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Donatella Quattrone


lunedì 11 febbraio 2013

Oman, 21 prigionieri politici in sciopero della fame

Condannati a 18 mesi per partecipazione a manifestazioni di protesta e critiche al regime. Parlamento approva aumento del salario minimo per evitare nuove proteste.


lunedì 11 febbraio 2013 11:23






dalla redazione

  Roma, 11 febbraio 2013, Nena News - Ventuno attivisti detenuti in Oman hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro i continui rinvii dei processi in cui sono imputati. Il crimine che avrebbero commesso è quello di espressione: i ventuno attivisti sono accusati di aver utilizzato internet per criticare il governo o di aver preso parte a manifestazioni di protesta contro il regime.

Lo sciopero della fame è partito sabato nel carcere di Samayl, ha annunciato uno degli avvocati, Yaqoob al-Harthy. Uno dei prigionieri, Said al-Hashemi, è stato già punito con l'isolamento, accusato dalle autorità carcerarie di aver dato il via allo sciopero. "Said è stato messo in isolamento perché pensano che abbia istigato lo sciopero della fame - ha spiegato Harthy - Ma è solo uno dei prigionieri in protesta".

I ventuno attivisti sono stati condannati a 18 mesi di carcere per aver violato la cosiddetta "legge cyber" o per aver partecipato a manifestazioni non autorizzate. Una sentenza contro la quale hanno presentato appello alla Corte Suprema. Ma l'udienza è stata continuamente posposta.

In una lettera scritta sabato, i prigionieri scrivono:
"Come affermazione della nostra liberà volontà e in protesta contro le pratiche giudiziarie e il ritardo della decisione finale del tribunale, i prigionieri di opinione ed espressione annunciano l'avvio di uno sciopero della fame a tempo indeterminato a partire dal 9 febbraio 2013 , fino a quando la nostra oppressione non finirà, fino a quando la giustizia e l'imparzialità dell'Alta Corte non ci sarà riconosciuta e fino a quando la palese interferenza nel potere giudiziario in Oman non sarà fermata".

L'Oman è da tempo target dei gruppi di difesa dei diritti umani per le continue violazioni e la dura repressione di ogni forma di critica interna. Nel rapporto del 2012 di Amnesty International, l'associazione accusa il governo di eccessivo utilizzo della forza contro i manifestanti e della promulgazione di legge che autorizzano i vertici dello Stato a punire chiunque critichi il regime quarantennale del sultano Qaboos.

Da gennaio ad aprile 2011, a seguito delle rivoluzioni esplose in Tunisia ed Egitto, anche l'Oman era sceso in piazza - nel silenzio dei media internazionali - per chiedere riforme che migliorassero le condizioni di vita della popolazione: aumento dei salari, abbassamento del costo della vita, riforme politiche democratiche, rispetto della libertà di espressione e di critica.

Richieste mai soddisfatte dal regime dell'Oman che aveva risposto con la repressione delle proteste di piazza e con un rimpasto di governo che ben pochi cambiamenti ha realizzato nei successivi due anni.
Sabato scorso, il parlamento dell'Oman ha approvato un aumento del salario minimo per evitare nuove sollevazioni da parte della popolazione. L'obiettivo è spostare i lavoratori verso il settore privato e diminuire così il tasso di disoccupazione: dal primo luglio il salario minimo nel settore privato salirà a 325 rial al mese (844 dollari), un aumento di oltre il 60% rispetto al passato e che interesserà circa 122mila lavoratori. Nena News



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