Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


martedì 30 ottobre 2012

Morti sul lavoro: nuovo incidente all’Ilva, muore un ragazzo di 29 anni. Altri cinque morti in sol giorno e articoli correlati



Luca Mantini

Luca Mantini nasce a Firenze il 18 Ottobre 1949, da una famiglia di estrazione proletaria.
S19 ottobretudia all' Università di Firenze ed inizia il suo percorso politico in Lotta Continua. Viene arrestato per la prima volta nel ' 72 in seguito ad alcuni scontri con la polizia avvenuti a Prato, ad un comizio elettorale dell'Msi.
Viene condannato a due anni e 8 mesi di reclusione, che sconterà nel carcere di Firenze, per il lancio di alcune bottiglie molotov.

Mantini all' interno del carcere rifiuta di essere recluso insieme agli altri detenuti politici.
Preferisce la convivenza con i detenuti comuni, la maggioranza dei quali condannati per rapina.
In loro, Mantini individua una trasformazione, avvenuta proprio all'interno della realtà carceraria che li ha portati a politicizzarsi.
Con loro, Mantini forma il collettivo George Jackson, in onore al militante delle Pantere Nere che durante la reclusione in carcere iniziò la sua militanza, diventando marxista. Proprio alle Pantere Nere e alla loro teoria della centralità degli appartenenti al sotto-proletariato urbano che vivono ai margini della società e della legalità, Mantini ispirava le sue idee.
Il collettivo Jackson è la prima aggregazione di detenuti politicizzati. Alcuni di essi, insieme a Mantini, divengono dirigenti dei Nuclei Armati Proletari.

Il 29 Ottobre 1974 si scatena un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine, durante un tentativo di rapina per autofinanziamento alla Cassa di Risparmio di Firenze.
Muoiono Luca Mantini e Giuseppe Sergio Romeo, i loro compagni Pietro Sofia e Pasquale Abatangelo vengono catturati mentre un quinto riesce a trarsi in salvo.

I Nap in seguito, con una telefonata anonima, rivendicano il tentato esproprio dalla banca.
Nei giorni seguenti vengono affissi sui muri di Firenze molti manifesti, scritti a mano e firmati "Autonomia Proletaria, Collettivo Autonomo Santa Croce e Collettivo Jackson", che danno notizia della morte di Luca Mantini e invitano ai funerali che si terranno il 31 ottobre.

L' 8 Luglio dell'anno successivo, la sorella di Luca, Anna Maria Mantini, viene uccisa da una squadra dell'antiterrorismo, in seguito ad una delazione.

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/2903-18-ottobre-1949-nasce-luca-mantini

lunedì 29 ottobre 2012

IL MASSACRO DI KAFR QASIM


File:Kafr Quasim Memorial, Israel.jpg

 Fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/File:Kafr_Quasim_Memorial,_Israel.jpg

 

Il 29 ottobre 1956, alcune unita' delle Guardie di Frontiera israeliane, in giro per il Triangolo di villaggi, giunti a Kafr Qasim, ingiunsero alla popolazione di restare in casa avendo ordinato che il coprifuoco cominciasse un'ora prima del solito. Piu' di 40 lavoratori che coltivavano i campi dei dintorni, giunti in ritardo in citta', furono fatti allineare e sparati alla schiena a bruciapelo. Il governo israeliano, aiutato dalla stampa, fece tutto quanto era possibile affinche' la verita' sulla strage restasse nascosta. Si parlo' di errore e si cercarono i colpevoli, che furono identificati in Lt.Daham e nel Maggiore Melindi: questi, colpevoli dell'omicidio di 43 persone, furono condannati a pene miti, poi ridotte di un terzo, e, alla fine, nel settembre 1960, Daham ebbe l'incarico di Ufficiale per gli Affari Arabi al municipio di Ramle.


 
Kufr Qassem”

un villaggio che sogna
il grano, i fiori della violetta
e lo sposalizio delle colombe.
Mieteteli in un solo colpo
mieteteli … mieteteli.
Un bosco d’ulivi
era sempre verde
era,   amore mio.
Certo, cinquanta vittime
fecero di essa al tramonto
un stagno rosso,
cinquanta vittime.
Amore mio, non rimproverarmi
mi hanno assassinato
mi hanno assassinato.  
Ti dedico ogni cosa
l’ombra e la luce
l’anello dello sposalizio
e tutto cio' che desideri
ti dedico un giardino
di fichi e   ulivi.
Verro' da te come tutte le notti
introducendomi dalla finestra
e nel sogno
ti lancero' un gelsomino.
Non rimproverarmi
se tardero' un poco
loro, mi hanno fermato
o amore mio, non rimproverarmi
mi hanno assassinato
mi hanno assassinato.
“Kufr Qassem”
Sono tornato dalla morte
per vivere … per cantare
  lasciami prendere la mia voce
da una ferita incandescente
e aiutami sul rancore, che
semina spine nel mio cuore.
Sono l’inviato di una ferita
sulla quale non si tratta,
il flagello del boia mi insegno'
a camminare sulla mia ferita,
camminare … camminare
e resistere !

Mahmud Darwish

Fonte:

http://www.arabcomint.com/perchesuona.htm


.
[…] [La] poesia intitolata “L’assassinato n.48 […] parla della vittima numero 48 caduta nel massacro di Kufr Qasim. Gli assassini trovarono nel petto della vittima una lanterna di rose e una luna … e sul corpo una scatola di zolfanelli, un passaporto… e sul morbido braccio dei tatuaggi. Quindi, come si intuisce dalla poesia, la vittima era un giovane, che, come tutti i giovani di nobili sentimenti, pensava ad un futuro migliore e ad una vita colma di bene. Il poeta ci descrive un’ immagine della tragedia che avviluppò questo piccolo villaggio allorché il buio iniziò ad intensificarsi sul cielo della Palestina, sino ad avere il sopravvento sulla luce.



Assassinato n.48


Nel suo petto trovarono
una lanterna di rose
e una luna.

