Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


domenica 23 dicembre 2012

LA STRAGE DEL RAPIDO 904


Domenica 23 Dicembre 2012 07:21
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Il 23 Dicembre 1984 viene ricordato per la "Strage del rapido 904", anche detta "Strage di Natale".
Il rapido 904, proveniente da Napoli e diretto a Milano, quel giorno era pieno di viaggiatori, dal momento che era il periodo pre-natalizio.
Il treno non giunse mai a destinazione: nella galleria di S. Benedetto Val di Sambro venne colpito da un attentato dinamitardo.
Verso le 19 di sera ci fu una violentissima esplosione. L'ordigno, collocato sul treno durante la sosta alla Stazione di Firenze Santa Maria Novella, era stato posto su una griglia portabagagli, pressapoco al centro del convoglio. La detonazione fu causata da una carica di esplosivo radiocomandata.
Al contrario del caso dell'Italicus, però, questa volta gli attentatori attesero che il veicolo penetrasse nel tunnel, in modo da massimizzare l'effetto della detonazione.
L'esplosione causò 15 morti e 267 feriti. I soccorsi però arrivarono con difficoltà, dato che l'esplosione aveva danneggiato la linea elettrica e parte della tratta era isolata. Inoltre il fumo bloccava l'accesso dall'ingresso sud dove si erano concentrati inizialmente i soccorsi. Ci volle più di un'ora e mezza perchè i primi aiuti riuscissero a raggiungere il luogo dell'esplosione. Nel conto finale delle vittime, i morti furono 17.
Tutto fu predisposto per provocare il maggior numero possibile di vittime: l’occasione del Natale, la potenza dell’esplosivo, il “timer” regolato per fare esplodere la bomba sotto la galleria in coincidenza del transito, sul binario opposto, di un altro convoglio.
Dal momento che l'esplosione avvenne pressapoco nei pressi del punto in cui dieci anni prima era avvenuta la strage dell'Italicus e che fu utilizzato lo stesso esplosivo usato per l'agguato di via Amelio, l'attentato fu immediatamente ricondotto alla Mafia e Riina fu indicato come mandante della strage. L'obiettivo, secondo il Pm che si occupò inizialmente dell'indagine, era quello di distogliere l'attenzione di polizia e magistratura dalla mafia e rilanciare il terrorismo come unico reale nemico contro cui lo Stato doveva combattere.
Fin dall'inizio però emersero altre responsabilità: dall'ambiente dell'estrema destra ai servizi segreti. Un deputato missino fu condannato per aver consegnato l'esplosivo nelle mani di Misso, boss camorrista e neofascista del rione Sanità. La stessa commissione parlamentare ha segnalato la "distrazione" di Sismi e Sisde nel segnalare attività di tipo terroristico. Secondo l'associazione dei familiari delle vittime, i mafiosi non sono i soli responsabili dell'attentato e la commissione parlamentare "[...] ha evidenziato la possibilità e l’attualità della reiterazione di atti criminali alla scopo di turbare e condizionare lo svolgimento della vita democratica del Paese, mettendo in luce come nel caso dei più recenti attentati del 1993, vi sia stata un’opera sistematica di disinformazione della “falange armata” che si è avvalsa di un supporto informativo e logistico non disponibile sul semplice mercato criminale".


Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/3574-23-dicembre-1984-la-strage-del-rapido-904

Chico Mendez

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Sabato 22 Dicembre 2012 18:18 


 Il 22 dicembre 1988 Chico Mendes viene ucciso davanti alla porta di casa dai fazendeiros Alves da Silva, proprietari del seringal Cachoeira.
Chico Mendes era un estrattore di caucciù fin dalla nascita. Viveva nello stato dell'Acre in Brasile.

Il 10 marzo 1976 i lavoratori brasiliani, guidati da Chico Mendes, misero in atto la prima empate, l'occupazione delle terre per impedire il disboscamento delle foreste ad opera dei grandi latifondisti.

