Dal blog di Bob Fabiani, http://bob-fabiani.blogspot.it/:
Negli
ultimi giorni il "pugno di ferro" di Erdogan si è trasformato in una
caccia indecorosa all'uomo, sistematica e scientifica.
A
certificare la drammatica evoluzione della situazione sono le parole
usate da Hatice Odemis: "Allo stato attuale ci sono 137 persone
tecnicamente disperse". Le drammatiche parole sono pronunciate
all'interno degli uffici Tohav (Toplum ve hukuk arastirmalari vakfi)
organismo che fornisce assistenza legale e medica agli arrestati di Gezi
Park.
Che cosa sta accadendo in Turchia?
La
situazione è ormai ben delineata: il governo Erdogan ha fatto una scelta
di campo ben precisa ricorrendo al "pugno di ferro" di fatto, ha
instaurato un regime tipico dei sistemi dittatoriali. A mano a mano che
passano i giorni dalla violenta "giornata di guerra" dello scvorso fine
settimana, la polizia procede con durissime irruzioni nelle case, nelle
sedi di partito dell'opposizione al governo Erdogan e, persino negli
ospedali e nei tribunali oppure, nelle redazioni degli organi di stampa.
Lo stesso governo ha già annunciato, nei giorni scorsi, una "legge
punitiva" nei confronti dei social media.
E' storia di ieri.
La
polizia governativa di concerto con il ministro dell'interno sta
setacciando migliaia di pagine sui siti internet - senza tralasciare
Twitter e facebook - con l'intento di risalire a quanti, in questo
periodo di rivolta, stanno veicolando l'opposizione al governo.
Hatice
Odemis passa le sue giornate praticamente "a stretto contatto" con il
telefono e, con ammirevole impegno spiega i fatti di sabato scorso.
Passate
le ore drammatiche del blitz di sette giorni fa a Gezi Park, dove la
polizia turca, ha mostrato la sua violenza becera, ora, è possibile -
spiega Odemis con voce ferma ma calma - fare la conta degli arrestati".
Tra
sabato e domenica della settimana appena trascorsa, la polizia ha
effettuato 400 arresti, dall'inizio della rivolta sono 883. I minori
sono 35. A questo punto Odemis incrina - per un breve attimo - la voce e
abbassando ancora il tono vocale pronuncia una derammatica verità. "140
persone non rispondono all'appello".
Nella sala degli uffici Tohav scende un silenzio carico di angoscia e paura.
"Si
tratta di pèersone arrestata - torna a spiegare Hatice - ma non ancora
identificate. Abbiamo raccolto testimonianze degli avvocati che stanno
cercando di sbrogliare la matassa. Ci sono manifestanti che si trovano
ancora stipati all'interno degli autobus con i quali sono stati
accompagnati ai commissariati, sabato scorso. Da allora sono chiusi là
dentro, con le manette ai polsi, senza possibilità di uscire e
comunicare con l'esterno. Mangiano, dormono e aspettano dentro le
vetture. Una sorta di tortura psicologica."
Con
estrema difficoltà gli stessi avvocati sono riusciti a ricostruire la
dinamica degli eventi e, a seguire 24 ore su 24, i manifestanti. Questo
lavoro è stato fondamentale per dare una collocazione a coloro di cui si
sono perse le tracce.
-DOVE SONO E QUANTI SONO I DESAPARECIDOS TURCHI?
Che cosa è realmente accaduto a questi manifestanti?
E' la stessa Hatice, in un'altra drammatica e intensa telefonata, a rispondere all'inquietante quesito.
"In tutto sono 11 i manifestanti di cui non si ha alcuna notizia".
Il
racconto seguente riporta alla mente "certe drammatiche giornate
argentine" dove, i familiari erano sballottati di ufficio in ufficio, di
commissariato in commissariato, senza certezze, lasciati completamente
soli e privi del conforto delle Istituzioni.