Giaceva morto su una pietra
trovarono … monetine
nella sua tasca,
e sopra di lui
una scatola di zolfanelli
e un passaporto.

Sul morbido braccio, invece,
c’erano dei tatuaggi.
La madre l’aveva baciato,
l’aveva pianto un anno dopo l’altro.

Spini cervini gli crebbero negli occhi
e le tenebre si addensarono.

Anche il fratello, quando crebbe,
e andò per le vie della città
cercandosi un lavoro, lo buttarono in cella.

Lui non possedeva un passaporto,
ma portava per le strade
una cassa di marciume… ed altre casse …

O bambini del mio paese:
cosi morì la luna !
 

Mahmud Darwish

Fonte:

domenica 28 ottobre 2012

IL MASSACRO DI DAWAYMECH



<<Il 28 ottobre, mezz’ora dopo la preghiera del mezzogiorno, ricorda il muhktar, venti autoblindo entrarono nel villaggio da Qubayba mentre i soldati  attaccavano simultaneamente dal fianco opposto. I venti uomini che difendevano il villaggio restarono paralizzati dal terrore. I soldati sulle autoblindo aprirono il fuoco con mitragliatori e mortai, facendosi strada nel villaggio su tra fianchi lasciando aperto il lato est per far uscire da lì 6000 persone in un’ora. Poiché non ci riuscirono, le truppe saltarono già dai veicoli e cominciarono a sparare alla cieca. Molti abitanti corsero a rifugiarsi nella moschea o fuggirono lì vicino in una caverna sacra chiamata Iraq al-Zagh. Arrischiatosi a tornare al villaggio il giorno successivo, il mukhtar scorse con orrore le pile di morti nella moschea – e molti di più sparsi per le strade -, uomini, donne e bambini, tra cui riconobbe il proprio padre. Quando andò alla caverna trovò l’entrata bloccata da dozzine di cadaveri. Il mukhtar contò che mancavano all’appello 455 persone, di cui circa 170 tra donne e bambini.
Anche i soldati ebrei che presero parte al massacro riferirono scene raccapriccianti: neonati col cranio spaccato, donne violentate o bruciate vive dentro casa, uomini uccisi a coltellate.>>

I. Pappe, La pulizia etnica della Palestina, Fazi Editore, Roma 2008, pp. 237-238.

Nota: questo massacro è avvenuto il 28 ottobre 1948. Quanto qui narrato da Pappe si basa sulla testimonianza, ampiamente confermata, del mukhtar Hassan Mahmoud Ihdeib.

sabato 27 ottobre 2012

Giovanni Ardizzone


 

Foto tratta da: 

Da una scheda a cura di Gianfranco Ginestri

Milano 27 ottobre 1962. - Giovanni Ardizzone nacque nel 1941 a Castano Primo, a nord di Milano; era figlio unico di una famiglia titolare di una farmacia. Quando fu ucciso aveva 21 anni, era iscritto al secondo anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Milano, e frequentava il collegio universitario Fulvio Testi, alle porte della città operaia di Sesto San Giovanni, alla periferia nord di Milano. Nell'ambiente studentesco e proletario apprese a conoscere e condividere gli ideali del movimento operaio ed arrivò ad essere un attivo militante comunista. Come in tante altre città italiane, sabato 27 ottobre 1962, in piena “crisi dei missili”, la Camera del Lavoro di Milano organizzò una grande manifestazione pacifista e di protesta contro l'aggressione imperialista degli Stati Uniti a Cuba. Dopo il discorso del segretario della CGIL, si formò un corteo che sfilò nelle vie del centro storico milanese. I manifestanti alzavano cartelli e striscioni, scandivano parole d'ordine e canzoni politiche: "Indipendenza per Cuba", "Cuba sì, yankee no", "Pace, Pace", "Disarmo", "Fuori le basi nordamericane"... Dopo l'arrivo del corteo in piazza del Duomo, il Comando della Polizia dette l'ordine di disperdere i manifestanti pacifisti. Il Terzo Battaglione della Celere, corpo speciale di intervento anti-manifestazioni, giunto appositamente da Padova, iniziò i caroselli con le jeep. Le camionette cariche di poliziotti si gettarono deliberatamente contro la testa del corteo, investendo lo studente Giovanni Ardizzone (davanti alla Antica Loggia dei Mercanti, di fronte al Duomo di Milano) e poco dopo altri due manifestanti: il muratore Nicola Giardino di 38 anni, e l’operaio Luigi Scalmana, di 57 anni. Giovanni Ardizzone morì nello stesso pomeriggio in ospedale; gli altri due feriti restarono in fin di vita per alcuni giorni, poi si salvarono. La popolazione milanese reagì all'aggressione poliziesca con lanci di pietre e bastoni, obbligando varie volte le jeep a ritirarsi. Durante gli scontri e specialmente nella caccia all'uomo attuata dalla polizia nelle vie adiacenti, ci furono altri feriti e arrestati. Nella notte tra il sabato e la domenica, gruppi di manifestanti giunsero alla spicciolata nel luogo dove era stato ucciso Giovanni Ardizzone, e dettero vita a un sit-in-non-stop. Domenica 28 ottobre 1962 una moltitudine sempre più impressionante di persone si concentrò in Piazza Duomo e dintorni, depositando fiori e cartelli che denunciavano gli autori dell'assassinio. Assurdamente, il ministero dell'interno e la stampa governativa e padronale cercarono di nascondere e mistificare l’assassinio, facendolo passare come “banale incidente stradale”. Lunedì 29 ottobre 1962 gli operai delle fabbriche milanesi entrarono in sciopero e furono sospese le lezioni nelle università e nelle scuole superiori al fine di potere partecipare alla protesta collettiva contro l’assassinio di Giovanni Ardizzone. Nella notte tra lunedì e martedì una immensa manifestazione collocò il ritratto del giovane caduto e molte corone di fiori nel vicino Sacrario dedicato ai Caduti della Resistenza, dove continuò il pellegrinaggio della popolazione milanese e lombarda. Una grande partecipazione vi fu pure al funerale di Giovanni Ardizzone, nel suo paese natale, Castano Primo, dove giunsero per l'estremo saluto oltre 5 mila persone. Anche in molte altre città italiane, dove nei giorni precedenti furono realizzate manifestazioni contro l’aggressione imperialista Usa a Cuba, ci furono scioperi nelle scuole superiori e nei posti di lavoro, e il popolo italiano scese ancora per le strade protestando contro l'assassinio dello studente di medicina ucciso a soli 21 anni per la libertà di Cuba e della Rivoluzione Cubana…
A Cuba Giovanni Ardizzone è molto amato e ricordato: a lui da molto tempo è dedicata la Facoltà Universitaria di Medicina ospitata presso l’ospedale dell'Isola della Gioventù, e una sua foto è esposta nell’aula magna di Nueva Gerona.

