Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


sabato 12 gennaio 2013

Tom Hurndall

Di Paola Merciai, traduzione da  Fondazione Thomas Hurndall/Associazione PeaceLink:

Il 13 gennaio, dopo un coma durato otto mesi, e' morto Tom Hurndall, il pacifista britannico colpito alla testa dall'esercito israeliano l'11 aprile scorso, mentre tentava di proteggere alcuni bambini palestinesi nel campo profughi di Rafah, nella Striscia di Gaza. L'unica arma di Tom era la sua macchina fotografica. Per ricordare questo ragazzo e le ragioni che lo hanno portato a mettere in gioco la sua stessa vita, PeaceLink ha tradotto in italiano un discorso pubblico di Jocelyn Hurndall, la madre di Tom.

16 gennaio 2004
Tom Hurndall, il pacifista britannico colpito alla testa dall'esercito israeliano l'11 aprile 2004, mentre tentava di proteggere alcuni bambini palestinesi nel campo profughi di Rafah, nella Striscia di Gaza.

Sono la madre di Tom Hurndall, il giornalista fotografo di 21 anni che e' stato colpito alla testa e ferito gravemente dalle Forze di Difesa israeliane nella striscia di Gaza l'11 Aprile. Tom e' stato colpito mentre stava cercando di mettere in salvo dei bambini che giocavano su un cumulo di macerie mentre venivano sparati dei colpi contro di loro.
Tutto questo e' accaduto in piena luce e Tom indossava una giacca arancione fosforescente da attivista, riconosciuta a livello internazionale. Tom ha subito danni cerebrali gravissimi e non c'e' speranza che possa recuperare.
Era un giovane di ferma convinzione, che desiderava affrontare le situazioni e, come lui stesso ha scritto, "procedere al passo successivo". Questo era lo spirito con cui Tom prese parte alla protesta "Stop the War" (Fermate la Guerra) in febbraio, poi si uni' agli Scudi Umani a Bagdad, lavoro' nel campo profughi Al Rweished in Giordania trasportando attrezzature mediche, e infine ando' nei territori occupati nella striscia di Gaza.
Siamo fortunati ad avere i suoi diari-resoconti e centinaia di fotografie scattate in quel periodo.
I suoi diari-resoconti sono un ritratto commovente del viaggio di un giovane coraggioso in cerca della verita'.
Egli era profondamente consapevole dei pericoli, ma ancora piu' forte in lui era il desiderio di vedere di persona il rovescio della medaglia di ogni situazione, e questo era quello che piu' lo caratterizzava. Voleva essere perspicace e allo stesso tempo mantenersi critico su tutto quello che sentiva.
Attraverso le sue fotografie e i suoi scritti, voleva, come lui stesso ha scritto, "fare la differenza".
La bellezza dei suoi scritti sta nel fatto che esprimono apertamente il pensiero e i sentimenti di un giovane informato sulla situazione in Medio Oriente, pur rimanendo scevri dalle limitazioni tipiche di qualsivoglia fede politica.
Tom stava consapevolmente percorrendo la sua strada, che lo portava a separare nettamente la propaganda e le reazioni emotive dai fatti, allo scopo di arrivare a conclusioni ponderate e personali.
Questo coerente percorso mostra perfettamente dove Tom stava tentando di andare, e come, e dove sarebbe effettivamente arrivato.
Il senso piu' profondo del suo credo lo si coglie nell'importanza che lui dava all'essere strettamente in contatto con qualcosa di piu' che non i semplici fatti, per quanto accuratamente riportati. Lui infatti, quando pensava a quale poteva essere l'efficacia del giornalismo di guerra, dava un grande valore a cio' che provano gli altri. Era proprio questo, quel bisogno di essere in contatto con cio' che prova la gente, che lo porto' a credere che un altro modo di trattare la guerra in Iraq era possibile.
Quando la guerra stava per cominciare, Tom scrisse: "Abbiamo guardato avidamente Bush che alle 3 di mattina della notte scorsa dava il suo ultimatum a Bagdad. Era uno di quei momenti che tracciano una linea di demarcazione, che io non dimentichero' mai..e mi domandavo.immaginando se fossi nella parte del mondo che stava per subire quella feroce potenza, che questi diceva sarebbe giunta sulla regione.Mi sembrava di poter sentire tutte insieme le grida dei feriti e dei morenti: risultato di quelle pacate e serene parole che questi aveva pronunciato con tale ponderata determinazione. Sebbene sapessi che era tutto nella mia mente, sembrava cosi ' vero, e per un attimo ogni argomentazione e giustificazione ha abbandonato i miei pensieri. Nella mia mente c'era quiete, e tutto cio' che potevo sentire era il pianto di migliaia di persone. Ho dovuto trattenere le lacrime".
Tom dunque viaggio' fino a Rafah, nella punta meridionale della striscia di Gaza, dove le sue e-mail assunsero un tono diverso, e, nel complesso, di maggiore urgenza.
Scriveva: "Nessuno potrebbe dire che io non sto vedendo cio' che adesso era necessario vedere", tale era il livello di disumanita' e oppressione di cui era testimone.
Ma anche allora lui continuo' a porsi domande, determinato a non giudicare. Anche fino al giorno prima di essere colpito, nella penultima giornata del suo diario-resoconto, Tom fa riferimento alla necessita' di distinguere la propaganda dai fatti. Comunque trovava sempre piu' difficile non essere di parte.
Nelle 7 settimane che abbiamo passato in Israele, quando Tom era all' ospedale, ho incontrato molte altre madri, israeliane e palestinesi, che avevano perso i loro figli e le loro figlie. Ho ascoltato molte storie toccanti e personali.
Parlo semplicemente come una di quelle madri: come spieghi a due giovani fratelli affezionatissimi e ad una sorella piu' grande che ci sono persone nel mondo, come Tom, che danno un valore cosi' alto alla vita, che la amano cosi' tanto, che la loro vocazione piu' profonda li porta ad avventurarsi alla ricerca della verita'?
Tom ci chiedeva questo: "di comprendere, per favore, che non farlo avrebbe significato semplicemente non essere me stesso".
Trovo una grande ispirazione ad immaginare progetti di cooperazione tra palestinesi e israeliani che sviluppino una cultura di tolleranza in cui le persone si ascoltano, lavorano insieme, si considerano come individui con abilita' e qualita', piuttosto che considerarsi solo come membri di opposte fazioni secondo una visione ristretta.
Recentemente sono andata ad un concerto alla Albert Hall: l'orchestra, piena di talenti, e' stata fondata da Edward Said, che e' morto ieri ed e' la perdita maggiore per la causa dei territori occupati, e Daniel Baremboim, ed e' composta da giovani musicisti israeliani e palestinesi.
Fanno concerti nei paesi arabi allo scopo di diffondere un messaggio rivolto a tutti. Un altro progetto attualmente porta avanti una spedizione tra i ghiacci che coinvolge palestinesi e israeliani, una vera sfida, ed e' stata chiamata giustamente "Rompere il Ghiaccio".
Iniziative comuni che si basano sull'uso della musica, della letteratura, del lavoro di gruppo mi sembrano modi efficaci ed umani per aiutare a ricomporre fazioni opposte. Io sono impegnata a trovare un progetto che possa nascere sotto il nome di Tom e dare un contributo a questo tipo di approccio illuminato, creativo e partecipativo.
Tom ha scritto: "Che conseguenze avra' sulla mente di un bambino, crescere in queste condizioni? Non posso immaginare le lacrime che hanno versato e cosa hanno pensato di dover diventare anche solo per sopravvivere".
I nostri stessi bambini sono sensibilizzati e si sentono responsabili di dover fare il possibile- sia che siamo inglesi, americani, iracheni, palestinesi o israeliani.
Tom, come altri prima di lui, ha lasciato le sicurezze del suo paese per documentare le ingiustizie e la disumanita' che hanno luogo nei territori occupati.
Lui voleva comprendere appieno le responsabilita' del suo paese e fare uso della scrittura e della fotografia per tornare a casa con una gran quantita' di storie di persone.
Questo e' il suo contributo, che ci aiuta a percepire e partecipare della realta' della vita nella striscia di Gaza, cosicche' possiamo, a nostra volta, sentire e poi agire.

