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Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


giovedì 17 ottobre 2013

Scampati dalla guerra e dal naufragio in mare ma non dalla legge

Fuga in massa dei migranti sbarcati a Reggio Calabria
Molti bloccati alla stazione e sui treni per il Nord

 

Hanno cercato di dileguarsi dal palazzetto dello sport di Pellaro dove erano stati radunati dopo lo sbarco di domenica notte, quando sono arrivati anche numerosi bambini. Sono stati rintracciati quasi tutti, mentre cercavano di partire per risalire l'italia

di GIOVANNI VERDUCI

Fuga in massa dei migranti sbarcati a Reggio Calabria
Molti bloccati alla stazione e sui treni per il  Nord
ORMAI è diventata una prassi, legata al fatto che la Calabria è solo un punto geografico di passaggio per i migranti. Scappare dei centri di prima accoglienza, per chi ha rischiato di morire in mare inseguendo la speranza di lasciare il proprio Paese in fiamme e trovare una nuovo vita in nord Europa, rischia di non essere più una notizia, così a Crotone come a Reggio Calabria. 
Ieri sera, infatti, alcuni gruppi di profughi che sono stati accolti presso la palestra di Pellaro, dopo il loro sbarco sulla banchina del porto di Reggio Calabria, hanno provato ad abbandonare il centro e tentato una fuga disperata approfittando della vicinanza della stazione ferroviaria al palazzetto dello sport di Pellaro che, dopo lo sbarco, era stato trasformato in un centro di accoglienza temporaneo. 
Alcuni gruppi di immigrati, dopo il riconoscimento e la foto segnalazione, avevano già lasciato il palazzetto dello sport di Pellaro per essere destinati ai centri di espulsione.
Ieri pomeriggio, però, le forze dell’ordine si sono dovute attivare per rintracciare diversi nuclei familiari che hanno provato a lasciare Reggio Calabria per risalire lo stivale e ricongiungersi con i parenti disseminati in diversi Paesi del nord Europa.
Dopo i primi controlli e le verifiche delle assenze dalla struttura di accoglienza provvisoria di Pellaro, è scattato il piano di ricerca da parte delle forze dell’ordine. Numerosi migranti, che stavano cercando di abbandonare Reggio Calabria a bordo di alcuni treni diretti a nord, sono stati rintracciati e fermati presso la stazione “Centrale” delle Ferrovie dello Stato dagli uomini dell’Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico della polizia di Stato. Donne, uomini e bambini con borsoni e giocattoli in bella vista sono stati fatti scendere dai convogli ferroviari e trasferiti nell’androne dello scalo. Qui sono stati raggruppati, rifocillati e tenuti sotto controllo dagli uomini delle forze dell’ordine.
Il traffico ferroviario ha subito qualche ritardo per i controlli effettuati a bordo dei treni in partenza da Reggio Calabria dagli uomini delle forze dell’ordine.
Un episodio simile si era registrato ad agosto, quando gruppi di immigrati - dopo il loro sbarco a Reggio Calabria ed il trasferimento presso lo “Scatolone” - avevano provato a scappare dalla palestra e far perdere le tracce per le vie della città dello Stretto. Approfittando della debolezza della cintura di recinzione della struttura sportiva, diversi migranti avevano provato a rifugiarsi fra le case del viale Messina, altri erano riusciti ad arrivare sino in centro città. La maggior parte di loro, però, anche in quell’occasione venne rintracciata e fermata dagli agenti delle Volanti della Polizia di Stato.