Fonte:
 

venerdì 26 ottobre 2012

Myanmar, nuove violenze nello stato di Rakhine

26 ottobre 2012

Amnesty International ha chiesto alle autorità di Myanmar di individuare e punire i responsabili della morte di almeno 112 persone nella nuova ondata di scontri degli scontri tra buddisti e rohingya musulmani in corso nello stato di Rakhine. Già a giugno le vittime erano state almeno 90 e decine di migliaia i profughi.

L'organizzazione per i diritti umani ha invitato il governo di Myanmar ad affrontare le cause di fondo della discriminazione contro i rohingya, tra cui la legge sulla cittadinanza del 1982 che ha privato di nazionalità da 800.000 a un milione di abitanti.


Fonte:

http://www.amnesty.it/news/myanmar-nuove-violenze-nello-stato-di-rakhine

Al presidente del Cassero e alla comunità Lgbt di Bologna la solidarietà dell'Arci

26 ottobre 2012 | 

Al presidente del Cassero e alla comunità Lgbt di Bologna la solidarietà dell'Arci

Un atto vergognoso che ricorda, nelle modalità e nelle parole usate nel comunicato di rivendicazione, il peggiore  squadrismo fascista.

Uno striscione appeso di notte davanti all’ingresso del Cassero
, storico punto di riferimento della comunità Lgbt bolognese, conosciuto in tutta Italia per le battaglie in favore dei diritti, del rispetto reciproco, del valore delle diversità.

Autore del gesto è Forza Nuova, una formazione che rivendica le proprie radici nazifasciste e che pretende di partecipare alle competizione elettorali con la dignità degli altri partiti. Ma, con  la viltà che ha caratterizzato quella storia, non ha il coraggio di assumersi a viso aperto le responsabilità delle offese razziste che preferisce affidare a uno striscione attaccato col favore delle tenebre.


Bologna, città medaglia d’oro della Resistenza, ha reagito prontamente con le sue istituzioni a questo sfregio, che deve indignarci tutti e farci riflettere sulla necessità di quanto ci sia ancora da fare per estirpare definitivamente quella cultura omofoba che rappresenta una ferita per la nostra democrazia.


Serve l’impegno di tutti coloro che quotidianamente lavorano per l’affermazione dei diritti, ma serve anche che  finalmente il Parlamento approvi quella legge contro l’omofobia che da troppo tempo aspettiamo
. Si compia quest’atto di civiltà di cui, come dimostrano i fatti di stanotte, c’è grande bisogno.

Fonte:

http://www.arcibologna.it/al_presidente_del_cassero_e_alla_comunita_lgbt_di_bologna_la_solidarieta_dellarci.html

il grazie dei No Tav ad Anonymous


25 ottobre 2012 at 16:22 
 
 

di Lele Rizzo – Blog su Huffingtonpost-E’ un gigabyte di dati di ogni genere il risultato che Anonymous Italy ha messo a segno con l’operazione #AntiSecIta  di questa notte nei confronti dei server della Polizia di Stato.
Il network di attivisti digitali ha rilasciato veri e propri leaks di ogni genere che hanno dimostrato la vulnerabilità dei sistemi di sicurezza informatica dei “controllori” della rete e dell’ordine pubblico.
Sono un fan di Anon, perché le nostre attività si sono incontrate nella lotta notav più volte, dandoci supporto attraverso la rete e i mezzi informatici.
Il materiale è senza dubbio “interessante” come direbbero dalle parti dei commissariati, ma essendo moltissimo non posso entrare nel merito del suo contenuto, senza alcun dubbio autentico.
Essendo citato da alcuni documenti sottratti dai pc della Questura, mi sono soffermato a leggere alcune parti dei leaks che mi riguardano personalmente e per appartenenza  ai movimenti, e ho trovato molte corrispondenze ai tanti articoli letti sui media mainstream nel tempo, che tentano di inquadrare “Galassie” e “mappe della protesta”; o ancora le analisi di qualche prima firma nei salotti televisivi che in poche battute (sempre quelle di queste informative) “leggeva“ il movimento notav  con scarsi risultati di avvicinarsi alla realtà.

E’ veramente incredibile come alcuni giornalisti facciano esclusivamente copia e incolla da questa documentazione (che un tempo poteva considerarsi “riservata”) e ne traggano considerazioni sociologiche lapidarie!

La politica mi sembra che usi la stessa lente per leggere il movimento e i movimenti in generale, affidandosi alle informative dell’intelligence piuttosto che indagare ragioni e motivazioni di studenti, lavoratori o cittadini. Un pressapochismo utile a reprimere con la legge, con i manganelli o con i voti in Parlamento, istanze sociali che molte volte sono anticipatrici della realtà che ci troveremo ad affrontare.

Essere sotto controllo o sapere che esistono provocazioni o infiltrati (come i manuali trafugati mostrano) è parte del passato e del presente nelle lotte che si battono per un cambiamento radicale dell’esistente, e non mi scandalizza più di tanto. Mi scandalizza che attraverso le interpretazioni da questura e poi da tribunale, chi detiene il potere, intenda scrivere la storia delle lotte.

