Il vento è fortissimo, stanotte. Giunge da tutti i punti cardinali. Ha dentro neve, sospiri, coriandoli, ombrelli rubati, lenzuola fuggite a una corda, usignoli dalle ali ancora cucciole, uva passa di dolci di natale, mangiatoie, mirra e incensi, nessun oro, unghie vedove di dita, pianti asciutti di uomini che il proprio nome se lo rigirano in bocca, per non dimenticarlo. Perché un nome è importante, se immaginato scordato da tutti. Adesso, dopo aver invocato ogni cosa, invoco te, vento: spingi, conduci, accompagna a casa chi non si è mai voluto perdere, chi forse è impazzito, chi ha scordato il saldo accogliere di una terraferma. Niente altro da aggiungere.
S.D.M. (16 dicembre, anno 2011)
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