Dal blog di Salvatore Ricciardi:
Picchia la madre. Dopo l’intervento della polizia ha malore e muore
Ha aggredito la madre a Tor Carbone ed è
stato bloccato dalla polizia che era arrivata chiamata dalla donna. Poi
ha accusato un malore ed è morto in ospedale…
Fonte, Roma Today 6 settembre 2011
Morto Luigi Federico Marinelli dopo un malore in seguito a una lite
Ieri, in via Francesco De Vico, Luigi
Marinelli è morto per un malore avuto dopo una violenta lite con sua
madre e l’intervento degli agenti di polizia, allertati proprio per la
lite.
Il motivo dell’ennesima lite sarebbero i soldi,
soldi che l’uomo, secondo quanto riporta l’Ansa, voleva dalla madre per
acquistare la droga. Stavolta però, Gigi, aveva finito per picchiare
sua madre che, spaventata, aveva chiamato la polizia. Gli agenti al loro
arrivo hanno bloccato l’uomo, impedendogli di fare del male
all’anziana. La reazione, però, gli è stata fatale. Ha provato a
divincolarsi, si è agitato fino a sentirsi male. Gli agenti hanno
chiamato il 118 che ha subito preso in cura l’uomo, da tempo
tossicodipendente e sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio. A
nulla però è valsa la corsa in ospedale: l’uomo si è spento
sull’ambulanza che lo stava portando al Sant’Eugenio.
INVECE:
… durante la presentazione del libro-denuncia di Luca Pietrafesa “Chi ha ucciso Stefano Cucchi?”
(Reality Book) tenuta nei giorni scorsi nella sede del Partito radicale
a Roma, ha finalmente trovato la forza interiore di parlare Vittorio Marinelli, che con voce rotta dall’emozione ha raccontato la morte abominevole, letteralmente “assurda” di suo fratello Luigi, un anno fa.
ECCO COME E’ MORTO LUIGI:
Luigi Marinelli era
schizofrenico, con invalidità riconosciuta al 100%. Si sottoponeva di
buon grado alle terapie che lo tenevano sotto controllo, dopo un passato
burrascoso che lo aveva portato in un paio di ospedali
psichiatrico-giudiziari. Spendaccione, disturbato, invadente fino alle
soglie della molestia, divideva la sua vita fra gli amici, la sua band e
qualche spinello.
Era completamente incapace di
amministrarsi. Ricevuta in eredità dal padre una certa somma, la madre e
i fratelli gliela passavano a rate, per evitare che la sperperasse
tutta e subito. Rimasto senza soldi, la mattina del 5 settembre 2011 Luigi
va dalla madre, esige il denaro rimanente; si altera, dà in
escandescenze, minaccia, le strappa la cornetta dalle mani – ma non ha
mai messo le mani addosso a sua madre, mai, neppure una sola volta nel
corso della sua infelice esistenza.
Messa alle strette, la madre chiama Luisa (la fidanzata di Luigi, anch’ella schizofrenica) chiama l’altro figlio Vittorio,
chiama la polizia e quest’ultima decisione si rivelerà fatale. Arrivano
due volanti – poi diventeranno addirittura tre o quattro – trovano Luigi
che straparla come suo solito semi-sdraiato sulla poltrona, esausto ma
in fin dei conti calmo. Gli agenti chiamano il 118 per richiedere un
ricovero coatto. Arriva Vittorio, mette pace in
famiglia, madre e figlio si riconciliano, Luigi riceve in assegno il
denaro che gli appartiene e fa per andarsene.
Ma la polizia ha bloccato la porta e
non lo lascia uscire, dapprima con le buone poi, di fronte alle
crescenti rimostranze, con l’uso della forza. Luigi è
massiccio, obeso, tre poliziotti non bastano, ne arriva un quarto enorme
e forzuto. Costui blocca lo sventurato contro il muro, lo piega a
terra, lo schiaccia con un ginocchio sul dorso, gli torce le braccia
dietro la schiena e lo ammanetta, mentre Vittorio invita invano gli agenti a calmarsi e a desistere.
“Non fate così, lo ammazzate…!” dice lui, “Si allontani!” sbraitano quelli. Vittorio
vede il fratello diventare cianotico, si accorge che non riesce a
respirare, lo guarda mentre viene a mancare. Allontanato a forza,
telefona per chiedere aiuto al 118 ma dopo due o tre minuti sono i
poliziotti a richiamarlo. Luigi ormai non respira più
ma ha le braccia sempre bloccate dietro alla schiena: le chiavi delle
manette…. non si trovano! La porta di casa è bloccata, non si sa da dove
passare, un agente riesce finalmente a trovare la porta di servizio,
scende alle auto ma le chiavi ancora non saltano fuori. “Gli faccia la
respirazione bocca a bocca!” gridano gli agenti in preda nel panico (Luigi è bavoso e sdentato, a loro fa schifo, poverini). Liberano infine le braccia ma ormai non c’è più niente da fare. Il volto di Luigi
è nero. È morto. Arriva l’ambulanza, gli infermieri si trovano davanti a
un cadavere ma, presi da parte e adeguatamente istruiti, vengono
convinti dagli agenti a portare via il corpo per tentare (o meglio: per
fingere) la rianimazione.
Il resto di questa storia presenta il
solito squallido corollario di omertà, ipocrisia, menzogne,
mistificazioni. Gli agenti si inventano di avere ricevuto calci e pugni
per giustificare l’ammanettamento, il magistrato di turno avalla la tesi
della “colluttazione”.
L’autopsia riscontra la frattura di ben 12 costole
e la presenza di sangue nell’addome, la Tac rivela distacco del bacino,
evidenti conseguenze dello schiacciamento del corpo. Le analisi
tossicologiche indicano una presenza di sostanze stupefacenti del tutto insignificante. A marzo il pm chiede l’archiviazione sostenendo che la causa della morte è stata una crisi cardiaca. La famiglia presenta opposizione. Qual è stata la causa della crisi cardiaca?
Perché è stato immobilizzato? Era forse
in stato d’arresto? In questo caso, per quale reato? Le varie versioni
degli agenti, mutate a più riprese, sono in patente contraddizione. “Gli
venivano subito tolte le manette” è scritto spudoratamente nel verbale,
mentre in verità gli sono state tenute per almeno 10 minuti, forse un
quarto d’ora. L’ultima volante dei Carabinieri, sopraggiunta sul posto,
descrive nel verbale “un uomo riverso a terra ancora ammanettato”[…]
Da: Notizie Radicali, 15 ottobre 2012, di Alessandro Litta Modignani
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