Aggiornamento 19h: La
 collera non si placa in Tunisia. Le manifestazioni continuano in tutto 
il paese puntando dapprima sulle sedi del partito Ennadha per darle alle
 fiamme, e poi verso le questure. Sembra che a Gafsa il ministero degli 
interni abbia dato l'ordine alle autorità cittadine di liberare tutti i 
dormitori pubblici per dare spazio ai nuovi plotoni di poliziotti. A Tunisi gli scontri scoppiati nel centro,
 dopo la grave provocazione poliziesca contro il corteo di saluto e 
l'ambulanza che portava la salma di Chokri Belaid, si sono diffusi nel 
resto della città. Barricate in fiamme, lacrimogeni, lanci di pietre e 
manganelli continuano a contendersi il territorio, mentre secondo la 
pagina facebook ufficiale dell'UGTT la polizia ha tentato di sfondare le
 porte della centrale sindacale. Stessa sorte per Tanit Press, agenzia 
stampa, i cui locali sono stati oggetto di lanci di lacrimogeni e i 
giornalisti aggrediti dai celerini. Il Fronte Popolare Tunisino si è 
dimesso ufficialmente dall'Assemblea Nazionale Costituente, e sembra che
 anche tutti gli altri partiti d'opposizione abbiano annunciato le 
dimissioni dei propri rappresentanti. E la crisi istituzionale più 
profonda che la Tunisia post-elezioni(farsa) abbia conosciuto. Intanto 
in rete sta circolando in video dove vengono ripresi alcuni esponenti di
 fazioni islamiste radicali declamare la condanna a morte contro Chokri 
Belaid, considerato un comunista e nemico dei loro progetti [guarda il video].
Lo
 scorso martedì Belaid rivolgendosi pubblicamente contro il leader di 
Ennadha e il ministro degli interni aveva denunciato “dei tentativi di 
smantellamento dello stato e la creazione di milizie per terrorizzare i 
cittadini, e trascinare il paese in una spirale di violenza tramite la 
Lega della Protezione della Rivoluzione”. Affermazioni pubbliche di 
verità che Belaid aveva coraggiosamente rivolto alle autorità accusando 
la sedicente organizzazione della “Lega della Protezione della 
Rivoluzione” di funzionare da ala paramilitare al servizio del progetto 
di islamizzazione violenta architettato dal partito islamista al governo
 e dalle fazioni salafite. Al lettore di Infoaut non saranno certo 
sfuggite le similitudini con l'omicidio Matteotti. L'augurio militante e
 solidale, è che la storia questa volta finisca radicalmente in altro 
modo, e che lo sciopero generale di domani sia il primo giorno di questa
 nostra storia.
Aggiornamento 16:30:
 "non abbiamo paura della morte!", e Hamma Hammami, storico esponente 
della sinistra comunista tunisina e membro del Fronte Popolare Tunisino,
 lancia lo sciopero generale per domani di concerto ad altri partiti e 
associazione dell'opposizione al regime islamista. Pochi minuti fa 
l'Avenue Bourguiba, già teatro durante la mattinata di violenti scontri 
tra polizia  e manifestanti, si è riempita dei compagni e delle compagne
 di Belaid che accompagnavano la salma dentro un'ambulanza. Nei pressi 
del ministero degli interni la celere ha caricato il corteo funebre 
mirando il lancio di lacrimogeni sull'ambulanza [guarda il video della provocazione poliziesca]. Gli scontri tra manifestanti e polizia hanno ripreso coinvolgendo tutto il centro. 
Nel resto della Tunisia è collera: sia nelle città del centro che della costa moltissime sedi del partito Ennahdha sono state assaltate e incendiate dai manifestanti.
 A Sidi Bouzid è stata attaccata anche la centrale della polizia. Gli 
slogan che si stanno ripetendo nelle strade del paese magrebino fanno 
tornare l'eco delle insurrezioni del 2011. Intanto il presidente della 
repubblica Moncef Marzouki prova a balbettare condanne contro la 
violenza che non convincono nessuno. 
seguiranno aggiornamenti...
Questa
 mattina è stato assassinato con quattro colpi di pistola Chokri Belaid,
 leader del Partito dei Patrioti Democratici, e tra le figure di spicco 
del Fronte Popolare Tunisino (raggruppamento che unisce partiti
 e associazioni dell'estrema sinistra, e della sinistra di classe in 
Tunisia). Avvocato originario della regione di Sousa, ha dedicato la sua
 vita al fianco degli oppressi dai regimi, e degli ultimi della società.
 L'omicidio politico si iscrive in un clima ad altissima tensione che 
scuote la Tunisia da mesi e sul cui sfondo si muovono le strategie di 
normalizzazione neoliberista orchestrate da Obama e petrol-monarchie. 
L'instabilità della transizione si manifesta nelle contraddizioni 
interne alla maggioranza, guidata dal Partito Ennahdha, che sei mesi fa,
 durante il congresso del movimento, aveva annunciato la necessità di 
riorganizzare il governo. Le lacerazioni interne al partito islamista 
provocate dalle due correnti, una di governo e più pragmatica, l'altra 
decisamente ideologica e orientata a islamizzare il prima possibile la 
società tunisina, si sono approfondite di settimana in settimana. Da una
 parte le continue rivolte sociali che costellano ad intermittenza tutta
 la Tunisia, e dall'altra una “governance” compiacente delle fazioni salafite radicali, minoritarie ma compatte e determinate,
 stanno facendo emergere la fragilità della così detta transizione 
democratica a guida Ennahdha. L'omicidio politico di oggi, che ha visto i
 famigliari di Belaid accusare direttamente il governo ed Ennahdha, va 
letto sia come effetto dei giochi di potere interni alla maggioranza, 
che come strategia di attacco all'opposizione radicale tunisina. Da mesi
 Belaid riceveva minacce a causa del suo impegno politico e per essere 
una delle voci della verità e della giustizia sociale in Tunisia. Non 
aveva mai perso l'occasione per denunciare pubblicamente i misfatti e le
 ingiustizie degli islamisti al potere. Ed oggi è stato punito a morte. 
Non appena si è diffusa la notizia in moltissime città del paese si stanno susseguendo manifestazioni di protesta, tra la rabbia e la rivendicazione di quella giustizia per cui Chokri Belaid ha dato la vita. A
 Tunisi sotto il ministero degli interni nell'avenue Bourguiba si sono 
radunati tantissimi manifestanti che rilanciano gli slogan delle 
insurrezioni del 2011 e la polizia ha iniziato a caricare e a lanciare 
la crimogeni. In altre città diverse sedi del partito Ennadha sono state
 saccheggiate e date alle fiamme. 
Seguiranno aggiornamenti...
Per approfondire il quadro sociale e politico della Tunisia rimandiamo al nostro approfondimento “La crisi di Ennahdha e il ritorno alle miniere”
Di seguito pubblichiamo il comunicato del Fronte Popolare Tunisino in Italia
 
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