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Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


lunedì 22 luglio 2013

In memoria di Naji Al-Ali


Il più popolare e influente cartoonist politico palestinese viene ucciso davanti alla sua abitazione a Londra. L'assassino è sconosciuto, anche se l'agenzia di intelligence israeliana, il Mossad, è il primo sospettato.


Ideatore dell'Handala, nacque nel 1937 in un piccolo villaggio nell'alta Galilea, fra Nazareth ed il lago di Tiberiade. La sua famiglia, composta da quattro figli, oltre al padre ed alla madre, era la classica famiglia contadina che viveva della coltivazione della terra intorno all' abitazione.
Negli anni quaranta Asciagiara, subì numerosi attacchi militari da parte dei coloni per poi essere raso al suolo definitivamente nel 1948.
Chi riuscì a sopravvivere al massacro cercò una sistemazione di fortuna nei vari campi profughi che l'ONU stava allestendo nella regione. La famiglia di Naji Al-Ali trovò rifugio nel campo profughi di Ein Al-Hilwe, vicino a Sidone, nel sud del Libano.
«Lì, la vita era al limite della dignità umana, vivevamo in sei in un'unica tenda la metà della quale era stata trasformata in una sorta di spaccio dove mio padre vendeva le sigarette, gli ortaggi, ed altri oggetti di poco valore»
Agli inzi degli anni cinquanta, Naji si trasferi a Beirut alla ricerca di un lavoro. Come casa aveva una tenda offertagli dall'UNRWA nel campo profughi di Chatila. Negli anni ’50, dopo vari spostamenti nei paesi arabi in cerca di lavoro, tornò in Libano e si iscrisse all' "Accademia delle Belle Arti" di Beirut. Durante gli studi fece esperienza politica, che fu causa di ben sei arresti, ma ben presto abbandonò il partito ritenendosi non adatto alla militanza partitica.
Negli anni a seguire orientò il suo talento artistico verso forme d’arte come la “caricatura”, già utilizzata come "mezzo di comunicazione" durante la sua prigionia. La caricatura poteva e doveva svolgere un ruolo importante nella sensibilizzazione e nella mobilitazione delle masse per la difesa dei propri diritti. Cosi l'arte diventò per Naji Al-Ali un dovere in quanto strumento di lotta.
Naji Al-Ali riuscì a costruirsi una solida formazione, che gli consentì di affermarsi su diversi giornali e riviste. In tutta la sua vita, non cercò la fama, e ancor meno il successo economico. Mirò unicamente a servire il suo popolo e la sua patria, pagando a caro prezzo le sue idee ed il compito che si era prefissato. La sua coerenza ed onestà intellettuale infatti lo costrinsero all’esilio dal mondo arabo e la sera del 22/7/1987, a Londra, uno sconosciuto gli sparò.
Naji morì, lasciando in eredità al suo popolo, e al mondo, circa 40.000 vignette, frutto di 25 anni di instancabile e appassionata attività in favore degli oppressi di tutto il mondo.
 

 
«Io milito per la causa palestinese e non per le singole fazioni palestinesi. Non disegno per conto di qualcuno, disegno solo per la Palestina, che per me si estende dall'Oceano Atlantico fino al Golfo. I miei personaggi sono pochi, il ricco e il povero, l'oppressore e gli oppressi... e non mi sembra che la realtà si discosti molto da questo».

Naji Al-Ali (Galilea 1937 / Londra 1987)




Fonte:



Il più popolare e influente cartoonist politico palestinese viene ucciso davanti alla sua abitazione a Londra. L'assassino è sconosciuto, anche se l'agenzia di intelligence israeliana, il Mossad, è il primo sospettato.
Ideatore dell'Handala, nacque nel 1937 in un piccolo villaggio nell'alta Galilea, fra Nazareth ed il lago di Tiberiade. La sua famiglia, composta da quattro figli, oltre al padre ed alla madre, era la classica famiglia contadina che viveva della coltivazione della terra intorno all' abitazione.
Negli anni quaranta Asciagiara, subì numerosi attacchi militari da parte dei coloni per poi essere raso al suolo definitivamente nel 1948.
Chi riuscì a sopravvivere al massacro cercò una sistemazione di fortuna nei vari campi profughi che l'ONU stava allestendo nella regione. La famiglia di Naji Al-Ali trovò rifugio nel campo profughi di Ein Al-Hilwe, vicino a Sidone, nel sud del Libano.
«Lì, la vita era al limite della dignità umana, vivevamo in sei in un'unica tenda la metà della quale era stata trasformata in una sorta di spaccio dove mio padre vendeva le sigarette, gli ortaggi, ed altri oggetti di poco valore»
Agli inzi degli anni cinquanta, Naji si trasferi a Beirut alla ricerca di un lavoro. Come casa aveva una tenda offertagli dall'UNRWA nel campo profughi di Chatila. Negli anni ’50, dopo vari spostamenti nei paesi arabi in cerca di lavoro, tornò in Libano e si iscrisse all' "Accademia delle Belle Arti" di Beirut. Durante gli studi fece esperienza politica, che fu causa di ben sei arresti, ma ben presto abbandonò il partito ritenendosi non adatto alla militanza partitica.
Negli anni a seguire orientò il suo talento artistico verso forme d’arte come la “caricatura”, già utilizzata come "mezzo di comunicazione" durante la sua prigionia. La caricatura poteva e doveva svolgere un ruolo importante nella sensibilizzazione e nella mobilitazione delle masse per la difesa dei propri diritti. Cosi l'arte diventò per Naji Al-Ali un dovere in quanto strumento di lotta.
Naji Al-Ali riuscì a costruirsi una solida formazione, che gli consentì di affermarsi su diversi giornali e riviste. In tutta la sua vita, non cercò la fama, e ancor meno il successo economico. Mirò unicamente a servire il suo popolo e la sua patria, pagando a caro prezzo le sue idee ed il compito che si era prefissato. La sua coerenza ed onestà intellettuale infatti lo costrinsero all’esilio dal mondo arabo e la sera del 22/7/1987, a Londra, uno sconosciuto gli sparò.
Naji morì, lasciando in eredità al suo popolo, e al mondo, circa 40.000 vignette, frutto di 25 anni di instancabile e appassionata attività in favore degli oppressi di tutto il mondo.

«Io milito per la causa palestinese e non per le singole fazioni palestinesi. Non disegno per conto di qualcuno, disegno solo per la Palestina, che per me si estende dall'Oceano Atlantico fino al Golfo. I miei personaggi sono pochi, il ricco e il povero, l'oppressore e gli oppressi... e non mi sembra che la realtà si discosti molto da questo».
- See more at: http://www.palestinarossa.it/?q=it/content/story/memoria-di-naji-al-ali#sthash.NBlQWih1.dpuf
Il più popolare e influente cartoonist politico palestinese viene ucciso davanti alla sua abitazione a Londra. L'assassino è sconosciuto, anche se l'agenzia di intelligence israeliana, il Mossad, è il primo sospettato.
Ideatore dell'Handala, nacque nel 1937 in un piccolo villaggio nell'alta Galilea, fra Nazareth ed il lago di Tiberiade. La sua famiglia, composta da quattro figli, oltre al padre ed alla madre, era la classica famiglia contadina che viveva della coltivazione della terra intorno all' abitazione.
Negli anni quaranta Asciagiara, subì numerosi attacchi militari da parte dei coloni per poi essere raso al suolo definitivamente nel 1948.
Chi riuscì a sopravvivere al massacro cercò una sistemazione di fortuna nei vari campi profughi che l'ONU stava allestendo nella regione. La famiglia di Naji Al-Ali trovò rifugio nel campo profughi di Ein Al-Hilwe, vicino a Sidone, nel sud del Libano.
«Lì, la vita era al limite della dignità umana, vivevamo in sei in un'unica tenda la metà della quale era stata trasformata in una sorta di spaccio dove mio padre vendeva le sigarette, gli ortaggi, ed altri oggetti di poco valore»
Agli inzi degli anni cinquanta, Naji si trasferi a Beirut alla ricerca di un lavoro. Come casa aveva una tenda offertagli dall'UNRWA nel campo profughi di Chatila. Negli anni ’50, dopo vari spostamenti nei paesi arabi in cerca di lavoro, tornò in Libano e si iscrisse all' "Accademia delle Belle Arti" di Beirut. Durante gli studi fece esperienza politica, che fu causa di ben sei arresti, ma ben presto abbandonò il partito ritenendosi non adatto alla militanza partitica.
Negli anni a seguire orientò il suo talento artistico verso forme d’arte come la “caricatura”, già utilizzata come "mezzo di comunicazione" durante la sua prigionia. La caricatura poteva e doveva svolgere un ruolo importante nella sensibilizzazione e nella mobilitazione delle masse per la difesa dei propri diritti. Cosi l'arte diventò per Naji Al-Ali un dovere in quanto strumento di lotta.
Naji Al-Ali riuscì a costruirsi una solida formazione, che gli consentì di affermarsi su diversi giornali e riviste. In tutta la sua vita, non cercò la fama, e ancor meno il successo economico. Mirò unicamente a servire il suo popolo e la sua patria, pagando a caro prezzo le sue idee ed il compito che si era prefissato. La sua coerenza ed onestà intellettuale infatti lo costrinsero all’esilio dal mondo arabo e la sera del 22/7/1987, a Londra, uno sconosciuto gli sparò.
Naji morì, lasciando in eredità al suo popolo, e al mondo, circa 40.000 vignette, frutto di 25 anni di instancabile e appassionata attività in favore degli oppressi di tutto il mondo.

