Checchino Antonini
Fonte: Liberazione, 31 gennaio 2009
Sei  mesi ciascuno per l'omicidio colposo di Riccardo Rasman a tre dei  quattro agenti che intervennero il 27 ottobre del 2006 nell'appartamento  del trentaquattrenne triestino in cura in un centro di salute mentale  da quando l'impatto con il nonnismo lo aveva fatto tornare sconvolto dal  servizio militare. Rasman, per tutto questo, percepiva una piccola  pensione militare. Suo padre Duilio, a margine del processo, giovedì  scorso, ha ricordato che i suoi commilitoni lo avevano preso di mira.  Riccardo si trovò la testa nei lavandini e nei gabinetti, i bottoni  della divisa strappati. Non riusciva a dormire per colpa dei "nonni",  veniva punito. Tutto ciò avrebbe inciso per sempre nella sua vita. Nulla  sarebbe più stato come prima. Fino a quella sera in cui sembrava che si  aprissero per lui nuove possibilità: aveva firmato un contratto con  l'azienda della nettezza urbana. Era euforico. Anche troppo. Al punto  che uscì svestito sul balcone e si mise a lanciare petardi in cortile.  La radiolina suonava "a palla".
Spaventò i vicini che si rivolsero  al 113. Ma quando arrivò la volante Riccardo s'era già calmato, s'era  rivestito e stava sul letto. Dalle finestre spalancate di una sera  calda, i vicini videro tutto. La polizia, però, anziché allertare i  sanitari del Csm di Domio che lo seguivano da tempo, arrivò coi vigili  del fuoco. Per Rasman fu di nuovo il terrore. I pompieri che gli  forzavano la porta e i poliziotti che entravano.
Riccardo era un  omone, un metro e 85 per centoventi chili. Tenta di difendersi, butta  per terra l'unica donna tra gli equipaggi accorsi. Sarà lei l'unica a  uscire assolta dal processo con quella che si sarebbe detta "formula  dubitativa". Quando il ragazzo rantolava lei era alla radio con la  questura. I suoi colleghi si alternavano sul corpo dell'uomo ormai  legato (da tutti e quattro) alle caviglie col fil di ferro, imbavagliato  e ammanettato. «Le pareti attorno paiono quelle di una macelleria»,  avrà a scrivere Valerio Vangelisti, scrittore, a proposito della scena  del delitto dopo l'irruzione.
Eppure anche il caso Rasman, come a  suo tempo quello di Federico Aldrovandi, o di Aldo Bianzino ucciso in  prigione a Perugia, o di Marcello Lonzi morto in carcere a Livorno,  pareva incamminarsi a tempi record verso l'archiviazione. Una strada che  si blocca quando i familiari, costituitisi parte civile, chiedono un  supplemento di perizia. Il caso ha moltissimi punti di contatto con  l'omicidio di Federico Aldrovandi, il diciottenne ucciso a Ferrara un  anno prima durante un misterioso e violentissimo controllo di polizia.  Coincidenze che non sfuggono a uno dei legali della famiglia ferrarese e  di cui chiede conto anche Haidi Giuliani, all'epoca senatrice di  Rifondazione comunista, in un'interrogazione parlamentare. A Trieste si  attiva anche il consigliere regionale, un disobbediente tra i Verdi,  Alessandro Metz. Quell'avvocato, Fabio Anselmo, si affianca a Giovanni  Di Lullo. Insieme riescono prima a evitare l'archiviazione, poi a  concludere un processo (con il rito abbreviato che comporta uno sconto  di pena di un terzo) con la condanna degli imputati, col riconoscimento  che la colpa degli agenti provocò un'asfissia posturale, riscontrata dai  medici legali, che ammazzò Rasman. Se non gli fossero montati sopra non  sarebbe morto. Se l'atto dovuto dell'irruzione fosse stato gestito  diversamente quel ragazzo sarebbe ancora vivo. Nelle scuole di polizia  situazioni di questo tipo, e i gravi problemi respiratori indotti da  modalità violente e inappropriate, sono piuttosto chiare agli  addestratori.
