Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


lunedì 29 luglio 2013

IL NO TAV PAURA NON NE HA!

Lunedì 29 Luglio 2013 07:33 


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Aggiornamento ore 11.30: Le camionette e i blindati che si erano posizionati nel pressi del campeggio di Venaus sono andati via. Intanto è stata annunciata una conferenza stampa alle ore 16 di oggi, presso la Comunità Montana a Bussoleno. Una conferenza alla quale prenderanno parte, tra gli altri, il presidente della comunità montana Sandro Plano e il sindaco di Venaus, Nilo Durbiano. Nel frattempo, giungono notizie più dettagliate rispetto alle perquisizioni di questa mattina. Per il momento risultano essere state perquisite e indagate un totale di 12 persone, tutte del comitato di Lotta popolare di Bussoleno: Luca di Bruzolo, Giulia, Martina, Lorenzo e William di Bussoleno, Andrea di Mompantero, mentre Rubina, Davide, Mattia B, Ruben, Dana, Mattia M. sono residenti a Torino.

 Corrispondenze da Radio Onda d'Urto:





Se il buongiorno si vede dal mattino...

ORA TIRANO FUORI "TERRORISMO E EVERSIONE"!
Decine di perquisizioni sono in corso da questa mattina in Val Susa e a Torino ai danni di divers* compagn* del Comitato di Lotta Popolare. Perquisiti anche i locali dell'Osteria La Credenza di Bussoleno. Un luogo di ritrovo e aggregazione conosciuto e frequentato da centinaia di persone (notav e non solo) viene di fatto additato come luogo di oscure trame... Perché l'articolo indicato nei mandati che accompagnano l'ennesima "operazione" targata Padalino & co. sono il 280 comma 1 n.3 cp e 10 e 121. 497/74, quello che indica "l'attentato con finalità terroristica e di eversione"
I reati contestati farebbero riferimento alla sera del 10 luglio, quando, tra molte altre iniziative, si verificò anche un'iniziativa al cantiere di Chiomonte, con taglio di reti.
Nei mandati si legge la volontà di ritrovare nelle case degli indagati [citiamo a braccio] "materiale esplosivo, contundente, atto al taglio di recinzioni e supporti audio-visivi e digitali che permettano il riconoscimento di eventuali complici". Come al solito sono stati sequestrati computer e altri dispositivi tecnologici di comunicazione. Così commenta ironico uno dei compagni perquisiti: “cercavano armi, si son presi computer e I-Phone”...
Ma aldilà delle battute, si profila un salto di qualità nell'operato dei Pm con l'elmetto. Non fanno arresti o misure disciplinari ma, quatti quatti, iniziano a far trapelare la possibilità di nuove maxi-inchieste con imputazioni gravissime che, anche in assenza di prove, possono permettere lunghe detenzioni cautelari. Evidentemente, non gli basta la figura di merda fatta con gli arresti della scorsa settimana (già tradotti ai domiciliari) e continuano a puntare in alto, verso la madre di tutte le imputazioni che Magistrati di questo calibro sognano proprinare alle lotte sociali e ai movimenti, specie quando questi non abbassano la testa!
Questo ennesimo atto intimidatorio - vera e propria provocazione - non deve lasciarci indifferenti e necessita una risposta determinata e corale del movimento, in difesa di quest* compagn* e di un luogo di aggregazione che è di tutti i Notav...


Fonte:

Gaetano Bresci

Lunedì 29 Luglio 2013 05:04 


Il 21 luglio 1900 il re d'Italia Umberto I raggiunge, come quasi tutte le estati, la sua residenza di Monza, città nella quale vive e si incontra con la sua amante, Eugenia.
29 luglioIl 29 luglio è una calda domenica in Brianza e il re, dopo aver cenato, esce dalla propria dimora per presenziare ad un evento mondano, la premiazione degli atleti della società di ginnastica Forti e Liberi.

Dopo la premiazione Umberto I monta in carrozza per tornare alla residenza ma, riconoscendo tra la folla che fa ala un ufficiale, si alza in piedi per salutarlo: è in questo momento che viene colpito da tre proiettili di revolver.
Il re era già stato oggetto di due tentativi di attentati negli anni precedenti: il primo a Napoli nel 1878 quando era stato colpito da un colpo di pugnale inferto da Giovanni Passante, disoccupato, ed il secondo nel 1897, quando Pietro Acciarito da Artena, anch'egli disoccupato, aveva cercato di accoltellarlo.
Mentre il re ha già perso conoscenza e la carrozza si avvia velocemente verso a villa reale, un uomo viene immediatamente arrestato in mezzo alla folla, senza opporre alcuna resistenza, e senza fare dichiarazioni: è Gaetano Bresci.
Gaetano Bresci ha 31 anni, è un tessitore di seta nato nel pratese, attivo nel tentativo di rovesciare le miserrime condizioni in cui versano lui e la propria famiglia, nonché tutto il proletariato contadino ed urbano, sin dagli anni dell'adolescenza. Già arrestato e confinato per un anno a Lampedusa in seguito alla partecipazione ad uno sciopero, nel 1897 aveva deciso di abbandonare l'Italia, per trasferirsi in America, dapprima a New York e in seguito a Paterson.
Durante il suo soggiorno in America Gaetano continua però a seguire le vicende politiche della sua terra natale, e in particolare rimane molto colpito dalla durissima repressione messa in atto dal regio esercito contro il popolo che, ormai stremato,aveva assaltato i forni nella Milano del 1898. A seguito di questa insurrezione (la "protesta dello stomaco"), infatti, vi furono più di cento persone uccise e centinaia di feriti, mentre il generale Fiorenzo Bava-Beccaris, al comando dell'operazione, venne insignito della Croce dell'ordine militare dei Savoia.
A tutt'oggi non si sa come e quando sia maturata in Bresci l'idea del regicidio, ma con buona probabilità sono da escludersi le teorie che lo vorrebbero sorteggiato in un gruppo di anarchici americani, così come quelle complottiste sostenute da Giolitti.
Bresci, difeso dall'avvocato Francesco Saverio Merlino, verrà processato per regicidio e condannato all'ergastolo. Il 23 gennaio 1901 verrà trasferito nel carcere di Santo Stefano presso Ventotene, dove gli verrà dato il numero di matricola 515.
Egli indosserà la divisa degli ergastolani, con le mostrine nere che indicano i colpevoli dei delitti più gravi, i piedi saranno legati da spesse catene.

Il 22 maggio 1901 un dottore verrà chiamato nella sua cella per constatarne la morte: la versione ufficiale sarà suicidio, ma le circostanze della sua morte desteranno non poche perplessità. Le voci interne al penitenziario sosterranno che tre guardie avrebbero fatto irruzione nella cella, lo avrebbero immobilizzato con una coperta, e lo avrebbero massacrato di botte (nel gergo carcerario questo si chiama "fare il santantonio").
Un delitto di Stato sarebbe quindi la pena per un delitto contro lo Stato, nonostante la pena di morte fosse stata abolita dal Codice Zanardelli nel 1889.



Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/2203-29-luglio-1900-gaetano-bresci-uccide-il-re 




Sul blog di Valentina Perniciaro http://baruda.net/ ci sono articoli  che raccontano viaggi compiuti da lei ed altre persone al cimitero degli ergastolani a Ventotene. In questo link si parla anche della tomba di Gaetano Bresci:

http://baruda.net/2012/06/27/anche-gli-ergastolani-ora-hanno-un-nome-piccoli-splendidi-passi-nel-carcere-dellisola-di-santo-stefano/