«Io milito per la causa palestinese e non per le singole fazioni palestinesi. Non disegno per conto di qualcuno, disegno solo per la Palestina, che per me si estende dall'Oceano Atlantico fino al Golfo. I miei personaggi sono pochi, il ricco e il povero, l'oppressore e gli oppressi... e non mi sembra che la realtà si discosti molto da questo».
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Il più popolare e influente cartoonist politico palestinese viene ucciso davanti alla sua abitazione a Londra. L'assassino è sconosciuto, anche se l'agenzia di intelligence israeliana, il Mossad, è il primo sospettato.
Ideatore dell'Handala, nacque nel 1937 in un piccolo villaggio nell'alta Galilea, fra Nazareth ed il lago di Tiberiade. La sua famiglia, composta da quattro figli, oltre al padre ed alla madre, era la classica famiglia contadina che viveva della coltivazione della terra intorno all' abitazione.
Negli anni quaranta Asciagiara, subì numerosi attacchi militari da parte dei coloni per poi essere raso al suolo definitivamente nel 1948.
Chi riuscì a sopravvivere al massacro cercò una sistemazione di fortuna nei vari campi profughi che l'ONU stava allestendo nella regione. La famiglia di Naji Al-Ali trovò rifugio nel campo profughi di Ein Al-Hilwe, vicino a Sidone, nel sud del Libano.
«Lì, la vita era al limite della dignità umana, vivevamo in sei in un'unica tenda la metà della quale era stata trasformata in una sorta di spaccio dove mio padre vendeva le sigarette, gli ortaggi, ed altri oggetti di poco valore»
Agli inzi degli anni cinquanta, Naji si trasferi a Beirut alla ricerca di un lavoro. Come casa aveva una tenda offertagli dall'UNRWA nel campo profughi di Chatila. Negli anni ’50, dopo vari spostamenti nei paesi arabi in cerca di lavoro, tornò in Libano e si iscrisse all' "Accademia delle Belle Arti" di Beirut. Durante gli studi fece esperienza politica, che fu causa di ben sei arresti, ma ben presto abbandonò il partito ritenendosi non adatto alla militanza partitica.
Negli anni a seguire orientò il suo talento artistico verso forme d’arte come la “caricatura”, già utilizzata come "mezzo di comunicazione" durante la sua prigionia. La caricatura poteva e doveva svolgere un ruolo importante nella sensibilizzazione e nella mobilitazione delle masse per la difesa dei propri diritti. Cosi l'arte diventò per Naji Al-Ali un dovere in quanto strumento di lotta.
Naji Al-Ali riuscì a costruirsi una solida formazione, che gli consentì di affermarsi su diversi giornali e riviste. In tutta la sua vita, non cercò la fama, e ancor meno il successo economico. Mirò unicamente a servire il suo popolo e la sua patria, pagando a caro prezzo le sue idee ed il compito che si era prefissato. La sua coerenza ed onestà intellettuale infatti lo costrinsero all’esilio dal mondo arabo e la sera del 22/7/1987, a Londra, uno sconosciuto gli sparò.
Naji morì, lasciando in eredità al suo popolo, e al mondo, circa 40.000 vignette, frutto di 25 anni di instancabile e appassionata attività in favore degli oppressi di tutto il mondo.

«Io milito per la causa palestinese e non per le singole fazioni palestinesi. Non disegno per conto di qualcuno, disegno solo per la Palestina, che per me si estende dall'Oceano Atlantico fino al Golfo. I miei personaggi sono pochi, il ricco e il povero, l'oppressore e gli oppressi... e non mi sembra che la realtà si discosti molto da questo».
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Il più popolare e influente cartoonist politico palestinese viene ucciso davanti alla sua abitazione a Londra. L'assassino è sconosciuto, anche se l'agenzia di intelligence israeliana, il Mossad, è il primo sospettato. - See more at: http://www.palestinarossa.it/?q=it/content/story/memoria-di-naji-al-ali#sthash.NBlQWih1.dpuf
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