A Ferrara è proprio di questo che sta discutendo il  processo ai quattro agenti - anche lì uno degli agenti è una donna - che  si sta avviando alle ultime battute con l'inizio della requisitoria  previsto per le prossime settimane. E le carte del processo Rasman  stanno per arrivare sul tavolo del pm Proto. Anche a Trieste, gli  operatori del 118 si sarebbero trovati una persona immobilizzata e che  già non respirava più. Ma a Ferrara la battaglia per evitare  l'archiviazione fu più lunga e costò faticose indagini ai legali della  famiglia e una lunga campagna di mobilitazione, in piazze, stadi e siti  web, che ora sta monitorando il processo. Anzi, a Ferrara, i periti  della medicina legale sostengono l'inesistenza di una causa di morte  denominata asfissia posturale o posizionale su cui in rete esiste invece  una ricca letteratura.
Condanna storica quella di Trieste: per la  prima volta degli agenti vengono condannati per un arresto di questo  tipo. Conferma anche Fabio Anselmo: «Condanna importante e in linea coi  dettami della corte europea per i diritti dell'uomo».
Ai genitori e  alla sorella di Rasman dovrà essere versata una provisionale di 60mila  euro. Prossimi capitoli, il giudizio civile per i danni materiali ed  esistenziali e il ricorso in appello e in Cassazione da parte dei  condannati per i quali, la settimana scorsa, il pm aveva chiesto nove  mesi per due dei quattro e quattro mesi di reclusione per l'altra metà  degli imputati. Tutti beneficeranno della condizionale e della non  menzione.
http://www.reti-invisibili.net/riccardorasman/
Si parla che l'intervento era per arrestarlo ci devono spiegare per che cosa? dato che risulta dai verbali che non ha lanciato i 2 petardi, nessuno ha visto la sua mano lanciarli, e non cera nessun ferimento al timpano alla figlia del custode che chiamò quella sera gli agenti...allora perchè? il custode chiamò la polizia 15 minuti prima dello scoppio del primo petardo.. PERCHè?????
RispondiEliminaVolete la verità? Dato che Riccardo quella sera non ha fatto niente, la nostra attenzione è andata verso un' altra direzione dato che avevamo trovatto in un cassetto in via grego un biglietto di morte , stava in quel posto dai primi di giugno del 2005 , riccardo aveva scritto in un diario quando lo aveva trovato e chi lo aveva scritto, aveva riconosciuto la scrittura, in quel anno viveva nel terrore ,non andava mai da nessuna parte da solo , tanto meno in via grego passavano mesi prima che andasse con qualcuno della famiglia. Disse alla madre che saremmo venuti a piangere sulla sua tomba , avevamo chiesto aiuto ai dott. del csm ,loro invece di aiutarci a capire cosa cera che lo tormentava ci incoraggiarono a denunciarlo alla polizia , perchè cosi' ci risposero funziona la costituzione italiana. riccardo scrisse - occorreva proprio questo biglietto , morbosa idea , vecchio conio , niente di dignitoso, è meglio non dire niente la verità si riconosce nella saggezza. Chi gli voleva far del male a Riccardo e perchè? Cosi' Riccardo invece di denunciare la persona che lui sapeva essere un avv, fabia bossi ha preferito lasciar perdere perchè sapeva che le cose sarebbero andate come nel 1999 , quando denunciò i 2 poliziotti per il pestaggio subito in casa dei genitori, ma poi lui stesso fu denunciato per calunnia e condannato. è molto amaro avere le spalle al muro , tutta questa persecuzione aveva uno scopo , hanno colpito la parte più debole della famiglia , Riccardo non ha fatto niente , la sua colpa era di essere figlio di istriani che abitavano e avevano la campagna in una zona dove l'odio è ancora vivo forte, dove l'ente regionale territorio EZIT d 'accordo con il comune di minoranza slovena di s. Dorligo della Valle voleva defraudare con inganno il terreno dei genitori , usando il potere conoscendo avvocati , dottori, poliziotti, per schiacciare una famiglia con la forza , tanto sono gente da macero , lo calunniarono anche da morto che era un signor nessuno e non aveva passato, una persona brutta , che era uno sci'avo , l'odio acceca , ecco perchè nessuno del comune è venuto a fare le condoglianze , cercare di capire cosa era sucesso come succede da persone civili in altri casi. Ora è ora di chiarire perchè hanno nascosto gli atti pubblici ,dicendoci che sono privati ,e che avrebbero dovuto chiedere il permesso ai proprietari. Qui siamo in un altro Stato? Riccardo è morto per un pezzo di terra ,le date sul biglietto spiegano che sarebbe morto per questo.