Sul movimento notav infine sono molte le considerazioni da fare, una in particolare: la ricerca di leader e sodalizi non fa che confermare la forza che questo movimento si è costruito nel tempo, ovvero l’essere autonomo, innovativo e concretamente popolare perché “fatto dal popolo”, dove i leader hanno poco futuro, perché ci si alimenta di sogni e pratiche collettive, e in quello ci si riconosce tutti.

Non riuscendo a spiegarlo nemmeno con le informative, il potere arranca rispetto alla forza politica di chi non ha bisogno di un capo a cui rispondere, di una figura a cui volgere lo sguardo, di un segretario o di presidente che sia.

Segnalo due ottime letture dell’operazione di Anonymous sul portale Infoaut.org  a cura del collettivo Info FreeFlow  (@infofreeflow) e della redazione:

IL 3 LUGLIO FURONO LANCIATI (MIRANDO) 4537 LACRIMOGENI CONTRO I NO TAV


 25 ottobre 2012 at 11:33 
 

Dalla lettura dei leaks di Anonymous iniziamo a pubblicare qualche documento interessante tra quelli sottratti alla Polizia di Stato. Quello che pubblichiamo è sull’impiego dei lacrimogeni durante il 3 luglio del 2011, giorno dell’assedio al fortino/cantiere della MAddalena. Il Titolo è “MANIFESTAZIONE NAZIONALE NO TAV DEL 3.7.2011 – IMPIEGO DI ARTIFICI LACRIMOGENI E MEZZI SPECIALI” e si può trovare all’interno del pacchetto NOTAV classificato dall’operazione #Antisecita.
Scopriamo che  sono stati lanciati 4357 lacrimogeni contro i notav, così suddivisi:  Polizia di Stato (solo Reparti Mobili)   2157, Carabinieri 2000,  Guardia di Finanza 200. Sono stati autorizzati al lancio di acqua tre dei quattro idranti impiegati.
Dal proseguo della lettura si legge anche che “  I lacrimogeni, seppur in un uso così massiccio, si sono rilevati inefficaci nell’allontanamento dei manifestanti che, respinti, ritornavano sull’area rapidamente, vuoi perché attrezzati con maschere antigas, farmaci nonchè secchi d’acqua in cui spegnere i lacrimogeni e guantoni per rilanciarli all’indirizzo del personale operante, attenuandone di fatto l’effetto, vuoi per il peculiare contesto boschivo, ricco di vegetazione ed infine per le condizioni del vento, non sempre a favore.”
Ancora il documento pone l’accento sugli effetti collaterali nei confronti degli agenti stesi: “… peraltro affaticato nella respirazione già accelerata dalla corsa e complicata dall’uso delle maschere anti gas, rese altresì permeabili dal sudore, i cui filtri sono stati messi a dura prova dalla lunghezza dell’esposizione [...]. Frequentissimi gli episodi di vomito, irritazione cutanea, intossicazione, stato confusionale transitorio.
E wsugli idranti “… Gli idranti – della cui ultima data di impiego in questa provincia non si ha memoria – fatto salvo in un settore di impiego favorevole per la dislocazione, non hanno sortito l’effetto deterrente sperato
Insomma dopo 6 ore di scontri, 4357 lacrimogeni lanciati (molti prendendo bene la mira come le foto e i video dimostrano” I NOTAV NON HANNO MOLLATO, E gli agenti hanno pianto e vomitato parecchio!

giovedì 25 ottobre 2012

Azerbaigian, giro di vite sulle proteste pacifiche

24 ottobre 2012

Amnesty International ha condannato l'ultima dispersione di una protesta pacifica avvenuta nella capitale Baku e ha reiterato la richiesta alle autorità dell'Azerbaigian di abolire il divieto di manifestazioni nel centro della città.

Il 20 ottobre, circa 200 attivisti dei movimenti giovanili e dell'opposizione si sono radunati in piazza della Fontana per protestare contro la corruzione in parlamento, un mese dopo la pubblicazione di un video realizzato con telecamera nascosta, in cui la deputata Guler Ahmedova chiede un milione di dollari per un seggio in parlamento.

Gli organizzatori delle proteste avevano richiesto l'autorizzazione a tenere la manifestazione nella centrale piazza della Fontana, ma le autorità hanno detto di no sostenendo che l'evento avrebbe disturbato le attività ricreative e il normale svolgimento delle attività commerciali. In alternativa, le autorità hanno proposto lo stadio Bibi Heybat, nella periferia di Baku. Gli organizzatori hanno rifiutato l'offerta, secondo loro inadeguata, e hanno proseguito con la protesta non autorizzata.

Le forze di polizia hanno circondato la piazza prima dell'orario d'inizio, fissato per le 15, iniziando ad arrestare noti attivisti già la mattina, all'uscita di casa.
A protesta iniziata, secondo i gruppi dell'opposizione la polizia è intervenuta sgombrando la piazza e arrestato almeno 73 persone; 13 attivisti, considerati i promotori dell'iniziativa, sono stati posti in detenzione per un massimo di 10 giorni per "disobbedienza agli ordini della polizia" e per aver partecipato a una "protesta illegale".

Nel corso dell'intervento, gli agenti di polizia hanno trascinato per terra per vari metri Natavan Salimzada, provocandole varie contusioni al busto e ha ferito a un braccio Shakir Abbasov, che ha dovuto ricorrere a cure mediche urgenti.

Altre 36 persone erano state nel frattempo arrestate al quartier generale del partito d'opposizione Musavat (Uguaglianza). Gli agenti di polizia hanno circondato l'edificio facendo poi irruzione, individuando e arrestando coloro che pensavano fossero gli organizzatori della dimostrazione, in modo da impedirgli di partecipare.
Secondo i reporter del quotidiano "Azadliq", che si trovavano in piazza della Fontana, la polizia ha preso di mira i giornalisti impedendo loro di girare filmati. Islam Shixaliyev di "Azadliq" ed Elchin Aliyev di "Baku News",  sono rimasti in prigione per l'intera durata della protesta.