Negli anni successivi questa pratica si intensifica semre di più, i lavoratori dele foreste si riuniscono in assemblee popolari per decidere come combattere le speculazioni dei grandi proprietari. I seringueiros (raccoglitori di gomma) iniziarono ad organizzarsi per salvare ettari di foresta, dichiarati reservas extrativas, dove potessero continuare a raccogliere e lavorare il lattice di gomma e raccogliere frutti e fibre vegetali.  Tra il 1976 e il 1977 le empates si intensificano sempre di più. I lavoratori vengono colpiti da una dura repressione: centinaia di seringueiros sono incarcerati, decine uccisi dalle guardie dei latifondisti.
Chico Mendes partecipò alla fondazione del Sindacato dei lavoratori Rurali di Brasileia e Xapuri. Cercava di unire la difesa della foresta con la rivendicazione di una riforma agraria.

Uno degli ultimi empates organizzati da Chico Mendes riguardava il seringal Equador, la cui proprietà era rivendicata dal fazendeiro Darli Alves, allo scopo di destinare l'area a pascolo dopo averla disboscata. L' uccisione del leader sindacale era da tempo pianificata ai livelli alti dell'União Democrática Ruralista con coperture politiche e istituzionali. L'azione dei seringueiros infatti non era più un fatto isolato e doveva assolutamente essere fermata.

Chico Mendes sapeva di essere stato condannato a morte dai latifondisti. In uno dei suoi ultimi discorsi aveva detto: "Non voglio fio­ri sulla mia tomba, perché so che andrebbero a strapparli alla foresta. Voglio solo che la mia morte serva per mettere fine all'impunità dei jagunços, che possono contare sulla protezione della polizia federale dell'Acre e che, dal 1975 in avanti, hanno già ammazzato nella zona rurale più di cinquanta persone come me, leader seringueiros impegnati a salvare la foresta amazzonica e dimostrare che il progresso senza distruzione è possibile. "

Solo la grande indignazione sollevatasi a livello nazionale e internazionale fece sì che Darli Alves, il mandante dell'omicidio, e il figlio Darci, l'esecutore, fossero arrestati e l'omicidio non rimanesse senza colpevoli come era sempre accaduto in passato. I due fratelli vennero condannati a 19 anni di reclusione ma 4 anni dopo, con la complicità della polizia, riuscirono a scappare. Darli Alves non era l'unico mandante dell'assassinio. Dietro ai due latifondisti c'erano fazendeiros dell'UDR molto più potenti come Joao Branco e Adalberto Aragao, ex sindaco di Rio Branco.

 

22 DICEMBRE 1997 : IL MASSACRO DEI MAYA

Notizia scritta il 22/12/12 alle 14:40. Ultimo aggiornamento: 22/12/12 alle: 14:40

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Quando vi sveglierete il 22 dicembre, finalmente consapevoli che il mondo “non finiva quel giorno” (cit.), cioè che nessun Maya ha mai detto che il 21 dicembre 2012 la vita degli esseri umani sarebbe scomparsa dal Pianeta, ricordatevi degli ultimi Maya. Quelli che vivono nel Sud-est messicano, e la fine del mondo l’hanno già vista, oltre che annunciata: non era il 21 ma il 22 dicembre, di quindici anni fa.
Il 22 dicembre del 1997 la furia dei gruppi paramilitari si scagliò sulla piccola comunità di Acteal, nella zona degli Altos del Chiapas. Era in corso una “guerra di bassa intensità”: da una parte l’esercito messicano e gruppi paramilitari, dall’altra l’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln), l’esercito indigeno che nel gennaio del 1994 si era sollevato in armi per chiedere dignidad, justicia y libertad per le comunità indigene del Chiapas.
Le vittime del massacro di Acteal, 45 indigeni assassinati senza che nessuna autorità pubblica muovesse un dito, non erano zapatisti, però. Facevano parte di un’associazione pacifista, Las Abejas, nata cinque anni prima, e quasi alla vigilia di Natale erano riuniti in chiesa a pregare per la pace.

Luca Martinelli, redattore di “Altreconomia”
Giulio Sensi, collaboratore di “Altreconomia”