RispondiEliminaRicordate , Riccardo Rasman è morto perchè è figlio di Istriani , Miraz nella telefonata registrata lo defini' S'CIAVO, DESPREGIATIVO nel definire chi proveniva dal territorio esule, lo legarono con il filo di ferro come facevano agli Istriani prima di gettarli nelle foibe, l'odio non è finito, continuano ad uccidere quando ci sono di mezzo gli interessi, Riccardo è morto per un pezzo di terra che il Comune di minoranza Slovena non voleva pagare alla famiglia perchè sono Istriani, la terra la considerano sua , noi siamo intrusi e gli intrusi non hanno Patria , si elimina , se ti accorgi prima è meglio andarsene via , ma non avremmo mai pensato che ai nostri tempi l' odio arriva a tanto. Domani 10-02-2012 Ricorderanno a Basovizza PROVINCIA di Trieste i martiri gettati nelle foibe legati con il filo di ferro e gettati anche vivi nelle famose FOIBE. Per noi ci sono ancora razzisti in giro che dopo 60 anni legano i cittadini con il filo di ferro.
RispondiEliminaVolete la verità? Dato che Riccardo quella sera non ha fatto niente, la nostra attenzione è andata verso un' altra direzione dato che avevamo trovatto in un cassetto in via grego un biglietto di morte , stava in quel posto dai primi di giugno del 2005 , riccardo aveva scritto in un diario quando lo aveva trovato e chi lo aveva scritto, aveva riconosciuto la scrittura, in quel anno viveva nel terrore ,non andava mai da nessuna parte da solo , tanto meno in via grego passavano mesi prima che andasse con qualcuno della famiglia. Disse alla madre che saremmo venuti a piangere sulla sua tomba , avevamo chiesto aiuto ai dott. del csm ,loro invece di aiutarci a capire cosa cera che lo tormentava ci incoraggiarono a denunciarlo alla polizia , perchè cosi' ci risposero funziona la costituzione italiana. riccardo scrisse - occorreva proprio questo biglietto , morbosa idea , vecchio conio , niente di dignitoso, è meglio non dire niente la verità si riconosce nella saggezza. Chi gli voleva far del male a Riccardo e perchè? Cosi' Riccardo invece di denunciare la persona che lui sapeva essere un avv, fabia bossi ha preferito lasciar perdere perchè sapeva che le cose sarebbero andate come nel 1999 , quando denunciò i 2 poliziotti per il pestaggio subito in casa dei genitori, ma poi lui stesso fu denunciato per calunnia e condannato. è molto amaro avere le spalle al muro , tutta questa persecuzione aveva uno scopo , hanno colpito la parte più debole della famiglia , Riccardo non ha fatto niente , la sua colpa era di essere figlio di istriani che abitavano e avevano la campagna in una zona dove l'odio è ancora vivo forte, dove l'ente regionale territorio EZIT d 'accordo con il comune di minoranza slovena di s. Dorligo della Valle voleva defraudare con inganno il terreno dei genitori , usando il potere conoscendo avvocati , dottori, poliziotti, per schiacciare una famiglia con la forza , tanto sono gente da macero , lo calunniarono anche da morto che era un signor nessuno e non aveva passato, una persona brutta , che era uno sci'avo , l'odio acceca , ecco perchè nessuno del comune è venuto a fare le condoglianze , cercare di capire cosa era sucesso come succede da persone civili in altri casi. Ora è ora di chiarire perchè hanno nascosto gli atti pubblici ,dicendoci che sono privati ,e che avrebbero dovuto chiedere il permesso ai proprietari. Qui siamo in un altro Stato? Riccardo è morto per un pezzo di terra ,le date sul biglietto spiegano che sarebbe morto per questo.
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