lunghissimi lontani da casa, disagi per navi inadatte, personale ridotto all’osso, sono solo alcune constatazioni che ci dimostrano quanto dura sia la vita di chi va per mare ad offrire un servizio indispensabile alla comunità.  Negli ultimi 4 anni  si è aggiunto, come abbiamo avuto modo purtroppo di vedere, il pericolo della pirateria che non lascia scampo alle navi sguarnite dai presidi di sicurezza.
Quello della pirateria marittima al largo della Somalia è una delle piaghe che affligge quell’area del mondo. Secondo i  dati diffusi dal ‘Maritime Security Review’, risulta che attualmente sono trattenute  in ostaggio dai pirati somali almeno 23 navi e i relativi equipaggi, circa 350 marittimi di diversa nazionalità.
Nel 2010 sono stati catturati e trattenuti in ostaggio almeno 1100 marittimi.
Ma ora non è tempo di bilanci, bensì di festeggiamenti per la liberazione degli ostaggi della Savina Caylyn:
Giuseppe Lubrano Lavadera, Comandante, italiano di Procida
Eugenio Bon, Primo ufficiale di coperta, italiano di Trieste
Modak Mudassir Murad, Secondo ufficiale di coperta, indiano di Chiplun;
Crescenzo Guardascione, Terzo ufficiale di coperta, italiano di Procida
Gian Maria Cesaro, Allievo di coperta, italiano di Piano di Sorrento
Antonio Verrecchia, Direttore di macchine, italiano di Gaeta
Puranik Rahul Arun, Primo ufficiale di macchina, indiano di Mumbay;
Nair Hari Chandrasekharan; Secondo ufficiale di macchina, indiano di Kottayam, Kerala;
Balakrishnan Bijesjh, Terzo ufficiale di macchina, indiano di Nambrathukara;
Kalu Ram, Elettricista, indiano di Patauda Guragaon;
Kamalia Jentilal Kala, Nostromo, indiano di Navabandar J.;
Tamboo Ahmed Hussein, Pumpman (addetto alle pompe) indiano di Kondivare;
Nantumuchchu Gurunadha Rao, Primo marinaio scelto, indiano di Visakhapatnam;
Solanki Jitendrakumar Govind, Secondo marinaio scelto, indiano di Ghoghla G.;
Nevrekar Asgar Ibrahim, Terzo marinaio scelto, indiano di Chiplun R.;
Fernandes Prinson, Primo marinaio, indiano di Margao Goa;
Fazil Sheik, Secondo marinaio, indiano di Keekan Kerala;
Rabbani Ghulam, Montatore, indiano di Ballia Up;
Palav Ganesh Babaji, Oiler (addetto alla lubrificazione macchine), indiano di Mumbai;
Mulla Abrar Abdul Qadir, Wiper (addetto alla pulizia macchine), indiano di Deorukh;
Cardozo Pascoal Michael, Capo Cuoco, indiano di Guirdolim Goa;
Jetwa Denji Keshav, Aiuto cuoco, cameriere, indiano di Mumbai

Fonte:

Savina Caylyn nel vento

Il vento è fortissimo, stanotte. Giunge da tutti i punti cardinali. Ha dentro neve, sospiri, coriandoli, ombrelli rubati, lenzuola fuggite a una corda, usignoli dalle ali ancora cucciole, uva passa di dolci di natale, mangiatoie, mirra e incensi, nessun oro,  unghie vedove di dita, pianti asciutti di uomini che il proprio nome se lo rigirano in bocca, per non dimenticarlo. Perché un nome è importante, se immaginato scordato da tutti. Adesso, dopo aver invocato ogni cosa, invoco te, vento: spingi, conduci, accompagna a casa chi non si è mai voluto perdere, chi forse è impazzito, chi ha scordato il saldo accogliere di una terraferma. Niente altro da aggiungere.

S.D.M. (16 dicembre, anno 2011)

L’esercito egiziano e le donne e le violenze a sfondo sessuale

Di Valentina Perniciaro

Una piccola serie di scatti e poi il video raccapricciante, che non hanno bisogno di parola alcuna.
Un articolo di Al-Arabiya che parla di queste foto: LEGGI
Il massacro è stato di una violenza inaudita…i corpi a terra sono troppi e come si vede chiaramente dal video e da molti altri, i colpi di pistola volavano come i sassi e le molotov.
QUI  qualche riga sui fatti delle ultime due giornate al Cairo.



