Se ne è andata questa sera Carla Verbano,
madre di Valerio, ucciso davanti ai suoi occhi dai fascisti del Nar il
22 febbraio del 1980.
«Se ne è andata questa sera Carla Verbano.
Ci ha lasciato dopo aver lottato a lungo e con tenacia contro un male
che da anni la tormentava. Per noi Carla non è stata solo la madre di un
compagno assassinato,Valerio, l'esempio di una donna e di una madre
che fino all'ultimo ha lottato per avere verità e giustizia
sull'omicidio del figlio, ma anche un amica e una figura importante per
le nostre vite e per le nostre battaglie. Una compagna e una amica che
abbiamo avuto vicino nei momenti difficili così come in quelli più
felici». Così una nota di un gruppo di militanti.
In questo modo è arrivata la notizia alle agenzie.
Carla
da 32 anni lottava per avere giustizia. In fondo soltanto sapere chi e
perché aveva ucciso Valerio, in casa, dopo aver legato e imbavagliato
lei e il padre, in uno degli agguati più infami condotti dai fascisti in
quegli anni.
Ultraottantenne,
gestiva ben due profili Facebook in cui continuava a intrattenere
rapporti con compagni e amici di Valerio, nonché con altre migliaia di
compagni e ragazzi che ne avevano soltanto letto la storia, anni dopo.
Le
inchieste della magistratura, dopo l'uccisione del giudice Mario Amato,
unico incaricato di dare la caccia ai Nar, solo e senza scorta, non
sono mai state condotte con particolare impegno. Anzi, ci è sempre
sembrato l'opposto. Fin dalla sparizione di molte prove, in alcuni casi
per ordine di altri magistrati (come la distruzione del passamontagna
perduto nella colluttazione da uno degli assassini). Negli ultimi due
anni - anche in seguito a libri che hanno ripercorso con più o meno
profondità la dinamica dell'omicidio e la mappa dei fascisti attivi a
Roma in quegli anni - era sembrato che qualcosa si fosse mosso.
Un'indagine del Dna sugli occhiali perduti da "capo" del commando aveva
dato esito positivo. Ma poi tutto è tornato sotto silenzio, in quel
"porto delle nebbie" che è sempre stata la Procura di Roma.
Addio Carla, non ci potremo mai dimenticare il tuo sguardo. E la tua decisione.
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