Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


venerdì 26 luglio 2013

MANGANELLATE E FERITI AL PRESIDIO PER MARTA

26 luglio 2013 at 17:11


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Si conclude il pomeriggio di mobilitazione sotto il tribunale di Torino a sostegno di Marta, giovane donna No Tav che venerdì notte è stata picchiata e molestata sessualmente dalle forze dell’ordine mentre era in stato di fermo.

Convocata dal pm Rinaudo,  quest’oggi è stata interrogata in duplice veste: persona indagata  e persona offesa. Duplice ruolo anche per il pm quindi, colui che abbiamo avuto la sfortuna di conoscere in questi mesi nelle aule di tribunale e  dove si distingue per la sua intolleranza al movimento No Tav.

Marta si è avvalsa della facoltà di non rispondere rispetto ai fatti per cui è indagata, mentre ha depositato una dettagliata descrizione dei pestaggi e delle molestie subite durante quella notte:  i pm hanno deciso di non farle domande rispetto alle violenze da lei subite e hanno acquisito la testimonianza scritta.


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Mentre Marta era da poco entrata in tribunale e circa un centinaio di persone rimaneva all’esterno del presidio, un gruppo di 5 o 6  giovani donne  si è avvicinato al cancello del tribunale per appendere uno striscione di solidarietà con su scritto “Se toccano una, toccano tutte… non un passo indietro! Solidarietà a Marta!”. Appena sfiorato il cancello una decina di uomini della polizia in assetto antisommossa si è scaraventata contro le giovani, con violenza, tentando di allontanarle. I No Tav presenti al presidio sono subito accorsi in difesa delle No Tav e a quel punto la celere, a suon di scudate e manganellate ha caricato, spingendo le persone in mezzo la strada laddove passavano le macchine.

La reazione del presidio non si è fatta attendere ed immediatamente ci si è riuniti, questa volta proprio di fronte all’entrata del tribunale, a ridosso dei cordoni della polizia.

Anche quest’oggi la polizia ha fatto diversi feriti, tra cui una ragazza colpita alla testa che è dovuta ricorrere alle cure ospedaliere.

Non possiamo che sottolineare l’ennesima dimostrazione di violenza da parte delle forze dell’ordine che, oramai, si sentono legittimate ad aggredire gli attivisti del movimento No Tav ogni qualvolta gli si presenti l’occasione.

Il presidio è continuato con numerosi interventi dal microfono, attendendo il ritorno di Marta che è stata accolta da un lungo applauso e molti, molti abbracci.

Non sarai sola, #senonconmartaquando?



Fonte:

TUNISIA: SCIOPERO GENERALE PER LA CADUTA DEL REGIME!

Venerdì 26 Luglio 2013 16:00 

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Dopo una notte di scontri, fuoco e fiamme in tutto il paese, la Tunisia vive ancora una giornata di altissima tensione a seguito dell'omicidio politico di Brahmi. La rabbia di gran parte della popolazione tunisina ha fatto sì che lo sciopero generale lanciato dall'UGTT, a seguito dell'omicidio del militante e deputato dell'estrema sinistra facente riferimento al Fronte Popolare, sia riuscito a pieno. Numerose città del bacino minerario (Gafsa, Sidi Bouzid, Kesserine, etc) sono praticamente irraggiungibili da ieri notte quando diversi manifestanti hanno posizionato massi di roccia sull'autostrada e nelle altre strade che portano alle grandi e piccole località della regione. A Sfax si sono susseguiti scontri con la polizia in tenuta antisommossa che con difficoltà ha allontanato i manifestanti determinati ad assaltare i palazzi delle istituzioni. A Tunisi questa mattina un primo corteo è partito dalla piazza su cui si affaccia il palazzo della centrale del sindacato più grande del paese UGTT. Il corteo aperto dai cordoni degli avvocati ha sfilato nell'Avenue Bourguiba e poi si è diretto verso la sede dell'Assemblea Nazionale Costituente. L'idea lanciata dal Fronte Popolare è quella di organizzare un presidio stabile proprio davanti al palazzo dell'istituzione simbolo della transizione, anche se non sono pochi a far notare che il potere politico da contestare fino al suo crollo, risiede come da decenni, nel tetro stabilimento blindato che stride con i colori della grande avenue del centro città: il ministero degli interni. L'accampata davanti all'ANC è stata lanciata da Hamma Hammami e proseguirà, secondo le intenzioni, fino alla caduta del regime. Il costituendo Fronte di Salute Nazionale in cui stanno confluendo diversi partiti e associazioni ha promosso un manifesto che incita a prolungare di altre 24h lo sciopero generale e le manifestazioni contro Ennahdha e le istituzioni della transizione. Durante la giornata si susseguono i comunicati dei singoli deputati dei differenti partiti non “nadhaoui” che annunciano le dimissioni dall'ANC. Va notato il completo spappolamento del Partito Repubblicano, oggi guidato da Chebbi (decine di anni fa oppositore, ma poi giullare del sistema Ben Ali e oggi di Ennadha), la cui maggioranza di eletti rifiutandosi di restare in “colazione” con la fazione islamista, abbandonano partito e istituzione.
Nella mattinata il ministro degli interni, durante una conferenza stampa, ha accusato il gruppo facente capo a Boubaker El Hakim, di essere l'autore materiale di entrambi gli omicidi Belaid e Brahmi. Stessa pistola, stessi proiettili, stessa dinamica di agguato. Secondo gli investigatori non c'è dubbio sulla mano che ha sparato contro i due militanti della sinistra rivoluzionaria tunisina. Boubaker El Hakim sembra essere di origini tunisine ma nato in Francia nel 1983 e poi dedicatosi all'islamismo radicale dopo alcuni viaggi in Irak e in Siria. Non viene dato sapere altro se non una generica appartenenza ad alcune fazioni islamiste salafite. La ricostruzione tecnica degli omicidi sortita dal ministero degli interni non convince e non calma la piazza dell'opposizione che rilancia le accuse all'elites di Ennahdha di essere la promotrice politica degli assassini mirati. Il punto di vista dell'opposizione sembra essere riconosciuto e condiviso dalla maggioranza della popolazione che sta rispondendo agli appelli alla resistenza contro il regime. E la valutazione politica conclusiva della giornata non potrà che darsi al termine del digiuni di ramadan, scandenza in questo mese giornaliera, che varia di non poco la vita politica, soprattutto nei suoi aspetti di partecipazione di massa.