Tra gli arrestati figurano gli ex prigionieri di coscienza, Tural Abbasli, Rufat Hajibaili e Ahad Mammadli, precedentemente condannati a periodi di detenzione tra un anno e mezzo e a due anni e mezzo per aver preso parte alle proteste del 2 aprile 2011, poi rilasciati per grazia presidenziale il 22 giugno 2012 e in seguito alle pressioni internazionali esercitate durante il concorso musicale Eurovision.

Amnesty International ritiene che il diniego ingiustificato del permesso di radunarsi in qualsiasi luogo del centro di Baku violi il diritto dei manifestanti alla libertà di assemblea pacifica. Tale divieto generalizzato impedisce ai dimostranti di esprimere le loro opinioni in un luogo visibile e pubblico, penalizzando efficacemente una riunione pacifica. Questo, insieme al pestaggio dei manifestanti, viola in modo evidente gli obblighi internazionali dell'Azerbaigian sui diritti umani.

Amnesty International chiede alle autorità dell'Azerbaigian di rilasciare immediatamente tutti coloro che sono in carcere per aver esercitato il loro diritto di partecipare a manifestazioni pacifiche e di consentire che le manifestazioni si svolgano in luoghi pubblici e visibili all'interno del perimetro di "vista e udito" del loro pubblico di riferimento. 


Ulteriori informazioni

Le autorità azere stanno criminalizzando le proteste antigovernative, vietando le dimostrazioni e imprigionando gli organizzatori e i partecipanti. La polizia ha frequentemente usato una forza eccessiva per disperdere proteste pacifiche ma non autorizzate ufficialmente. Minacce e intimidazioni contro i difensori dei diritti umani, unite a provvedimenti legislativi e amministrativi, hanno causato la chiusura o il rifiuto della registrazione a gruppi della società civile impegnati per la democrazia e i diritti umani.

Alcuni giornalisti sono stati picchiati, sottoposti a maltrattamenti e rapiti, mentre la diffusione dei media indipendenti è stata limitata da leggi che vietano alle emittenti straniere di trasmettere sulle frequenze nazionali.
Nuove forme di esercizio della libertà di espressione, come internet e i social media, sono sottoposte a un assedio continuo. Blogger e attivisti vengono perseguitati e imprigionati sulla base di accuse inventate. Il governo sta studiando iniziative per porre sotto controllo e monitorare la Rete.

La dispersione della protesta del 20 ottobre segue all'arresto, avvenuto il 29 settembre, di uno dei leader del Movimento Civico NIDA, Zaur Gurbanli, per avere preso parte alla preparazione di volantini e poster di reclutamento.

Egli è stato trattenuto 15 giorni in carcere per resistenza all'arresto, ma numerosi testimoni hanno raccontato che aveva cooperato pienamente con la polizia. È stato licenziato dall'agenzia di credito presso cui lavorava. Fare in modo che gli attivisti perdano il loro posto di lavoro è una pratica di solito usata dalle autorità per punire le voci critiche.

Fonte:

http://www.amnesty.it/News/azerbaigian-altro-giro-di-vite-sulle-proteste-pacifiche

mercoledì 24 ottobre 2012

ULTIMI AGGIORNAMENTI DAL SITO DELLA FREEDOM FLOTILLA

Comunicato Ship to Gaza, 24 ottobre 2012

Gli ultimi attivisti svedesi sono arrivati all’aeroporto di Arlanda a Stoccolma alle 15 di questo pomeriggio dove alcuni di loro hanno tenuto una conferenza stampa.
Comunicato stampa Ship to Gaza, 24/10/2012, sintesi :
Ship to Gaza chiede ad Israele la restituzione anche di Estelle e del suo carico e si aspetta che i Governi del mondo reagiscano con determinazione al violento attacco, avvenuto in acque internazionali. E’ una questione e una responsabilità che riguarda i cittadini, la società civile e i Governi del mondo.La violenza che Estelle e gli attivisti a bordo hanno incontrato è, comunque, solo un riflesso della violenza insita nelle politiche dell’assedio. In realtà, non è comparabile alla situazione di intrappolamento in cui vive la società palestinese. Ribadiscono la ferma convinzione di  che ciò di cui Gaza ha bisogno non sia maggiori “aiuti” ma la possibilità di funzionare, come società e come economia. Questo include la Libertà di movimento e di scambi commerciali, accesso al resto della Palestina, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.
L’ultima considerazione, la più importante: chiediamo la fine dell’assedio di Gaza.

Comunicato stampa di Ship to Gaza,  testo integrale con lista passeggeri su Estelle  Continue reading

M. Ramazzotti, sequestrato su Estelle, deposita oggi denuncia presso la Procura della Repubblica di Roma

Oggi, 24 Ottobre 2012, Marco Ramazzotti Stockel, con l’assistenza legale del Legal Team Italia (in particolare dell’Avvocato Gilberto Pagani e dell’Avvocato Simonetta Crisci) ha depositato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma un Atto di Denuncia per:                                
a) sequestro di persona
b) violenza privata
c) rapina
d) impossessamento di nave (reato p.e p. dall’art. 3 L. n. 422/1989)
chiedendo che vengano disposte indagini al fine di pervenire all’identificazione dei colpevoli, tra cui ufficiali e marinai delle unità che hanno condotto l’operazione, indicando comunque le seguenti persone, nella loro qualità di massimi responsabili dello stato di Israele, che hanno ordinato l’azione e la commissione dei reati di cui al presente esposto: Shimon PERES (presidente dello Stato di Israele), Benjamin NETANYAHU (primo Ministro), Ehud BARAK (ministro della Difesa), Avigdor LİEBERMAN(ministro degli Esteri),
Benny GANTZ (Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate), Ram ROTHBERG (comandante della Marina).
 
Qui di seguito il testo integrale della denuncia:  Continue reading
 

ROMA, 26 OTTOBRE: INCONTRO CON MARCO RAMAZZOTTI STOCKEL


Venerdì 26 ottobre, dalle 18.30 in poi, a Roma, in Via Baldassarre Orero n. 61, incontro-dibattito con Marco Ramazzotti Stockel e aperitivo robusto per sottoscrivere per la Freedom Flotilla Italia.