Note: 

 Traduzione a cura di Paola Merciai. L'utilizzo di questa versione tradotta e' liberamente consentito citando le fonti (Fondazione Thomas Hurndall/Associazione PeaceLink) e l'autore (Paola Merciai).

Testo originale: http://www.tomhurndall.co.uk/jocelyn-speech.asp
 
Tutte le informazioni sulla vicenda di Tom sono raccolte nel sito della "Fondazione Thomas Hurndall": http://www.tomhurndall.co.uk




Fonte:

http://www.peacelink.it/editoriale/a/2781.html 

Due anni fa il pestaggio del detenuto Giuseppe Rotundo


ISRAELE CONTINUA A VIOLARE LA TREGUA CON GAZA: UCCISO UN GIOVANE PALESTINESE E UN ALTRO GRAVEMENTE FERITO

12/1/2013



 

Gaza – InfoPal. Venerdì 11 gennaio, l’esercito israeliano ha ucciso Anwar Muhammad al-Mamlouk, 22 anni. Un altro è stato ferito gravemente. L’attacco è avvenuto nei pressi del cimitero a est del campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza.
Al-Mamlouk si trovava in un’area all’aperto, per studiare per un esame, quando è stato colpito e ucciso.
Israele sta continuando a violare la tregua di novembre, siglata con il governo di Gaza, e mediata dall’Egitto. In questi mesi sono stati uccisi tre palestinesi e feriti oltre 50.