Inizia
uno stillicidio tra la voce di Hatice - che ormai diventa roca e cupa -
e quella di parenti, amici e genitori che, dall'altra parte del
contatto telefonico, confermano nomi e generalità di giovani attivisti
senza però dare l'assenso per finire sul giornale, anche se straniero.
Sono nomi di ragazze, studenti e anche di un docente: tutti
campeggiavano a Gezi Park. Non si tratta di cattiva fiducia nel Thav ma
solo di paura, paura di compiere passi falsi dannosi per la sorte dei
propri cari.
Anche
l'altra associazione l'Ihd (Inslan Hakkari Dernegi) che sta monitorando
la questione denucia lo "stallo della situazione". A parlare è Umit
Efe: "Stiamo facendo il possibile per capire dove siano finiti questi
ragazzi ma la polizia e le Istituzioni non ci aiutano affatto". L'unica
certezza è la "storia degli autobus". Efe aggiunge un dettaglio: quegli
autobus sono di colore nero. Non è l'unico dettaglio. Umit Efe usa toni
pacati ma, le sue parole, riescono a dare una ulteriore connotazione
alla repressione governativa.
"Chi
è ancora là dentro (si riferisce ai bus neri;n.d.r) appartiene
sopratutto a movimenti e partiti di sinistra radicale, i più invisi a
Erdogan: il partito social-democratico (Spd) e L'unione socialista dei
lavoratori (Isp)". L'esponente dell'Ihd aggiunge un'ultima informazione
utile a inquadrare meglio ciò che il governo Erdogan sta portando
avanti:"In questi giorni, ai loro danni, è stata condotta una
oiperazione speciale. Molti attivisti sono stati prelevati all'alba,
nelle proprie case. Hanno perquisito la redazion e del magazine
antagonista Barikat, sequestrando tutto. Temo sia solo l'inizio di una
operazione in grande stile".
Stando
così le cose è stato necessario far nascere una piattaforma che
coordinasse tutta la mole di lavoro per seguire l'assistenza legale e
medica dei manifestanti. Oltre alla Tohav e al Ihd, ha aderito
l'associazione degli avvocati Chd (çagdas hukukçuloar dernegi) e quella
degli attivisti per i diritti umani della Tihav (Turkiye Insan Haklari
vakfi).
Parla
l'avvocato Ramazan Nemir: "Stiamo raddoppiando l'impegno per non
lasciare nessuno indietro - spiega Nemir, colui che ha fornito
assistenza legale al fotografo livornese Daniele Stefanini dopo
l'arresto avvenuto immediatamente dopo lo sgombero di Gezi Park. E'
stato arrestato perché, come gli altri, fotografava gli agenti in tenuta
antisommossa, nell'atto di sparare candelotti di gas e proiettili di
gomma. Un'accusa assolutamente priva di fondamento - Ricordo che portava
sul volto e ad una gamba i postumi di un'aggressione feroce da parte
della polizia".
-LE DIFFICOLTA' DELLE AZIONI DEGLI AVVOCATI.
A
mano a mano che passano i giorni l'azione degli avvocati si fa sempre
più difficile. Si ripetono scientificamente le violazioni.
Una
di queste resta la più eclatante. Istanbul, 12 giugno, le forze di
polizia effettuano il blitz dell'irruzione all'interno della çaglayan
courthouse, il tribunale della città sul Bosforo, arrestando 47
avvocati. Qual'era il motivo? Inscenavano una protesta contro le
violenze avvenute a Piazza Taksim.
-LA TESTIMONIANZA DELL'AVVOCATO HUSSEYIN BOGATEKIN.