Menu dell’aperitivo:
Green Isaac’Special di Ernest Hemingway ( Isole nella Corrente)
Vino rosso rinvigorente all’ippocrasso di Piero Lorenzoni (Gli eroscopi)
Libum Catone (De Agri Cultura)
Sedano al formaggio molle di capra di Isabel Allende (Afrodita)
Caponatina del commissario Montalbano di Andrea Camilleri
Pane e pomodoro di M.V.Montalban (Ricette immorali)
Epityrum di Catone (De Agri Cultura)

 

Aggiornamento su attivisti Estelle


Shipt to Gaza Svezia riporta ieri sera 23 ottobre:
“TUTTI GLI ATTIVISTI SARANNO DEPORTATI STANOTTE
 Secondo gli avvocati Israeliani di Ship to Gaza, tutti gli attivisti saranno deportati domani mattina alle 4.30 AM. Gli attivisti Svedesi arriveranno all’aeroporto di Arlanda alle 15.”

Riporteremo conferma quando i 12 attivisti saranno effettivamente arrivati negli aeroporti dei paesi d’orgine e dicharazione e racconti che faranno.
Stay tuned

 

A ROMA “BELLA CIAO” PER ESTELLE

La manifestazione romana per Estelle davanti a Monte Citorio si è conclusa con il canto di Bella Ciao dedicato ad Estelle, ai compagni ancora nelle mani dei sionisti ed alla Palestina.
 


L’AVVICINAMENTO DEI BANDITI ISRAELIANI AD ESTELLE

Queste immagini sono state girate a bordo di Estelle e documentano la prima fase dell’aggressione israeliana.
 

Immagini di pirateria nel Mediterraneo

 


Maria-Pia Boëthius, 65 anni, a casa dopo giorni di orrore. “Hanno usato pistole stordenti contro di me”

22 ottobre 2012
 

Non ha dormito in questi giorni, con tutti i suoi beni sequestrati e è rimasta seduta durante le 10 ore di interrogatorio.
La scrittrice Maria-Pia Boëthius, 65 anni, è sbarcata in Svezia, dopo il periodo di orrore che ha subito per mano delle Forze di Sicurezza di Israele.
Hanno usato pistole stordenti contro di me, dice a Aftonbladet.
Le contusioni sono visibili sulle braccia nude, quando Maria-Pia Boëthius incontra la stampa alla sala arrivi dell’aeroporto.
L’aereo da Francoforte è atterrato alle 18:30. Quando si è svegliata, questa mattina, era in un carcere israeliano.
- Siamo stati trattati come merda. Siamo rimasti seduti, durante l’interrogatorio, per 10 ore di fila e umiliati in carcere. Poi sono stata portata davanti le Autorità dell’Immigrazione e, anche lì, sono stata umiliata.
La sua voce trema, quando parla.
In aeroporto, ha incontrato, tra gli altri, Victoria Beach di Ship to Gaza Svezia, che ha portato un mazzo di fiori.
Tutto è stato confiscato. Continue reading

 

Elik Elhanan : “Eccessivo uso di forza contro di noi, senza ragione: taser e odio vendicativo

Gli attivisti israeliani a bordo di Estelle sono stati rilasciati.
 

Elik Elhanan: “Uso eccessivo di forza contro di noi, senza alcuna ragione. Scosse elettriche con taser con odio vendicativo. Un parlamentare Greco è stato picchiato dagli addetti all’interrogatorio del Servizio di Sicurezza Shabak.
“Adesso sto tornando a casa, ma continuo a pensare ai miei compagni di viaggio, ai miei compagni attivisti di altri Paesi che sono ancora detenuti in condizioni durissime e sottoposti ad interrogatori condotti dal Servizio di Sicurezza Shabak, tra di loro ci sono Parlamentari di diversi Paesi” ha detto Elik Elhanan, uno degli attivisti israeliani che era a bordo di Estelle, barca svedese diretta a Gaza. Oggi, il tribunale ha ordinate il suo rilascio e quello di altri due detenuti israeliani, Yonatan Shapira and Reut Mor. “All’inizio hanno tentato di accusarci di ogni tipo di reati molto gravi, come “aiutare il nemico”. La Corte ha respinto. Oggi hanno provato a far applicare un articolo di legge che si chiama “Tentata infiltrazione in una parte della Terra di Israele che non è parte dello Stato di Israele” (sic). Ma la Corte ha respinto anche questa accusa.” Gli attivisti detenuti erano rappresentati dal Procuratore Gaby Lasky e dal suo team, che sono parecchio esperti in casi riguardanti i diritti umani. Continue reading

lunedì 22 ottobre 2012

La morte assurda di Vito Daniele

22 ottobre 2012

“Comunque siano andate le cose, niente e nessuno riporterà in vita il padre dei miei tre bambini né colmerà il vuoto che si respira a casa, ma è certo che abbiamo bisogno di spiegazioni, chiarimenti, di far luce sulle dinamiche per sapere la verità che altri stanno cercando di depistare.”

Con queste parole Mariella Zotti si è appellata al Presidente della Repubblica per sapere come è morto suo marito Vito Daniele il 9 giugno 2008. L’uomo come tutti i venerdì, da Roma tornava a Bari dalla sua famiglia. Verso le 13 chiamò sua figlia che era in gita, poi sua moglie. Stava percorrendo il solito tratto di autostrada. Al confine fra la provincia di Avellino e Benevento, verso le 14, si vide inseguito da una macchina della Guardia di finanza. Lo fermarono. Gli si fece incontro un agente in borghese, gli chiese i documenti per fare i dovuti controlli. Vito scese dalla sua macchina e fu travolto da una bisarca in transito.

Il motivo del fermo, si legge nel comunicato stampa della Guardia di finanza, era per eccesso di velocità. Il finanziere dichiara: 180 km/h.

