Condanne pesantissime contro alcuni manifestanti
arrestati il 15 ottobre del 2011 durante la cosiddetta manifestazione
degli indignados italiani nel centro di Roma. Carlo Seppia condannato a
cinque anni.
Ancora una pena spropositata comminata da un tribunale italiano nei confronti di un manifestante. Infatti i giudici della settima sezione penale del tribunale di Roma hanno inflitto cinque anni di reclusione a Carlo Seppia (di San Miniato), arrestato con l'accusa di aver contribuito "ad alimentare l'incendio" del blindato dei carabinieri preso d'assalto dai manifestanti in Piazza San Giovanni al termine della manifestazione dei cosiddetti Indignados del 15 ottobre 2011 nel centro della capitale. Su quella camionetta qualcuno scrisse con la vernice spray 'Carlo vive', ricordando quanto avvenne a Genova nel luglio del 2001.
Una manifestazione contestata dai settori più radicali del movimento perchè considerata un tentativo da parte del centrosinistra di strumentalizzare le ragioni di chi protestava non solo contro il governo Berlusconi ma anche contro le politiche di rigore e austerity imposte ai paesi europei dalla cosiddetta troika e che di lì a neanche due mesi portarono alle dimissioni forzose del governo di destra e all'instaurazione del cosiddetto governo Monti.
Una pena enorme quella inflitta dal tribunale di Roma ma che comunque è stata ampiamente ridotta rispetto ai nove anni di reclusione chiesti dal pm Francesco Minisci. Il 28enne è stato condannato per resistenza aggravata a pubblico ufficiale e devastazione, in concorso con altre dieci persone. Secondo l'accusa tando al capo di imputazione, il manifestante avrebbe lanciato all'interno del blindato "del liquido infiammabile, cercando di aprire la portiera del mezzo ed incitando i correi ad avvicinarsi allo stesso veicolo, al fine di opporsi al personale dei carabinieri". Contro di lui i giudici della settima sezione penale hanno ammesso come parti civili il Comune di Roma, l'Ama, l'Atac e l'Arma dei Carabinieri.
Dopo il suo arresto, all'indomani dei fatti del 15 ottobre, un lungo elenco di gruppi sociali e politici toscani aveva sottoscritto un appello per la sua liberazione. Ne riportiamo alcuni stralci:
"Carlo Seppia non appartiene ad alcun gruppo politico: è uno dei tanti “indignati” che partecipano a manifestazioni, cortei e iniziative contro la crisi; (...) Il volto di Carlo non era coperto. Era andato da solo al corteo, girando per tutti gli spezzoni, fino a Piazza San Giovanni. Quando la foto che lo ritrae vicino al blindato in fiamme è apparsa sulla stampa, Carlo non è fuggito ma è rimasto nella sua abitazione, ha continuato la vita di sempre, ha consegnato spontaneamente lo zainetto e i vestiti indossati durante il corteo. (...) Inaccettabile è e rimane il comportamento della Polizia e dei Carabinieri che hanno caricato indiscriminatamente i manifestanti in Piazza San Giovanni, dividendo il corteo e aggredendolo con idranti e blindati lanciati a tutta velocità: un comportamento che ci riporta alle giornate di Genova 2001, e che conferma la volontà del governo di reprimere con la violenza e con il carcere il movimento anti liberista".
E' stata invece aggiornata al 19 novembre l'udienza a carico di Alessandro Pirri, un altro manifestante, accusato di aver lanciato alcuni oggetti contro le forze dell'ordine e di aver fatto parte del gruppo che incendio' un immobile del Ministero della Difesa, utilizzato dall'Esercito e dalla Guardia di Finanza, e distrusse la statua della Madonna di Lourdes prelevandola dalla Chiesa dei SS Marcellino e Pietro in via Merulana.
Ancora una pena spropositata comminata da un tribunale italiano nei confronti di un manifestante. Infatti i giudici della settima sezione penale del tribunale di Roma hanno inflitto cinque anni di reclusione a Carlo Seppia (di San Miniato), arrestato con l'accusa di aver contribuito "ad alimentare l'incendio" del blindato dei carabinieri preso d'assalto dai manifestanti in Piazza San Giovanni al termine della manifestazione dei cosiddetti Indignados del 15 ottobre 2011 nel centro della capitale. Su quella camionetta qualcuno scrisse con la vernice spray 'Carlo vive', ricordando quanto avvenne a Genova nel luglio del 2001.
Una manifestazione contestata dai settori più radicali del movimento perchè considerata un tentativo da parte del centrosinistra di strumentalizzare le ragioni di chi protestava non solo contro il governo Berlusconi ma anche contro le politiche di rigore e austerity imposte ai paesi europei dalla cosiddetta troika e che di lì a neanche due mesi portarono alle dimissioni forzose del governo di destra e all'instaurazione del cosiddetto governo Monti.
Una pena enorme quella inflitta dal tribunale di Roma ma che comunque è stata ampiamente ridotta rispetto ai nove anni di reclusione chiesti dal pm Francesco Minisci. Il 28enne è stato condannato per resistenza aggravata a pubblico ufficiale e devastazione, in concorso con altre dieci persone. Secondo l'accusa tando al capo di imputazione, il manifestante avrebbe lanciato all'interno del blindato "del liquido infiammabile, cercando di aprire la portiera del mezzo ed incitando i correi ad avvicinarsi allo stesso veicolo, al fine di opporsi al personale dei carabinieri". Contro di lui i giudici della settima sezione penale hanno ammesso come parti civili il Comune di Roma, l'Ama, l'Atac e l'Arma dei Carabinieri.
Dopo il suo arresto, all'indomani dei fatti del 15 ottobre, un lungo elenco di gruppi sociali e politici toscani aveva sottoscritto un appello per la sua liberazione. Ne riportiamo alcuni stralci:
"Carlo Seppia non appartiene ad alcun gruppo politico: è uno dei tanti “indignati” che partecipano a manifestazioni, cortei e iniziative contro la crisi; (...) Il volto di Carlo non era coperto. Era andato da solo al corteo, girando per tutti gli spezzoni, fino a Piazza San Giovanni. Quando la foto che lo ritrae vicino al blindato in fiamme è apparsa sulla stampa, Carlo non è fuggito ma è rimasto nella sua abitazione, ha continuato la vita di sempre, ha consegnato spontaneamente lo zainetto e i vestiti indossati durante il corteo. (...) Inaccettabile è e rimane il comportamento della Polizia e dei Carabinieri che hanno caricato indiscriminatamente i manifestanti in Piazza San Giovanni, dividendo il corteo e aggredendolo con idranti e blindati lanciati a tutta velocità: un comportamento che ci riporta alle giornate di Genova 2001, e che conferma la volontà del governo di reprimere con la violenza e con il carcere il movimento anti liberista".
E' stata invece aggiornata al 19 novembre l'udienza a carico di Alessandro Pirri, un altro manifestante, accusato di aver lanciato alcuni oggetti contro le forze dell'ordine e di aver fatto parte del gruppo che incendio' un immobile del Ministero della Difesa, utilizzato dall'Esercito e dalla Guardia di Finanza, e distrusse la statua della Madonna di Lourdes prelevandola dalla Chiesa dei SS Marcellino e Pietro in via Merulana.
Fonte:
http://www.contropiano.org/it/news-politica/item/11613-15-ottobre-2011-5-anni-di-galera-a-un-manifestante
Per saperne di più dal blog di Valentina Perniciaro altri post scritti subito dopo la manifestazione del 15 ottobre 2011:
http://baruda.net/tag/15ottobre/
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