L'avvocato
bogatekin al momento delle violenze della polizia si trovava in
piazza: " Ci eravamo riuniti nel cortile del palazzo di giustizia, dopo
qualche minuto i poliziotti sono entrati nell'edificio con caschi, scudi
e manganelli. Hanno strattanato e insultato me e gli altri colleghi,
molti dei quali indossavano la tonaca. Ci hanno legato le mani dietro la
schiena, schiacciandoci il volto al suolo, come fossimo criminali
comuni. Quindi ci hanno condotti in commissariato. Erano in gran numero,
molti di più degli avvocati presenti."
Anche
l'avvocato Bogatekin ha aderito alla rete costituita per aiutare le
famiglie dei ragazzi uccisi, dispersi e dei migliaia che sono feriti,
spesso in maniera grave e invalidante, durante il corso della protesta.
Secondo il suo parere, proprio questo impegno è stato punito con la
violenta azione poliziesca del 12 giugno: "è una palese violazione della
libertà di espressione - e aggiunge - inoltre la polizia si è permessa
di entrare all'interno di un palazzo di giustizia e di arrestare degli
avvocati, solo perchè osavano manifestare. Quando hanno iniziato a
portar via i colleghi, in molti si sono affacciati dalle finestre,
protestando. A quel punto un ufficiale, con un megafono, ha minacciato
l'intero tribunale...Se continuate a gridare, verrete arrestati anche
voi! Appena appresa la notizia centinaia di colleghi da ogni parte della
città hanno raggiunto il tribunale. Il risultato è che, appena qualche
ora dopo il sit-in di quelle poche decine di avvocati, è andata in scena
una manifestazione spontanea di almeno un migliaio di persone".
-L'AZIONE REPRESSIVA SI SNODA SU PIU' FRONTI.
La polizia turca ormai orienta la repressione su vari fronti.
I
primi a cadere sotto la "tela del ragno" e del "pugno di ferro" dei
zelanti poliziotti sono stati i giornalisti e subito dopo, come abbiamno
visto, gli avvocati ora, negli ultimi giorni, è la volta dei medici e
il personale paramedico. Motivo: la scorsa settimana hanno prestato
soccorsi ai feriti mentre infuriava la "guera repressiva" scatenata dai
"precisi ordini del Sultano".
Addirittura
a finire sotto inchiesta è la Chamber of Medics, la corporazione dei
sanitari. La dottoressa Hardan Toprak non usa giri di parole: "Siamo
sotto attacco" afferma mentre racconta lo scenario che si è trovata
difronte nella "Guerra di piazza".
"Molti
ragazzi sono stati colpiti agli occhi dai proiettili di gommasparati
dagli agenti. Molti hanno perso la visione binoculare. Troppi ragazzi.
Il che lascia pensare ad una sorta di tiro al bersaglio".
Un'infinita lista di nomi di ragazzi feriti agli occhi dall'inizio della protesta:
Mahir Gur
Sepher Wahabbi
Muharram Dalsuren
Burak Unveren
Yusuf Murat Ozdemir
Vedat Alex
Selim Polat
Erdal Sarikaya
Necati Testo.
Non
è tutto. La dottoressa Toprak racconta un caso che ha indignato
l'intera Turchia. Si tratta di un bambino di 4 anni colpito ai testicoli
da un proiettile.
Un
ferimmagine eloquente della brutalità della repressione di Erdogan.
Malgrado questo, la protesta non si arresta e va avanti: i turchi non
vogliono nè tornare indietro nè rinunciare alla laicità dello stato,
l'unica garanzia democratica contro l'autoritarismo che è già diventato
qualcosa di altro. Un regime che, al primo posto mette la repressione e
la sparizione di decine di manifestanti.
Dove sono?
(Fonte.:barikat;ohav;ihd;chd;tihav;ilmanifesto)
Bob Fabiani
Link
-www.barikat.tr;
-www.presseurope.eu/it;
-www.acikradio.com.tr;
-www.atilim.com.tr;
-www.milliyet.tr
http://bob-fabiani.blogspot.it/2013/06/dove-sono-i-desaparecidos-di-gezi-park.html