Il
15 maggio di ogni anno il popolo palestinese della diaspora commemora
la 'catastrofe' del 1948: le violenze, le distruzioni e l’espulsione
forzata di oltre 800 mila persone dalla propria terra, in seguito alla
proclamazione dello Stato di Israele. Anche a Roma un’iniziativa per non
dimenticare.
di Cecilia Dalla Negra
Al-Nakbah in arabo, significa "catastrofe", e si potrebbe
utilizzare per descrivere le calamità naturali. Come i terremoti o gli
uragani, che arrivano all’improvviso, spazzando via tutto quanto è caro e
conosciuto. Fenomeni inaspettati, capaci di distruggere una casa,
sradicare un albero, spazzare via un intero villaggio.
In Palestina, Al-Nakbah è una giornata, e insieme un ricordo lungo 65 anni.
Sul calendario la data è quella del 15 maggio 1948, il giorno
seguente alla proclamazione dello Stato di Israele: quando ebbe inizio
quello che da più parti viene erroneamente definito "l’esodo" della
popolazione palestinese, ma che fu in realtà un’espulsione forzata,
scandita al ritmo di massacri, abitazioni date alle fiamme, villaggi
rasi al suolo e oggi scomparsi dalle carte geografiche di chi, con la
forza, si impadronì di una terra che non era "senza un popolo".
C’era una volta la Palestina, abitata da 1 milione e 400 mila persone distribuite in 1300 fra piccole città e villaggi rurali.
E c’erano le milizie sioniste, che dai primi insediamenti coloniali
costruiti già nel corso del lungo mandato Britannico, si mossero per
espellere quante più persone era possibile, in vista della spartizione
territoriale che di lì a poco sarebbe avvenuta.
Quella che avrebbe dovuto vedere la nascita di due Stati, uno dei
quali ancora oggi attende di essere riconosciuto dalla comunità
internazionale.
A partire dal 15 maggio del ‘48 oltre 800 mila palestinesi
furono cacciati dalle proprie terre: 9 le città completamente
cancellate, oltre 500 i villaggi distrutti.
Gli episodi di violenza si moltiplicarono rapidamente: dal massacro
di Deir Yassin contare il numero delle vittime non è stato più
possibile. Si stima che possano essere state circa 15mila, cui vanno ad
aggiungersi le migliaia di profughi costretti a cercare rifugio nei
vicini paesi arabi, in cui sono sorti campi di fortuna divenuti negli
anni la loro casa.
A distanza di 65 anni da quel giorno i rifugiati palestinesi
vivono ancora in quei campi, mentre Israele si è impadronito del 78% del
territorio della Palestina storica, a discapito di quel 55% che le
Nazioni Unite gli avevano assegnato.
Nel restante 22%, nel quale sarebbe dovuto sorgere lo Stato
palestinese, è ancora oggi in vigore un assedio (sulla Striscia di Gaza)
e un regime di occupazione militare, che ha assunto il controllo di
gran parte della Cisgiordania, attraverso un sistema di apartheid articolato in insediamenti coloniali, strade riservate ai soli cittadini ebrei, e un Muro che ha annesso ulteriore territorio.
Sui terreni espropriati ai palestinesi attraverso ordini militari
sono stati costruiti in questi anni 140 insediamenti - illegali secondo
il diritto internazionale - nei quali vivono e lavorano 650 mila coloni.
Il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, sancito dalla risoluzione Onu 194, non è mai stato rispettato.
Anche per questo la Palestina e la sua 'catastrofe' restano un
ricordo vivo nel cuore di chi oggi vive in diaspora, che commemorerà la
giornata del 15 maggio come ogni anno.
Tanti gli eventi previsti nelle città italiane: il principale a Roma,
organizzato dalla Comunità Palestinese locale (e promosso da Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese, Rete italiana ISM, Assopace Italia e Ingegneria senza Frontiere).
Una serata
che si svolgerà nel quartiere di san Lorenzo, nella quale si
alterneranno musiche, letture e spettacoli teatrali, oltre agli
interventi degli attivisti e dei giovani palestinesi del Children and Youth Center del
campo profughi di Shatila (Beirut), in questi giorni a Roma per un
progetto di scambio culturale organizzato dall’Associazione per la Pace.
Testimonianze, danze tradizionali e cibo palestinese, per commemorare
insieme la Nakba e ricordare una Palestina che c’era, e c’è ancora.
(In foto/ La locandina dell’evento romano, realizzata da Ilaria Vescovo che ringraziamo per la gentile concessione)
14 maggio 2013
Fonte:
http://www.osservatorioiraq.it/cera-una-volta-la-palestina-anche-in-italia-si-celebra-la-nakba
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