REGGIO CALABRIA - Ormai è diventata una prassi, legata al fatto che la Calabria è solo un punto geografico di passaggio per i migranti. Scappare dai centri di prima accoglienza, per chi ha rischiato di morire in mare inseguendo la speranza di lasciare il proprio Paese in fiamme e trovare una nuova vita in nord Europa, rischia di non essere più una notizia, così a Crotone come a Reggio Calabria.  Ieri sera, infatti, alcuni gruppi di profughi che sono stati accolti presso la palestra di Pellaro hanno provato ad abbandonare il centro e tentato una fuga disperata approfittando della vicinanza della stazione ferroviaria al palazzetto dello sport di Pellaro che era stato trasformato in un centro di accoglienza temporaneo. Si tratta dei migranti approdati domenica nel porto di Reggio Calabria in quello che è stato definito l'esodo dei bambini, per il quale è stata poi intercettata la nave madre.
Alcuni gruppi di immigrati, dopo il riconoscimento e la foto segnalazione, avevano già lasciato il palazzetto dello sport di Pellaro per essere destinati ai centri di espulsione.
Ieri pomeriggio, però, le forze dell’ordine si sono dovute attivare per rintracciare diversi nuclei familiari che hanno provato a lasciare Reggio Calabria per risalire lo stivale e ricongiungersi con i parenti disseminati in diversi Paesi del nord Europa. Dopo i primi controlli e le verifiche delle assenze dalla struttura di accoglienza provvisoria di Pellaro, è scattato il piano di ricerca da parte delle forze dell’ordine. Numerosi migranti, che stavano cercando di abbandonare Reggio Calabria a bordo di alcuni treni diretti a nord, sono stati rintracciati e fermati presso la stazione “Centrale” delle Ferrovie dello Stato dagli uomini dell’Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico della polizia di Stato. Donne, uomini e bambini con borsoni e giocattoli in bella vista sono stati fatti scendere dai convogli ferroviari e trasferiti nell’androne dello scalo. Qui sono stati raggruppati, rifocillati e tenuti sotto controllo dagli uomini delle forze dell’ordine.
Il traffico ferroviario ha subito qualche ritardo per i controlli effettuati a bordo dei treni in partenza da Reggio Calabria dagli uomini delle forze dell’ordine.Un episodio simile si era registrato ad agosto, quando gruppi di immigrati - dopo il loro sbarco a Reggio Calabria ed il trasferimento presso lo “Scatolone” - avevano provato a scappare dalla palestra e far perdere le tracce per le vie della città dello Stretto. Approfittando della debolezza della cintura di recinzione della struttura sportiva, diversi migranti avevano provato a rifugiarsi fra le case del viale Messina, altri erano riusciti ad arrivare sino in centro città. La maggior parte di loro, però, anche in quell’occasione venne rintracciata e fermata dagli agenti delle Volanti della Polizia di Stato.

giovedì 17 ottobre 2013 11:29



Fonte:



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Il sogno di libertà dei migranti sbarcati domenica sera sulle coste reggine finisce qui, su questa stessa città che li ha aiutati a scampare dal naufragio e aveva subito cominciato una gara di solidarietà perchè ricevessero tutti gli aiuti necessari. Quello che è successo non se lo aspettava nessuno perchè si diceva che sarebbero stati qui una ventina di giorni e poi sarebbero scappati all'estero in cerca dei parenti sparsi per il nord Europa. Invece ieri pomeriggio c'è stato il trasferimento di alcuni gruppi di migranti nei centri di espulsione, al quale è seguita la fuga in massa di tutti gli altri, in molti bloccati alla stazione centrale. Sicuramente saranno trasferiti anche loro nei centri di espulsione. Evidentemente sono senza documenti e quindi le forze dell'ordine hanno dovuto eseguire quanto previsto per legge. Il nodo è sempre lo stesso: finchè esisteranno leggi, come la Bossi-Fini, che (per l'ossessione verso una sicurezza che pone confini inviolabili verso ciò che è il 'nostro' o 'nostrum' - che dir si voglia - mare, stato, continente) trasformano le vittime di guerra e/o povertà in criminali colpevoli di vivere, questo è quel che accade. E in casi come questo salvarsi dalla guerra e dalla morte in mare non cambia la vita di persone che speravano in un futuro migliore.

