Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


mercoledì 9 gennaio 2013

Oscar Fioriolli, il bandolo nero della trama dell'apparato securitario

Martedì 08 Gennaio 2013 22:33 


altE' sicuramente un passaggio importante quello che pubblicizza la collusione tra polizia napoletana, prefettura e grande capitale dell'industria del controllo italiana - con gli arresti e le misure cautelari di oggi dopo un'inchiesta per corruzione e turbativa d'asta partita nel maggio 2010. Tanto più se va a toccare anche il protagonista di non una ma diverse stagioni di repressione istituzionale: Oscar Fioriolli. In questa sede, lungi dallo scriverne un "coccodrillo" probabilmente da smentire una volta spenti i riflettori sulla vicenda, ci preme ricostruire un abbozzo di fisionomia del sistema che lo ha prodotto e da cui viene difeso.

Fioriolli inizia le sue imprese negli anni di piombo da investigatore nell'UCIGOS, affiancato dalla squadra di Nicola Ciocia (il famigerato "Professor De Tormentis") - incaricata dall'allora ministro dell'interno Rognoni di reprimere la lotta armata tramite il ricorso alla tortura. Un incarico in cui non si risparmierà in nessun modo: dalle testimonianze di vittime e colleghi, emergono lo stupro della sospetta brigatista Elisabetta Arcangeli con un manganello ed una pinza ed il ricorso al waterboarding (la simulazione della morte per annegamento con acqua e sale), in un filo nero di impunità e violenza che collega questo periodo della sua carriera al G8 genovese del 2001.

Dopo il vertice viene nominato dal ministro Scajola questore della città ligure dove, in compagnia del fedelissimo Spartaco Mortola, inizia a frequentare il faccendiere di origine siriana Ahmad Fouzi Hadj. Quest'ultimo, implicato in un fiorente riciclaggio e traffico d'armi verso l'Africa, passa al nostro una mazzetta di 50000€ tramite Multibanka (un istituto di credito lettone finito nella lista nera finanziaria statunitense ai tempi della guerra al terrorismo) in cambio di una parola buona con il sindaco di Lucca nell'operazione di acquisto della locale squadra di calcio. Probabilmente risale a questo periodo l'avvicinamento di Fioriolli all'azienda genovese Elsag Datamag (ora Selex Elsag), controllata di Finmeccanica e gestore della rete interna della polizia postale - su cui torniamo tra poco.

Nel 2005 viene trasferito a Napoli, dove si adopera subito per reprimere la conflittualità sociale presente in città e porre le basi per la realizzazione del CEN (centro elaborazione informazioni) della polizia per fronteggiare "l'emergenza criminalità". Dopo una parentesi in cui diventa direttore del nuovo "Centro di Formazione per la Tutela dell'Ordine Pubblico" ritorna a Napoli da prefetto e gli affari si fanno ghiotti per tutti: la posta ammonta a più di 37 milioni di euro di appalti, divisi tra la realizzazione della nuova cittadella della polizia a Capodimonte e di una rete di apparati di videosorveglianza a Napoli ed in svariati comuni campani. Tra i convitati, la già citata Elsag Datamag ed il corrotto provveditore alle opere pubbliche Mario Mautone, grande amico ai tempi della famiglia Di Pietro e dello speculatore immobiliare Alfredo Romeo.

Il gioco inizia a farsi rischioso, ma ciò non sembra impensierire Fioriolli, come non lo impensierisce il suicidio del vice-prefetto Saporito, implicato nell'inchiesta assieme all'ex-questore Nicola Izzo - altro nome ben noto ai movimenti. E mentre per gli scandali che funestano la polizia nel 2012 sono molti i colleghi costretti a dimissioni per lo meno formali dai loro incarichi, lui no, rimane sempre al suo posto...fino ad oggi - quando più che la conclusione di un'indagine giudiziaria sembra venire al pettine l'ennesimo sviluppo di una guerra sotterranea in corso da mesi negli organigrammi del Viminale. Che cosa sta succedendo lassù? Sullo sfondo dell'avvicendamento del governo tecnico passando per la sentenza Diaz ed il dossier anonimo sugli appalti dell'ufficio tecnico-logistico del ministero dell'interno (a cui si ricollega anche il ruolo di un'altra protagonista dell'inchiesta, Giovanna Iurato – come risulta da questo articolo del Corriere), pare delinearsi una lotta per la successione a Manganelli assai movimentata.

Ora Fioriolli è finito ai domiciliari, "condannato" un po' come Al Capone per evasione fiscale. Ma, prima tra tutte la possibile revisione del processo Triaca richiesta dai legali di quest'ultimo lo scorso anno, ci auguriamo che molte e importanti siano le occasioni per turbare i sonni suoi e dei suoi amici.



15 OTTOBRE: AGGIORNAMENTI

08 gennaio 2013

Lettera aperta di Davide Rosci, condannato per i fatti del 15 ottobre 2011

Quando sono stato arrestato il 20 aprile scorso, dissi che ero sereno; ciò che mi portava ad esserlo era la fiducia che riponevo nella giustizia, la consapevolezza che gli inquirenti non avessero in mano niente di compromettente e la percezione che, nonostante il grande clamore creato ad hoc dai mass-media, il processo fosse equo ed imparziale, così come previsto dalla legge.