Fonte:

Francesco Azzarà è rientrato in Italia: "Sto bene, sto tornando a casa"


Azzarà all'aeroporto di Ciampino (fermo immagine da SkyNews24) 

"Sto bene, sto tornando a casa". Francesco Azzarà è intervenuto in collegamento telefonico con la trasmissione di Fabio Fazio "Che Tempo che fa", dove è ospite Gino Strada, in onda questa sera. "Sto bene - sono ancora in viaggio, devo ancora incontrare la mia famiglia, sto ritornando adesso a casa" ha detto il volontario di Emergency, liberato ieri dopo 4 mesi di prigionia in Sudan; era stato rapito a Nyala, in Darfur, il 14 agosto scorso. "Ci sono state situazioni particolari ma compatibilmente con quello che succedeva sono stato trattato abbastanza bene. Sono rimasto sorpreso dalla solidarietà espressa da tutte le persone, dai manifesti nelle varie città, quello che hanno fatto le persone a me vicine e anche le persone che neanche mi conoscono, non sono abituato a questo caratterialmente" ha detto Azzarà. E a Fabio Fazio che lo ringraziava per il suo impegno, ha risposto: "faccio una cosa che qualsiasi altra persona avrebbe fatto, nulla di speciale".
Dai pm per le indagini sul sequestro - Secondo quanto si è appreso Azzarà si trova ora in una caserma dei Ros per essere ascoltato da carabinieri e pm. Sul sequestro del cooperante, la Procura di Roma, ha da tempo aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di sequestro di persona con finalità di terrorismo. L'indagine è stata affidata dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti, al sostituto Elisabetta Cenniccola.
Terzi: il riconoscimento va ad Emergency - Il rilascio di Francesco Azzarà è merito anche, e soprattutto di Emergency che ha "tenuto alta" la pressione e l'attenzione sul caso. E' l'opinione del ministro degli Esteri Giulio Terzi. A margine dell'VIII Conferenza Ambasciatori, Terzi ha dichiarato: "Siamo molto molto lieti che Francesco Azzarà sia libero, e sia tornato a Khartoum sano e salvo: è il frutto di un impegno congiunto dell'Unità di Crisi e degli organismi che si sono occupati di questa vicenda". "Un impegno - ha proseguito il ministro - anche fatto da Emergency alla quale va dato il riconoscimento di aver tenuto una pressione, un'attenzione, uno stimolo costante ora per ora, minuto per minuto su questa vicenda". "E' veramente una grande soddisfazione che una persona così dedicata, così presa dall'impegno sociale sia tornata libera e possa continuare, ci auguriamo, ad operare per il benessere delle popolazioni più deboli" ha detto ancora Terzi. Quanto all'ipotesi di un riscatto che i rapitori avrebbero ricevuto per rilasciare il connazionale, il ministro si è limitato a dire: "Non ne sono informato".
Il suo paese il festa - È grande l'attesa a Motta San Giovanni, il paese di origine di Francesco Azzarà. Nel centro del reggino un tranquillo venerdì di dicembre si è trasformato in un giorno di grande festa perché dal Sudan è arrivata la notizia della liberazione di Azzarà: un "gran bel regalo per Natale". In Paese c'è stata subito una grande mobilitazione. In tanti si sono ritrovati per strada ed hanno iniziato a festeggiare. Il parroco, don Severino, ha fatto suonare le campane a festa perché "è una notizia che tutta la comunità attendeva". Il sacerdote, mentre si prepara per la messa della sera, non riesce a trattenere le lacrime di gioia ed annuncia per la celebrazione eucaristica "un ricordo speciale per Francesco, per ringraziare il Signore che ci ha restituito un nostro fratello rapito".
Il sindaco - E' visibilmente soddisfatto anche il sindaco di Motta San Giovanni, Paolo Laganà, che sorride mentre guarda la foto di Francesco esposta sulla facciata del municipio. "L'esperienza di questo ragazzo - spiega - ha davvero colpito tutti. E la sua liberazione è una notizia che corona le nostre aspettative e ripaga l'impegno e la mobilitazione di tutti". All'esultanza del sindaco seguono quelle di moltissimi amici di Francesco, che già dal suo rapimento si erano mobilitati con fiaccolate e iniziative pubbliche. "Siamo felicissimi - raccontano alcuni suoi amici - perché questo è un grande momento di gioia. Le nostre voci sono state ascoltate ed ora speriamo di poter riabbracciare presto Francesco". I genitori del cooperante calabrese, Santo Azzarà e Fortunata Legato, si trovano a Roma ed hanno appreso dai funzionari della Farnesina della liberazione di Francesco. "I genitori - aggiunge il sindaco - sono nella capitale perché era nell'aria che potesse arrivare la liberazione di Francesco. Non era sicuro ma c'era molta speranza".
17 dicembre 2011