Mesi e mesi di angoscia e finalmente è arrivata la notizia che tutti ci auguravamo: i marittimi della Savina Caylyn tornano in libertà dopo oltre 10 mesi di lunghissima prigionia. Condizioni di salute non certamente ottimali, ma ora i marinai saranno presi in custodia dagli uomini della Marina Militare Italiana: cibo, acqua, vestiti nuovi e controlli medici… E poi finalmente torneranno a casa.
Oggi è un giorno memorabile, ma soprattutto toccante perché è finito un incubo. Li hanno liberati! I pirati somali che trattenevano in ostaggio i 22 marinai della petroliera ‘Savina Caylyn’, catturata l’8 febbraio scorso si sono decisi a rilasciarli.
Finalmente poco fa è giunta la conferma definitiva del rilascio che dopo un lunghissimo “tira e molla” sapevamo essere imminente. I marittimi italiani sono stati rilasciati da poco, dopo che ovviamente ai pirati somali è stato dato il quantum richiesto. Come sempre accade in casi del genere, i predoni del mare si sono prima assicurati di aver campo libero per la fuga e poi hanno rilasciato gli ostaggi. Ora gli uomini della Marina Militare italiana stanno sicuramente facendo le verifiche necessarie per constatare lo stato di salute dei marittimi; poi ci saranno i controlli, per verificare che l’imbarcazione, che ricordiamo è ferma alla fonda davanti le coste del Puntland da oltre 10 mesi, sia in grado di affrontare un viaggio che li condurrà nel più breve tempo possibile al porto sicuro più vicino, probabilmente nelle vicinanze di Dubai (Emirati arabi). Poi finalmente il tanto atteso viaggio in aereo che li riporterà in Patria. A Ciampino, quando toccheranno terra, dopo tanti mesi di prigionia, saranno tutti ad attenderli. La festa è solo all’inizio. Un incubo durato quasi 11 mesi è finito.
Finalmente poco fa è giunta la conferma definitiva del rilascio che dopo un lunghissimo “tira e molla” sapevamo essere imminente. I marittimi italiani sono stati rilasciati da poco, dopo che ovviamente ai pirati somali è stato dato il quantum richiesto. Come sempre accade in casi del genere, i predoni del mare si sono prima assicurati di aver campo libero per la fuga e poi hanno rilasciato gli ostaggi. Ora gli uomini della Marina Militare italiana stanno sicuramente facendo le verifiche necessarie per constatare lo stato di salute dei marittimi; poi ci saranno i controlli, per verificare che l’imbarcazione, che ricordiamo è ferma alla fonda davanti le coste del Puntland da oltre 10 mesi, sia in grado di affrontare un viaggio che li condurrà nel più breve tempo possibile al porto sicuro più vicino, probabilmente nelle vicinanze di Dubai (Emirati arabi). Poi finalmente il tanto atteso viaggio in aereo che li riporterà in Patria. A Ciampino, quando toccheranno terra, dopo tanti mesi di prigionia, saranno tutti ad attenderli. La festa è solo all’inizio. Un incubo durato quasi 11 mesi è finito.
Abbiamo seguito la vicenda da vicino sin dai primi momenti di questi lunghissimi 317 giorni, in un alternarsi di ansie e trepidanti attese, con appelli drammatici lanciati attraverso il portale LiberoReporter.it e in collaborazione con molti media italiani che hanno avuto il coraggio di affrontare una situazione così particolare. Le telefonate che avvenivano direttamente dalla nostra redazione verso i telefoni di bordo della nave italiana, o viceversa, ci hanno permesso di vivere quasi in diretta buona parte delle fasi più salienti del sequestro. Per questa causa nulla ha potuto farci la colomba pasquale, San Lorenzo, tutti i santi e nemmeno l’Immacolata ma ora ci ha pensato Babbo Natale: finalmente possiamo davvero scrivere la parola fine a questa vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso parenti e amici dei marittimi ma non solo, ricordiamo anche le moltissime persone coinvolte sui gruppi che si sono costituiti in FaceBook per dare solidarietà alle vittime e che puntualmente, ogni giorno, la loro indignazione si tramutava in un grido di speranza “Liberi Subito”. Rimane comunque il rammarico per aver battuto un triste traguardo, si tratta del sequestro più lungo mai avvenuto prima nella storia della pirateria ad una nave occidentale, il gradino più alto del podio va alla Savina Caylyn battente bandiera Italiana. Una profonda amarezza per come si sono svolte le trattative: tempi lunghissimi e di conseguenza atroci sofferenze sono stati inflitte agli uomini della Savina Caylyn, quando le nostre autorità e l’armatore dell’imbarcazione italiana, la Fratelli D’Amato di Napoli, avrebbero potuto accorciare di molto la loro prigionia. Un gioco al massacro, effettuato dal mediatore incaricato dalla compagnia, per cercare di trattare al “minor costo”, infischiandosene totalmente dei pericoli che correvano gli ostaggi a bordo. La vicenda è stata trattata, come fosse stata una compravendita su una delle tante spiagge italiane, con un extracomunitario che vende collanine. Dopo questa vicenda e le altre analoghe, con certezza possiamo affermare che la vita degli uomini di mare, vale quasi zero. Sacrifici immensi, periodi lunghissimi lontani da casa, disagi per navi inadatte, personale ridotto all’osso, sono solo alcune constatazioni che ci dimostrano quanto dura sia la vita di chi va per mare ad offrire un servizio indispensabile alla comunità. Negli ultimi 4 anni si è aggiunto, come abbiamo avuto modo purtroppo di vedere, il pericolo della pirateria che non lascia scampo alle navi sguarnite dai presidi di sicurezza.