Mi sbagliavo! Ieri ho visto la vera faccia della giustizia italiana, quella manipolata dai poteri forti dello stato, quella che si potrebbe tranquillamente definire sommaria. Una giustizia che mi condanna a pene pesantissime, leggete bene, solo per esser stato fotografato nei pressi dei luoghi dove avvenivano gli scontri. Avete capito bene, ieri sono stato punito non perché immortalato nel compiere atti di violenza o per aver fatto qualcosa vietato dalla legge, ma per il semplice fatto che io fossi presente vicino al blindato che prende fuoco.

Non tiro una pietra, non rompo nulla, non mi scaglio contro niente di niente. Mi limito a guardare il mezzo in fiamme in alcune scene, e in un’altre ridere di spalle al suddetto.

Tali “pericolosi” atteggiamenti, mi hanno dapprima fatto guadagnare gli arresti domiciliari (8 mesi) ed ora anche una condanna (6 anni) che definirla sproporzionata sarebbe un eufemismo.

Permettetemi allora di dire che la giustizia fa schifo, così come fa schifo questo “sistema” che, a distanza di anni e anni, dopo una lotta di liberazione, concede ancora la possibilità ai giudici di condannare gente utilizzando leggi fasciste. Si, devastazione e saccheggio è una legge di matrice fascista introdotta dal codice Rocco nel 1930, che viene sempre più spesso riesumata per punire dissidenti e oppositori politici solo perché ritenuti scomodi e quindi da annientare.

Basta! Non chiedetemi di starmi zitto e accettare in silenzio tutto ciò, consentitemi di sfogarmi contro questo sistema marcio, che adotta la mano pesante contro noi poveri cristi e che invece chiude gli occhi dinanzi a fatti ben più gravi come il massacro della Diaz a Genova e i vari omicidi compiuti dalle forze dell’ordine nei confronti di persone inermi come Cucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri ancora.

Non posso accettarlo! Grido con tutta la voce che ho in corpo la mia rabbia a questo nuovo regime fascista che mi condanna ora a Roma per aver osservato un blindato andare in fiamme e che ora mi accusa di associazione a delinquere a Teramo, solo per non aver mai piegato la testa.

Non mi resta altro che percorrere la via più estrema per far sì che nessun’altro subisca quello che ho dovuto subire io e pertanto così come fece Antonio Gramsci, durante la prigionia fascista, anche io resisterò fino allo stremo per chiedere l’abolizione della legge di devastazione e saccheggio, la revisione del codice Rocco e che questo sistema repressivo venga arginato.

Comunico pertanto che da oggi intraprenderò lo sciopero della fame e della sete ad oltranza fino a quando non si scorgerà un po’ di luce in fondo a questo tunnel eretto e protetto dai soliti noti.

Concludo nel ringraziare i mie fratelli Antifascisti, i splendidi ragazzi della Est, i firmatari del Comitato Civile, i tantissimi che mi hanno dimostrato solidarietà in questi mesi e soprattutto quanti appoggeranno questa battaglia.

Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere!

Rosci Davide


A Davide e a tutte/i le/i compagne/i condannati la nostra sincera solidarietà e un abbraccio fraterno e affettuoso. LIBERI TUTTE/I




07 gennaio 2013

#15ottobre: Continua la vendetta di Stato... altre dure condanne a carico di sei compagni

Continua la vendetta di Stato. Sei anni di reclusione è stata la pena inflitta a sei compagni accusati di aver preso parte all'assalto del furgone dei carabinieri dato alle fiamme nel corso della manifestazione del 15 ottobre del 2011.

Il gup, Massimo Battistini, del tribunale di Roma ha condannato al termine del rito abbreviato Davide Rosci, di 30 anni, militante di Azione Antifascista Teramo, Marco Moscardelli, 33 anni di Giulianova, Mauro Gentile, 37 anni di Teramo, Mirko Tomasetti, 30enne svizzero di Baden, Massimiliano Zossolo, romano di 28 anni, e Cristian Quatraccioni, 33 anni di Teramo. A tutti e sei, già agli arresti domiciliari, è stato contestato il reato di devastazione e saccheggio, resistenza e lesioni pluriaggravate a pubblico ufficiale.

I compagni erano finiti in manette lo scorso aprile al termine di una indagine condotta dagli agenti della Digos di Roma e dai carabinieri del Ros.
Il pubblico ministero, Simona Marazza, aveva chiesto una condanna più pesante a otto anni di reclusione. Il gup di Roma ha disposto una provvisionale per il risarcimento del danno di trentamila euro ciascuno per il carabiniere aggredito e il ministero della difesa. Dovrà invece essere valutato in sede civile il danno subito dall'Atac l'azienda di trasporto pubblico della capitale.