Fonte:

26 luglio 1953: assalto alla caserma Moncada

Venerdì 26 Luglio 2013 04:00 


altIl 26 luglio 1953: Cuba, Santiago, l'esercito rivoluzionario cubano compie il suo primo attacco al regime di Batista. L'attacco alla caserma Moncada di Santiago è l'evento che a causa di molti fattori, fa scoppiare la rivoluzione cubana. Questa data è considerata talmente importante e simbolica che dà il nome al movimento rivoluzionario cubano che porta il popolo cubano alla presa del potere nel giro di pochi anni. Il movimento “26 julio” nasce proprio da questa azione miltare.
La caserma Moncada è una delle roccaforti dell'esercito cubano, e viene scelta seguendo una logica politica che dovrebbe portare ad un'intensificazione della mobilitazione anti-regime e insurrezionale. L'attacco viene preparato per mesi e clandestinamente, dal movimento rivoluzionario che ha ormai addestrato molte centinaia di militanti all'uso delle armi. L'addestramento viene svolto all'interno di fattorie, abitazioni e università. A Cuba, dal golpe del 10 marzo del '52, fioriscono sempre di più organizzazioni rivoluzionarie armate per il rovesciamento del regime.
L'attacco alla Moncada viene guidato da: Fidel Castro, Abel Santamaría, José Luis Tasende, Renato Guitart Rosell, Antonio López Fernández (Ñico), Pedro Miret e Jesús Montané Oropesa, i quali sono anche ai vertici dell'organizzazione rivoluzionaria. L'attacco viene sferrato il giorno seguente alla festa patronale di Santiago per poter contare sulla stanchezza dei soldati. Simultaneamente vengono attaccati il Palazzo di giustizia da una decina di uomini guidati da Raul Castro, e  l'ospedale militare da una ventina sotto le direttive di Abel Santamaria.
È Fidel Castro a guidare l'attacco alla caserma. Mentre le altre due azioni riescono pienamente, la prima, la principale e con più uomini impegnati, circa un centinaio: è un fallimento totale sul piano tattico e militare. Molti rivoluzionari vengono uccisi,  altri fatti prigionieri, e in quasi una sessantina riescono a fuggire. Fidel Castro viene incarcerato e durante il suo processo farà il suo storico discorso: “la storia mi assolverà”.
L'azione del 26 luglio e il processo giudiziario, politico e di mobilitazione in solidarietà agli arrestati, è un detonatore della rivoluzione cubana che da quel giorno non fa che aumentare ed intensificarsi fino al 59 quando travolge il regime militare. Il programma scritto per l'occasione dell'attacco è un modello politico programmatico per la rivoluzione, e le sue rivendicazioni portano moltissime persone ad arruolarsi nel movimento 26 julio e a partecipare attivamente al processo rivoluzionario.



Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/2174-26-luglio-1953-assalto-alla-caserma-moncada