Chi ha percorso quel tratto di strada asserisce che è impossibile andare a quella velocità per via delle curve e presenza di tir. Comunque l’eccesso di velocità non è un reato che presuppone l’arresto immediato oppure una tale emergenza da fermare l’uomo lì dov’è: nei pressi di una galleria in curva. L’agente avrebbe dovuto portare l’uomo in sicurezza: in una piazzola di sosta o meglio in un’area di servizio. Comunque quell’agente non sarebbe dovuto essere da solo, i controlli si fanno almeno in due e poi la Guardia di finanza può effettuare posti di blocco solo fuori dall’autostrada.

Il biglietto d’ingresso, l’unica prova che avrebbe potuto confermare se Vito effettivamente avesse superato i limiti di velocità, è scomparso. Un processo con una serie di rinvii, e pochi testimoni. Esiste un video, che Mariella è riuscita a farsi dare da alcuni giornalisti di Avellino, dove si vedono perfettamente delle persone, ma non è stato preso il nome di nessun testimone dell’incidente, o di coloro che accorsero immediatamente dopo da una rete vicina all’autostrada.

Per la stampa il giorno dopo Vito era un pazzo che passeggiava sull’autostrada. Sua moglie non ebbe il tempo nemmeno di piangerlo perché doveva difendersi. Suo marito non aveva nulla nell’auto, solo i panni sporchi. Dai risultati tossicologici non risultò niente, sebbene l’autopsia non sia stata disposta. L’unica cosa certa è che intimarono alla moglie di non sollevare polveroni per chiedere verità e giustizia.

Ma Mariella ha tre figli; adesso sono senza padre ed hanno diritto a sapere cosa accadde.


Nel video si distinguono chiaramente delle persone che non sono mai state chiamate a testimoniare.



ESTELLE: COMUNICATI STAMPA SULLA DETENZIONE DEI MEMBRI DELL'EQUIPAGGIO


 


Dror Feiler accusato di “aiutare consapevolmente il nemico”

Comunicato stampa di Ship to Gaza Sweden

21 ottobre 2012

Dror Feiler, uno dei portavoce di Ship to Gaza Sweden, è stato separato, domenica, dagli altri passeggeri svedesi con la motivazione che è un cittadino israeliano e dovrebbe rispondere alle accuse in quanto tale.

Come sicuramente sanno le Autorità israeliane, questo non è vero. Feiler, sebbene sia nato e vissuto in Israele, ha lasciato il Paese quarant’anni fa, in parte come protesta contro la politica di occupazione. E’ da molti anni cittadino svedese e non ha più la cittadinanza israeliana. Cosa vogliano ottenere le autorità israeliane con le loro osservazioni, palesemente false, non è chiaro.

I passeggeri svedesi hanno deciso, insieme alla maggior parte del resto dell’equipaggio/passeggeri, di non firmare il documento che contiene la confessione di ingresso illegale in Israele. Nove degli altri passeggeri – un italiano, tre spagnoli e cinque greci, hanno scelto di firmare il documento e sono quindi stati deportati nei loro rispettivi Paesi.

I tre cittadini israeliani – Reut Mor, Elik Elhanan e Yonatan Shapira – sono stati sottoposti a un’udienza preliminare domenica mattina. Il giudice ha deciso di rigettare la loro richiesta di celebrare il processo a porte aperte.
Sono accusati di:
- aiutare consapevolmente il nemico;
- aver incitato la ribellione:
- aver agito contro un provvedimento legale, infrangendolo, cioè il divieto di accesso a Gaza

La loro detenzione è quindi stata estesa a 48 ore, entro le quali si terrà un’altra udienza.
La stessa accusa è stata ora rivolta contro il cittadino svedese Dror Feiler.

Fonte:

http://shiptogaza.se/en/Pressrum/Pressmeddelanden/dror-feiler-accused-%E2%80%9Daiding-enemy-knowingly%E2%80%9D

Traduzione di Elena Bellini
https://www.facebook.com/groups/WeAreAllOnTheFreedomFlotilla2/

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Preoccupazione internazionale per Jim Manly e l’equipaggio di Estelle

Comunicato stampa di Freedom Flotilla Coalition - per diffusione immediata

La Freedom Flotilla Coalition è preoccupata per il trattamento dell’equipaggio di Estelle da parte delle autorità israeliane

Montreal, 21 ottobre 2012, ore 11.45

Estelle è stata attaccata dall’IDF alle 10 di mattina di sabato. Diciotto ore dopo, l’equipaggio non ha ancora incontrato i rappresentanti consolari o gli avvocati. Le testimonianze sull'uso della forza e dei taser durante l’attacco a Estelle aumentano i nostril timori sulle condizioni dei membri dell’equipaggio.

La Freedom Flotilla Coalition è anche preoccupata per alcuni report secondo cui i membri israeliani dell’equipaggio sono stati trasferiti al carcere di Ashkelon per essere perseguiti.

“Nonostante la conferma della deportazione di alcuni dei membri dell’equipaggio (quelli provenienti da Grecia e Italia), siamo profondamente preoccupati per la perdurante detenzione degli altri, compreso Jim Manly” ha detto Ehab Lotayef, sottolineando che Manly è un ex parlamentare canadese (1980 – 88) e ministro della Chiesa Unitaria in pensione.

“Chiediamo a tutti i governi di incrementare la pressione sul governo israeliano per assicurare che l’equipaggio di Estelle venga trattato con dignità, che i loro diritti come attivisti nonviolenti vengano rispettati e perché tutti loro vengano immediatamente rilasciati” ha detto Lotayef.