''L'attribuzione agli imputati del delitto di devastazione e saccheggio - ha commentato l'avvocato Maria Cristina Gariup, che difende alcuni degli imputati - non è condivisibile. Si tratta di una responsabilità oggettiva della quale manca la prova materiale. Non c'è la prova di quanto contestato agli atti''. ''Le sentenze vanno rispettate - ha detto l'avvocato Filippo Torretta, altro difensore - attendiamo le motivazioni per fare ricorso ma al momento riteniamo che giustizia non sia stata fatta''.

«Le condanne a 6 anni ai manifestanti del 15 ottobre dimostrano con ogni evidenza come in Italia abbiamo un sistema che prevede pene severissime per il reato di "devastazione e saccheggio", un reato politico in quanto eredità del codice penale fascista, il così detto Codice Rocco, e pene molto più lievi per corruttori ed evasori, che danneggiano certamente più di una manifestazione la democrazia e la collettività» dichiarano Paolo Ferrero segretario nazionale del Prc ed il responsabile Giustizia Giovanni Russo Spena.


Ai compagni condannati la solidarietà dell'Osservatorio sulla Repressione.

LIBERI TUTTI !!!!

14 NOVEMBRE: AGGIORNAMENTI

 08 gennaio 2013

#14N Brescia: Dopo le cariche, la repressione. Denunciati 17 compagne e compagni

A Brescia il 14 novembre scorso, giorno dello sciopero sociale europeo, era stato caratterizzato dalla violente cariche poliziesche fuori dalla stazione ferroviaria: studentesse/i e attiviste/i, a mani nude, erano stati aggrediti a colpi di manganello dalla polizia, che colpì ripetutamente alla testa compagne e compagni, molti giovanissimi, mandando diverse persone in ospedale.

Nonostante questo il corteo respinse l'aggressione senza disperdersi, restando compatto e determinato e riuscendo ad occupare per diversi minuti i binari prima di tornare in città e andare ad occupare l'hotel Sirio di via Capriolo 24, oggi ancora liberato e reso vivo da compagne e compagni impegnati a dare risposte dal basso all'emergenza abitativa, visto il continuo lassismo istituzionale, che continua tutt'ora.

A due mesi di distanza, la Questura bresciana dimostra di non aver dimenticato le parole del ministro dell'Istruzione Profumo, impegnato pochi mesi fa a dispensare "carota e bastone" ai movimenti antiausterity che proprio nelle scuole hanno avuto uno dei punti di forza. Sono infatti in arrivo da oggi numerosi avvisi di chiusura delle indagini preliminari ai danni di altrettante/i attiviste/i in relazione alla giornata di mobilitazione europea, dal basso, contro la crisi del capitalismo e chi l'ha provocata.

A Brescia fioccano quindi le denunce, che per ora riguardano 17 fra compagne e compagni: sono in maggioranza studenti medi e universitari di Ksl e Cua, ma non mancano attiviste/i del Comitato provinciale contro gli sfratti, compagne/i del centro sociale Magazzino 47 e più in generale esponenti del movimento antagonista bresciano. Si tratta di maggiorenni, a cui potrebbe presto aggiungersi altri studenti, ancora minorenni.


Guarda qui sotto i video di Ctv girati il 14 novembre fuori dalla stazione ferroviaria di Brescia:

Il primo video – clicca qui

Il secondo video – clicca qui

La trasmissione dedicata a questa notizia con il commento dell'avvocato Sergio Pezzucchi. Ascolta

 Fonte:

 

 

07 gennaio 2013

#14N: Retata a Padova contro i centri sociali



All’alba di oggi è scattata una operazione di polizia, a Padova, nei confronti di alcuni attivisti che hanno partecipato allo sciopero e alle manifestazioni dello scorso 14 novembre, che si erano concluse nel capoluogo veneto con cariche della polizia nel piazzale della stazione.
Le accuse riguardano i fatti del 14 novembre 2012 (ovvero la giornata di mobilitazione europea) e sono quelle di interruzione di pubblico servizio, resistenza aggravata a pubblico ufficiale e lesioni in concorso. L'operazione è firmata dal PM Matteo Stuccilli.
I provvedimenti giudiziari riguardano 4 persone: per due di queste sono stati disposti gli arresti domiciliari, per gli altri due invece ci sarà l'obbligo di firma. Dovranno rispondere di lesioni in concorso (per gli agenti feriti negli scontri), di uso di armi improprie (gli scudi e i caschi utilizzati) e di resistenza a pubblico ufficiale.
Sotto accusa altre dieci persone, alcune delle quali sottoposte a perquisizione. Secondo la Questura di Padova verranno denunciate per interruzione di pubblico servizio per aver interrotto tram e autobus su corso del Popolo.
Il 14n come in tutta Europa anche a Padova in migliaia studenti, precari, lavoratori erano scesi in piazza e dopo un lungo corteo per la libertà di movimento, la polizia aveva caricato i manifestanti nel piazzale della stazione.
Padova 7 gennaio ore 10.30 - E' confermato che sono state effettuate 4 perquisizione e sono stati notificati 2 arresti domiciliari e 2 obblighi di firma oltre a risultare denunciate altre 5 persone.