Quello della pirateria marittima al largo della Somalia è una delle piaghe che affligge quell’area del mondo. Secondo i dati diffusi dal ‘Maritime Security Review’, risulta che attualmente sono trattenute in ostaggio dai pirati somali almeno 23 navi e i relativi equipaggi, circa 350 marittimi di diversa nazionalità.
Nel 2010 sono stati catturati e trattenuti in ostaggio almeno 1100 marittimi.
Nel 2010 sono stati catturati e trattenuti in ostaggio almeno 1100 marittimi.
Ma ora non è tempo di bilanci, bensì di festeggiamenti per la liberazione degli ostaggi della Savina Caylyn:
Giuseppe Lubrano Lavadera, Comandante, italiano di Procida
Eugenio Bon, Primo ufficiale di coperta, italiano di Trieste
Modak Mudassir Murad, Secondo ufficiale di coperta, indiano di Chiplun;
Crescenzo Guardascione, Terzo ufficiale di coperta, italiano di Procida
Gian Maria Cesaro, Allievo di coperta, italiano di Piano di Sorrento
Antonio Verrecchia, Direttore di macchine, italiano di Gaeta
Puranik Rahul Arun, Primo ufficiale di macchina, indiano di Mumbay;
Nair Hari Chandrasekharan; Secondo ufficiale di macchina, indiano di Kottayam, Kerala;
Balakrishnan Bijesjh, Terzo ufficiale di macchina, indiano di Nambrathukara;
Kalu Ram, Elettricista, indiano di Patauda Guragaon;
Kamalia Jentilal Kala, Nostromo, indiano di Navabandar J.;
Tamboo Ahmed Hussein, Pumpman (addetto alle pompe) indiano di Kondivare;
Nantumuchchu Gurunadha Rao, Primo marinaio scelto, indiano di Visakhapatnam;
Solanki Jitendrakumar Govind, Secondo marinaio scelto, indiano di Ghoghla G.;
Nevrekar Asgar Ibrahim, Terzo marinaio scelto, indiano di Chiplun R.;
Fernandes Prinson, Primo marinaio, indiano di Margao Goa;
Fazil Sheik, Secondo marinaio, indiano di Keekan Kerala;
Rabbani Ghulam, Montatore, indiano di Ballia Up;
Palav Ganesh Babaji, Oiler (addetto alla lubrificazione macchine), indiano di Mumbai;
Mulla Abrar Abdul Qadir, Wiper (addetto alla pulizia macchine), indiano di Deorukh;
Cardozo Pascoal Michael, Capo Cuoco, indiano di Guirdolim Goa;
Jetwa Denji Keshav, Aiuto cuoco, cameriere, indiano di Mumbai
Eugenio Bon, Primo ufficiale di coperta, italiano di Trieste
Modak Mudassir Murad, Secondo ufficiale di coperta, indiano di Chiplun;
Crescenzo Guardascione, Terzo ufficiale di coperta, italiano di Procida
Gian Maria Cesaro, Allievo di coperta, italiano di Piano di Sorrento
Antonio Verrecchia, Direttore di macchine, italiano di Gaeta
Puranik Rahul Arun, Primo ufficiale di macchina, indiano di Mumbay;
Nair Hari Chandrasekharan; Secondo ufficiale di macchina, indiano di Kottayam, Kerala;
Balakrishnan Bijesjh, Terzo ufficiale di macchina, indiano di Nambrathukara;
Kalu Ram, Elettricista, indiano di Patauda Guragaon;
Kamalia Jentilal Kala, Nostromo, indiano di Navabandar J.;
Tamboo Ahmed Hussein, Pumpman (addetto alle pompe) indiano di Kondivare;
Nantumuchchu Gurunadha Rao, Primo marinaio scelto, indiano di Visakhapatnam;
Solanki Jitendrakumar Govind, Secondo marinaio scelto, indiano di Ghoghla G.;
Nevrekar Asgar Ibrahim, Terzo marinaio scelto, indiano di Chiplun R.;
Fernandes Prinson, Primo marinaio, indiano di Margao Goa;
Fazil Sheik, Secondo marinaio, indiano di Keekan Kerala;
Rabbani Ghulam, Montatore, indiano di Ballia Up;
Palav Ganesh Babaji, Oiler (addetto alla lubrificazione macchine), indiano di Mumbai;
Mulla Abrar Abdul Qadir, Wiper (addetto alla pulizia macchine), indiano di Deorukh;
Cardozo Pascoal Michael, Capo Cuoco, indiano di Guirdolim Goa;
Jetwa Denji Keshav, Aiuto cuoco, cameriere, indiano di Mumbai
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