Per maggiori informazioni: 
Ehab Lotayef: 514-941-9792   Sandra Ruch: 416-716-4010       Nino Pagliccia: 604-831-9821     

Fonte:

http://www.gazaark.org/2012/10/21/release-international-concern-for-jim-manly-and-the-crew-of-the-estelle/

Traduzione di Elena Bellini 
 https://www.facebook.com/groups/WeAreAllOnTheFreedomFlotilla2/

domenica 21 ottobre 2012

USATE PISTOLE TASER CONTRO GLI ATTIVISTI DELLA ESTELLE

Marco è tornato a casa, ma Gaza è ancora sotto assedio e la Palestina sotto occupazione. ORA TOCCA A NOI

 

ELENCO PRESIDI E MOBILITAZIONI IN TUTTA ITALIA
nel profilo facebook di un gruppo attivo di sostenitori della causa palestinese


“WE ARE ALL ON THE FREEDOM FLOTILLA2″

 

Marco Ramazzotti Stockel racconta il sequestro e perchè era su Estelle

 

Fiumicino 21 ottobre ore 10.00, Marco Ramazzotti Stockel rilasciato dai sequestratori israeliani racconta cosa è successo nelle ore di scomparsa da ieri mattina alle 10.00, quando è stato prelevato dal veliero Estelle, da navi da guerra israeliane. 
Ribadisce le ragioni della sua scelta di partecipare ad una missione di pace di questo tipo, diretta a sbloccare il drammatico assedio di Gaza.



 

ANCHE FIRENZE IN PIAZZA MARTEDI’

 

MARTEDI’ 23 OTTOBRE  DALLE 17,00

PRESIDIO  IN P.ZA DELLA REPUBBLICA

NAVI DA GUERRA ISRAELIANE HANNO ABBORDATO IL VELIERO ESTELLE E ARRESTATO L’EQUIPAGGIO

Alle 10:20 del 20 Ottobre 2012, IN ACQUE INTERNAZIONALI navi da guerra israeliane hanno abbordato il veliero Estelle, diretto a Gaza in missione di pace.

Estelle era una nave disarmata, con cargo ispezionato più volte, equipaggio con dichiarate intenzioni non violente, in rotta da acque internazionali direttamente in acque territoriali di Gaza. Non poteva in alcun modo costituire una minaccia né per la sicurezza di Israele né per altri. Oltre agli attivisti di vari paesi Estelle trasportava 41 tonnellate di cemento, sedie a rotelle, 300 palloni da calcio, strumenti musicali, libri e giocattoli per bambini,……

Il governo israeliano poteva scegliere e doveva farla passare. Il governo israeliano non può addurre ragioni di sicurezza plausibili o avanzare competenze giuridiche territoriali sulla rotta di Estelle.

La missione umanitaria di Estelle consiste in un messaggio ben preciso e doveroso:  solidarietà con il popolo palestinese e basta con l’assedio di Gaza subito e per sempre.

La missione di Estelle (la 3° della Freedom Flotilla) consisteva nel chiedere giustizia per il popolo Palestinese, in linea con le risoluzioni ONU e le dichiarazioni di tutte le associazioni umanitarie internazionali che denunciano da anni la gravità della situazione in cui è costretta a vivere la popolazione civile di Gaza sotto assedio.

A nome delle migliaia di persone che, nei porti di tutta Europa, hanno manifestato il proprio sostegno ad Estelle vogliamo:

• l’immediata liberazione di tutti gli attivisti prelevati con la forza da Estelle ed arrestati

• la fine degli atti di pirateria con cui la marina militare israeliana impedisce qualsiasi possibilità di accesso a Gaza

• la fine dell’assedio illegale della Striscia di Gaza

• denunciare le complicità di molti governi (tra cui quello italiano) con le violenze e l’occupazione sionista

Firenze per Gaza vi invita a partecipare

 

COMUNICATO DELLA FREEDOM FLOTILLA ITALIA. MARCO RAMAZZOTTI ESPULSO, IN VOLO VERSO L’ITALIA. TESTIMONIANZA: USATE PISTOLE TASER CONTRO I PACIFISTI

 

Questa mattina alle 6 l’unità di crisi della Farnesina ha contattato la moglie di Marco Ramazzotti Stockel , sequestrato ieri mattina dalla Marina Israeliana in acque internazionali mentre navigava a bordo di Estelle diretto a Gaza. Ore di angoscia ieri dovute a nessuna notizia su Marco e gli altri passeggeri di Estelle dal momento del sequestro fino a questa mattina in cui è stato comunicato l’arrivo imminente di Marco a Fiumicino. Denunciamo che Israele, dopo aver “rapito” Marco non ha mai comunicato notizie dirette al console italiano, ai familiari o alla nostra organizzazione per rassicurare sullo suo stato di salute. L’unità di crisi della Farnesina in contatto con la moglie di Marco non ha saputo dare informazioni precise su di lui fino a questa mattina. Israele ha solo emesso agenzie stampa in cui parlava di abbordaggio pacifico, come se rapire una persona in mezzo al mare, su nave civile, obbligarlo a cambiare la rotta e portarlo in Israele può essere considerato un atto pacifico o non violento, solo perchè non sono state usate armi da guerra, come fatto in tutti gli abbordaggi precedenti.


Coordinamento Freedom Flotilla Italia
Paola Mandato – 335 5712859

 

AGENZIE E GIORNALI ISRAELIANI RIPORTANO LA TESTIMONIANZA DI YONATAN SHAPIRA, CHE DENUNCIA COME, NELL’ABBORDAGGIO DI ESTELLE, I COMMANDOS ISRAELIANI ABBIANO USATO PISTOLE TASER CONTRO I PACIFISTI: http://www.timesofisrael.com/israeli-arrested-on-gaza-bound-ship-claims-soldiers-used-tasers-on-activists/ E http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4294718,00.html. AMNESTY INTERNATIONAL ED ALTRE AGENZIE UMANITARIE DENUNCIANO DA ANNI LA PERICOLOSITA’ DELLE PISTOLE TASER: http://blog.amnestyusa.org/us/shockwave-tasers-latest-in-taming-dissent/. IL COORDINAMENTO FREEDOM FLOTILLA ITALIA DA APPUNTAMENTO A ROMA MARTEDI’ 23, ALLE 17, DAVANTI A PALAZZO CHIGI E INVITA A MANIFESTARE OVUNQUE CONTRO LA PIRATERIA ISRAELIANA.

Fonte:

http://www.freedomflotilla.it/