Spartaco Mortola, Giovanni Luperi e Francesco Gratteri in manette – a cavallo della notte di San Silvestro 2013 – per i fatti del 21 luglio 2001, con il massacro della scuola Diaz durante il G8 a Genova:
93 manifestanti brutalmente picchiati, 63 dei quali finirono poi in
ospedale, tre in prognosi riservata e uno addirittura in coma.
Con ben tredici anni di ritardo, proprio
l’ultimo dell’anno, il 31 dicembre, i tre sono finiti in manette, in
esecuzione della sentenza definitiva che ha confermato le condanne per
44 funzionari di polizia, solo 15 dei quali poi, concretamente, hanno
ricevuto una qualche forma di reclusione.
I nomi di Mortola, Liperi e Gratteri sono ben noti a centinaia di migliaia di persone che 13 anni fa erano in piazza a Genova. Mortola, ex capo della Digos genovese e poi questore vicario a Torino, dovrà scontare otto mesi di domiciliari, mentre per Giovanni Luperi,
ex dirigente dell’Ucigos, poi capo-analista dei servizi segreti e ora
in pensione, il conto è di un anno. Un anno di domiciliari pure per
Francesco Gratteri, il «numero tre» della polizia
italiana, superpoliziotto antimafia che ha coordinato le indagini su
svariati attentati commessi dalla malavita organizzata. A tutti e tre,
il tribunale di sorveglianza ha respinto l’istanza di servizi sociali.
Lo stesso tribunale di sorveglianza
genovese aveva già deciso i domiciliari per sei funzionari e agenti di
polizia condannati in via definitiva per il massacro alla scuola Diaz:
si tratta di Filippo Ferri (all’epoca del G8 capo della
squadra mobile di La Spezia, nei giorni scorsi reclutato dal Milan come
“tutor” della sicurezza a Milanello), Fabio Ciccimarra (all’epoca dirigente della questura di Napoli), Nando Dominici (all’epoca capo della squadra mobile di Genova), Salvatore Gava (all’epoca funzionario della squadra mobile di Sassari), Massimo Nucera
(agente del VII Nucleo del Reparto mobile di Roma, che denunciò
falsamente di essere stato colpito da una coltellata) e il collega
Maurizio Panzieri. A un settimo condannato, Carlo Di Sarro,
all’epoca funzionario della Digos del capoluogo ligure, il tribunale di
sorveglianza di Genova ha invece concesso l’affidamento in prova ai
servizi sociali. Ai nostri microfoni Vittorio Agnoletto, all’epoca dei fatti tra i portavoci del Genoa Social Forum. Ascolta. [Download]
FRANCIA - Ancora polizia
e dintorni e torniamo a parlare del numero identificativo. Mentre in
Italia il ministro dell’Interno Alfano continua a dirsi “contrarissimo” a
ogni modifica delle norme in tal senso, da ieri, 1 gennaio, in Francia tutti i poliziotti devono portare sulla loro uniforme un ”numero d’identificazione individuale”, che li renda riconoscibili durante qualsiasi intervento.
Una misura promessa in campagna
elettorale dal presidente François Hollande ma che non piace ai
sindacati di polizia, secondo cui “il governo" ha ceduto all’azione di lobbying
di alcune associazioni”: un implicito riconoscimento, questo, al lavoro
fatto da molte organizzazioni antirazziste e di movimento che fin
dall’elezione di Hollande lottano perché la misura sia adottata.
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