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il 22 maggio 1948, il villaggio fu attaccato di notte. […]
L’offensiva
partì da quattro lati , seguendo una tattica insolita; si solito infatti la
brigata circondava il villaggio su tre lati, lasciando libero il quarto in modo
da consentire alla gente di fuggire. La mancata coordinazione fece sì che le
truppe ebraiche accerchiarono completamente il villaggio e si trovarono quindi
con un numero molto elevato di abitanti nelle loro mani.
Gli
abitanti di Tantura furono condotti in massa alla spiaggia sotto minaccia delle armi. Lì le truppe ebraiche separarono gli uomini dalla donne e dai bambini, che
furono trasferiti nella vicina Furaydis, dove alcuni degli uomini le
raggiunsero dopo un anno e mezzo. nel frattempo centinaia di uomini erano stati
radunati sulla spiaggia e fu ordinato loro di sedersi e aspettare l’arrivo di un
ufficiale dei servizi segreti israeliani, Shimshon Mashvitz, che abitava
nell’insediamento di Givat Ada, poco distante, e nel cui “distretto" si trovava
il villaggio di Tantura.
Mashvitz
arrivò insieme a un collaboratore locale, incappucciato come ad Ayn al_Zaytun,
e selezionò alcuni uomini tra quelli radunati – per l’esercito isreaeliano,
“uomini” significava maschi dai dieci ai cinquant’anni -, che vennero poi
condotti a gruppi in un luogo poco distante e giustiziati. La selezione avvenne
secondo un elenco preparato in precedenza e tratto dall’archivio di Tantura, ed
erano coloro che avevano partecipato all’insurrezione del 1936 e ad attacchi
contro le attività commerciali degli ebrei, coloro che avevano contatti contro
le attività con il Mufti e chiunque avesse “commesso” uno dei crimini che
comportassero automaticamente una condanna.
Questi
però non furono gli unici uomini a essere giustiziati. Prima di procedere alla
selezione a alle esecuzioni sulla costa, l’unità occupante si era lasciata
andare alle uccisioni sfrenate nelle case e nelle strade. Joel Skolnik ,
geniere nel battaglione, era stato ferito in quest’attacco, ma durante il
ricovero in ospedale sentì dire da altri
soldati che questa era stata <una delle più vergognose battaglie
dell’esercito israeliano>. Secondo la sua testimonianza, spari provenienti
dai cecchini del villaggio contro i soldati avevano provocato un fuggi fuggi
tra le truppe ebraiche subito dopo l’occupazione e prima di quanto era accaduto
sulla spiaggia. L’attacco ebbe luogo dopo che gli abitanti avevano dato un
segno di resa sventolando bandiera bianca.
Skolnik
sentì dire che due soldati in particolare si erano scatenati e che avrebbero
continuato a uccidere se non fossero arrivati a fermarli alcuni ebrei dal
vicino insediamento di Zikhron Yaacov. Fu il capo dell’insediamento, Yaacov
Epstein, che riuscì a porre fine all’orgia di uccisioni a Tantura, ma arrivò
<troppo tardi>, come ebbe a commentare amaramente un sopravvissuto.
La
maggior parte delle uccisioni furono eseguite a sangue freddo sulla spiaggia.
Alcune vittime furono dapprima interrogate sulla presunta esistenza di un
<enorme deposito> di armi, nascosto da qualche parte nel villaggio.
Poiché non sapevano niente – tale deposito non esisteva – furono giustiziati
all’istante. Oggi molti dei sopravissuti a questi episodi orrendi vivono nel
campo profughi di Yarmik, in Siria, e cercano di superare con grande difficoltà
il trauma subito per aver assistito a quelle esecuzioni.
Ecco
come un ufficiale ebreo descrisse le esecuzioni a Tantura:
I prigionieri
venivano condotti in gruppi 200 metri più in là e poi fucilati. I soldati
andavano dal comandante supremo e gli dicevano: <Mio cugino è stato ucciso
in uno degli scontri>. Il comandante ordinava alla truppa di prendere un
gruppo di cinque, sette persone, condurle da parte e ucciderle. Poi arrivava un
altro soldato e diceva che suo fratello era morto in una battaglia. Per un
fratello, la punizione era maggiore. Il comandante ordinava alle truppe di
prendere un gruppo più numeroso e fucilarlo, e così via.>>
I.
Pappe, La pulizia etnica della Palestina,
Fazi Editore, Roma 2008, pp. 167-169.
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