Donatella Quattrone


Mare monstrum

Scritto da Giulio Marcon, il manifesto | 16 Ottobre 2013  


SBARCHI
L'iniziativa militare-umanitaria Mare Nostrum ha finalità ambigue e tutte da verificare. Lo spiegamento di navi da guerra e velivoli di vario genere nel Mediterraneo sembra avere un duplice e contraddittorio scopo: soccorrere - come dice Letta - i profughi e gli immigrati delle carrette del mare e - come dice Alfano - il controllo delle frontiere. Tanto è vero che il vicepremier ha dichiarato: non è detto che se interviene una nave italiana porti i migranti in un porto italiano.
Il messaggio è chiaro. Il soccorso italiano potrebbe essere finalizzato solamente a riportare a "casa loro" i migranti. E quali saranno le "regole di ingaggio" delle navi, delle fregate e dei pattugliatori nell'esercitare, come dice Alfano, un «effetto deterrente con la possibilità di intercettare i mercanti di morte»? Ancora non è dato di sapere. E la questione delle regole di ingaggio non è di poco conto, visto come andarono le cose nel marzo 1997 quando la corvetta Sibilia (impegnata in analoga opera di pattugliamento nel Canale di Otranto) speronò la Kater I Rades, provocando oltre 100 vittime tra i migranti albanesi. Cosa significa avere un «effetto deterrente» e «intercettare i mercanti di morte»? Il rischio di nuovi incidenti è all'ordine del giorno. Che poi il governo pensi di portare avanti questa iniziativa raccordandosi con le autorità dei paesi di provenienza delle navi ci mostra tutto il carattere velleitario dell'operazione: si pensi a cosa voglia dire raccordarsi con il governo libico colluso con i trafficanti di migranti.
La miscela di comportamenti militari e afflato umanitario (a loro copertura) produce sempre effetti nefasti e ambigui e l'esperienza del passato, tra guerre umanitarie e imperialismo democratico, ci dimostra tutta l'ipocrisia di politiche belliciste e in questo caso securitarie che camuffano da buoni sentimenti interventi ispirati a pure logiche di potenza, di chiusura e egoismo nazionale. Colpisce poi come l'impostazione di un'iniziativa come questa riproponga il solito approccio: la riduzione di un dramma sociale e umano a problema di sicurezza. Lo stesso meccanismo che porta alla criminalizzazione del disagio sociale e al sovraffollamento delle nostre carceri di immigrati e di tossicodipendenti per piccoli reati che dovrebbero essere depenalizzati o affrontati in altro modo.
Invece di questa esibizione militar-umanitaria, il governo avrebbe fatto meglio ad affrontare i nodi veri del dramma dei migranti del mediterraneo: creare un corridoio umanitario per le navi, cancellare il reato di clandestinità e quello di favoreggiamento per chi - come i pescherecci siciliani - si è trovato spesso nel dilemma se aiutare o meno le barche dei migranti in difficoltà. Ma quello che, al fondo, sarebbe necessario è un cambio di rotta nelle politiche sulle migrazioni: accanto all'abrogazione della Bossi Fini, una politica positiva fondata sull'accoglienza, l'integrazione, la cooperazione internazionale.
Questa iniziativa, se prevarrà l'impostazione umanitaria, potrebbe portare aiuto e sollievo a tanti migranti. Se invece sarà l'approccio securitario e militarista a avere la meglio, allora il Mediterraneo rischia di trasformarsi in un Mare Monstrum per chi lo deve attraversare, con il terrore di essere speronato dalla corvetta di turno o di essere riportato indietro, magari negli stessi paesi in cui si rischia di tornare nelle mani dei "signori della guerra" o dei dittatori di turno. È una prospettiva da evitare: bisogna riportare nei porti le navi da guerra e le corvette e mettere in campo politiche di accoglienza e di rispetto dei diritti umani.



Processo Triaca: sancita una verità sulla Tortura di Stato

Dal blog http://baruda.net di Valentina Perniciaro:

15 ottobre 2013

Il Tribunale Penale di Perugia ha revocato la sentenza che vedeva Enrico Triaca, tipografo delle Br torturato per giorni da alcuni fedeli servitori di Stato, condannato per calunnia per aver denunciato i suoi aguzzini.
È la seconda volta nella storia repubblicana che la verità giudiziaria delle torture di Stato viene dimostrata in un’aula di tribunale, come era già successo nel caso di Cesare Di Lenardo, torturato nel 1982 durante il sequestro Dozier e ancora detenuto dopo 30 anni senza aver mai avuto accesso a misure alternative.
Questo il dispositivo della sentenza di oggi, 15 ottobre 2013, che in molti aspettavamo. La trasmissione degli atti alla Procura di Roma relativa alla posizione di Nicola Ciocia, per anni conosciuto solo con il nomignolo De Tormentis, non avrà alcun seguito poiché i possibili reati a lui contestabili sono prescritti: questo non priva la sentenza di un’importanza storica.
"Revoca la sentenza di condanna limitatamente al reato di calunnia e assolve Triaca Enrico dal reato di calunnia perché il fatto non sussiste. Ordina la trasmissione degli atti alla Procura di Roma per quanto di competenza per la posizione di Nicola Ciocia. Ordina l’affissione della sentenza per estratto presso la Casa comunale di Roma. Ordina la pubblicazione della sentenza per estratto sul quotidiano Repubblica."


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