(Foto di occupiedpalestine.wordpress.com)

 © Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it



MANGANELLATE AI NO MUOS

 



11/1/2013

 Stanotte, a Niscemi, in contrada Ulmo, nei pressi della base militare Usa, dove, contro la volontà dei siciliani, si sta costruendo il Muos, alias il sistema di parabole satellitari , che emanerà onde elettromagnetiche ad altissima frequenza, provocando, come denunciano gli esperti, gravi danni alla salute e all’ambiente, i manifestanti che da mesi tentano di bloccare l’ultimazione dei lavori del ‘Mostro’- come lo ha definito anche il governo Crocetta-, sono stati respinti a manganellate dalle forze dell’ordine.



PARIGI: UCCISE TRE DONNE DIRIGENTI DEL PKK CURDO

Giovedì 10 Gennaio 2013 09:24 


Le tre donne curde uccise a Parigi facevano parte del PKK (Partito dei lavoratori curdi). Una di loro, Sakine Cansiz, era tra le fondatrici del movimento.

Le tre donne sono state ritrovate morte, la scorsa notte. Due sono state uccise da un proiettile alla nuca, la terza presentava ferite all'addome e alla fronte. "Secondo fonti curde, sono stati utilizzate armi munite di silenziatore", spiega la Federazione delle Associazioni curdi in Francia, la Feyca.

Al centro informazioni, situato al primo piano, si può accedere soltanto digitando un codice e poi chiamando al citofono. Davanti al portone nessuna targa segnala la presenza del centro di informazione del Kurdistan. Le donne, dall’interno, avrebbero quindi aperto la porta a chi le ha poi assassinate.
Secondo quanto riferiscono fonti curde, le tre donne uccise sono: Sakine Cansiz, cofondatrice del PKK, Fidan Dogan, rappresentante del Congresso nazionale del Kurdistan (KNK), con base a Bruxelles, e Leyla Soylemez, giovane attivista. I corpi, dicono le fonti, sono stati ritrovati verso l'una del mattino da alcuni amici, preoccupati dopo molte telefonate rimaste senza risposta.  Davanti all'edificio, dove si trovano ancora i corpi delle vittime, sono riuniti circa 300 membri della comunità curda. Uno dei movimenti più vicini al PKK in Francia, quello dei ''giovani curdi'', esorta in comunicato diffuso on line ''tutti i curdi e gli amici del popolo curdo'' a raggiungere subito Parigi.

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I sospetti si sono immediatamente indirizzati verso i servizi segreti turchi. Fonti curde in Francia in queste ore dicono esplicitamente che l'esecuzione delle tre dirigenti del Pkk è avvenuta ''mentre il governo turco tratta direttamente con il leader curdo Abdullah Ocalan'', in carcere sull'isola di Imrali dal 1999 in condizioni di totale isolamento''.
Secondo questa lettura, dunque, il triplice omicidio potrebbe essere stata deciso da una frazione dei servizi turchi contraria alle trattative, oppure dal governo stesso come forma di "pressione" sul merito della trattativa stessa, per indebolire la posizione curda.
Il governo di Erdogan, naturalmente,  fa invece circolare la voce di "regolamenti di conti interni al Pkk", per "dissensi" sulla trattativa.


sakine Cansiz
Sakine Cansiz, quando era in montagna, nel Kurdistan turco

Il profilo sintetico delle tre donne uccise:
Sakine Cansiz: Fondatrice con altri del PKK, la prima donna membro anziano dell'organizzazione, mentre era in carcere ha guidato il movimento di protesta curdo nella prigione di Diyarbakir in Turchia. Nel 1980, dopo essere stata liberata, ha lavorato con il leader del PKK Abdullah Ocalan in Siria; è stata un comandante del movimento di guerriglia delle donne nelle aree curde del nord dell'Iraq, poi ha assunto un profilo meno centrale ed è diventata responsabile del movimento delle donne PKK in Europa
Fidan Dogan: rappresentante a Parigi del Kurdistan National Congress (KNC) gruppo politico; con sede a Bruxelles, responsabile dell'attività di lobbying per conto del PKK via KNC presso l'UE e i diplomatici europei
Leyla Söylemez: giovane attivista, stava lavorando alle relazioni diplomatiche e come rappresentante delle donne, a nome del PKK.



Fonte:

http://www.contropiano.org/it/esteri/item/13754